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Salute sotto attacco: Il legame tra cambiamento climatico, inquinamento e malattie neurologiche

Salute sotto attacco: Il legame tra cambiamento climatico, inquinamento e malattie neurologiche

Il cambiamento climatico e il riscaldamento globale, l’inquinamento che ne è in gran parte la causa, sono ormai all’attenzione di tutti. Osservazioni e studi scientifici, progetti politici, consapevolezza da parte dei cittadini dei pericoli connessi sono all’ordine del giorno e inglobano anche una buona parte della comunicazione quotidiana a qualsiasi livello.

Per fare un po’ di chiarezza ne parliamo con un esperto, specialista neurologo perché proprio questa è la branca medico-scientifica dove si stanno registrando i cambiamenti maggiori con i relativi pericoli per la salute. Il dottor Aldo Paggi, già responsabile del Centro Epilessia dell’Azienda “Ospedali Riuniti” di Ancona e attuale consulente presso Associati Fisiomed nella sede di Tolentino ha risposto ai nostri quesiti.

Dr. Paggi, clima, inquinamento ambientale e incremento delle patologie neurologiche hanno una relazione di causalità per quanto riguarda la loro incidenza e le loro manifestazioni cliniche?

L’evidenza emerge sempre più netta da diverse reviews di studiosi nel mondo, in particolare americani (della Cleveland Clinic - Ohio) e inglesi (della University College – London). Gli Autori di questi studi hanno effettuato ricerche prendendo in considerazione: cambiamenti climatici, inquinanti ambientali, eventi atmosferici estremi e varie malattie neurologiche e anche psichiatriche, come cefalea, Alzheimer, sclerosi multipla, epilessia, morbo. di Parkinson, ictus, ansia, depressione, schizofrenia. Ma anche numerose altre patologie di tipo internistico, metabolico, allergologico e tumorale sono influenzate da questi nocivi fattori. Il tutto è pubblicato su prestigiose riviste scientifiche, come Neurology, Lancet, ecc.

Le variazioni climatiche hanno un effetto sulla salute del cervello: in particolare le temperature estreme, sia molto alte che molto basse, e l’ampia escursione termica tra giorno e notte, specie se inusuali per la stagione in corso, disturbano il meccanismo fisiologico del sonno, che è un fondamentale fattore protettivo per il cervello, avendo un’azione rigenerativa e di ristoro neuronale. Ad esempio, nelle persone con demenza le temperature estreme e gli eventi climatici improvvisi sono situazioni a rischio perché impongono a questi soggetti meccanismi decisionali ed azioni di adattamento (come bere più acqua, evitare di uscire se troppo caldo o troppo freddo, stare al riparo da situazioni di pericolo in generale). Cose e decisioni non sempre attuabili a livello pratico e cognitivo da parte di persone mentalmente fragili, con altre malattie concomitanti e con altri impedimenti. Non sorprende allora come ricoveri e mortalità possano peggiorare in queste situazioni come, ad esempio, quando il caldo è eccessivo durante le nostre estati sempre più torride.

Per quanto riguarda l’inquinamento?

L’esposizione ad inquinanti ambientali come le polveri sottili, solfati, SO2, metalli pesanti come Cadmio e nichel, ammonio e suoi derivati, idrocarburi come benzene e Pb, diossine, CO2 e CO, carbone delle Centrali e tanti altri, non fanno altro che indebolire le difese del nostro organismo. Per non parlare poi degli allevamenti zootecnici di tipo intensivo, presenti diffusamente ma in modo particolare in alcune zone rurali del nord Italia (Lombardia, Emilia e Veneto…).

C’è anche da tener presente che, oltre alle persone anziane e con varie patologie, la categoria più vulnerabile e a rischio sanitario sono i neonati e i bambini: i loro organismi e i loro sistemi immunitari ancora in fase di sviluppo sono esposti a rischi anche maggiori e fin dalla tenera età.

Qual è la situazione in Italia?

In questo panorama non proprio tranquillizzante l’Italia registra un drammatico record negativo per quanto riguarda gli effetti tossici ambientali: secondo i dati pubblicati nell’ormai lontano 2019 su “The Lancet” l’Italia risulta il primo paese in Europa (e undicesimo nel mondo) per vittime premature da esposizione alle polveri sottili PM2,5, con un totale di 46.000 – 60.000 decessi per anno (281.000 nel resto d’Europa). Va inoltre considerato che le polveri sottili sono come vettori di trasporto di molti virus e batteri, i quali quindi arrivano all’interno del nostro organismo comodamente in aereo (“senza nemmeno pagare il biglietto”).

Un’ultima considerazione (ma forse è una delle più importanti) è la sempre più massiccia presenza delle macro e microplastiche ad ogni livello (aria, acqua, suolo, mondo animale). Da recentissimi studi biochimici e biologici risulta che esse sono presenti anche nel corpo umano a livello di polmoni, sangue, placenta e addirittura dentro le placche aterosclerotiche(!).

È sempre quindi più evidente una chiara associazione tra cambiamento climatico e inquinamento ambientale, causato in massima parte dall’uomo, con una maggiore incidenza di patologie neuropsichiatriche e relativo maggior rischio di ricoveri ospedalieri e di mortalità. Data inoltre la forte accelerazione di queste problematiche, si rende sempre più auspicabile e necessario mantenere aperti questi filoni di ricerca, con un monitoraggio sempre più accurato, al fine di poter pianificare politiche ambientali e sanitarie sempre più adeguate.

In conclusione, mi permetto di fare questa ultima mia personale considerazione: la natura, gli animali, le piante, il mondo tutto farebbero tanto a meno e vivrebbero tanto meglio senza la presenza (così invasiva) dell’uomo, di ognuno di noi!

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