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Castelsantangelo e il 'miraggio' della ricostruzione. Falcucci: “Rischiamo di essere dimenticati” (FOTO e VIDEO)

Castelsantangelo e il 'miraggio' della ricostruzione. Falcucci: “Rischiamo di essere dimenticati” (FOTO e VIDEO)

«Vedete tutte queste cose? In verità vi dico, non resterà qui pietra su pietra che non venga diroccata». Il silenzio sepolcrale, appena smorzato da qualche cinguettio e dal flusso costante del fiume, si accompagna naturalmente alla vista desolante del centro di Castelsantangelo sul Nera, insieme a riflessioni di (perché no?) portata biblica. Del resto, di fronte a un simile scenario, non occorre essere cattolici praticanti o credenti in generale per fare affidamento sll’estratto di cui sopra del discorso escatologico di Cristo.

Le macerie di case, esercizi commerciali, luoghi di culto come la chiesa di San Sebastiano e strutture comunali sono diventate dal 2016 una componente tristemente attrattiva per tutti quei paesini della provincia di Macerata fortemente provati dal sisma di quel 26/30 ottobre di 6 anni fa: ancora lì nella zona rossa, in attesa della tanto sospirata ricostruzione. Per realtà come quella di Castelsantangelo sul Nera il discorso si complica ulteriormente, complici alcuni fattori: l’inagibilità degli stabili al 96%, la precedenza riservata dal Piano ai territori economicamente più funzionanti (Tolentino, San Severino, Camerino etc., ndr), la procedura parziale e mai aggiornata che ha gettato nella confusione gli addetti ai lavori. E, più recentemente, il conclamato rincaro di energia e materie prime.

“Come i nostri vicini di Arquata del Tronto, Ussita e Visso - spiega Mauro Falcucci, sindaco di Castelsantangelo sul Nera - dobbiamo fare i conti con una ricostruzione molto lenta. Nonostante le procedure rispettate e i vari appelli fatti ai professionisti (l’ultimo a luglio, alla presenza del commissario Legnini), siamo molto preoccupati per il futuro”.

Le ragioni avallate dal primo cittadino si riferiscono in particolare a un progressivo spopolamento del territorio (iniziato già nel dopoguerra); alla presenza preponderante di case dal valore fiscale piuttosto che patrimoniale; alla perdita di attaccamento alla storia e al patrimonio paesaggistico dei Monti Sibillini; alla poca lungimiranza della politica nell’intervenire in modo da rendere determinate frazioni più vivibili e appetibili dal punto di vista imprenditoriale.

“La vita che i cittadini conducono oggi nelle SAE - prosegue Falcucci - è sempre più dura, soprattutto perché parliamo di una popolazione per lo più anziana. Anche per le giovani coppie e famiglie diventa difficile pensare a un futuro qui: la quotidianità è fatta comunque di spese, sacrifici per crescere e far studiare i figli, le bollette. Senza discernimento, fiscalità differenziata, un provvedimento normativo adeguato al singolo contesto e agevolazioni significative che durino nel tempo, queste terre non potranno rinascere”.

“Siamo preoccupati anche in vista dell’inverno - aggiunge - poiché sarà inevitabilmente faticoso sopportare un accollo tributario con annesse bollette per il consumo dell’energia (riscaldamento ed elettricità). Oltrettutto, per noi è venuto meno anche l’uso civico del legname, visto che le SAE non sono strutturalmente predisposte. Questa è una terra magnifica, e continuo a invitare i miei cittadini alla resistenza e ad appellarmi a colleghi e professionisti: se vogliamo lasciare qualcosa di buono alle future generazioni in termini di bellezza e cultura, bisogna che il governo italiano si adoperi di conseguenza”.

Di seguito, il servizio:

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