“Alle crisi convulsive non ci si abitua mai, ma ora che il reparto di pediatria di San Severino è chiuso non mi sento più sicura. Adesso ogni volta spero che, se proprio deve avere una crisi, capiti in quelle tre striminzite ore in cui è in funzione l'ambulatorio pediatrico”.
Oggi vi raccontiamo la storia di una mamma settempedana, che vuole restare anonima, e del suo bambino che soffre di gravi crisi convulsive.
Per loro come per molti altri bambini la presenza del reparto di Pediatria era fondamentale.
Sono le 11.30 di un sabato mattina, Marco (abbiamo dato un nome di fantasia) è in macchina col nonno, e accusa un forte mal di testa. Di lì a poco la febbre sale improvvisamente e cominciano le convulsioni. Immediatamente viene portato al Punto di Primo Intervento di San Severino Marche dove i medici trovano subito delle difficoltà: il bambino non si stabilizza, al punto che il nonno, lasciato fuori dalla stanza, sente il medico che parla di un trasferimento d'urgenza al Salesi di Ancona.
“Mio figlio si è stabilizzato solo dopo un'ora e mezza di crisi convulsiva. Fortunatamente per noi il tutto è successo durante l'orario di ambulatorio pediatrico, per cui sia la pediatra sia l'anestesista sono accorsi immediatamente”.
Quali sono stati i tuoi pensieri in quell'ora e mezza?
“Oltre all'ansia che ti uccide provi rabbia, tanta rabbia. Inizi ad urlare, a sentirti impotente e soprattutto in colpa. In colpa perché, benché sia sotto cura, gli sono lo stesso venute le convulsioni, in colpa per farlo abitare in un posto bellissimo, ma dove è potenzialmente in pericolo per colpa di alcuni politici che hanno voluto fare dei tagli. In colpa per non essere un politico, loro hanno figli di serie A mentre i nostri sono di serie B”.
Secondo te la presenza quella mattina della pediatra e dell'anestesista quanto è stata utile?
“Beh tantissimo, purtroppo Marco ha delle crisi molto forti e la presenza sin da subito del pediatra e dell'anestesista è importantissima. Se non ci fossero stati sarebbe stato trasferito direttamente al Salesi, ma sarebbe passato troppo tempo. La tempestività quando si tratta di crisi convulsive è fondamentale”.
Sono ormai le 17 quando Marco, stabilizzato e trasferito all'ospedale di Macerata, comincia a riprendersi. “Il personale di Macerata, come anche quello del punto di primo intervento di San Severino, è stato fantastico con noi – ci ha raccontato la mamma – tutti gentili e premurosi, ma li ho visti decisamente in difficoltà per la mole di lavoro. Non sanno davvero dove mettersi le mani. C'è un via vai continuo di bambini, il pediatra seguiva ben 3 reparti e i posti letto scarseggiavano, noi siamo stati fortunati a trovare subito posto. Purtroppo "dall'alto" hanno tolto senza dare, ovvio poi che chi si trova a lavorare in questa situazione è in difficoltà”.
Come sta ora Marco?
“Ora sta bene, anche se ha problemi con la lingua. Una convulsione così lunga lo ha portato a ferirsi parecchio, la lingua si è gonfiata ed ha avuto molte difficoltà sia a parlare sia a mangiare. Posso dire che il nostro è stato un caso fortunato, ma la salute dei bambini non può e non deve seguire la fortuna. Una condizione di emergenza può capitare a tutti, ai genitori o, come in questo caso, ai nonni, e ci vuole una bella prontezza di spirito per affrontarla... probabilmente non sarebbe stata la stessa cosa se il nonno di Marco lo avesse dovuto portare direttamente a Macerata durante una crisi così forte”.
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