Passa il tempo, il dilemma resta: il reparto maternità dell'ospedale di Macerata è a norma?
La chiusura del punto nascita di San Severino e di conseguenza la riduzione notevole dei servizi sia di ostetricia che di pediatria che i settempedani si sono trovati in questi giorni ad affrontare, non senza grandi difficoltà, lascia tutta la popolazione della città e del territorio montano in un notevole stato d'ansia. Gli operatori del reparto, mamme e future mamme brancolano nel buio, sapendo solo che per qualunque problema che necessiti un ricovero devono recarsi a Macerata. Un ospedale, quest'ultimo, sul quale aleggiano però molti dubbi riguardanti la sua conformità alle norme vigenti e soprattutto la sua sicurezza.
Vero è che il Presidente della Regione Luca Ceriscioli durante l'incontro privato coi membri del Comitato per la difesa e la tutela dell'ospedale Bartolomeo Eustachio del 10 marzo a Tolentino ha più volte ha ribadito come il reparto sia a norma ed i lavori che saranno eseguiti su questa struttura altro non sono che operazioni routinarie di ristrutturazione, come accade per ogni ospedale.
Ragionamento quest'ultimo che non dissipa la fitta nebbia di dubbi di chi non riesce a togliersi dalla testa che l'ospedale non è a norma. E a leggere i documenti ufficiali, in effetti, le perplessità aumentano. Se si prende ad esempio la Determina Asur 361 del 18/5/2015, in cui sono elencate le motivazioni della gara di appalto per la riorganizzazione e ristrutturazione del punto nascite di Macerata, si legge che: “ i suddetti lavori corrispondono all'esigenza di adeguare il reparto alle normative e contestualmente ottenere l'autorizzazione delle specifiche funzioni sanitarie”. Allegata alla stessa determina c'è una Relazione sanitaria firmata dal dott. Paolo Francesco Perri e dalla dottoressa Maria Rita Mazzoccanti i quali affermano che “la sala parto e la sala di chirurgia ginecologica non sono a norma secondo le indicazioni ISPELS. Gli spazi delle degenze sono ristretti e obsoleti, assolutamente insufficienti ad accogliere l'aumento di attività che comporterebbe la chiusura di uno dei tre punti nascita di AV3”. A questo punto la non conformità del reparto alle norme vigenti non si può considerare solamente una vox populi.
A tutto ciò si aggiunga anche che il 31/12/2015 con la determina DG n. 940 l'Asur ha aggiudicato definitivamente i lavori di ristrutturazione e riorganizzazione del Punto nascita dell'ospedale di Macerata per €984.000,00. La domanda sorge spontanea: può un ospedale dichiarato a norma dal presidente Ceriscioli necessitare quasi di 1 milione di euro solo per ristrutturazioni di routine? E per quali motivi dei dottori che lavorano e si occupano quotidianamente del reparto si sono sentiti in dovere di chiedere dei lavori e di firmare questi documenti, se in realtà tutto è a norma?
Leggendo il documento a difesa dell'ospedale di Macerata depositato al Tribunale Amministrativo il 16 febbraio 2016 si nota come, tra le dotazioni del reparto di Macerata, si possono contare tra le altre “2 sale parto, una vasca per il parto in acqua e una sala operatoria”. Dotazione che comunque, stando alla deliberazione di Giunta Regionale 1088 del 2011 che recepisce l'accordo Stato-Regioni, non è sufficiente: i reparti che accolgono più di 1200 parti - come Macerata per l'appunto - necessitano di 3 sale parto-travaglio, una sala operatoria più una sala operatoria di emergenza”.
Da notare inoltre come anche il sindaco di Macerata Romano Carancini nel consiglio comunale del 21 febbraio 2016 abbia affermato che “l'ospedale di Macerata è dichiaratamente ed unanimemente riconosciuto non a norma ed ha bisogno di almeno 2 anni e 15 milioni di euro per essere messo in sicurezza”.
Le ansie dei settempedani (e non solo…), in primis delle future mamme ormai costrette dalla legge a partorire nel capoluogo, sembrano quindi più che fondate. Troppi gli interrogativi che non hanno ancora trovato risposta visto che i lavori di ristrutturazione non sono mai cominciati, non permettendo in pratica ad un reparto dichiarato non a norma di diventarlo. Inoltre il blocco dei ricoveri che è stato attuato in maniera più che frettolosa a San Severino (diversa la situazione per Fabriano e Osimo) non fa che aumentare la rabbia e le paure nei cittadini, che intanto già stanno affrontando i primi disagi come testimoniano su facebook.
Il direttore dell'Area Vasta 3 dottor Maccioni dovrà riuscire a dare risposte soddisfacenti per tranquillizzare la popolazione di San Severino, cosa che intende fare venerdì 18 marzo in una riunione indetta alle 15.30 nella sala Sisto V proprio a San Severino, per informare le future mamme. Che restano in attesa di spiegazioni e chiarimenti da parte del dottor Maccioni, sperando che non ci si dimentichi che l'obiettivo primario di una riforma sanitaria riguardante i punti nascita deve essere la sicurezza di mamme e bambini.
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