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"Conte incanta gli italiani con bei paroloni politici, ma dove sono i soldi promessi?": la riflessione di Giuseppe Tosoni

"Conte incanta gli italiani con bei paroloni politici, ma dove sono i soldi promessi?": la riflessione di Giuseppe Tosoni

Il Cav. Rag. Giuseppe Tosoni, presidente dell'Associazione Tutela Impresa, interviene con un articolo a sua firma per commentare le misure economiche previste dal governo Conte per sostenere le imprese nella difficile situazione conseguente l'emergenza sanitaria del Covid-19. 

Di seguito il contenuto integrale dell'articolo: 

"Nella conferenza stampa del 26 aprile scorso il nostro Presidente del Consiglio dei Ministri, ancora una volta ha messo in atto un gioco illusionista. Con il suo ormai famoso bazooka di bei paroloni politici, cerca di incantare gli italiani scioccati, mostrandosi ancora una volta come il salvatore indiscusso ed indiscutibile della Patria. 

Ma scendendo da questo mondo teorico a quello pratico, si manifestano in maniera evidente le seguenti "anomale parvenze".

Pur affermando che le pratiche pervenute all'Inps per la richiesta dei sussidi sono 11.000 (leggasi, invece di 11.000.000), recita il nostro ben amato Presidente, è proprio il caso di dirlo, "abbiamo gia' liquidato quasi 3.5 milioni di bonus da 600 euro...ed alcuni (!!) attendono ancora".

All'apparenza sembrerebbe gia' riscossa dai richiedenti questa somma, ma all'atto pratico significa invece che verrà pagata - con molta probabilità - ma non si sa quando.

Ma i restanti 7.5 milioni di richiedenti? Definiti assurdamente "alcuni ", che fine dovranno fare? Se ben ricordo, queste somme  sarebbero dovute pervenire ai destinatari entro 48 ore dalla richiesta. 

E ancora, ha tuonato il Presidente Conte nel suo discorso: "L'Inps in un mese ha trattato una mole di lavoro (ricezione 11.000.000 richieste), corrispondente a quella trattata in cinque anni". Questa sì che è una situazione senza precedenti, che ci indica il modo in  cui la pubblica amministrazione è abituata a lavorare. Se il lavoro di questo mese solitamente viene portato a termine in ben cinque anni, siamo messi proprio bene. 

Ma lo sforzo straordinario del Governo non si ferma qui, anzi ancora più evidente si rileva sui 450 miliardi di liquidità, destinati gia' da tempo all'immediato salvataggio delle attività titolari di partite iva. Infatti, è stato assicurato dalla medesima fonte, in data antecedente l'emanazione del D.L. n.23 dell' 08.04.2020, che in 24 ore le banche erano chiamate ad erogare. 

Altra storica farsa politica che ad oggi si contrappone al reale stato dei fatti, cioe' che soltanto circa  5.000 domande sono state presentate per i "facili " affidamenti fino a 25.000 euro. Considerando che le piccole  imprese in Italia sono 4.3 milioni, si deduce che appena lo 0,06% sia stato in grado di adempiere alle miriadi di richieste di documenti, fatte dalle banche a tal riguardo.

Ma queste fortunate aziende richiedenti penso non si siano neanche accorte, o hanno dovuto accettare in maniera estorsiva, il famoso punto 9) del modulo per la richiesta di garanzia, che recita testualmente: "ai sensi degli artt 46  e 47 del D.P.R. 445/2000 il sottoscritto, consapevole delle responsabilita' anche penali dichiara di essere a conoscenza e di accettare che, nei casi di revoca totale o parziale dell'agevolazione sarà tenuto al versamento al Fondo di un importo pari all'aiuto ottenuto (vale a dire il 100%) e delle ulteriori sanzioni". 

Cio' significa che una revoca parziale, magari di soli 100 euro, per aver nel frattempo corrisposto 24.900 euro, obbliga la ditta finanziata al versamento totale di 25.000 euro. A questo punto ci dobbiamo domandare, ma "questo sforzo fin qui straordinario" non era meglio fosse rappresentato con una "normale e tranquilla" operazione , magari condotta da piu concreti politici, con interessamento diretto delle aziende? 

Una doverosa censura merita, infine, lo schiaffo dato dal nostro Presidente - nell'ultima conferenza stampa - alle volenterose imprese italiane che, magari riconvertendo la propria attività nella produzione di mascherine, si sono viste applicare il tetto massimo di vendita a 50 centesimi a pezzo, prezzo peraltro non concordato con alcuna associazione di categoria. 

Molte aziende si sono rimboccate le maniche e con ammirevole coraggio, anziche' chiudere le pregresse attività, hanno deciso di affrontare l'insuperabile burocrazia con importanti investimenti, senza licenziare alcuna mano d'opera, vedendosi ora premiati con un'ennesima batosta tra capo e collo.

Credo a questo punto che sia indispensabile un rinnovamento del mondo politico, che lasci ampio spazio decisionale a persone meno ambiziose, meno vanitose, magari senza alcun titolo di studio, ma con esperienze dirette nei vari ambiti, sopratutto maturate all'interno di aziende. Sicuramente potranno molto più concretamente sostenere i vari comparti produttivi senza "sforzi straordinari" o "bazooka di sorta".

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