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"Esercitazione da mantrailing, volontari formati alla ricerca di dispersi". Presto nuovi corsi e 'patentino' per la buona gestione del cane

"Esercitazione da mantrailing, volontari formati alla ricerca di dispersi". Presto nuovi corsi e 'patentino' per la buona gestione del cane

Le unità cinofile certificate CSEA (Centro Studi di Etologia Applicata) Pierpaolo Pochi, Fabio Cerolini e Matteo Ripa con i loro "cani molecolelari" sabato (5 aprile) hanno tenuto un'esercitazione di mantrailing al castello di Lanciano. Ciò è stato dettato dai sempre più frequenti incidenti, a volte addirittura mortali, causati dall’aggressione di un cane nei confronti di bambini o adulti. 

Il Centro Studi di Etologia Applicata (CSEA) diretto dalla dottoressa Giusy Mazzalupi dunque ha organizzato per il mese di maggio un breve corso per conseguire un "patentino" di buona gestione del cane. Per chi fosse interessato al conseguimento del patentino può rivolgersi a segreteriacsea@gmail.com.

Un’iniziativa pertanto di pubblica utilità che segna il rilancio dell’attività di formazione e divulgazione che da sempre ha caratterizzato questo centro. In modo particolare nell’ambito dell’impiego del cane nelle attività di mantrailing ed investigative. Viene pertanto consolidata la stretta collaborazione con l’Università di Camerino ed in particolare con la scuola di Giurisprudenza nelle discipline forensi e criminologia. 

Per il prossimo autunno-inverno è in programma un "corso di perfezionamento in scienze forensi" con il coordinamento scientifico della professoressa Giovanna Ricci, docente di criminologia e bioetica di Unicam.

Verranno trattati i più recenti sviluppi normativi, gli indirizzi criminologici più aggiornati, le tecniche investigative relative specialmente alla presenza di animali sulla scena del crimine: siano essi domestici,  piuttosto che selvatici, roditori o insetti. Il tutto con la collaborazione ed il contributo di docenti di queste materie provenienti da altri atenei italiani. 

In particolare verrà riportato il lavoro di ricerca in corso, condotto dalla professoressa Ricci, dalla dottoressa Mazzalupi e da altri ricercatori e studiosi italiani sulle implicazioni forensi dello "scavenging", ossia delle attività degli animali sul cadavere.

Esso sui resti umani è un fattore piuttosto significativo per il lavoro forense, influenza l’interpretazione degli eventi post-mortem, in considerazione del fatto che quanto avviene in ambienti chiusi rimane ancora un fenomeno poco studiato.

La presenza di animali domestici, cani e gatti, liberi di circolare in caso di morti improvvise di individui socialmente isolati e di spazi abitativi non curati contribuisce al verificarsi di "scavenging" in ambienti chiusi. La comprensione del comportamento degli animali da compagnia e del loro impatto sui resti mortali è fondamentale per migliorare le metodologie forensi e garantire interpretazioni medico-legali accurate.

"Noi abbiamo queste unità cinofile forensi formate - ha detto la dottoressa Giusy Mazzalupi - , esse “servono” per diverse questioni, tra cui la ricerca di persone disperse. Queste unità cinofile hanno appunto i “cani molecolari” da noi istruiti, non vanno alla ricerca di una persona qualsiasi ma sulla base di una molecola, dell’odore specifico di una persona, cercano proprio quella di cui abbiamo perso le tracce. Sabato si è trattata di una semplice esercitazione. In genere queste persone fanno esercitazioni mensilmente e sono a servizio delle emergenze, si formano pertanto per supportare poi la polizia giudiziaria a titolo volontario.

"Questa formazione fa parte di questo progetto. Anche il “patentino” rientra in quelle cose che facciamo di pubblica utilità, si spiega appunto cosa fare per evitare queste aggressioni - ha aggiunto -. Tra i progetti rientra anche la ricerca scientifica. Ora c’è un lavoro anche sullo “scavenging”, un lavoro di ricerca sulle attività degli animali domestici quando muoiono dei familiari, si verificano notevoli cambiamenti nell’interpretazione del caso. Per esempio un criceto mangia mezza testa e ci si fa la tana, se un cadavere era lì da un mese. È ovvio che io non posso lavorare dal punto di vista investigativo perché quelle parti sono state compromesse".

La dottoressa Giusy Mazzalupi ha poi spiegato l’importanza del cane da mantrailing: "Rispetto ad altre forze dell’ordine che non hanno il mantrailing, perché esso è proprio una tecnica di lavorare con il cane sulla base di molecole. Non è altro che un “cane molecolare” con un guinzaglio lungo, ed un conduttore va dietro questo cane che segue una traccia specifica, è più facile ritrovare se l’ambiente non viene compromesso. Meglio quando si perde una persone che si chiama il cane da “mantrailing” piuttosto che quello da “scovo”, perché il cane da superficie, che viene sciolto, ricerca una persona in generale non quella nello specifico".

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