Nelle ultime settimane, in ogni occasione pubblica, il Volontariato è stato ringraziato, osannato sino ad essere definito “eroico” anche quando di eroico non c’è nulla nell’opera del volontario, ma vi è solo l’impegno disinteressato profuso da persone motivate per ragioni puramente etiche, e non viziate dallo stipendio o comunque da un qualsiasi tornaconto personale. Dall’ inizio della pandemia i 6000 Volontari delle 44 associazioni ANPAS delle Marche, formate da Croci Gialle, Croci Verdi, Croci Bianche, Croci Azzurre e Pubbliche Assistenze Avis, sono stati impegnati in prima linea per il COVID-19 nelle seguenti attività: mantenimento di tutte le postazioni “118” affidate alle Pubbliche Assistenze; effettuazione dei consueti servizi di trasporto sanitario programmato; attivazione di una postazione 118 aggiuntiva a Fano; monitoraggio temperatura dei passeggeri in arrivo all’aeroporto; reperimento di mezzi aggiuntivi specifici per trasporto COVID in tutta la regione; trasporto di equipe sanitarie per tamponi COVID a domicilio; presa in carico del supporto psicologico nell’attività del Numero Verde regionale; presa in carico dell’assistenza sociale a supporto del Numero Verde regionale; consegna spesa e farmaci a domicilio.Per tutta risposta, rispetto all’abnegazione dimostrata, l’Azienda Ospedaliero Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona ha messo in piedi un discutibile e pasticciato affidamento del trasporto in ambulanza tagliando fuori di fatto le Associazioni di Volontariato dalla partecipazione ma soprattutto non rispettando la legge regionale vigente nelle Marche la L.R. 36/1998 all’art. 10 bis “Gestione del trasporto sanitario”.
“Sia nella normativa regionale, adeguata alle normative comunitarie europee che nel recente DLgs 117/2017 Codice del Terzo Settore, viene confermata la volontà politica di non dare in pasto al mercato servizi così particolari ed essenziali quali sono il trasporto di ammalati proprio per salvaguardarne le peculiarità – ha dichiarato Andrea Sbaffo Presidente ANPAS Marche - servizi che avvengono anche in situazioni critiche e che necessitano di apporti molto qualificati, nonché della dinamicità necessaria per adattarsi alle diverse situazioni contingenti e che possono essere garantite tramite il fondamentale apporto del personale volontario, serbatoio inesauribile di risorse immediatamente disponibili.”
Il mancato rispetto della normativa può far pensare solo ad una mera speculazione sul servizio di interesse generale e quindi sulla salute di tutti i cittadini marchigiani. L’Azienda Ospedaliero Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona, infatti, invece di rispettare la normativa regionale e comunitaria, ha assoggettato l’affidamento del Trasporto Prevalentemente Sanitario al Codice degli Appalti, in totale difformità dalla L.R. 36/1998, e disattendendo senza alcuna giustificazione ed immotivatamente i regolamenti attuativi contenuti nelle Delibere di Giunta Regionale. Tale palese violazione del principio di affidamento incide direttamente anche sul costo del servizio. Infatti, come già detto, alle Associazioni di Volontariato spetta solamente il rimborso delle spese effettivamente sostenute e documentate senza sovra compensazione: considerato l’impiego per il servizio anche di personale non retribuito, né la previsione di un utile di impresa, il costo dell’associazione sarà necessariamente inferiore a quello di un’azienda, si ipotizza pertanto una lesione dei pubblici interessi alla corretta gestione delle disponibilità pubbliche, con possibili profili di danno erariale. A ciò si aggiunge una procedura di gara particolarmente pasticciata, se non irregolare che contiene una rilevante criticità: assomma nello stesso bando di gara due differenti tipologie di trasporti, cioè Prevalentemente Sanitari e non Prevalentemente Sanitari che, ai sensi della L.R. 36/1998, hanno invece due differenti modalità di affidamento. Accorpando in un unico lotto servizi che avrebbero dovuto essere affidati per una parte mediante convenzione alle Associazioni di Volontariato, e per l’altra parte legittimamente aggiudicati tramite gara d’appalto al miglior offerente, l’Azienda Ospedaliero Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona ha anche reso necessario per l’accesso alla gara e soprattutto nella formulazione dei punteggi, e quindi per le prospettive di aggiudicazione, il possesso di requisiti organizzativi e strutturali più onerosi rispetto a quanto sarebbe stato altrimenti necessario.
In un momento così delicato di emergenza sanitaria dove la professionalità è indispensabile, cambiare standard qualitativi ed organizzativi potrebbe comportare dei gravi rischi inutili, per questo motivo l’ANPAS ha deciso di ricorrere nelle sedi appropriate per richiedere che l’Azienda Ospedaliero Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona annulli, previa sospensione, la gara di appalto e ottemperi alle disposizioni di legge nazionali e regionali.
Sono stati in tanti a raccogliere l’appello lanciato da Giulio Silenzi durante le sue dirette Facebook per rafforzare i meccanismi di sicurezza dei sanitari dell’Ospedale di Civitanova donando loro mascherine di tipo FFP2 che hanno la duplice funzione di proteggere se stessi e gli altri e sono pertanto la garanzia migliore per chi opera in ambienti Covid.
Ne sono state donate 400 consegnate direttamente da Mirella Franco (in foto) ai responsabili dei vari Reparti per conto di quanti hanno aderito all’iniziativa. Nello specifico: 100 a Medicina Interna (Dottoressa Minnucci), 100 al Trasfusionale (Dottor Ribichini), 50 Otorinolaringoiatria (Dottor Carlucci), 30 ad Allergologia (Dottor Pucci), 50 al Servizio Infermieristico ADI (Dottoressa Pisauro), 40 a Cardiologia (Dottor Ninonà) e 30 al Poliambulatorio- Fisioterapia. I sanitari hanno ringraziato quanti, con la loro generosità hanno potuto permettere che ciò avvenisse. Un segnale tangibile di vicinanza molto apprezzato. E vista l'attuale necessità di presidi di sicurezza da parte degli operatori dell’Ospedale e delle strutture sanitarie di Civitanova, la raccolta non si ferma.
Il Signor Alessio Ferri titolare della “Alessio Ferri Restauri e Costruzioni” di Pollenza, ha voluto ancora una volta essere vicino agli operatori sanitari dell’Area Vasta 3, in questa difficile emergenza, donando 230 mascherine, vari dispositivi di protezione tra cui tute, mascherine FPP2 e chirurgiche, occhiali e guanti per un valore complessive di circa 7000,00 euro.
Su esplicito desiderio del Sig. Ferri l’utilizzo dei dispositivi è demandato al Direttore di Area Vasta 3, Alessandro Maccioni, sulla base delle necessità, in via principale, dei Presidi Covid.
Pavimentazione e colonne di acciaio dove appoggiare le pareti per dividere gli spazi: sono questi i primi interventi realizzati nel percorso di riconversione della Fiera di Civitanova Marche in un ospedale con 90 posti di terapia intensiva.
A raccontarlo all'ANSA è il sindaco Fabrizio Ciarapica. "I lavori stanno proseguendo a ritmo serrato con tre turni da 8 ore che vanno quindi a coprire tutto l'arco della giornata - spiega -. Speriamo che procedano così in modo da arrivare nei tempi previsti alla fine del cantiere". Avviate la scorsa settimana, le opere si dovrebbero concludere nell'arco di 15-20 giorni, aveva assicurato Guido Bertolaso, che per conto della Regione Marche e del Cisom segue direttamente i lavori".
(Fonte: ANSA)
Il Direttore dell'Area Vasta 3 Alessandro Maccioni attraverso un comunicato ha tenuto a ringraziare il gesto di soliderità e di vicinanza del PD della provinciua di Macerata:
"Un ringraziamento sincero alla Federazione Provinciale del Partito Democratico e a tutti i Circoli della Provincia di Macerata da parte del Direttore dell’Area Vasta 3 e degli operatori sanitari delle strutture coinvolte - si legge nella nota - per la donazione di 3.000 mascherine chirurgiche certificate CE che saranno destinate come da indicazioni, del segretario provinciale Francesco Vitali e della responsabile sanità Paola Castricini, agli Hospice di Macerata e San Severino Marche e ai Reparti delle strutture ospedaliere di Macerata e San Severino".
Sulla realizzazione dell’ospedale Covid di Civitanova Marche interviene il direttore del Dipartimento Emergenza urgenza UO Anestesia e rianimazione Asur Marche Giuseppe Tappatà.
"La scelta dell’ospedale di Civitanova - afferma il dottor Tappatà - ha due motivazioni incontestabili: una recrudescenza non ci troverà impreparati; la struttura permetterà di riportare gradualmente alle normali funzioni gli ospedali Covid”.
Il progetto Covid Civitanova servirà infatti a realizzare un polo ospedaliero per malati Covid. Rispetto alle strutture tradizionali, l’ospedale avrà una capacità di gestione molto più efficace in termini di capienza ed efficienza, che nessun'altra struttura presente nella regione è in grado di assolvere.
“Nel contesto del momento che stiamo vivendo – aggiunge il professor Tappatà - tutte le opinioni sono accettabili, anche in ragione del fatto che non c’è una verità che possa guidare le nostre azioni. Ci sono tanti esperti che elaborano ipotesi e studiano possibili soluzioni sia in campo scientifico che in campo politico organizzativo. Tutte potrebbero essere valide finché non ci si avvicina a una possibile verità. Ma c’è bisogno di un tempo che non possiamo non utilizzare in modo costruttivo. Da clinico mi permetto due raccomandazioni: che il ritorno alla normalità di questi ospedali sia veramente graduale, non ci deve essere fretta perché le necessità sono ancora vive; che i sanitari che saranno chiamati a lavorare in questa struttura siano adeguati per numero e preparazione e che abbiano anche un riconoscimento economico particolare in ragione del loro impegno, che sarà intenso e continuativo, all’interno di questa struttura”.
Al fine di contenere i rischi legati all’emergenza Covid19, sono state semplificate e digitalizzate le procedure di rilascio delle prescrizioni mediche: si possono ottenere anche attraverso mail, sms o comunicazione telefonica, senza bisogno di recarsi fisicamente dal medico
La prescrizione medica diventa completamente digitale e può essere inviata via mail, sms o attraverso Fascicolo sanitario elettronico.
È quanto prevede la recente ordinanza della Protezione civile, pubblicata in gazzetta ufficiale lo scorso 21 marzo e redatta con la collaborazione di Ministero della Salute, AgID, Ministero dell'Economia e delle finanze e Regioni.
L’ordinanza permette la completa dematerializzazione della ricetta medica e consente al cittadino di ottenere online il relativo promemoria, senza bisogno di recarsi fisicamente dal dottore.
La misura è stata introdotta a seguito dell’emergenza Coronavirus per limitare i rischi di contagio connessi ad assembramenti in luoghi pubblici e consente alle persone di disporre del numero della ricetta attraverso smartphone, tablet e pc, in piena sicurezza, evitando spostamenti e file nelle strutture sanitarie.
La ricetta medica digitale può, inoltre, essere scaricata dal cittadino attraverso il proprio fascicolo sanitario elettronico, aggiungendosi ai documenti già presenti e andando a popolare la propria storia sanitaria.
Come funziona la ricetta medica digitale:
Il medico comunica il numero della ricetta elettronica e la prescrizione attraverso uno dei seguenti canali, a scelta dell’assistito:
via Mail ordinaria o PEC; via SMS o con applicazioni di messaggistica istantanea, nel caso l’assistito indichi al medico il numero di telefono mobile; attraverso comunicazione telefonica: il medico comunica al telefono il numero di ricetta elettronica al paziente;
- direttamente attraverso Fascicolo sanitario elettronico, nel caso l’assistito lo abbia attivato.
Una volta ricevuto il numero della ricetta medica elettronica, l’assistito può comunicarlo alla propria farmacia, insieme al numero del codice fiscale presente sulla tessera sanitaria personale, e acquistare i farmaci prescritti.
Arrivata ieri pomeriggio nelle Marche una task force sanitaria di 58 infermieri albanesi per rinforzare la capacità assistenziale del territorio, in particolare nelle strutture residenziali e nelle case di riposo.
“Un altro aiuto concreto, dopo l’invio dei medici, da parte dei nostri vicini al di là dell’Adriatico nella battaglia contro il Coronavirus – commenta il presidente della Regione Luca Ceriscioli –. Un segno di vera amicizia che accogliamo con profonda gratitudine. A nome di tutta la comunità marchigiana, ringrazio il primo ministro albanese Edi Rama ed il suo popolo per la vicinanza e la solidarietà che stanno dimostrando all’Italia in questi drammatici mesi. Lo sforzo dell’Albania, in proporzione a quello di tanti altri Paesi più grandi e più ricchi, è immenso e ritengo sia di esempio per tutti”.
La squadra di infermieri albanesi, che per la maggior parte parlano la lingua italiana, è stata suddivisa tra le 5 Aree vaste.
Ogni gruppo è stato assegnato ai direttori di distretto che disporranno poi le destinazioni nelle strutture sanitarie ed assistenziali del territorio in base alle necessità.
È guarita dal coronavirus la mamma che, positiva al Covid-19, lo scorso 6 aprile è stata sottoposta a parto cesareo in regime di urgenza all'ospedale Salesi di Ancona, a seguito del rapido peggioramento delle sue condizioni (leggi qui). La donna, proveniente dall'Ostetricia di Civitanova Marche, è stata trasferita nel capoluogo dorico lo scorso 4 aprile, proprio a causa dell'aggravarsi della propria condizione di insufficienza respiratoria.
La signora, in stato di gravidanza alla 30a settimana di età gestazionale, è stata presa in carico dall’equipe della Rianimazione Pediatrica, in collaborazione con la Clinica di Ostetricia e Ginecologia diretta dal prof. Andrea Ciavattini e la Neonatologia diretta dal prof. Virgilio Carnielli.
Il neonato, invece, è stato assistito dall’equipe neonatologica e successivamente ricoverato in isolamento presso la Rianimazione Pediatrica.
Le condizioni cliniche del piccolo si sono sempre mantenute buone e il tampone per la ricerca del SARS-CoV2, eseguito il giorno successivo alla nascita, è risultato negativo.
Sono stati eseguiti due ulteriori tamponi, a 9 e 10 giorni dalla nascita, entrambi risultati negativi. Il neonato è rimasto in Rianimazione Pediatrica insieme alla madre con la quale non è mai venuto in contatto perché entrambi ricoverati in stanze di isolamento e il 16 aprile è stato trasferito nel reparto di neonatologia.
"Il decorso clinico della paziente - sottolinea la Direzione Generale degli Ospedali Riuniti di Ancona - si è caratterizzato da una prima fase di rapido peggioramento, che ha richiesto il passaggio dalla ventilazione assistita non invasiva all’intubazione tracheale con ventilazione meccanica e il parto cesareo in urgenza per evitare, al feto, ripercussioni dell’insufficienza respiratoria materna; in una seconda fase abbiamo assistito a una stazionaria criticità del quadro clinico, soprattutto respiratorio in quanto alla polmonite interstiziale da SARSCoV2 si è verosimilmente sovrapposto un processo infettivo di origine batterica, gestita in collaborazione con la SOD Malattie Infettive diretta dal dott. Marcello Tavio".
La gestione della ventilazione della donna è stata ottimizzata sul quadro clinico, valutando costantemente la risposta alle manovre e riadattando le impostazioni del ventilatore sulla base del monitoraggio. A periodi di miglioramento clinico si alternavano quadri peggiorativi.
"Nella terza fase - specifica la Direzione Generale -, la funzione respiratoria della paziente si mostrava progressivamente migliorativa con riduzione del supporto meccanico fino al 14 aprile, quando la paziente è stata estubata per iniziare immediatamente il trattamento fisioterapico e un supporto ventilatorio non invasivo".
Per il progressivo ulteriore miglioramento delle condizioni generali, nel pomeriggio di sabato 18 aprile la paziente ha lasciato la Rianimazione Pediatrica ed è stata trasferita, per il proseguimento delle cure, nel reparto COVID-3 dell’ospedale di Torrette, diretto dalla dottoressa Lina Zuccatosta. Il tampone eseguito il giorno stesso è risultato negativo così come un secondo, eseguito nel centro COVID-3.
Nel corso della seduta del C.O.C. Centro Operativo Comunale presieduto dal Sindaco Giuseppe Pezzanesi la ditta Gienne Antincendio di Tolentino ha donato alcune visiere paraschizzi (D.P.I. - dispositivi di protezione individuale COVID-19) che sono state subito messe a disposizione dei medici di base e pediatri della Città di Tolentino.
Erano presenti, oltre al Sindaco, Stefano Gobbi medico di base, l’Assessore alla Sicurezza Giovanni Gabrielli, il Comandante della Polizia Locale David Rocchetti e il Coordinatore del Gruppo comunale di Protezione Civile Venanzio Picotti con Mirco Bibini.
Il Sindaco Pezzanesi ha ringraziato la Gienne Antincendio per aver messo a disposizione gratuitamente questi importanti dispositivi di protezione individuale per i medici di base e i pediatri che si trovano in prima linea nel combattere il Coronavirus mettendo a repentaglio la loro stessa vita. Non smetteremo mai di ringraziare e di essere grati ai medici, agli infermieri, agli operatori sanitari e a tutti i volontari che ogni giorno, tra molte difficoltà, operano in campo sanitario, negli ospedali, per curare e per sostenere anche psicologicamente le persone contagiate che si trovano a vivere ed affrontare da soli il loro dramma e che trovano negli stessi medici e infermieri i loro unici interlocutori.
In relazione alla notizia che riporta le proiezioni dell’Osservatorio nazionale sulla salute delle Regioni italiane (leggi qui l'articolo), circa le date possibili da cui si cominceranno ad azzerare i nuovi casi di positività al Coronavirus nelle diverse regioni italiane, gli studi interni dell’ente effettuati sui relativi dati evidenziano che il calcolo nazionale non risulta corretto per quanto riguarda la Regione Marche. In base alle previsioni effettuate si arriva per l’intera regione allo zero alternato dei casi tra il 25 e il 30 maggio, cioè un mese prima rispetto alle previsioni nazionali.
“Abbiamo tenuto in costante monitoraggio i dati – afferma il presidente Ceriscioli e questo ci consente di effettuare una stima abbastanza precisa e aderente alle dinamiche effettive della malattia nella nostra Regione. I numeri ci dicono che stiamo tendendo allo zero alternato dei positivi, già raggiunto ad Ascoli-Fermo, con velocità diverse, in relazione alle diverse intensità di contagio che si sono registrate nella nostra regione. Queste evidenze ci permetteranno di organizzare con molta precisione le riaperture, a partire dal 4 maggio, monitorano in modo particolare tutte le diverse situazioni. Ho già avuto modo di sottolineare che in nessun caso si potrà abbassare la guardia sulla sicurezza, soprattutto nei luoghi di lavoro, che dovranno garantirla nella massima misura”.
Lo studio regionale suddivide il territorio in tre distinte zone, in relazione all’intensità del contagio: l’area delle province di Ascoli-Piceno e Fermo, l’area Macerata-Ancona e l’area Pesaro-Urbino. L’analisi tiene conto inoltre del fatto che la numerosità dei tamponi ha subito forti variazioni: negli ultimi 5 giorni di marzo è stata effettuata una media di 605 tamponi al giorno; negli ultimi 5 giorni, tra il 16 e il 20 aprile, è stata effettuata una media di 1079 tamponi. Per questo motivo va ritenuta errata la valutazione basata solo sulla crescita dei casi Positivi gg/gg, in quanto l’indicatore più appropriato dovrebbe essere la probabilità di trovare un positivo in rapporto ai tamponi eseguiti.
Nello specifico, la probabilità di trovare un positivo sui tamponi fatti è negli ultimi 5 giorni dello 0,061 (il 6% sui tamponi eseguiti), mentre negli ultimi 5 giorni di marzo era dello 0,24 (il 24% nei tamponi eseguiti).
I dati registrati quotidianamente indicano che:
1)Le province di Ascoli Piceno e Fermo sono a crescita zero/alternato da qualche giorno. La Provincia di Ascoli Piceno è a zero casi da 3 giorni e ha una crescita mobile distribuita su 3 giorni dello 0,0%, la Provincia di Fermo ha toccato gli zero casi in modo alternato e ha una media di crescita di 2 casi al giorno.
2) Le province di Macerata e Ancona hanno una crescita strutturata dello 0,9%.
Ancona ha una media mobile dello 0,75% (ultimi 5 giorni), una media di 16 casi al giorno, con una probabilità di trovare un positivo dello 0,04 (negli ultimi 30 giorni il numero dei tamponi è raddoppiato).
Macerata ha una crescita di 9 casi al giorno con una media mobile dello 0,9%.
3) La provincia di Pesaro-Urbino ha una media negli ultimi 3 giorni di 18,6 casi al giorno, una mediana di 20 casi (valutazione ultima settimana), una crescita media (ultimi 5 giorni) dello 0,9% e una media mobile dello 0,8%. Pesaro Urbino è la provincia che ha registrato l’impatto maggiore, ma è anche la provincia che nell’ultimo mese ha registrato l’incremento maggiore del numero dei tamponi.
La stima della Regione Marche costruita con un modello previsionale e con l’inserimento nella valutazione del modello Marche (Data, incremento Tamponi al gg/gg, p positivi/tamponi, analisi comune/comune), basate su un corretto comportamento dei cittadini rispetto alle misure adottate, prevede:
1) Ascoli-Piceno e Fermo: hanno già raggiunto zero/alternato
2) Macerata: stima di zero/alternato 10-13 maggio
3) Ancona: stima di zero/alternato a metà 15-20 maggio
4) Pesaro-Urbino: stima di zero/alternato a metà 25-30 maggio.
E’ stato firmato nel pomeriggio l’accordo tra la Regione Marche e le sigle sindacali per la destinazione di 20 milioni di euro come riconoscimento economico agli operatori impegnati ormai da settimane nella cura e nell’assistenza ai cittadini colpiti dal Coronavirus.
Alla firma, che si è svolta in videoconferenza, erano presenti, insieme con il presidente Luca Ceriscioli e i dirigenti Lucia Di Furia (Sanità) e Rodolfo Pasquini (Ars), i rappresentanti Confederali di Cgil Cisl e Uil, Daniela Barbaresi, Sauro Rossi e Graziano Fioretti.
Nell’annunciare l’accordo, il presidente Ceriscioli aveva già evidenziato nei giorni scorsi come questo fosse caratterizzato dalla chiarezza, dalla certezza delle risorse, dall'impegno per tutte le figure impegnate nell’emergenza: dirigenti medici e sanitari, personale sanitario, socio-sanitario, tecnico e ausiliario del comparto, operatori di supporto, addetti alle pulizie e sanificazione degli ambienti. “Ora – afferma il presidente - si dovrà procedere velocemente nella definizione dei criteri per l’assegnazione delle risorse agli Enti del Servizio sanitario regionale”. “Saranno coinvolte – prosegue - tutte le 20 sigle sindacali del comparto e della dirigenza, e poi le Rsu e i rappresentanti sindacali aziendali. E’ un percorso complesso ma necessario per riconoscere il reale impegno del personale in questa situazione straordinaria, in cui ognuno ha dato il massimo e molti sono al lavoro ininterrottamente sin dalle prime ore dell’emergenza”.
Il passo successivo alla firma è la convocazione, in settimana, dei sindacati di categoria della dirigenza e del comparto, per definire le linee applicative del protocollo. Nel prossimo incontro dunque saranno presenti il servizio Sanità della Regione e i sindacati di categoria per la definizione delle linee applicative, dopo di che partiranno i percorsi interni alle Aziende.
Un aiuto concreto per far fronte all'emergenza sanitaria. Confindustria Macerata ha donato all'Area Vasta 3 un apparecchio radiologico portatile digitale - di produzione General Medical Merate e del valore di 49.000,00 euro - destinato alla Radiologia della struttura ospedaliera di Camerino.
Lo strumento, consegnato al reparto di Camerino nei giorni scorsi, sarà di estremo aiuto per l’attività diagnostica della struttura ospedaliera in quanto permette al paziente di effettuare l’esame direttamente al letto di degenza.
Il generoso gesto di Confindustria Macerata e di tutti gli imprenditori che ne fanno parte è il segno concreto della vicinanza al sistema sanitario e soprattutto ai pazienti e alle persone anziane, che hanno maggiormente necessità di cure e di particolari attenzioni.
"Un grazie di cuore all’associazione da parte di tutti gli operatori impegnati in questa grave emergenza, e dalla Direzione Generale Asur - sottolinea il direttore Alessandro Maccioni -. Il mio particolare ringraziamento va al Presidente Domenico Guzzini, e al Direttore Generale di Confindustria Macerata, Gianni Niccolo’ per la rapidità con la quale si è addivenuti all’acquisizione della donazione".
"La fine dell’emergenza Covid-19 in Italia potrebbe avere tempistiche diverse nelle Regioni a seconda dei territori più o meno esposti all’epidemia: in Lombardia e Marche, verosimilmente, l’assenza di nuovi casi si potrà verificare non prima della fine di giugno". Sarebbero proprio queste le ultime due regioni a liberarsi dal coronavirus secondo le proiezioni fatte dagli esperti dell'Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, coordinato dal Professor Walter Ricciardi, Direttore dell’Osservatorio e Ordinario di Igiene all’Università Cattolica, e dal Dottor Alessandro Solipaca, Direttore Scientifico dell’Osservatorio.
Secondo le proiezioni dell’Osservatorio a uscire per prima dal contagio da Covid-19 sarebbero la Basilicata e l’Umbria, le quali il 17 aprile contavano rispettivamente solo 1 e 8 nuovi casi; le ultime sarebbero le Regioni del Centro-Nord nella quali il contagio è iniziato prima. In Lombardia, in cui si è verificato il primo contagio, non è lecito attendersi l’azzeramento dei nuovi casi prima del 28 giugno, nelle Marche non prima del 27 giugno.
“L’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane ha effettuato una analisi con l’obiettivo di individuare, non la data esatta, ma la data prima della quale è poco verosimile attendersi l’azzeramento dei nuovi contagi - spiega il Dottor Solipaca – e si basa sui dati messi a disposizione quotidianamente dalla Protezione Civile dal 24 febbraio al 17 aprile”.
I modelli statistici stimati per ogni Regione sono di tipo regressivo (di natura non lineare) e, quindi, non sono di tipo epidemiologico, pertanto non fondati sull’ammontare della popolazione esposta, di quella suscettibile e sul coefficiente di contagiosità R0, ma approssimano l’andamento dei nuovi casi osservati nel tempo.
Le proiezioni tengono conto dei provvedimenti di lockdown introdotti dai DPCM. Pertanto, eventuali misure di allentamento del lockdown, con riaperture delle attività e della circolazione di persone che dovessero intervenire a partire da oggi, renderebbero le proiezioni non più verosimili.
Infine, si sottolinea che la precisione delle proiezioni è legata alla corretta rilevazione dei nuovi contagi, è infatti noto che questi possono essere sottostimati a causa dei contagiati asintomatici e del numero di tamponi effettuati.
"Le proiezioni effettuate evidenziano che l’epidemia si sta riducendo con estrema lentezza, pertanto questi dati suggeriscono che il passaggio alla così detta “fase 2” dovrebbe avvenire in maniera graduale e con tempi diversi da Regione a Regione. Una eccessiva anticipazione della fine del lockdown, con molta probabilità, potrebbe “riportare indietro le lancette della pandemia” e vanificare gli sforzi e i sacrifici sin ora effettuati" chiosano gli esperti.
Leggi qui la replica della Regione, che contesta lo studio dell'Osservatorio
Coronavirus Marche: riconoscimento economico agli operatori della sanità. A disposizione 20 milioni. Protocollo con i sindacati Con un protocollo che mette a sistema oltre 20 milioni di euro la Regione Marche e le segreterie regionali Confederali CGIL, CISL e UIL hanno formulato un piano, che sarà sottoscritto lunedì, per assegnare un riconoscimento economico a tutti gli operatori impegnati ormai da settimane nella cura e nell’assistenza ai cittadini colpiti dal Coronavirus.
“La caratteristica del nostro accordo – afferma il presidente Luca Ceriscioli – è la chiarezza, la certezza delle risorse, l'impegno non solo verso i dipendenti, ma anche per le altre figure che lavorano nei nostri ospedali: dirigenti medici e sanitari, personale sanitario, socio-sanitario, tecnico e ausiliario del comparto, operatori di supporto, addetti alle pulizie e sanificazione degli ambienti. E’ il dovuto riconoscimento ai nostri angeli del Covid, che meritano un ringraziamento non solo a parole per la loro opera immensa di queste lunghissime settimane: una presenza fatta prima di tutto di grande professionalità, ma anche di grandissima generosità, senso di responsabilità e attaccamento al lavoro, che sono risultati determinanti per fronteggiare la grave situazione che ha colpito con particolare intensità la nostra regione”.
L’emergenza epidemiologica da Covid-19 ha richiesto una profonda riorganizzazione delle attività ospedaliere e territoriali, con la riconversione di interi ospedali o aree, dedicati ai pazienti affetti dal contagio e con un importante incremento dei posti letto delle unità operative di malattie infettive, terapia intensiva e sub intensiva. Questa riorganizzazione ha avuto un forte impatto sulle condizioni di lavoro, soprattutto per gli operatori e per i profili professionali in servizio, e quindi più esposti al rischio di contagio, nelle aree di lavoro Covid. In relazione alla situazione straordinaria, che ha colpito anche con caratteristiche diverse le Aziende del SSR, le parti si sono impegnate a definire in tempi brevi i criteri di valorizzazione per riconoscere, anche se con diversi gradi, l’impegno e la qualificazione del coinvolgimento del personale, diversificato anche in relazione all’avvio della riorganizzazione correlata all’emergenza attuata da ogni azienda.
Inoltre per implementare le politiche del personale nelle prospettive dei cambiamenti di lungo periodo che la pandemia comporterà, La Regione si impegna a sostenere in sede nazionale l’inserimento nel primo provvedimento utile di una quota di riserva del Fondo Sanitario Nazionale per finalità premiali della professionalità."Consideriamo molto importante – dichiarano unitariamente Daniela Barbaresi, Sauro Rossi e Graziano Fioretti, rispettivamente Segretari Generali di CGIL CISL UIL Marche - che si riconosca e valorizzi concretamente il profondo senso di responsabilità, la particolare dedizione al lavoro e lo straordinario impegno profuso da tutti coloro che ormai da lungo tempo sono in prima linea per fronteggiare questa drammatica emergenza sanitaria. Un’emergenza che conferma il valore imprescindibile del sistema sanitario pubblico e dei lavoratori e lavoratrici che ne rappresentano il pilastro fondamentale. Significativo il riconoscimento dell’impegno di medici, infermieri, oss, tecnici, ausiliari, ma anche dei lavoratori addetti a pulizie e sanificazione degli ambienti".
L’avvocato civitanovese Francesco Mantella, secondo firmatario della petizione contro il Covid Hospital alla Fiera di Civitanova Marche, è intervenuto sull’argomento replicando ad alcune dichiarazioni del consigliere regionale Francesco Micucci.
“Micucci parla ancora di struttura per le terapie intensive quindi di breve durata, mentre Bertolaso parla di lungodegenze e di una struttura che sarà di riferimento a livello internazionale e che durerà sino al 2025”. Essendo due finalità contrastanti - spiega Mantella - quale delle due è prevista nell’atto deliberativo della Regione Marche e nella Convenzione firmata dal Sindaco di Civitanova, se ancora esistono e contano ancora qualcosa”? – domanda l’avvocato - .
“Micucci parla di una sorta di promessa del Presidente Ceriscioli di completare l’ala nuova di due piani dell’ospedale di Civitanova – continua Mantella - . Noi, che di Ceriscioli abbiamo smesso di fidarci da tempo, vorremmo vedere, anche in questo caso, almeno un atto deliberativo della Giunta Regionale in tale direzione. Intanto, visto che le “polemiche stanno a zero” può il Consigliere regionale Micucci spiegare come possano coesistere, a livello amministrativo e contabile, il recentissimo atto deliberativo della Regione per “accelerare” i lavori del Nuovo Ospedale Unico Provinciale (quello della Pieve a Macerata) con una delibera per il completamento di una nuova ala di un Ospedale, quello di Civitanova, che deve essere necessariamente, in questa incredibile ed inaccettabile (specie dopo quanto è successo con la pandemia in quella Lombardia a cui si fa tanto riferimento) strategia di politica sanitaria regionale, ridimensionato e declassato, perché questo prevede il recente piano sanitario, prosegue l’avvocato.
Il Consigliere Micucci ce lo spieghi con atti concreti e non con parole che, per noi che “tardiamo” a capire, sono incomprensibili. Dobbiamo chiederlo per Civitanova, per i civitanovesi e non soltanto, per necessaria trasparenza ed a futura memoria”.
“Inoltre – conclude Mantella - desideriamo conoscere e sapere di quali somme, ad oggi, si dispone per la realizzazione della struttura, la loro provenienza, i soggetti e le modalità tramite i quali esse verranno percepite e spese, i criteri di individuazione dei soggetti che andranno a svolgere attività lavorativa e eseguire forniture nel cantiere in essere, nonché le rispettive competenze e, in ultimo, le ricompense per coloro che, a vario titolo, stanno avendo ed avranno “voce in capitolo” sulla questione”.
Guido Bertolaso è arrivato nel primo pomeriggio di oggi a Civitanova Marche per dare il via ai lavori della nuova struttura da 100 posti letto di terapia intensiva e sub-intensiva presso il centro fiere. Il completamento del nuovo ospedale è atteso in circa due settimane, sulla scia di quanto avvenuto alla fiera do Milano.
"È una struttura che ha in'importanza decisiva per quanto riguarda il futuro sviluppo di questa epidemia - ha specificato Bertolaso -. Sappiamo che siamo in un fase con meno contagi, sebbene il calo abbia tempi e modalità diverse rispetto a quelle previste. L'obiettivo primario è quello di liberare gli ospedali, che oggi non possono fare altro che curare i malati Covid. Vogliamo fare in modo che possano ripristinare le normali attività, sospese 3 mesi fa".
"Nessuno, inoltre, ci può garantire che questa epidemia non possa ripartire tra qualche mese - afferma Bertolaso -. Vogliamo farci trovare impreparati anche di fronte alla prossima emergenza?"
"Non possiamo sottovalutare il virus - dice il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli -. Del progetto elaborato da Bertolaso, mi è piaciuta molto l'attenzione nei confronti degli operatori sanitari, a cui saranno garantite le migliori condizioni di sicurezza".
"C'è bisogno di dare una risposta ai malati non-Covid. Il piano che inizieremo da lunedì andrà proprio in questa direzione - prosegue Ceriscioli -. Ringrazio ancora il sindaco di Civitanova Fabrizio Ciarapica, e sottolineo come l'ospedale di Civitanova Marche sarà tra i primi a non avere più pazienti Covid e a tornare alla propria attività. La sua struttura sarà presto completata anche nei piani oggi vuoti. In ogni caso, la guardia va tenuta alta a lungo. Chi è contro questa struttura è sicuro che non ci sarà un ritorno della malattia da qui a un anno? Sappiamo che le pandemie, in passato, hanno avuto questa caratteristica".
“Qualche giorno or sono, leggevo su una testata giornalistica una intervista rilasciata dal direttore dell’Area Vasta 3, dott. Alessandro Maccioni, in cui il funzionario spiegava che 'l’ospedale provinciale ora serve più che mai'.
Addirittura rafforzava il concetto ribadendo in modo retorico “Stiamo andando avanti con il nuovo ospedale. Anche dopo l’esperienza del coronavirus si chiederà qualcuno ? A maggior ragione adesso”.
Ora, si noterà che il Direttore Maccioni, come anche il Presidente Ceriscioli e l’assessore Sciapichetti, non usano più il termine ospedale “unico” ma quello di “provinciale”: si badi bene, il tentativo – in verità malcelato – è quello di non evocare il termine unico, che anche al profano fa venire in mente la sparizione degli altri; usano il termine provinciale, che è più soft, più equivoco, più morbido. Lo scrive, in una nota stampa, Marco Massei – vicepresidente del comitato a difesa dell’ospedale di San Severino - facendo riferimento ad alcune dichiarazioni rilasciate alla stampa dal direttore dell’Area Vasta 3 Alessandro Maccioni sull’Ospedale Unico provinciale.
“La sostanza non cambia – continua Massei - tutti sanno che in materia sanitaria la “coperta” è corta e i denari utilizzati per costruire una nuova struttura di quel genere (oltre 600 posti letti) costringerebbe la Regione a sopprimere o, a ridimensionare fortemente, tutti gli altri ospedali che, nella migliore delle ipotesi, “retrocederebbero” a “ospedali di comunità”: in pratica, una R.S.A. È bene, dunque, non abboccare all’amo delle distinzioni terminologiche: ospedale unico e ospedale provinciale, sono la stesa cosa”.
“Per quanto riguarda l’ospedale “vecchio” di Macerata – spiega Massei - sorprende leggere che sarebbe in previsione di destinarlo a “ospedale di riserva”, per le emergenze: ma come, si dirà il cittadino medio (come il sottoscritto), dopo le enormi spese affrontate per l’ampliamento dell’ospedale ora la struttura rinnovata la si usa solo come “riserva” o, peggio ancora, per destinarla ad una più comoda sede amministrativa?
Ma se da tutte le parti – pubbliche e private – si predica l’incentivazione (attuale e futura) dello smart working (o lavoro agile, da casa, con il p.c.) come può sussistere la necessità di ampliare le sedi ammistrative? – si domanda - .
Sull’ospedale di San Severino Marche, il Direttore afferma che è l’unico ospedale idoneo, anche se non ha rianimazione: peccato, però, che non ha riferito che questo nosocomio è attualmente strategico per l’intera provincia (soprattutto per i No Covid, come si dice ora) e che solo grazie all’efficienza di tale ospedale - per cui in tanti ci siamo sempre strenuamente battuti - si è evitata una tragedia nella drammatica emergenza del Covid.
E, soprattutto, rammarica leggere che il presidio ospedaliero settempedano – così come segnalato dal primo cittadino – sia anche scomparso dalle “carte” della programmazione regionale: infatti, le delibere regionali n. 272 del 9 marzo e 320 del 12 marzo dimenticano, clamorosamente, il ruolo dell’ospedale di San Severino Marche. Ora, è stata una svista amministrativa della Dirigente?
Oppure, è una “dimenticanza” voluta ? Si domanda il vicepresidente del comitato.
Qualcuno dovrà chiarire, rispondere, ma ad oggi, mi risulta che il silenzio regni sovrano”.
“Credo – prosegue Massei - che sia giunto il momento di attuare una vera programmazione della sanità marchigiana, salvaguardando l’efficienza che aveva in passato, basata proprio sulla capillarità delle strutture sanitarie: la Regione Marche, come sostiene qualcuno, va declinata al plurale, perché è fatta di profonde differenze orografico-territoriali (costa, collina, montagna), di importanti distinzioni economiche (il tessuto produttivo anconetano, pesarese, rispetto a quello della costa maceratese e ascolano e, ancora, rispetto all’interno), di forti differenze viarie ( autostrade, strade a scorrimento veloci, strade comuni e vie impervie).
Tali distinte realtà, in sede di programmazione, anche sanitaria, non possono essere considerate uniformi.
Inoltre, amministrare vuol dire programmare, vedere in avanti, non navigare a vista, senza una meta precisa: le scelte devono essere ponderate in vista del futuro, senza la necessità (tipicamente italiana) di rincorrere l’emergenza. La parola magica è una sola: prevenzione. Qui, però, per così dire, casca l’asino.
In questa tremenda situazione surreale che stiamo tutti vivendo sulla nostra pelle, non ho sentito discutere di prevenzione: non si parla della necessità di reperire personale per effettuare l'esecuzione di tamponi (Il Veneto ha un tasso di letalità molto inferiore alla Lombardia proprio perché ha effettuato tanti tamponi, isolando tempestivamente i casi sospetti); non si parla della opportunità di verificare l'osservanza della quarantena fiduciaria, al fine di evitare i “contagi domestici”; nulla ho sentito in merito all'esecuzione di necessarie indagini epidemiologiche; e, soprattutto, della probabile necessità di dover allestire – ci si augura al più presto o, comunque, entro pochi mesi - centri di vaccinazione cui afferirà gran parte della popolazione quando sarà pronto e distribuito il vaccino anticoronavirus.
Allora, non è il caso di spendere i soldi per queste indispensabili attività di prevenzione, anziché spenderli in “murature “ nuove?” – la domanda finale di Massei a Maccioni - .
Continua l’impegno della Fondazione Carima in relazione all’emergenza epidemiologica da Covid-19. Dopo i primi interventi realizzati nella fase iniziale di diffusione del Coronavirus nel territorio maceratese, infatti, il Consiglio di Amministrazione ha deliberato nei giorni scorsi il sostegno dell’ente al “Progetto 100” promosso dalla Regione Marche.
L’iniziativa prevede l’allestimento di una struttura da 100 posti letto di terapia intensiva e sub-intensiva presso il centro fiere di Civitanova Marche, a supporto dei Covid-hospital marchigiani che risultano essere al limite della potenzialità ricettiva e in un’ottica di graduale ripresa delle attività sanitarie riguardanti i malati no-Covid al momento rimandate.
La Fondazione Carima ha dunque risposto positivamente all’appello del Governatore Luca Ceriscioli attraverso una donazione di attrezzature mediche per un controvalore di circa 100.000,00 euro.
Si tratta, nel dettaglio, di 42 letti ospedalieri tecnologicamente avanzati specifici per degenze ad alta intensità di cura che, grazie ai meccanismi e ai materiali di ultima generazione con cui sono stati progettati, riescono a coniugare massima efficienza operativa del personale medico/infermieristico e assistenza di qualità al paziente.
Gli stessi – dotati di materasso antidecubito preventivo, asta porta flebo e asta solleva malato – sono assimilabili a veri e propri strumenti terapeutici che favoriscono la guarigione del paziente, assicurandogli comfort e sicurezza, e facilitano il lavoro di chi li assiste.
A questi si aggiungono anche 3 sollevatori con imbracatura per spostare in sicurezza i pazienti senza causare lesioni ai medesimi o agli operatori. Sono supporti utili per esigenze varie e complesse, come ad esempio il sollevamento da pavimento o in orizzontale, il trasferimento dal letto alla sedia a rotelle e viceversa, l'assistenza nella ripresa della deambulazione
Nella consapevolezza della drammaticità del momento, quindi, la Fondazione Carima ha ritenuto opportuno accogliere la richiesta della Regione Marche, quale principale istituzione territoriale deputata ai servizi sanitari, e ha deciso di farlo nella modalità che oramai è diventata un tratto distintivo della propria azione istituzionale nell’ambito della sanità, vale a dire mediante l’acquisto diretto di dotazioni tecnologiche.
Questo risultato è ancora una volta frutto del rapporto di collaborazione e fiducia costruito negli anni con l’azienda sanitaria unica regionale e, in particolare, con la direzione e le funzioni tecniche dell’Area Vasta n° 3, nonché del lavoro di squadra con i tecnici della Regione Marche che si stanno occupando della realizzazione del “Progetto 100”.
“È ferma volontà del Consiglio di Amministrazione – ha dichiarato la Presidente Rosaria Del Balzo Ruiti – che tali attrezzature mediche, una volta superata l’attuale fase emergenziale, non rimangano inutilizzate bensì vengano destinate ai presidi ospedalieri della provincia di Macerata che ne hanno bisogno. In tal senso ho già sollecitato la Regione Marche affinché prenda accordi al riguardo con l’Area Vasta n° 3 e mi adopererò personalmente per conseguire questo obiettivo”.
L’adesione della Fondazione Carima al “Progetto 100” è l’ennesima conferma che la salute della propria comunità di riferimento rappresenta da sempre una priorità per l’ente, che per il biennio 2019-2020 aveva già intrapreso un piano pluriennale di donazioni sanitarie in favore dei presidi ospedalieri della provincia di Macerata per 750.000 euro a fronte di un valore di mercato di oltre un milione di euro.
“È stata riaperta la campagna tesseramento Soci della Croce Verde di Macerata per l’anno 2020". Il Consiglio Direttivo fa sapere che la quota di adesione è rimasta la stessa dello scorso anno ed è quantificata in € 10 minimo. Diventare Socio o rinnovare il tesseramento significa aiutare la Croce Verde di Macerata a portare avanti la sua benemerita attività sociale. Tutti i giorni il personale della Croce Verde rivolge il suo operato alla collettività; in queste settimane caratterizzate dall’emergenza Covid19, le attività svolte sono maggiori e più impegnative sono le spese da affrontare (si pensi ad esempio alla necessità di sanificare i mezzi dopo ogni intervento).
"Per questo il sostegno di tutti è più che mai importante oggi- fa sapere il direttivo - .
Naturalmente, viste le limitazioni imposte dal Coronavirus, per il momento si potrà sottoscrivere la tessera da Socio solamente tramite bonifico bancario. L’iban da utilizzare è: IT50A0849113400000120101669.
La ricevuta del bonifico sarà valida come documento per il tesseramento. La Segreteria poi, provvederà ad emettere le tessere da Socio e in un secondo momento sarà possibile ritirarle presso la Sede di viale Indipendenza a Macerata.
Diventa Socio o rinnova la tua tessera per il 2020! Entra nella grande famiglia della Croce Verde".