Sant'Angelo in Pontano, alla scoperta delle Fontanelle di San Nicola: dalle sorgenti miracolose al 'Sasso Massaccio' (FOTO)
Un sentiero scosceso, una grotta scavata nell’arenaria e una sorgente che ancora scorre: sono le Fontanelle di San Nicola, uno dei luoghi identitari del borgo che diede i natali, nel 1245, al santo agostiniano. Qui si incontrano devozione popolare e micro-paesaggio: un piccolo sito votivo, legato alla tradizione del Sasso Massaccio, oggi raggiunto da un percorso sistemato e frequentato da fedeli e camminatori. Punto di partenza ideale per raccontare un luogo in cui memoria religiosa e territorio continuano a intrecciarsi e dialogare.
Le Fontanelle sono legate a un episodio leggendario: San Nicola avrebbe fatto sgorgare l’acqua nel punto in cui posò il capo, durante una sosta di penitenza. Il masso su cui amava sedere, nel vicino fosso, è ricordato come “Sasso Massaccio”. È un racconto trasmesso di generazione in generazione e ripreso nella divulgazione locale, che colloca qui uno dei luoghi più intimi della devozione nicolaiana.

La memoria popolare incontra anche le carte. Secondo la rete turistica della Marca Maceratese, una prima edicola devozionale in muratura fu edificata nel 1701, dopo aver scavato la piccola cavità nell’arenaria. Un documento notarile del 1724, citato dagli studiosi locali, registra inoltre episodi “straordinari” legati alla fonte e il nome del devoto Stefano Montanaro, che costruì un riparo per proteggere il luogo. Oggi, nella grotta è stata ricavata una cappellina.
Per arrivarci, si parte dalla Rocca di San Filippo, poco fuori dall’abitato: un camminamento attrezzato scende ripido tra gradoni di terra e legno, attraversa con un ponticello il torrente Salino e risale per pochi metri fino al piazzaletto davanti alla grotta. Il tratto è breve (circa quindici minuti la discesa), ma richiede passo sicuro e terreno asciutto; negli ultimi anni il percorso è stato sistemato grazie a interventi dell’Unione Montana dei Monti Azzurri.
Il richiamo delle Fontanelle è nella loro sobrietà: niente monumenti, solo una sorgente che parla con la roccia e le foglie. È un manifesto naturale del “turismo lento” dell’entroterra maceratese: passi corti, storie secolari, e il rientro a casa con uno sguardo nuovo sul borgo—e su sé stessi. Il sentiero, segnato dalla Rocca di San Filippo, rientra negli itinerari che guidano alla scoperta dei “paesaggi d’acqua”, una rete di oltre 50 km tra natura, storia e architettura che unisce i comuni di Sant’Angelo in Pontano, Penna San Giovanni, e Gualdo.




cielo coperto (MC)
Stampa
PDF

Commenti