Nella maggior parte dei casi gli incendi estivi sono dolosi e vengono appiccati per interessi economici. Quali le dinamiche sottese?
Solo una minima parte dei soggetti coinvolti sono affetti da patologia psichiatrica, i veri e propri piromani; la stragrande maggioranza sono incendiari mossi dalla volontà di recare danno all’ambiente, dediti quindi al delitto di incendio doloso o colposo previsto dal codice penale (artt. 423 e segg. c.p.)
La difficoltà nell’individuare questi criminali sta nel fatto che la scena del delitto, il bosco, è molto vasta e spesso non è possibile, o grandemente difficoltoso, analizzare la scena.
Il dolo ed il disprezzo per la Terra sono alla base dell’Italia che brucia. Poi complici certamente il vento e le alte temperature, si scatena l’indomabile inferno di fuoco.
Secondo i dati dell’European forest fire information system, l’Italia è prima in Europa per numero di incendi: in questa prima metà dell’anno sono bruciati 102.933 ettari di terreno.
Secondo il WWF nel 75% dei casi gli incendi sono provocati dalle azioni dell’uomo. La situazione è critica soprattutto in Calabria e in Sicilia. I Vigili del Fuoco sono impegnati in turni masssacranti tra sforzi e rischi per la loro stessa vita, nel tentativo di domare le fiamme.
La legge 353/2000 e ss. m.i. vieta “il cambio di destinazione d’uso di boschi e pascoli percorsi dal fuoco per 15 anni, vieta la trasformazione edilizia per 10 anni, vieta il pascolo e la caccia per 10 anni, vieta il rimboschimento con fondi pubblici per 5 anni.”
Un altro importante contributo nella lotta agli incendi dolosi è stata data dalla legge 68/2015 che ha introdotto i c.d. “ecoreati” nel codice penale. Infatti, oltre al delitto di incendio doloso, nei casi più gravi, si può configurare il delitto di disastro ambientale, che prevede fino a 15 anni di reclusione più le aggravanti”.
Quali i fini degli incendiari dunque, visto che è legislativamente previsto la non sfruttabilità dei terreni oggetto di incendi dolosi? Secondo le ricerche degli ultimi anni, risulterebbe che i fini sono speculativi: la ripartenza del pascolo, ripicche tra privati o verso la pubblica amministrazione, quando non vere e proprie vendette private.
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