Da semplice gioco d’azzardo passivo, dove l’unico compito dell’utente era quello di cliccare un tasto, a veri e propri videogiochi attivi, dove il divertimento fa da padrone. Si chiama “gamification”, che tradotto in italiano significa ludicizzazione, ovvero l’utilizzo di elementi ludici in contesti estranei al gioco. Il concetto è stato introdotto nel 2010 da Jesse Schell, game-designer americano, e ha trovato applicazione immediata in diversi ambiti, non solo quelli legati al gambling.
Si prevede, infatti, che tra non molto sarà un termine di uso comune in qualsiasi dipartimento di marketing per via della sua elevata efficacia nel coinvolgere le persone. Già nel settore dei giochi online sta prendendo piede rapidamente: Shamrock Holmes Megaways, Alchemy Fortunes, Book of Gold Multichance, Jurassic World slot, che riprende la saga di Jurassic Park, sono alcuni titoli che presentano queste caratteristiche.
Ma perché funziona? Alla base c’è il comportamento attivo, molto più efficace di quello passivo, che rende il giocatore protagonista e lo coinvolge nel processo d’azione che si traduce poi in una vincita. La gamification fornisce obiettivi da raggiungere e ricompense da guadagnare tipiche dei giochi online, ma arricchiti da elementi motivazionali. Per capire di cosa stiamo parlando basta accedere a uno qualsiasi delle decine di casino online e verificare di persona. In genere le slot si possono provare anche in versione demo gratuita, e se decidi invece di iscriverti ad una piattaforma di gioco online, ottieni un bonus casino senza deposito immediato, in denaro reale.
Caratteristiche tipiche delle slot e dei giochi “gamificati” sono: livelli e stato, che aggiungono sempre nuovi obiettivi da raggiungere e classificano l’utente in base a una scala gerarchica; beni virtuali ed espressione di sé, non solo premi reali come la vincita di un jackpot, ma anche virtuali utilizzabili per personalizzare l’esperienza ed esprimere la propria unicità; classificazione e competizione, che agisce sulla volontà di diventare il migliore in un determinato gruppo; i compiti, cioè le missioni da eseguire e gli obiettivi da raggiungere, così come le sfide, sono elementi in grado di spingere il giocatore ad andare avanti nel gioco per portarle a compimento; infine l’altruismo e la cooperazione che in alcuni giochi, ad esempio a tema far west, vengono introdotti per aumentare l’aspetto social del gioco, con premi comuni e collaborazioni tra gamer.
Molto in voga ultimamente sono anche i mini-games, cioè giochi d’azzardo in versione videogioco arcade. Totalmente differenti dalle slot machine, hanno una struttura il tutto e per tutto identica a quella di un gioco da console, ma con la possibilità di vincere denaro reale. Aviator, ad esempio, è uno dei titoli più gettonati, ma ne esistono decine e decine altrettanto appassionanti e coinvolgenti. In questo caso non si parlerebbe di gamification, ma piuttosto di “gamblification”, nel processo inverso di trasformazione da videogame a gioco d’azzardo.
Statisticamente un italiano su due gioca a un qualche tipo di videogioco, e non parliamo solo di ragazzi o bambini, ma di adulti e professionisti affermati. È un trend mondiale che coinvolge qualsiasi ceto sociale. Sui mezzi di trasporto dal tragitto casa-lavoro, in ufficio, in pausa pranzo o a casa dopo cena...qualsiasi momento è buono per concedersi un attimo di svago. Basta uno smartphone - ed è proprio il caso di dirlo - e il gioco è fatto.
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