Ebbene, si sta discutendo animatamente da giorni intorno al caso controverso del blackout totale che si è verificato nei giorni scorsi in Spagna, Portogallo e sud della Francia. Si è trattato di un vero e proprio blackout totale, che ha paralizzato integralmente le regioni interessate per parecchio tempo.
Un fatto inatteso, che ha bloccato la vita di migliaia di persone. E che ha rivelato quanto ormai la nostra vita dipenda totalmente dall'apparato tecnico. A tal punto che sarebbe il momento di estendere la dialettica hegeliana di servitù e signoria al rapporto tra gli umani e la Tecnica: da signori delle macchina stiamo diventando loro servitori, come già hanno sottolineato Heidegger e Severino.
Subito gli strateghi del discorso e i padroni del consenso hanno provato a mobilitare gli argomenti più diversi per dare conto dell'accaduto: si è parlato ad esempio di un possibile attacco hacker e poi anche del cambiamento climatico come immancabile causa dei nostri drammi. Non sappiamo quale sia la vera causa e non intendiamo affatto azzardare ipotesi strampalate, come invece hanno fatto da subito gli autoproclamati professionisti dell'informazione.
Ci interessa, invece, svolgere alcune pacate considerazioni sulla situazione presente e sui suoi possibili risvolti futuri. Intanto, una domanda tutto fuorché oziosa: è davvero un'operazione sensata escludersi dall’apporto energetico russo, come da tempo sta sciaguratamente facendo l'Unione Europea, sempre più simile a un treno in corsa verso l'abisso?
Seconda considerazione che intendiamo sviluppare: l'ordine neoliberale si fonda sull'emergenza perpetua, sulla "permacrisi", come l'hanno puntualmente battezzata gli araldi del discorso a senso unico.
Che sia l'emergenza sanitaria o quella terroristica, l'emergenza ambientale o adesso quella energetica, poco cambia rispetto all'ordine politico instaurato: ordine politico che si basa sull'impiego governamentale dell'emergenza, mutata in precisa ars regendi, in strumento di governo con cui le classi dominanti impongono le loro scelte tutto fuorché neutre, lasciandole ipocritamente passare per decisioni necessariamente imposte dalla situazione emergenziale.
Le masse tecnonarcotizzate e teledipendenti sono terrorizzate dall'emergenza, di volta in volta amplificata dai padroni del consenso, e sono quindi disposte ad accettare l'inaccettabile, a patto che esso venga presentato come volto a gestire l'emergenza e a garantire la sicurezza.
Dunque dobbiamo prepararci a familiarizzare con l'emergenza energetica e con i blackout a intermittenza come nuova possibilità politica neoliberale? È una domanda che riteniamo doverosa e anzi fondamentale, per comprendere pienamente il quadro del nostro tumultuoso e contraddittorio presente.
Tanto più che anche l'Italia ha deciso di discutere a palazzo Chigi in questi giorni dell'emergenza energetica come nuova emergenza del nostro tempo. Dunque, si va verso il tempo della nuova emergenza energetica europea?
Commenti