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Caro carburante, benzinai pronti allo sciopero per il decreto trasparenza: perché i prezzi sono saliti?

Caro carburante, benzinai pronti allo sciopero per il decreto trasparenza: perché i prezzi sono saliti?

La crisi pandemica e l’inizio dell’invasione dell’Ucraina hanno provocato negli ultimi anni un’impennata del costo del carburante, arrivato a superare i massimi storici sopra i 2 euro al litro. A contribuire all’aumento dei prezzi sono stati diversi fattori: dal rincaro del costo del Brent (il petrolio estratto nel Mare del Nord ndr) alla corsa del prezzo del greggio nel 2021 conseguente al periodo post-Covid.

Nelle Marche, come riportato dalla recente ricerca condotta dal Codacons, a detenere il primato per i prezzi più alti è il comune di Tolentino, con un massimo di 2,344 €/litro per la benzina e 2,431 €/litro per il diesel. Record positivo invece per Ancona, con un prezzo medio della benzina a 1,76 €/litro mentre per il gasolio 1,84 €/litro.

 

BENZINAI IN SCIOPERO - Il caso è esploso a livello nazionale con l’inizio del 2023, quando i prezzi hanno subito una ripida impennata conseguente alle misure adottate dal governo in carica: i benzinai italiani hanno indetto uno sciopero generale il 25 e il 26 gennaio per protestare contro l’”ondata di fango” che il decreto trasparenza ha generato, ultimo esempio di una linea tenuta dal governo che scarica la responsabilità dell’aumento sui gestori stessi, accusati di speculazione. 

Le multe previste dal decreto arrivano fino a 6mila euro (equivalenti a 180mila litri di benzina, sei autobotti, di benzina venduti). “Sul caro carburanti continua lo scaricabarile del governo”, ha commentato Roberto Di Vincenzo, presidente della Fegica, assieme al presidente nazionale della Figisc Bruno Bearzi. “Il governo non può dire che i gestori si sono comportati correttamente e domani evocare l’intervento della guardia di finanza e dell’Agcm”.

Nel concreto, il decreto trasparenza impone un monitoraggio dei prezzi giornaliero con l’obbligo di esporre il prezzo medio nazionale accanto a quello praticato dal gestore. Un tetto massimo è stato poi fissato per i distributori in autostrada, con l’ipotesi di una riduzione delle accise in modo da riconoscere una percentuale maggiore ai distributori in questione. 

COME SI CALCOLA IL COSTO DEL CARBURANTE - Per comprendere concretamente il perché il prezzo di diesel e benzina è balzato in avanti dallo scorso primo gennaio, è necessario specificare come si compone il costo totale del carburante quando paghiamo al distributore. Oltre al prezzo netto della materia prima e il margine lordo - che rivestono insieme un ruolo minoritario nel computo finale, circa il 42% per benzina e il 49% per il diesel - va considerata la componente fiscale, ricavata dalle accise fisse e dall’IVA al 22% da calcolare sul prezzo finale (una tassa su una tassa, detto altrimenti, che corrisponde a più della metà del prezzo finale del carburante). Si pensi che se, per assurdo, il prezzo della materia prima dovesse scendere a 0 euro al litro, comunque facendo rifornimento il costo sarebbe di circa 1 €/litro di sole tasse.

SALI E SCENDI DELLE ACCISE - Nel marzo 2022, il governo Draghi aveva imposto un taglio alle accise su diesel e benzina di 25 centesimi (rispettivamente da 0,62 € a 0,37 € e da 0,73 € a 0,48 €), con un conseguente calo del prezzo totale di circa 30 centesimi, contando il rapporto percentuale dell’Iva. L’intervento è stato prorogato anche dopo le ultime elezioni fino allo scorso novembre, per vedere un primo rialzo di 10 centesimi a dicembre e la completa abolizione a inizio gennaio 2023.

 

Il gettito garantito allo stato dalle imposte sul carburante è altissimo, specialmente se considerato che le accise sul gasolio in Italia sono le più alte d’Europa, mentre quelle sulla benzina sono seconde solamente ai Paesi Bassi. Basti pensare che in meno di un anno dallo sconto applicato dal precedente governo, lo Stato ha registrato perdite pari a 7 miliardi di euro. Queste le principali motivazioni che hanno portato al dietrofront sullo sconto, oltre al primo calo significativo nel costo netto delle materie prime registrato lo scorso dicembre (da novembre a dicembre 2022 - benzina: da 0,91€/litro a 0,78 €/litro; diesel: da 1,12€/litro a 0,95€/litro ndr). 

A complicare ulteriormente lo scenario, bisogna ricordare che l’Italia detiene il record per numero di distributori di benzina (quasi il doppio di Francia e Spagna) con 21mila stazioni di servizio sparse per la nazione. Ciò comporta problemi a livello di erogazione del singolo gestore, il quale necessariamente avrà ricavi più bassi che nel resto d’Europa data la maggiore frammentazione della rete di distribuzione.

 

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