Banca Marche, le verità, il terrorismo, i media e strane condotte...
La situazione delle banche italiane in crisi è grave, ma non è seria. Due episodi stanno lì a testimoniare questa affermazione. Il primo capita il 6 novembre scorso quando il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Stefano de Vincenti, si presenta in conferenza stampa ed annuncia che il governo ha approvato due decreti per regolamentare il salvataggio delle banche in difficoltà. Le agenzie battono la notizia, tutti i giornali la rilanciano con titoli trionfalistici. Poi passano cinque ore e si scopre che non è vero niente. La notizia, semplicemente non esiste. Ci si dice che il governo ha solo esaminato i testi, ma non li ha approvati. Un dettaglio, questo, che deve essere sfuggito al pur solerte sottosegretario De Vincenti, che svolge anche la funzione di segretario del Consiglio dei Ministri e che quindi verbalizza tutto quanto. Un semplice, grossolano errore di comunicazione (adesso si dice topic fail) o una precisa strategia politica? Sospetto di più la seconda. Nel senso che il governo ha tentato il bluff e non gli è riuscito. Come si sa, la commissione europea ritiene che il salvataggio da parte del fondo interbancario possa configurarsi come aiuto di Stato ed ha già rappresentato al governo italiano questa sua indicazione. Renzi ha provato a forzare la mano per vedere quello che succedeva. Verosimilmente, in queste cinque ore, si sono messi in moto gli sherpa tra Roma e Bruxelles che, alla fine, hanno dato lo stop. Da lì il contrordine compagni. Bisogna ricominciare da capo…
Passiamo al secondo episodio: un giornale locale on line pubblica la notizia secondo cui il direttore generale di Banca Marche avrebbe presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Ancona contro chi ha prospettato, attraverso articoli di stampa, blog e social network, scenari devastanti, infondati e pure datati quali il fallimento della banca o inesistenti pericoli per i correntisti. La procura della repubblica dovrebbe indagare sul contenuto e sull’origine di queste errate informazioni. Il contenuto di queste presunte calunnie è facilmente reperibile on line e basterebbe leggerle per giudicarle. Quanto all’origine, qui viene il bello. Perché tutte fanno riferimento alle dichiarazioni di Salvatore Maccarone, presidente del fondo interbancario di tutela dei depositi. Cosa è accaduto? E’ successo che il 27 di ottobre questo Maccarone qui (absit iniuria…) si è recato, in audizione, in sesta commissione al Senato e, a differenza dei suoi colleghi dell’ABI, di Bankitalia e del Credito Cooperativo – i quali si sono presentati con una puntuale ed avveduta relazione scritta – ha parlato a braccio. Mentre tutti i commissari lo guardavano come la mucca guarda il treno, Maccarone paventava scenari catastrofici quali le fughe dagli sportelli ed il rischio sulle liquidazioni dei depositi. Tanto che la sera stessa ha dovuto provvedere a precisare e smentire quanto aveva poco prima affermato davanti alle telecamere impietose del Senato della Repubblica. Ma adesso arriva il colpo di scena. La notizia dell’esposto in procura da parte di Banca Marche non c’è. Non esiste ufficialmente. L’ufficio stampa di Banca Marche non la riporta. Come non la riporta nessuna altra agenzia. Si tratta di una semplice indiscrezione che Banca Marche non conferma, né smentisce, in quanto sarebbe frutto di una comunicazione interna – in teleconferenza - del direttore generale con i capi area dell’istituto bancario. E tuttavia, nell’articolo, non si usa il condizionale come si fa, solitamente, in questi casi. Il punto è che vera o meno, essa notizia viene pubblicata come certa e chi volesse fare un post o scrivere qualcosa su Banca Marche è mezzo avvisato. Soprattutto se si tratta di promotori finanziari di banche concorrenti o di private banker…
Non so a voi, ma a me, queste condotte, paiono quantomeno strane.
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