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Civitanova, il racconto di una trans: "Conosco almeno tre colleghe malate che si prostituiscono"

Civitanova, il racconto di una trans: "Conosco almeno tre colleghe malate che si prostituiscono"

Dopo aver riportato quanto aveva scritto sui social un paio di mesi fa (qui), siamo riusciti ad incontrare la trans che aveva pubblicato la denuncia, per entrare più nel dettaglio delle sue dichiarazioni. Residente in Italia dal 2006, la 35enne brasiliana ci accoglie nel suo appartamento, all'ultimo piano di un anonimo palazzone in un paese vicino Civitanova ed inizia a parlarci del mondo della prostituzione locale e di tutto quello che gira intorno.

"La maggior parte delle trans che lavorano, non ha documenti - inizia così il suo racconto - e quindi sono facilmente sfruttabili. Non avendo possibilità di prendere una casa in affitto, sono costrette ad andare in case di sfruttatori presenti in tutta Italia". Ci confida che sul suo cellulare le arrivano quotidianamente messaggi di appartamenti in affitto da tutta Italia, del tipo: "affitto di una stanza, 400 euro a settimana" a Bolzano, Brescia, Bari, Taranto, Bassano del Grappa.

"Quello per cui mi batto da anni - continua - è la regolamentazione della prostituzione, anche se mi rendo conto che è una cosa impossibile, oppure che si effettuino dei controlli sanitari, perché girano tante trans malate di hiv, che devono fare di tutto, anche a basso prezzo, perché hanno un affitto da pagare e anche noi che lavoriamo con le precauzioni, riceviamo clienti potenzialmente malati, dopo che sono stati da queste". Ad un certo punto si reca nell'altra stanza e si presenta con dei fogli in mano, che ci mostra con soddisfazione. Sono le sue ultime analisi, molto recenti, dove si certifica il perfetto stato di salute ma ci dice che purtroppo non sono tutte così, dato che a Civitanova, ci sono almeno tre trans malate e che lavorano senza protezioni e che fanno anche i video delle loro prestazioni.

Quando le chiediamo come sia possibile una cosa del genere, risponde che ai clienti piace farlo senza preservativo, senza immaginare nemmeno quello a cui vanno incontro, pensano che non possa accadere niente, nonostante tutte le campagne che sono state fatte in questi anni. "Su dieci potenziali clienti - denuncia la trans - nove sono quelli che vogliono farlo senza precauzioni e non sono nemmeno minimamente preoccupati e quando mi chiamano e dico che non faccio nulla senza preservativo, spesso mi chiudono addirittura il telefono in faccia". Ad un certo punto prende dal tavolo uno dei suoi due cellulari e ci fa leggere il messaggio ricevuto un paio di giorni prima. L'ha scritto un ragazzo di soli 20 anni, il quale chiede insistentemente di incontrarla e di farlo senza condom, ricevendo un netto rifiuto da lei, senza rendersi conto che appena troverà quella disposta a farlo, rischierà probabilmente di rovinarsi per sempre la vita.

Ci confida che quella di prostituirsi non è stata una scelta ma una necessità. In Brasile ha studiato moda ed è venuta in Italia con l'intento di crescere professionalmente, tanto che sta frequentando un corso di visual merchandising a Milano. "Ho lavorato per anni per i "papponi" - ci dice - non avendo documenti e parlando poco italiano, sono stata costretta. Ho visto e vissuto cose bruttissime in questo giro della prostituzione, che è un grandissimo business e prende sempre più forza. Mi batto da anni per la regolamentazione della prostituzione, affinché sia le escort che i clienti siano tutelati".

Ci racconta di trans brasiliane che pagano circa 12 mila euro per venire in Italia a prostituirsi ed arrivando quì, sono costrette a lavorare per strada e in appartamento a prezzi stracciati e senza l'uso del preservativo, solo per poter saldare il debito con il protettore. In Italia il numero di trans malate di Hiv è impressionante e non avendo documenti, hanno paura a recarsi negli ospedali per farsi controllare.

Tra qualche settimana ci sarà l'ultima udienza di un processo che la vede vittima, insieme ad altre due amiche, di sfruttamento, maltrattamenti e violenze, subite a Civitanova ad opera di un argentino che, tra le altre cose, ha causato un doppio aborto ad una delle sue amiche. Ci racconta inoltre che una sua precedente denuncia, ha portato al sequestro di alcune abitazioni tempo fa ma che di recente, hanno avuto stranamente delle difficoltà nello sporgerne una nei riguardi di una imprenditrice civitanovese. A tal riguardo ci fa ascoltare un messaggio audio in cui questa signora, che possiede ben 6 appartamenti affittati in nero a prostitute e transessuali, chiede 400 euro a settimana per uno in periferia e 450, sempre per lo stesso periodo, per uno in centro, fornendo senza problemi il codice fiscale ed il numero della propria Postepay dove effettuare la ricarica.

Per concludere, ci dice che lei e due amiche, si sono presentate a sporgere denuncia con tanto di registrazioni audio, video e messaggi di questa imprenditrice ma una volta le è stato detto di tornare perché mancava l'incaricato, un'altra volta un problema diverso, ma anche che per fare denunce di questo genere, bisogna essere state vittime e quì si arrabbia un po' e ci dice: "allora se vedo uno che uccide una persona, non posso fare la denuncia?". Alla fine dice che hanno desistito ma che riproveranno tra qualche tempo, decise a fare la loro parte contro questo fenomeno che ha raggiunto dimensioni incredibili ovunque ma in particolare a Civitanova e prima di salutarci, c'è anche il tempo di una battuta: "Civitanova è la regina della prostituzione ed è anche per questo che hanno messo le palme a forma di fallo, non è un caso".

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