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Da Miami a Sora, il ritorno di Faustinella: "La Maceratese gioca bene. Se trovassi un investitore americano..."

Da Miami a Sora, il ritorno di Faustinella: "La Maceratese gioca bene. Se trovassi un investitore americano..."

Con un look da vero Yankee e l’aria di chi non ha mai perso il vizio del pallone, Giancarlo Faustinella, leggenda della Maceratese anni ’80, è comparso sugli spalti dello stadio "Tomei" di Sora per seguire la Rata. “Ero a Latina e appena ho saputo che la Maceratese giocava a Sora mi sono fiondato allo stadio”, racconta con un sorriso che lascia trasparire quanto i colori biancorossi siano rimasti impressi nel suo cuore.

Soprannominato "Faustinho do Brasil" dai tifosi per la tecnica sopraffina, oggi Faustinella vive a Miami, dove ha sposato una delle donne più influenti al mondo. Una vita americana, certo, ma sempre con il calcio come filo conduttore: prima da calciatore, poi da dirigente, ora da osservatore appassionato.

L’ex fantasista ha seguito con attenzione la squadra di mister Possanzini e non ha dubbi: “La Maceratese gioca un buon calcio, mi è piaciuta molto. Non butta mai via la palla, anche su un campo pesante come quello di ieri a Sora, e questo mi ha davvero impressionato. Poteva chiudere tranquillamente il primo tempo sul 2-0. Sullo 0-0 ero  comunque convinto che il gol prima o poi sarebbe arrivato e che la Maceratese avrebbe portato a casa i tre punti”.

Alle lodi, Faustinella affianca un consiglio tecnico: “Però devo fare un appunto alla società e all’allenatore: secondo me manca una prima punta. Se riuscissero a prendere un centravanti forte da 15-20 gol, davanti possono arrivare molto in alto, anche oltre la metà classifica”.

La società biancorossa ha pubblicato un suo video saluto dai gradoni di Sora, che ha scatenato una valanga di messaggi di affetto. “Mi ha fatto immenso piacere, anche se me lo aspettavo. Per la Maceratese ho dato tutto quello che avevo e quando ti comporti bene, alla fine, ti torna sempre indietro”.

Dopo aver chiuso la carriera in campo, Faustinella ha lavorato come dirigente in club importanti: Como, quattro anni all’Atalanta, altrettanti alla Sampdoria, poi Modena e infine Ternana. “La mia vita oggi è cambiata molto. Ho conosciuto una donna molto importante, tra le più influenti al mondo, presidente della Johnson & Johnson, e mi sono trasferito in Florida. Ora sono in pensione ma seguo sempre il calcio: se noto qualche ragazzo di talento lo segnalo subito a Bruno Conti o a Pantaleo Corvino. Ho ancora tante amicizie importanti nel calcio”. Il ritorno in Italia, comunque, è fisso in agenda: “A ottobre e maggio torno sempre nella mia casa a San Felice Circeo, dove ho tutti i miei amici”.

Intanto negli USA il calcio continua a crescere: “Qui vanno molto forte le donne. Io abito a Fort Lauderdale, vicino al campo dell’Inter Miami di Beckham, la squadra di Messi. E capita anche di ritrovarsi a cena con lui e le famiglie in qualche ristorante italiano”.

Non mancano i ricordi dolci-amari legati alla Rata: “Sarei rimasto per altri anni, ma sono successe cose che non mi sono piaciute. Io volevo Brizi come allenatore, era una grande persona e un intenditore di calcio. Invece fu cambiato, e a me non stava bene”.

C’è anche un retroscena legato alla sua esperienza al Gubbio: “A 30 anni andai lì e in un’amichevole contro la Lazio, marcato da Batista, chiudemmo il primo tempo sullo 0-0. L’allora allenatore Carosi mi chiese l’età. Mi disse che era impressionato e che, se avessi avuto 24-25 anni, quella sera stessa avrei firmato con la Lazio”.

Una Maceratese indimenticabile quella di Faustinella, Pagliari e Morbiducci, con il “lavoro sporco” affidato invece ad Augusto Sabbatini, faro del centrocampo biancorosso per 15 anni, scomparso pochi giorni fa a 71 anni. “Una grande persona, a cui ero molto legato anche perché sua moglie frequentava l’università con la mia. Parlava poco, ma in campo mi copriva sempre le spalle. Ai tifosi non piaceva molto perché tecnicamente non era un fenomeno, ma nel calcio servono anche quelli che corrono”.

Il ricordo più bello? Lo storico derby con la Civitanovese del 1981, deciso da un gol di Morbiducci su uno dei suoi tanti assist. “Credo di non aver mai corso tanto come in quella partita. Loro in quel periodo erano più forti, ma davanti io, Pagliari e Morbiducci facevamo la differenza: appena superavamo la metà campo segnavamo. Allo stadio c'erano sempre 6/7 mila spettatori, addirittura 14mila in quel derby”.

Alla domanda se può tornare quel calcio a Macerata risponde: "Per riuscirci dovrei tornare io come presidente. Oggi tanti americani stanno comprando società in Italia. L’ho detto anche a mia moglie: se trovassi un investitore interessato, potrei fare una proposta alla società. Non prometto nulla, ma nel calcio, come nella vita, mai dire mai. Per ora auguro alla Maceratese di fare un bel campionato e magari tornare in Serie C nei prossimi anni. Ieri, nel vedere tutti quei ragazzi in curva sostenere la squadra, mi sono davvero commosso. Una cosa è certa: se la squadra va bene, Macerata risponde”.

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