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I giochi da tavolo resistono all’avanzata del web

I giochi da tavolo resistono all’avanzata del web

Quanto è cambiato il modo di concepire l’intrattenimento negli ultimi 20 anni? I videogiochi dominano il settore e da quando esistono gli smartphone le app rappresentano i passatempi più immediati. Eppure, una volta bastava un gioco in scatola per ingannare il tempo. Al contrario di quanto si potrebbe pensare, nonostante l’incessante progresso tecnologico i giochi da tavolo continuano a ritagliarsi una fetta importante sul mercato.

Negli ultimi 2 anni le vendite sono addirittura aumentate del 30%: a queste attrazioni viene riconosciuta ancora oggi una forte valenza educativa. Non c’è niente di meglio di un gioco da tavolo per divertirsi e socializzare di persona. Specie in Italia, dove questi giochi producono un indotto da 100 milioni di Euro e si rinnovano con centinaia di nuovi titoli ogni anno.

Dietro ai giochi in scatola c’è una vera e propria cultura, che resiste ancora oggi come per voler rispettare un’antica tradizione. Non mancano infatti eventi e convegni a tema. Anche gli enti di ricerca italiani si interessano a questi giochi: basti pensare che l’Istituto Nazionale di Astrofisica li ritiene un mezzo ideale per la divulgazione scientifica, ma c’è anche chi li promuove per la diffusione e la conservazione della narrazione storica.

Inutile negarlo: con quiz come “Trivial Pursuit” le nozioni di cultura generale diventano essenziali per giocare con cognizione di causa. Non mancano comunque casi in cui alcuni vecchi giochi vivono di nuova linfa con un’incarnazione digitale. Proprio “Trivial Pursuit” ha virato anche più di una volta sulla strada videoludica. Nell’immaginario collettivo, però, niente sostituisce cartoncini, dadi e pedine.

Forse anche per questo motivo di questi tempi i giochi da tavolo vanno per la maggiore tra gli adulti, con età compresa tra i 20 e i 40 anni. I titoli più noti, comunque, non corrispondono ai grandi classici come “Monopoly”: si parla piuttosto di “Dixit”, “Bang!”, “Ticket to Ride”, spaziando tra le proposte di Asmodee, Ravensburger e DV Giochi. Si tratta di giochi che richiedono tempi più brevi e difficilmente danno vita a partita di oltre mezzora. Inoltre, sempre più raramente sono previste le eliminazioni di giocatori in corso d’opera, il che garantisce il coinvolgimento di tutte le parti in causa fino a che non viene decretato un vincitore.

Alcuni giochi di ruolo come “Dungeons & Dragons” hanno scritto la storia dell’industria dell’intrattenimento e continuano a ottenere un buon seguito ancora oggi, con tanto di ritrovi appositi per giocatori che si divertono a sfidarsi dal vivo.

Tra i giochi di carte, invece, è “Magic: l’Adunanza” a capeggiare: si tratta del primo vero gioco di carte collezionabili mai inventato, che nei primi anni 2000 dovette fare a sportellate con quello dei “Pokémon”, che aveva dalla sua un potente richiamo favorito dal noto videogioco. Niente a che vedere col poker o il blackjack, giochi di carte comuni in un casinò che si può frequentare online e non può premiare quindi la socializzazione come potrebbe fare una partita a “Magic”. I giochi realizzabili con le carte francesi finiscono con l’essere praticati a distanza per pura comodità, è il movente in primis ad essere differente.

Insomma, chi riteneva che i giochi da tavolo avessero fatto il loro tempo si sbagliava di grosso. “UNO”, “Taboo”, “Scarabeo” non sono ancora destinati a prendere polvere tra gli scaffali delle camerette. Anzi, persino le trasmissioni televisive continuano a commercializzare i rispettivi giochi in scatola. Se da piccoli abbiamo iniziato tutti ad approcciare al gioco con passatempi alla stregua di “Nomi, cose e città”, ci sarà pur un motivo…

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