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L’impatto della pandemia sull’economia italiana e gli scenari futuri

L’impatto della pandemia sull’economia italiana e gli scenari futuri

La pandemia ha trasfigurato lo scenario economico dell’Italia e imposto ai centri di studio dell’economia il ricalcolo della crescita, come fatto dal Centro studi Confindustria che ha rivisto il PIL dell’Italia in diminuzione del 6% nel 2020 e una ripartenza nella seconda metà dell’anno frenata nella domanda interna ed esterna di beni e servizi.

La previsione di Confindustria è stata avvalorata dal Bollettino economico numero due della Banca d’Italia, secondo il quale il calo del PIL nel primo trimestre sarà cospicuo e la contrazione resterà ben percepibile anche nel secondo trimestre. Per la Banca d’Italia, il recupero avverrà a partire dalla seconda metà dell’anno e con un PIL nel 2020 previsto in calo del 5%.

Lo scenario di Banca d’Italia, ad ogni modo, non è del tutto pessimistico perché considera la posizione economica dell’Italia “più solida” rispetto alla precedente crisi del debito sovrano poiché l’indebitamento è in maggiore equilibrio.

Alla ricerca di un nuovo assetto economico c’è l’intera Europa, comunque, con la Commissione europea e il Consiglio europeo che studiano vari strumenti economici che in Italia non hanno trovato i favori dell’intera opinione pubblica rinfocolando così il dibattito sull’uscita dell’Italia dall’euro e la conseguente adozione di una nuova moneta o il ritorno alla lira. Vogliamo qui delineare uno scenario economico europeo con l’Italia fuori dall’euro e le conseguenze per la moneta unica e per la nuova valuta italiana.

L’Italia con una nuova moneta

Per comprendere quale scenario economico potrebbe profilarsi se l’Italia adottasse una valuta diversa dall’euro, è necessario comprendere come funziona il forex, ovvero il mercato dove acquirenti e venditori scambiano monete come l’euro o una novella lira italiana. Nel forex operano due categorie: la prima è quella delle imprese esportatrici e/o importatrici di merci e delle banche centrali che convertono le valute tra loro per necessità; la seconda è quella dei trader, i quali operano per guadagnare sulla differenza di cambio tra le valute e in particolare sulle coppie di valute che presentano maggiore volatilità perché più profittevoli.

Compreso il meccanismo di base e chi sono gli operatori che operano nel forex, è facile capire che, data una nuova lira immessa di punto in bianco nel mercato internazionale degli scambi valutari con un tasso di conversione convenzionale, essa subirebbe per un certo lasso di tempo, non quantificabile a priori, oscillazioni molto forti sul tasso di cambio. Oltre all’incertezza sul tasso di cambio della nuova lira nei confronti delle altre valute (dollaro USA, yen giapponese, renminbi cinese), anche l’euro potrebbe subire conseguenze sul piano della fiducia con i mercati finanziari non più propensi a investire in una moneta che può essere così facilmente abbandonata dai cittadini di uno Stato.

L’Italia con una nuova moneta, poi, si troverebbe ad affrontare non solo problemi legati al tasso di cambio ma dovrebbe anche fare i conti con la riclassificazione del debito da parte delle agenzie di rating e ancor più si troverebbe a fare i conti con investitori nazionali e internazionali incerti se acquistare i titoli di stato emessi in lira.

Concludendo

L’uscita dall’euro in una fase così delicata potrebbe quindi acuire e non migliorare le condizioni di salute del sistema economico italiano. Va considerato anche che la coniazione di una nuova lira volta a sostituire l'euro richiederebbe l'abbandono di oltre 20 anni di politica monetaria condivisa con gli altri partner europei attraverso la Banca centrale europea (BCE). Un compito non facile per qualsiasi Paese e che rischierebbe di impegnare Governo italiano e Banca d'Italia in un lavoro non quantificabile in termini di tempo e di dispendio di risorse economiche lungo anni.

(Foto: Unsplash.com) 

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