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Macerata, Confindustria affronta la ‘34esima modifica del Superbonus': ricostruzione post sisma a rischio (FOTO)

Macerata, Confindustria affronta la ‘34esima modifica del Superbonus': ricostruzione post sisma a rischio (FOTO)

Nella cornice della sala riunioni delle associazioni di categoria, si è svolta questa mattina una conferenza stampa cruciale organizzata da Confindustria, che ha visto la partecipazione di figure chiave nel settore dell’edilizia e dell’architettura. Tra i presenti, Enrico Crucianelli, presidente Ance, Paola Passeri, presidente Collegio Geometri Macerata, Giovanni Salvucci, Anaepa Confartigianato Loredana Camacci Menichelli, vicepresidente dell’Ordine degli Architetti e Matteo Petracci del Cna settore edilizia, che hanno affrontato un tema di bruciante attualità: la “34esima modifica del Superbonus e il rischio che corre la ricostruzione”.

Prima di entrare nel vivo dei vari interventi tecnici, dove verranno evidenziate le conseguenze e gli effetti collaterali di questa modifica che vede la scadenza del Superbonus alla fine del 2024 e una mancanza di parametri e somme certe, questa, in estrema sintesi è la premessa: in un processo edilizio, la certezza del budget è un elemento imprescindibile. Senza questa, non è possibile strutturare alcun intervento. Per quanto concerne la ricostruzione post-sisma, fin dall’inizio, ha mostrato che il contributo massimo, calcolato su una somma per metro quadro in base al tipo di danno, non è mai stato adeguato.

L’esplosione dei prezzi, seguita alla pandemia e al conseguente Superbonus, ha reso necessario l’aumento dei contributi. Tuttavia, anche questo incremento non è riuscito a soddisfare le necessità a causa di una situazione diversificata: per edifici con danni minori si sono potute fare scelte diverse, ma per i danni gravi il contributo non è mai stato sufficiente, seppur fondamentale.

Di fronte a questa incertezza, il settore ha dovuto adattarsi, cercando di conciliare due meccanismi con dinamiche e regole profondamente diverse: il ‘Contributo parametrico’ iniziale e il ‘Superbonus’, subentrato in un secondo momento. Una soluzione sembrava essere stata trovata, ma ora, con la modifica del Superbonus valido, al momento, fino alla fine del 2024, sorge la domanda: come si procederà?

A prendere per primo la parola durante la conferenza, moderata da Manuela Berardinelli,è stato il presidente Ance Enrico Crucianelli: "Voglio innanzitutto riconoscere e ringraziare l’operato del commissario Castelli perché ha dimostrato  la volontà di portare avanti la ricostruzione con determinazione. Tuttavia bisogna dire che questo provvedimento sconta una scarsa chiarezza sulle nuove pratiche e su quelle già presentate. In particolare, in merito a quest’ultime, va chiarito se vanno a concorrere o meno dentro questo plafond di 400 milioni che è stato dedicato al cratere per il 2024.Proprio sulla questione del plafond dell’anno corrente non vi è alcuna nota su quello che succederà nel 2025: se sarà necessario e se ci sarà un altro plafond dedicato al Superbonus. Tutto questo non può che determinare una totale incertezza e quest’ultima si va a ripercuotere sulle aziende che si trovano a dover prendere delle decisioni in merito alla contrattualizzazione di interventi che vanno oltre l’anno in corso. Conseguenza di tutto questo è il blocco delle progettazioni”.

“Riteniamo- prosegue Crucianelli- che questo intervento sia negativo e per certi versi immotivato per la ricostruzione: se, come appare chiaro, la volontà dei legislatori è quella di mettere in sicurezza i conti pubblici non possiamo non rilevare che l’entità del super bonus relativa agli ormai ambiti residuali non può incidere in maniera importante sui conti dello Stato. L’auspicio principale è quello che venga stracciato l’articolo 1 e riteniamo fondamentale un aumento del contributo adeguato, una misura tale da garantire la non necessità di accollo da parte dei committenti: questa deve essere la via maestra”.

Poi, il turno di Paola Passeri: “ L’ennesimo stop, dal 2016, è caduto come un fulmine a ciel sereno in un momento in cui i progetti erano decollati e la ricostruzione era nel pieno.  Il Commissario Castelli ha fatto molto nell’ultimo periodo però è vero che, di nuovo, ci ritroviamo a dover capire quello che dobbiamo fare sia per quanto riguarda le pratiche che sono già state presentate, perché non abbiamo certezze se riusciamo a portarle a termine nel 2025, sia per quanto riguarda quelle che devono partire e per le progettazioni in corso che non sono ancora state presentate”

“Oggi- dichiara Passeri-non si sa se questo plafond messo a disposizione potrà essere esaustivo. Occorre un’ulteriore proroga: non possiamo parlare di un Superbonus se ci sarà fino al 2024 perché le pratiche che iniziano oggi, per la ricostruzione pesante, richiedono tempi più lunghi. La richiesta che viene fatta è di avere certezze; occorre riportare le persone nelle abitazioni, nell’entroterra e per questa finalità dobbiamo avere una situazione chiara, definita. Oltre a chiedere il mantenimento del superbonus chiediamo che ci debba essere l’aumento del costo parametrico adeguato. Oggi la committenza deve sapere qual è il costo dell’opera e quello dell’accollo. La grande precarietà che ha creato in questo momento l’uscita di questo decreto è data dall’incertezza di una scelta di progettazione unitamente alla committenza”.

Giovanni Salvucci è intervenuto a dare una visione dal punto di vista delle piccole e medie imprese del settore artigiano: “si sconta ancora di più, rispetto alle grandi aziende, l’incertezza normativa e la difficoltà a trovare cessionari per il credito d’imposta che impedisce alle imprese di firmare contratti di appalto.

Le difficoltà che abbiamo è la cessione da parte dell'impresa al sistema bancario; c'è una lotta quotidiana per accaparrarsi qualche piccolo plafond che manifestano problemi di natura fiscale da parte delle banche. La chiusura di quest’ultime comporta per le imprese di dover cercare alternative al sistema bancario quindi a enti gestionali non bancari di scarsa affidabilità e di costi enormi che costringono così l’impresa a doverli ribaltare sul committente”.

“Il limite dei 400 milioni- conclude Salvucci- potrebbe non essere sufficiente; oggi tutti i progettisti, tutti i committenti accelerano i tempi per accaparrarsi un parte dei 400 milioni creando una lotta intestina fra imprese, committenti, progettisti per riuscire ad arrivare prima. E’ un limite che crea ulteriore incertezza alle imprese. Il nostro problema è quello di poter proseguire nella stipula dei contratti in una situazione in cui il sistema si era adeguato a livello di progettazione, di ufficio ricostruzione, di lavoro intenso e produttivo; oggi questo decreto ha creato e sta creando incertezze enormi”.

Loredana Camacci Menichelli ha fatto leva sulla necessità di un contributo unico: “ è chiarissimo che serve adeguare il contributo della ricostruzione; è vero che nei progetti già avviati è importante il mantenimento del Superbonus ma, di sicuro, è fondamentale poter avere un contributo unico perché la gestione di due sistemi paralleli e con normative differenti (il contributo parametrico e quello del superbonunus), crea un aggravio e complicazioni inutili e in alcuni casi ingiustificate. La segnalazione che abbiamo fatto come ordine per poter dare continuità ai colleghi di lavorare al meglio, ai committenti di arrivare al completamento della ricostruzione e alle imprese di garantire la certezza di tutta la procedura, è che serve una costanza nel mantenimento delle norme che siamo chiamati a rispettare”.

Infine a chiudere il ciclo della conferenza Matteo Petracci il quale, oltre ad associarsi alle preoccupazioni esposte dagli precedenti partecipanti, ha aggiunto una nota sulla Legge di Bilancio: “La Legge di Bilancio del 2024 ha aumentato dall’8 all11 % la ritenuta d’acconto sui corrispettivi che arrivano alle aziende in relazione agli interventi che beneficiano di bonus fiscali; anche questo incide pesantemente”.

Tornando sul tema ricostruzione Petracci ha messo in luce la necessità di una tempistica più lunga in rapporto all’entità dei lavori: “ La ricostruzione è un investimento di lungo periodo e quindi ha bisogno di chiarezza e certezza che sono elementi necessari; se noi parliamo di 2025, rispetto ai tempi di intervento edilizio, è una prospettiva corta, una ricostruzione col fiato corto, nonostante l’impegno che il commissario Castelli ha profuso in questo periodo per perfezionare quello che Legnini aveva precedentemente avviato Dopo il 2025 che cosa succederà? Chi fa un progetto di vita in queste condizioni? Le regioni direttamente coinvolte nel cratere si devono far sentire; ricordo che le Marche sono la regione più colpita dal sisma per cui, in questo caso, ci si aspetta che quest’ultima prenda posizione rispetto a un intervento del governo che penalizza pesantemente i tempi della ricostruzione. Il silenzio della Regione Marche è incomprensibile. Auspichiamo che Palazzo Raffaello si faccia sentire”.

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