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Crisi delle nascite, "l'Umbria al bivio sopravvivenza": il report di ESG89

Crisi delle nascite, "l'Umbria al bivio sopravvivenza": il report di ESG89

I dati sulle nascite risultano drammatici anche in Umbria. "La regione dal ‘Cuore Verde’ perde colpi – sostiene Giovanni Giorgetti Ceo di ESG89 Group - sia dal punto di vista dei bebè, sia dal punto di vista demografico in generale e quindi, di conseguenza, dal punto di vista delle prospettive economiche. Su questo fenomeno abbiamo chiesto i pareri di alcuni opinionisti ed esperti al fine di provare a suggerire delle, seppur complesse, soluzioni. Una regione che continua ad invecchiare rappresenterà in futuro una palla al piede per ogni politica di sviluppo. La desertificazione di molti piccoli comuni dell’Umbria, inoltre, è sotto gli occhi di tutti. I giovani laureati e/o diplomati spesso sono costretti a lasciare la regione per trovare soddisfazioni professionali. Ci siamo chiesti, dunque, se questa grave situazione possa essere invertita anche con misure regionali e perché no entrare a pieno titolo nel dibattito politico che in queste settimane si svilupperà intorno alle elezioni del prossimo governatore".

Per l’imprenditrice Federica Angelantoni "il crollo demografico rappresenta uno scenario molto preoccupante: non solo i nuovi nati sono sempre di meno, ma dovranno in futuro sopportare il peso di una popolazione che sarà sempre più anziana. L’assenza di politiche adeguate rappresenta un segno evidente della mancanza di capacità di pianificazione del futuro, dell’incapacità di lavorare in prospettiva. I rimedi sono per lo più noti. È necessario varare politiche fiscali e sociali per favorire la conciliazione della maternità con il lavoro, fornire supporto economico alle giovani coppie, aumentare il tasso di occupazione dei giovani e delle donne e, in generale, incoraggiare tutte quelle politiche industriali volte a far crescere la produttività e competitività delle nostre imprese. Strategie complesse, costose e di lungo periodo ma capaci di invertire la rotta. E per invertire la rotta un altro elemento imprescindibile è puntare sull’integrazione, sull’inclusione e sull’equità sociale. Il declino demografico dell’Italia oggi è rallentato solamente dalla crescita dei cittadini stranieri e questo è un dato incontrovertibile che, se ben gestito, rappresenta una grande potenzialità di sviluppo e una ricchezza da valorizzare per favorire la crescita".

Per Franco Cotana, noto docente dell’Università di Perugia, puntare sull’innovazione sembra essere una possibile soluzione. "L’Umbria ha grandi ricchezze storico culturali e con altissimi standard di qualità della vita ma le sue potenzialità sono inespresse. Occorre creare ricchezza, occupazione e sviluppo economico ridando fiducia e prospettive ai giovani affinché la nostra regione non sia un luogo da cui fuggire. Tutto ciò sarà possibile solo facendo leva sulla ricerca, sull’innovazione e sul trasferimento tecnologico".

Luca Busco, professionista di lungo corso nella gestione delle risorse umane, sottolinea il ruolo del capitale umano come leva fondamentale. "Dal mio punto di vista il capitale umano è il fulcro su cui lavorare per il rilancio dell’economia e del nostro tessuto sociale. Fare rete sempre fra enti, aziende e lavoratori è il segreto per una rinascita dei territori. Sicuramente una governance efficace deve mettere al centro vari aspetti tutti connessi come ad esempio: il supporto sociale alle madri lavoratrici, vedi l’esempio in Emilia Romagna caso di San Lazzaro Bologna asili nido gratuiti, che possono così pensare a fare figli senza dover abbandonare il lavoro e diminuire il potere economico familiare; la formazione dei giovani strettamente interconnessa con il tessuto produttivo del territorio per favorire il ricambio generazionale nelle aziende con figure preparate e soprattutto pronte alle sfide innovative e portando all’emancipazione più precoce dalla famiglia di origine".

Per Angelo Frascarelli del Dipartimento di Scienze Agrarie dell’Università di Perugia, invece al centro delle dinamiche demografiche c’è la mancanza di fiducia nel futuro. "In Umbria il problema delle nascite è grave, ma non è un problema di natura economica. Le famiglie con meno figli sono quelle benestanti. I figli nascono in misura maggiore dalle coppie di reddito medio basso. Cosa manca in Umbria, quindi? Manca desiderio, fiducia e speranza. C’è un “effetto Cernobyl” che, senza accorgersene come una nube tossica, ha assopito il desiderio. Si enfatizzano i problemi, invece che il desiderio di affrontarli, di guardare con positività il futuro, di costruire e lasciare in eredità i propri ideali. Domina il lamento, invece che conoscenza e speranza. Siamo una società in declino culturale e spirituale, quindi demografico ed economico. Cosa fare? Scovare e mettere al centro, uomini che vivono di conoscenza e speranza. Operazione difficile, il declino continuerà, ma si riparte dall’esempio di uomini che non si rassegnano. I politici devono essere i primi “testimoni” di speranza, di condivisione, di valorizzazione e di unità; mettere a bando i politici che alimentano polemiche, divisioni, chiusure, paure".

Per Massimo Marotta, manager e docente all’Università Politecnica delle Marche "si possono sicuramente ipotizzare delle soluzioni, che comunque non potranno avere effetti tangibili nel breve periodo. Come, ad esempio, lo sviluppo di misure integrate che sostengano e rafforzino: i progetti dei giovani di conquistare una propria autonomia e formare una propria famiglia; i progetti delle donne e delle coppie di conciliare in modo efficace il lavoro con la scelta di avere un figlio. Oltre al contrasto del rischio di impoverimento delle famiglie con figli. Un esempio virtuoso arriva dalla Svezia, che già negli anni ’80 registrava questo problema. L’adozione di misure di spesa pubblica per natalità, particolarmente efficaci in quanto poche, semplici e universalistiche, permise al paese, già dal decennio successivo, di invertire la tendenza negativa. In Svezia, le prestazioni sono erogate in forma di sussidi monetari o di agevolazioni nella fruizione di servizi pubblici, per esempio asili nido o trasporto pubblico locale, mentre è da sottolineare la totale assenza di interventi dal lato della tassazione. Infine, sia gli importi sia la durata dei sussidi sono particolarmente generosi. Al contrario, il sistema italiano è frammentato in tante piccole misure di importo e durata limitati, spesso riservate solo ai nuclei familiari in condizioni di disagio economico. Implementare in Italia, ancor più a livello regionale, politiche del genere, non sarà compito agevole. I vincoli di bilancio e le limitate risorse finanziarie, l’elevata evasione fiscale, la frammentazione normativa, rappresentano ostacoli difficili da superare".

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