PORTO POTENZA PICENA – Elly Schlein, segretaria nazionale del Partito Democratico, protagonista della serata che ha radunato una numerosa folla in Piazzale Douhet a Porto Potenza Picena, "nella tana del lupo", per la tappa conclusiva della giornata marchigiana di Matteo Ricci, europarlamentare e candidato alla presidenza della Regione. La leader dem ha arringato la folla con un discorso denso di contenuti e priorità, rilanciando la sfida del centrosinistra: “Sono convinta che insieme con la forza di ciascuno saremo in grado di vincere. Ricci sarà un grande presidente e batteremo questa destra nelle Marche e poi anche nel Paese”.
L’appuntamento di Porto Potenza, organizzato in occasione della Festa dell’Unità, ha chiuso una giornata cominciata in mattinata ad Ancona, davanti all’ospedale Torrette, dove Ricci e Schlein hanno denunciato le criticità della sanità regionale, e proseguita nel pomeriggio a Fabriano con un confronto con sindacati e lavoratori su crisi aziendali, lavoro e aree interne.
Sul palco, prima dell’intervento dei due leader, si sono alternati i candidati dem della circoscrizione maceratese – Simona Galiè, Romano Carancini, Andrea Marinelli, Leonardo Catena, Lidia Iezzi e Clara Maccari – insieme a Sandro Bisonni (Avs) e Stefania Monteverde, della civica “Matteo Ricci”.
“Questa non è la tana di nessuno – ha esordito Matteo Ricci – la tana è dei marchigiani, che meritano di tornare a essere una comunità aperta e proiettata al futuro”. Duro il passaggio sulla sanità regionale: “Non si può dire che le liste d’attesa siano colpa dei cittadini che si curano troppo. È irresponsabile. Troppe persone rinunciano a curarsi, e questo sarà il primo vero cambiamento: investiremo nella sanità pubblica e chiederemo che sia finanziata almeno al 7% del Pil, contro una privatizzazione strisciante che sta avanzando”.
Ricci ha toccato anche i temi economici: “L’economia marchigiana è ferma. Con i dazi di Trump rischiamo un colpo mortale. Servono subito risorse per sostenere le imprese e un salario minimo regionale a 9 euro l’ora”. Sulla Zes ha rilanciato: “Non è un decreto legge ma un disegno di legge, senza fondi reali. Non accetto che i marchigiani vengano presi in giro: il primo ottobre andrò dalla presidente del Consiglio a chiedere che i soldi vengano stanziati davvero”.
Sul piano internazionale, Ricci ha ribadito: “Non saremo una regione con i paraocchi. Al primo consiglio regionale riconosceremo lo Stato di Palestina. Non è più possibile voltarsi dall’altra parte”.
Accolta da un lungo applauso, Elly Schlein ha preso la parola subito dopo Ricci: “Grazie per questa piazza di partecipazione e speranza. L’unità non la facciamo per noi, ma perché ce la chiede la nostra gente”. La segretaria dem ha quindi delineato cinque priorità del programma.
Ha parlato innanzitutto della sanità, che a suo avviso non può continuare a essere smantellata da tagli e privatizzazioni. “Non possiamo accettare che chi ha soldi salti la fila andando dal privato, mentre chi non li ha rinuncia a curarsi – ha affermato – servono investimenti per rafforzare reparti, assumere medici e infermieri e intervenire anche sulla salute mentale, che non può più restare un tabù”.
La leader dem ha poi posto l’accento sulla scuola e sull’università, definendole i primi luoghi di emancipazione sociale. “Dobbiamo prenderci cura degli asili nido, che creano occupazione femminile e sostegno alle famiglie. Non ci basta una presidente donna se non difende i diritti delle donne. E bisogna investire di più nell’università pubblica, che questo governo sta progressivamente definanziando, mettendo a rischio il diritto allo studio”.
Un altro punto centrale è stato quello del lavoro. “Il lavoro deve essere dignitoso e di qualità, non povero né sfruttato. È vergognoso che abbiano bloccato la nostra proposta sul salario minimo. Serve più prevenzione e più sicurezza nei luoghi di lavoro, con controlli serrati e la fine della logica dei subappalti a cascata introdotta da Meloni e Salvini negli appalti pubblici”.
Schlein ha denunciato anche l’assenza di politiche industriali in questi ultimi anni, sottolineando il peso insostenibile delle bollette, “le più care d’Europa”, che frenano l’economia marchigiana già in difficoltà. Ha chiesto di scollegare il prezzo dell’energia da quello del gas e di attuare misure concrete per sostenere le imprese e le famiglie, ricordando come i dazi commerciali americani rischino di aggravare ulteriormente la situazione.
Infine, un passaggio sui diritti sociali e civili: “Se neghi il diritto allo studio, neghi il futuro di un Paese. Dobbiamo tornare a investire nelle case popolari, reintrodurre un fondo per l’affitto e sostenere le famiglie in tutte le loro forme, non solo quella tradizionale di cui parla la destra. Le famiglie sono tante, plurali e diverse, e tutte meritano rispetto e sostegno”.
Infine, un appello alla mobilitazione: “Alle europee ha votato meno del 50% degli italiani, ma voi siete il volto del cambiamento nelle Marche. Se ciascuno di noi si assume la responsabilità di coinvolgere amici e conoscenti, costruiremo un’onda che farà la differenza. Guardiamo al futuro con la consapevolezza che, senza memoria del passato, non si può costruire un domani migliore. La nostra coalizione è unita non contro qualcuno, ma per ciò che vogliamo costruire insieme, per le Marche e per l’Italia”.
L’evento si è chiuso con un vero bagno di folla per Schlein, rimasta a lungo in piazza tra selfie, strette di mano e scambi di battute con i presenti, circondata da curiosità, entusiasmo e calore popolare.
A Civitanova il segretario nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani, è arrivato per presentare ufficialmente i candidati del partito per la provincia di Macerata. L’incontro, aperto al pubblico, ha richiamato numerosi cittadini e sostenitori, testimoniando il clima di attenzione alla corsa elettorale.
Ad accogliere il vicepremier e ministro degli Esteri, insieme ai candidati locali, anche il senatore Francesco Battistoni, volto di riferimento per il partito nelle Marche.
I candidati in campo per Forza Italia nella provincia di Macerata sono: Gianluca Pasqui, Fabrizio Ciarapica, Mattia Orioli, Barbara Antolini, Emanuela Addario e Cecilia Cesetti. Una squadra eterogenea, espressione del territorio e delle sue diverse realtà.
Durante il suo intervento, Tajani ha ribadito con forza l’identità del partito: "Siamo un partito moderato e popolare. Abbiamo una credibilità nel territorio, vinceremo per le proposte e non per gli attacchi", ha affermato, sottolineando la linea costruttiva che Forza Italia intende perseguire nella campagna elettorale.
Sul fronte delle critiche alla gestione sanitaria regionale, il leader azzurro ha risposto con fermezza: "È una situazione che ci siamo ritrovati quando siamo andati al governo e che stiamo cercando di migliorare. Non bastano cinque anni per risolvere problemi creati da altri”. Un richiamo alla continuità e al lavoro avviato durante la legislatura in corso, sotto la guida del presidente Francesco Acquaroli".
Tajani ha poi lanciato un messaggio anche agli elettori del centrosinistra, sottolineando l’assenza di una forza autenticamente moderata in quello schieramento: "Gli ex socialisti e i moderati di centrosinistra non esistono più. Possiamo essere una risposta e un punto di riferimento anche per loro".
Particolare attenzione è stata riservata alla valorizzazione delle Marche, regione definita da Tajani come "produttiva e industriale", con un tessuto economico vivace da sostenere a livello europeo: "Dobbiamo lavorare sulle opportunità economiche in Europa per valorizzare l’imprenditoria e l’artigianato della regione", ha dichiarato, evidenziando l’impegno per il rilancio economico del territorio.
Infine, il segretario ha rilanciato il progetto di governo regionale: "Vinceremo perché abbiamo la coalizione migliore e un progetto di governo che i cittadini hanno già saputo apprezzare nei cinque anni di gestione Acquaroli, tra proposte portate a termine e idee per il miglioramento sanitario, infrastrutturale, economico e di immagine della nostra regione".
"Cinque anni di lavoro intenso per rafforzare il tessuto produttivo, sostenere imprese, lavoratori e famiglie, con risultati concreti e indicatori in crescita". Con queste parole Francesco Acquaroli, governatore uscente delle Marche e candidato del centrodestra alla presidenza della Regione, ha tracciato un bilancio del suo mandato in vista delle prossime elezioni regionali.
Secondo Acquaroli, i numeri confermano la validità del percorso intrapreso: oggi le Marche registrano un tasso di occupazione del 67,2%, superiore di cinque punti alla media nazionale. Anche il tasso di disoccupazione è in netto calo, fermandosi al 5,1% rispetto al 6,5% del dato nazionale. Migliorano anche i dati relativi all’occupazione femminile, al 5,7% (contro il 7,3% italiano), e quella giovanile, al 12% (contro il 14,5%).
Risultati che, secondo il presidente uscente, "premiano la strategia adottata soprattutto grazie all’utilizzo della programmazione europea. Le Marche risultano infatti terze in Italia per l’utilizzo dei fondi FESR, uno degli obiettivi prioritari dell'amministrazione regionale. La regione si posiziona anche tra le più dinamiche del Centro Italia per crescita del PIL, un segnale, sottolinea Acquaroli, di vitalità economica e di competitività".
Guardando al futuro, il candidato del centrodestra ha delineato una nuova fase di rilancio fondata su tre direttrici chiave. "La prima è la creazione di una piattaforma tra imprese e università, capace di anticipare i fabbisogni formativi dei prossimi anni e di orientare i giovani verso percorsi coerenti con le reali richieste del mercato del lavoro, così da favorire un collegamento più diretto ed efficace tra domanda e offerta".
La seconda riguarda il sostegno alle piccole e medie imprese, in particolare per quanto riguarda l’occupazione. "Molte aziende, ha spiegato Acquaroli, faticano a trovare figure professionali qualificate e spesso rinunciano ad assumere per motivi legati alla sostenibilità economica. Per questo motivo, la Regione intende mettere in campo strumenti concreti per facilitare le assunzioni, investire sulla formazione e potenziare l’organizzazione produttiva".
Infine, viene confermata la volontà di spingere con decisione sull’internazionalizzazione. "Le imprese marchigiane devono poter accedere con maggiore facilità ai mercati esteri e affrontare con strumenti adeguati le sfide dell’innovazione e della ricerca", perché, secondo Acquaroli, "la competitività della regione dipende anche dalla capacità di guardare oltre i propri confini".
"Le Marche hanno dimostrato di saper reagire alle difficoltà e di poter essere un modello di crescita e innovazione", ha concluso Acquaroli. "Con il sostegno dei cittadini vogliamo proseguire su questa strada, mettendo sempre al centro le nostre imprese, i nostri giovani e il futuro della comunità marchigiana, con l’obiettivo di riportare la nostra regione tra le più sviluppate del Paese".
Chi ha ancora confidenza con la cultura rurale, arcaica e bigotta, ma comunque affascinante, si ricorderà delle lenzuolate. Cos’erano? Voleva la vulgata che dopo la prima notte di nozze la neosposa mostrasse, appendendole alla finestra, a tutto il contado le lenzuola macchiate di sangue per far vedere che era giunta illibata agli sponsali e che la verginità era stata donata al marito.
Era così forte questa credenza che Trotula De Ruggiero o Trota di Salerno (XI secolo) – la prima donna medico riconosciuta in Italia – nel suo saggio d’igiene, il Tortula, raccomanda: “Il giorno prima del suo matrimonio, la donna si metta cautamente una sanguisuga sulle labbra vaginali, avendo cura che non si infiltri per errore; allora il sangue uscirà e si formerà una piccola crosta in quel punto.”
La lenzuolata dunque è un titolo di merito. Ma al Sindaco di Macerata e al suo assessore ai lavori pubblici non piace far sapere a tutti che hanno perso la verginità: cioè hanno un rapporto problematico con l’opinione pubblica.
Già due volte sono comparsi dei manifesti "su tela" all’imbocco di via dei Velini per protestare per la lentezza dei lavori per quella strada – si ricorderà che il Giullare, mettendo a paragone il cantiere di questi 400 metri maceratesi con l’Autosole, ha constatato che se l’A-1 fosse stata realizzata con i tempi cittadini ci sarebbero voluti 21 secoli per portarla a termine. Il che spiega perché l’assessore ai lavori pubblici parli d’intervento epocale a proposito della “corta di Villa Potenza” – e per due volte alla velocità della luce sono stati rimossi.
Pare che l’assessore Paolo Renna – che tra l’altro ha il suo bacino elettorale proprio a Villa Potenza – abbia mobilitato in tutta fretta la municipale per cancellare la lenzuolata rea di lesa maestà.
Viene appena in mente che sabato scorso a San Giuliano un signore extracomunitario decisamente in preda ai fumi dell’alcol intorno alle 18 stava molestando tutti gli astanti. Di gente ce n’era tanta, assiepata sulla rotonda dei giardini Diaz – ancora chiusi per i lavori e chissà fino a quando, visto che era stato promesso “a San Giuliano si apre” e, comme d’habitude, a Macerata nessuna scadenza legata ai lavori è stata rispettata. Ma interpellati i vigili urbani hanno risposto: “Abbiate pazienza, abbiamo tanto da fare.”
Che fossero impegnati in via dei Velini a rimuovere l’onta? Sia come sia, il lenzuolo bis, prima di essere fatto sparire, è comparso appeso al camion che sosta ormai da mesi inerte nel cantiere di via dei Velini con la scritta: "O Sandro, O Sandro perché non rendi poi quel che prometti allor? Firmato G. Leopardi". Difficile equivocare chi sia il Sandro in questione e perciò, a sirene spiegate, arriva l’urbano e ammaina la protesta.
Che però s’era già espressa: sabato 23 agosto, sempre alle transenne del cantiere della "corta" di Villa Potenza, era stato appeso un altro lenzuolo con scritto: “Prima il ponte sullo Stretto poi via dei Velini.” Questo non era piaciuto all’assessore ai lavori pubblici, che ne aveva disposto l’immediata rimozione.
Che strano però, perché lo stesso Andrea Marchiori si era fatto fotografare sorridente, il 25 agosto, in compagnia di tutto lo stato maggiore cittadino della Lega con il Sindaco Sandro Parcaroli – con tanto di fascia tricolore e forbici d’ordinanza – all’inaugurazione della rassegna “Non è niente”, installazione artistica del progetto MarcheLove, una sorta di inno alla satira popolare sotto i neon multicolori di vicolo Consalvi, ribattezzato per l’occasione Vicolo Con Salvini.
E il ritratto più sorridente di tutti era proprio quello di Marchiori, in compagnia del fidato Sergio Romano, presidente della folta e molto ascoltata Associazione commercianti del centro storico, che non perde occasione per farsi un bagno di cultura.
Il fatto è che ci sarebbe molto da discutere sulla rimozione che il Comune compie di questi lenzuoli di protesta, che evidentemente dimostrano come questa giunta abbia perduto la verginità del rapporto con i cittadini, esasperati dalla lentezza, dalla mancata programmazione e spesso dall’illogicità dei cantieri.
Perché è vero che il Comune può sanzionare in base all’articolo 663 del Codice penale chi affigge abusivamente un manifesto (reato peraltro depenalizzato), ma sulla rimozione c’è molto da discutere.
Prima di tutto perché le lenzuolate eliminate non sono offensive di nessuno; secondo, perché esistono dei limiti alla rimozione – su questo si sono pronunciate sia la Cassazione che la Corte costituzionale, che insistono sulla necessità di tutelare il diritto al dissenso; terzo, perché esiste l’articolo 21 della Costituzione, che da questo punto di vista è ultimativo: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.”
Ora, il Comune può agire solo se il contenuto dello striscione è denigratorio o incita alla violenza, interferisce con un servizio pubblico o crea un danno ai beni “investiti” dallo striscione. Nel caso della “corta” di Villa Potenza nulla di tutto ciò è intervenuto.
Se ne ricava perciò che il Comune di Macerata, con Sindaco Sandro Parcaroli, ha inaugurato una nuova stagione in città: quella della censura. Ma che volete farci: sulla corta di Villa Potenza non si può, ma in vicolo Con Salvini sì!
In vista delle prossime elezioni regionali nelle Marche, Assobalneari Italia ribadisce l’importanza di individuare candidati capaci di difendere il settore balneare e i diritti acquisiti dai concessionari storici.
"Alle prossime elezioni regionali nelle Marche sosteniamo chi ha sempre difeso il nostro settore", afferma Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari Italia. L’associazione da anni sollecita un approccio equilibrato e realistico da parte delle istituzioni, che tenga conto delle peculiarità storiche, economiche e sociali del modello balneare italiano. Un'attenzione particolare è rivolta alla corretta applicazione della direttiva Bolkestein, affinché le future scelte politiche garantiscano la sostenibilità del comparto.
In vista delle elezioni regionali marchigiane, Assobalneari ha espresso la propria soddisfazione per la candidatura dell’ex senatore Salvatore Piscitelli nel collegio di Macerata nella lista "I Marchigiani per Acquaroli". "Piscitelli, nel corso del suo mandato parlamentare, è stato uno dei principali riferimenti del settore e, insieme al senatore Baldini, ha firmato l'emendamento he ha prorogato le concessioni demaniali marittime destinate a gara nel 2012, consentendo agli operatori balneari di proseguire le proprie attività fino al 2020 e salvaguardando migliaia di posti di lavoro", ricorda Licordari. "Continuiamo nella nostra battaglia auspicando di trovare al nostro fianco esponenti politici che sappiano tutelare il futuro di una eccellenza del turismo italiano", conclude il presidente di Assobalneari Italia.
Con questo intervento, Assobalneari ribadisce la volontà di un dialogo costante con le istituzioni e l’impegno a sostenere candidati che dimostrino attenzione e dedizione per un settore che rappresenta una delle colonne del turismo italiano.
MONTECASSIANO - Il gruppo consiliare di opposizione "Obiettivo Comune" interviene sulla questione della storica fiera di Sant'Egidio, denunciando quello che definisce un "progressivo e inesorabile declino dell'evento, sintomo dell'incoerenza tra le promesse di promozione turistica e la gestione concreta da parte dell'amministrazione comunale".
In una nota ufficiale, il gruppo sottolinea come la fiera, che affonda le sue radici nel XVII secolo, sia un patrimonio per tutta la comunità: "Un tempo era uno degli appuntamenti più importanti della regione. Poi, nel 1987, si è arricchita della Sagra della Papera, organizzata con passione dal Circolo ACLI, che ha trasformato la fiera in un vero e proprio polo di attrazione per visitatori da ogni parte delle Marche."
Secondo il gruppo di opposizione, negli ultimi dieci anni si è assistito a un "crollo evidente di frequentazione e di interesse, dovuto a una totale mancanza di attenzione da parte dell'amministrazione". Un disinteresse che ha colpito anche l'attrattività commerciale: "Il disinteresse degli espositori a partecipare è determinato anche dallo sbilanciamento tra il costo delle piazzole e la scarsa presenza di avventori. La fiera non è più economicamente sostenibile per i commercianti, che non trovano più conveniente parteciparvi."
"Il punto più basso di questo declino - denuncia il gruppo - è la mancata organizzazione della Sagra della Papera di quest'anno. Nonostante una tardiva concessione dei locali di proprietà comunale, i tempi ristretti, causati dal mancato rinnovo del comodato d'uso, non hanno permesso al Circolo Acli di procedere con l'organizzazione. Questo dimostra la totale assenza di un supporto concreto e tempestivo alle associazioni che per anni hanno lavorato per valorizzare il nostro territorio".
"Non possiamo accettare che un'amministrazione si riempia la bocca di parole come 'turismo' e 'tradizione', salvo poi dimostrare nei fatti un disinteresse totale per eventi che rappresentano la nostra storia e la nostra identità - conclude il comunicato -. Chiediamo che la Giunta si impegni concretamente per un piano di rilancio serio e a lungo termine per la fiera di Sant'Egidio, ridandole la dignità e l'importanza che merita. La nostra storia e la nostra cultura non possono essere barattate con il disinteresse e la superficialità."
Si è svolta questa mattina presso il bar "Samo - Fuori dal Corso" di Macerata, la conferenza stampa di presentazione della lista 'Progetto Civico – Avanti con Ricci'. Attorno al tavolo i sei candidati del collegio provinciale – Massimiliano Sport Bianchini, Giovanna Capodarca, Andreina Castelli, Piero Gismondi, Sofia Marchi e Stefano Servili – affiancati dai rappresentanti delle forze politiche che compongono la lista: Riformisti Marche, Movimento Socialista Liberale, Psi, Più Europa, Volt e Pri.
Ad aprire gli interventi è stato Massimiliano Sport Bianchini, presidente dell’Arci Macerata, ex assessore e candidato di 'Progetto Civico – Avanti con Ricci': "Siamo una lista fortissima e molto rappresentativa, la più forte in provincia per quanto riguarda la parte civica. Mettiamo insieme esperienze diverse, con un civismo vero, non improvvisato all'ultimo momento. Siamo rappresentati in tutta la provincia, da Camerino a Civitanova, passando per Macerata, Tolentino e Porto Recanati. La nostra forza è nell’unione tra civismo e soggettività politiche. Due ringraziamenti veri vanno a Paolo Mattei e Ivo Costamagna, senza i quali questa lista non sarebbe nata. Tutti ci temono perché in questa provincia abbiamo i voti: siamo di centrosinistra ma fortemente autonomi, non siamo la brutta copia di nessuno”.
Bianchini ha inoltre sottolineato il ruolo di Azione, che nella provincia di Macerata "è al 90% con questa lista", indicando in Giovanna Capodarca il punto di riferimento più avanzato. Centrale anche il contributo del Psi, definito “elemento costitutivo del progetto”.
La stessa Giovanna Capodarca, civitanovese con un passato nel volontariato, nel suo intervento ha sottolineato come la Regione Marche “ha bisogno di altro per crescere rispetto a un presidente che prende gli ordini da una mamma. Ricci può fare la differenza e rilanciare le Marche”.
Fra i candidati civitanovesi anche Piero Gismondi, attuale consigliere d’opposizione, stanco del continuo disordine che regna nell'amministrazione comunale della sua città: "Nel centrodestra si massacrano fra loro e ad ottobre probabilmente questa amministrazione cadrà. Diventa anche difficile per noi fare opposizione. Mi candido per sostenere Ricci, con lavoro, famiglia, sanità e casa come temi centrali del nostro impegno".
Sofia Marchi, storica dell’arte portorecanatese con a cuore l’ambito culturale ha dichiarato: "Le Marche sono una regione bellissima e meritano una partecipazione giovanile maggiore. Non sopporto quando si dice che si è sempre fatto così. Avanti ci permette di cambiare".
Il tolentinate Stefano Servili, medico e delegato provinciale CGIL medici ha parlato invece di come la sua esperienza lo abbia portato a “comprendere le esigenze del territorio soltanto attraverso l’ascolto”. Un ascolto che ha trovato molto forte con gli altri componenti del progetto civico: “Vogliamo cercare un’amministrazione condivisa, vicina ai cittadini e non calata dall’alto”.
Per Andreina Castelli, funzionaria dell’Erdis di Camerino alla prima esperienza in politica, le priorità sono una sanità che “a vederla così viene da piangere” e “spendersi a favore del territorio”.
Tra gli interventi più attesi, quello di Ivo Costamagna, che ha ricordato come la lista rappresenti "un laboratorio politico che riprende un filo spezzato nel 2015. Questa squadra è in grado di raccogliere voti. Fondamentali sono stati i ragazzi di Azione, cui va il merito maggiore. Il progetto riformista vero sta qui: noi riempiremo un vuoto lasciato da Italia Viva e daremo ad Avanti il successo che merita anche a livello nazionale. Perché Avanti? Perché il compito dei riformisti è portare avanti chi è rimasto indietro”.
A sostegno di "Avanti con Ricci" presente anche il capogruppo di "Macerata Insieme" David Miliozzi, che ha sottolineato il valore del progetto in un contesto di disaffezione alla politica: "Viviamo nel momento più alto di mediocrità della politica nazionale, sganciata dal territorio. Da qui nasce il disamore dei cittadini. In Avanti ci sono due ingredienti fondamentali: civismo e politica con la P maiuscola, fatta da persone che hanno sempre messo passione e concretezza, senza seguire il vento che tira".
Leonardo Piermattei (Riformisti in Azione), ha ribadito l’appoggio alla lista: "Chi è andato con Acquaroli non rappresenta la vocazione del partito. Azione è qui perché ha visto un concetto essenziale: la politica che ama il territorio. Questa lista ne è la dimostrazione pratica. Azione è un’idea e le idee vanno difese fino in fondo".
Hanno partecipato alla presentazione della lista anche Roberto Vezzoso (Psi) e Mauro Mazzieri (Volt). Infine, Paolo Mattei, nipote di Enrico e tra i principali promotori della lista, ha sintetizzato l’impegno del civismo in tre direttrici: "Territorio, fragilità, lavoro. Lo slogan? Siamo con il Pd, ma mai del Pd. Vogliamo mantenere valori che rischiano di andare perduti".
Al termine della conferenza, i promotori hanno ribadito che, dopo la sfida delle regionali, l’impegno sarà rivolto anche alle elezioni comunali. L’obiettivo dichiarato è dare alle Marche un laboratorio politico riformista e civico capace di guardare al futuro.
"Mi basta che la Lega arrivi seconda, ma con una percentuale a due cifre", ha dichiarato il vicepremier Matteo Salvini, riferendosi alle prossime elezioni regionali del 28 e 29 settembre, nelle quali auspica una netta vittoria del centrodestra guidato dal presidente uscente Francesco Acquaroli.
Parlando all’Hotel Monteconero di Sirolo in occasione della presentazione dei candidati della lega, il leader ha definito il voto nelle Marche come una tappa cruciale: "È la prima regione al voto e quindi darà il tono al clima politico nazionale. Scherzando – ha aggiunto – diciamo che indirizzerà anche i talk show".
Nel suo intervento, Salvini ha toccato diversi temi, dalla politica nazionale a quella internazionale, fino alle questioni più locali. Ha sottolineato, ad esempio, l’importanza dell’alta velocità sulla costa adriatica, promettendo l'avvio dei primi cantieri entro il 2027.
Non sono mancati i classici argomenti cari alla Lega: contrasto all’immigrazione irregolare – definita come una minaccia maggiore rispetto a quella dell’“armata rossa” – e lotta al terrorismo islamico, descritto da Salvini come "il cancro del mondo". Ha rilanciato poi le proposte fiscali del partito, parlando di "pace fiscale" e dell’innalzamento del tetto per la flat tax.
Sul fronte economico, il ministro ha annunciato che la prossima legge di bilancio conterrà "il più alto stanziamento di sempre per sanità e famiglie", e ha sottolineato come i dati attuali mostrino una disoccupazione ai minimi storici. "Con il centrodestra al governo, guardiamo già alla prossima legislatura fino al 2027, se gli elettori lo vorranno", ha aggiunto.
Accanto a Salvini erano presenti la segretaria regionale della Lega Giorgia Latini, l’onorevole Mirco Carloni e il presidente della Regione Francesco Acquaroli, con un intervento che ha sintetizzato il suo operato di 5 anni.
Salvini ha poi evitato di soffermarsi sul candidato del centrosinistra, l'europarlamentare Matteo Ricci: "Non entriamo nel merito delle inchieste, lasciamo a lui gli spot elettorali", ha tagliato corto.
Infine, un messaggio diretto ai candidati leghisti: "Lasciamo alla sinistra il linguaggio della rabbia. Noi dobbiamo parlare soprattutto a chi ha smesso di votare". E per quanto riguarda l'appuntamento simbolico di Pontida, fissato per il 21 settembre, Salvini ha assicurato che verrà trovato un modo per collegarlo anche "con il cuore delle Marche", prevedendo una "dispensa speciale" per i candidati marchigiani (qui i candidati della provincia di Macerata) impegnati nella campagna elettorale.
Mattia Orioli, candidato alle prossime elezioni regionali per Base Popolare Marche nella lista di Forza Italia, ha inaugurato nei giorni scorsi la propria sede elettorale in via Don Minzoni, nel centro di Macerata, dando ufficialmente il via alla sua campagna elettorale.
"Entriamo nel vivo della campagna – ha dichiarato Orioli – sono sceso in campo per dare il mio contributo a difesa del popolarismo, partendo dalla mia terra, le Marche. L’intesa con Forza Italia è importante perché si fonda su valori comuni, a partire dalla nostra casa europea: il Partito Popolare Europeo".
Durante l’incontro, Orioli ha toccato numerosi temi al centro del dibattito regionale: imprese, lavoro, sanità, cultura, infrastrutture. Tutte questioni, ha spiegato, che vanno affrontate partendo da solide basi valoriali. "La nostra tradizione cristiano-democratica e popolare rappresenta le fondamenta di una società democratica, libera e solidale. Con queste politiche si è ricostruita l’Italia e le Marche furono un modello economico e produttivo. Oggi più che mai – ha aggiunto – serve rilanciare queste visioni. I Popolari devono iniziare un percorso di unità per rafforzare la proposta politica: con Forza Italia abbiamo compiuto un primo passo importante".
Accanto a Orioli, anche Raimondo Orsetti, coordinatore regionale di Base Popolare Marche, che ha ripercorso la storia del movimento, spiegando il percorso politico che ha portato all’accordo con Forza Italia e sottolineando l’importanza del popolarismo nella proposta programmatica per le Marche, tra le prime a essere presentate.
Presente anche Barbara Antolini, altra candidata in lista per Forza Italia, che ha rimarcato la forza delle due candidature: “Partiamo dal basso, per rappresentare le esigenze della gente, senza pretese o ambizioni personali ma con la volontà sincera di essere utili ai territori”.
A concludere l’incontro è stato Augusto Ciampechini, che ha ricordato il percorso condiviso con Orioli e il valore del progetto politico messo in campo: “Stiamo lavorando per ricostruire una storia politica fondamentale non solo per le Marche, ma per l’Italia e l’Europa: quella dei Popolari”.
Il candidato alle prossime elezioni regionali, Fabrizio Ciarapica, interviene sul tema del Superbonus nelle aree colpite dal sisma, esprimendo pieno sostegno alle famiglie coinvolte e fiducia nell’operato del Governo in merito alla possibile proroga dei termini per la conclusione dei lavori.
«Girando per i comuni del cratere e confrontandomi con cittadini, tecnici e associazioni – afferma Ciarapica – ho potuto toccare con mano l’urgenza di una proroga equa e uniforme del Superbonus, fino al 31 dicembre 2026. Una misura necessaria anche per le pratiche avviate prima del 29 marzo 2024. Si tratta di una richiesta concreta, condivisa da migliaia di famiglie che hanno avviato lavori di ricostruzione e che oggi rischiano di restare penalizzate da scadenze troppo ravvicinate».
Secondo Ciarapica, una proroga permetterebbe non solo di completare gli interventi edilizi già in corso, ma anche di sostenere attivamente il rilancio economico e sociale di territori che ancora oggi fanno i conti con le ferite lasciate dai terremoti.
«Siamo sulla strada giusta – aggiunge – e confido che il Governo saprà accogliere queste istanze, trasformandole in una risposta concreta. Serve garantire certezza, supporto e sicurezza alle comunità colpite, mettendo davvero al centro le famiglie».
Ciarapica ha infine sottolineato il proprio impegno personale su questo fronte: «Se sarò eletto in Regione, vigilerò ogni giorno affinché le famiglie del cratere possano ricostruire le proprie case e il proprio futuro con serenità e fiducia. Tanto è stato fatto, e tanto ancora si può fare. Il mio ruolo sarà essere la voce dei cittadini, al fianco di chi ha bisogno di certezze e non promesse».
Macerata - Pare di vederli interpretare la scena più comica del cinema italiano: la lettera che Totò e Peppino scrivono alla Malafemmina (uscito nel ’56: una pietra miliare della commedia italiana). L’hanno rifatta Massimo Troisi e Roberto Benigni in un film il cui titolo si attaglia perfettamente al modo in cui questa giunta amministra Macerata: non ci resta che piangere. Ora c’è la versione maceratese.
Giuseppe Romano nei panni di Totò che detta a Sandro Parcaroli alias Peppino questa letterina: “Egregio presidente (Acquaroli) veniamo noi con questa mia addirvi, addirvi tutta una parola, che ventimila euro che ci darete, specie quest’anno che c’è stata la grande moria del turismo, servano a che ci consoliamo dei dispiaceri che avreta, l’associazione commercianti del centro storico è femmina dunque femminile, avreta! Nostro nipote studente che suona si deve prendere una piazza e deve tenere la testa al solito posto cioè sul collo. Punto, due punti, punt’evirgola abbundandis ad abbundanum con avendo a pretendere ventimila euro i fratelli Riunione che siamo noi.”
Il vostro Giullare la butta a ridere perché altrimenti non ci resta che piangere. Sembra una barzelletta e non lo è. Il sindaco Sandro Parcaroli ha davvero scritto una lettera a Francesco Acquaroli, fidando del fatto che in campagna elettorale due spiccioli non si negano a nessuno, per perorare la causa dell’Associazione commercianti del Centro Storico, composta da 90 aderenti per ammissione dello stesso presidente Giuseppe Romano, per chiedere “almeno ventimila euro” per, si legge nella missiva, “la quarta edizione della Festa dei Commercianti del Centro Storico” in collaborazione – citata per fare numero - con la Pro Loco in data 4 e 5 ottobre prossimi.
Teniamo bene a mente il calendario perché c’è qualcosa che non torna. La lettera di richiesta di prebenda il sindaco la invia il 2 luglio. Sandro Parcaroli scrive che “la kermesse proporrà una due giorni di eventi per valorizzare il centro storico e attirare un ampio pubblico di residenti e turisti”. Poi specifica (si fa molto per dire) il programma e chiude con queste parole: “Mi auguro, quindi, che l’istituzione da Te rappresentata, possa condividere queste finalità e partecipare fattivamente alla costruzione e al sostegno dell’iniziativa attraverso il riconoscimento di un contributo economico che possa finanziare le rilevanti spese, superiori a 20 mila euro, che il Comune sosterrà insieme all’Associazione Commercianti Centro Storico e alla Pro loco. Sperando di poter contare sulla Tua oltremodo gradita ed autorevolissima presenza all’inaugurazione dell’evento…” ec ec evento che per Sandro Parcaroli è di “rilevanza potenzialmente strategica per la città”.
Ci si aspetta che il programma di questa festa dei Commercianti sia fantasmagorico. Si va a cercare da dove scaturisce la missiva del sindaco a Francesco Acquaroli e spuntano due paginette neppure su carta intestata, senza un timbro né una firma, insomma di padre anonimo, che sono il progetto di “rilevanza potenzialmente strategica per la città” in cui si prevede – udite udite – il primo giorno che “sarà dedicato interamente alla musica dal vivo e D.J. Set” con questi orari e iniziative:
“Dalle 15 alle 18 esibizione di band e artisti locali in vari punti del centro storico, dalle 18 alle 21 Multiradio intrattenimento speaker e musica dal vivo”, dalle 21 alle 22 e 30 performance di band ed artisti emergenti del territorio, dalle 22 e 30 alle 00,30 concerto con ospite principale un cantante e o band di tendenza nel panorama musicale del 2025, dalle 00,30 alle 2 D.J. set con D.J locali e ospiti continuando il format che ha ottenuto un grande successo nelle edizioni precedenti. Secondo giorno (domenica) sarà pensato per un pubblico familiare.
Dalle 10 alle 20 mercatini in vari punti del centro storico, laboratori e workshop per grandi e piccoli in collaborazione con artigiani e associazioni locali, esibizioni di danza e sportive, spettacolo finale dalle 17 sul Main Stage con un ospite comico o attore di rilievo pensato per intrattenere le famiglie. Attività continuative nei due giorni: workshop e laboratori ed esibizioni sportive e di danza". Chi siano gli attori, i gruppi musicali, quale musica si faccia, in cosa consistano i workshop non è dato sapere. Né c’è uno straccio di preventivo. Evidentemente i proponenti – primo tra tutti il sindaco – si aspettano un contributo a piè di lista e chi s’è visto s’è visto. Di certo questo modo di formulare la richiesta è frutto di inesperienza! Lo rivela il fatto che nel progetto si sottolinea anche una “rassegna stampa: due settimane prima dell’evento verrà lanciata una rassegna stampa su tutte le teste locali con articoli dedicati all’evento”.
Ora al di là dell’italiano che zoppica – anche sulla lettera di Totò e Peppino Tullio De Mauro grande linguista scrisse un saggio per approfondire lo studio dei “testi dei semicolti” – viene da chiedersi che valenza abbia un programma dove si scambia una campagna stampa per una rassegna stampa? Che è cosa assai diversa da ciò che immaginano il presidente Giuseppe Romano e il sindaco.
Glielo diciamo così magari non errano in futuro ed evitano strafalcioni in un progetto di “potenziale valenza strategica”. Dicesi rassegna stampa: “la raccolta, a cura di un addetto stampa, di notizie e articoli di rilievo pubblicati su giornali, riviste e altri mezzi d'informazione che riguardano un'organizzazione, un personaggio o un tema specifico.” Non è dunque, come scritto nel progetto, una serie di articoli di cui peraltro si assicura la pubblicazione non si capisce in forza di cosa. A osservare bene si scopre che secondo il progetto la festa va tenuta “nel mese di settembre” e Parcaroli invece il 2 luglio scrive ad Acquaroli che si fa il 4 e 5 ottobre. Come avrebbe detto il Manzoni della Monaca di Monza la sventurata (la Regione) però rispose. Perché sventurata? Perché sotto elezioni – Francesco Acquaroli farebbe bene a considerarlo – elargire ventimila euro di soldi pubblici cioè sottratti alle tasche dei cittadini su un siffatto “strategico” programma i cui beneficiari sono assai futuri e ancor di più incerti potrebbe apparire una captatio benevolentiae (insomma: te li do perché tu mi voti).
E tuttavia a palazzo Raffaello non sono sprovveduti. La missiva di risposta alla “questua” di Parcaroli che, diciamocelo, pare molto ad personam, è indirizzata per correttezza istituzionale oltreché al sindaco anche all’assessore Laura Laviano che ha la delega alle attività produttive, ma che nella lettera di perorazione del Sindaco mai viene citata. La Regione specifica che i soldi vengono assegnati, ma ex post e su rendicontazione puntuale dell’evento corredata da una relazione consuntiva e che l’elargizione del contributo avverrà a seguito di richiesta formale da inoltrare entro il 30 settembre.
Tant’è che domani in Giunta – ultimo giorno utile - arriva la delibera per chiedere questi soldi, ma stranamente, da quel che si sa, la relazione sulla delibera non è affidata a Laura Laviano, ma all’assessora alla cultura. La ragione? Pare che la titolare della delega alle attività produttive – a cui fa però riferimento la Regione – non condivida minimamente il progetto di cui è stata tenuta all’oscuro tant’è che la richiesta di denaro è la famosa lettera alla Totò e Peppino del 2 luglio dove lei non compare. C’è peraltro mezza giunta contraria a questa richiesta con Sandro Parcaroli che si affida al suo ristrettissimo cerchio magico per non scontentare l’Associazione Commercianti. Pare che l’ordine di scuderia dei partiti agli assessori sia “state buoni che il 28 settembre si vota per la Regione”, ma l’aria su questa delibera è da scontro frontale.
Le ragioni? Molte più di ventimila. La prima è che il Comune di Macerata gestione Parcaroli ha assegnato alle tante associazioni per progetti culturali – e visto che in giunta la delibera Commercianti centro storico viene perorata dalla titolare della cultura in questo ambito rientra- in totale 25 mila euro per 15 diverse iniziative. Tanto per stare sul pentagramma – visto che il “progetto strategico” dell’Associazione di Giuseppe Romano è incentrato in gran parte sulla musica – all’Arci sono stati assegnati per la Festa della Musica 1650 euro, la stessa cifra è andata ai “Pueri Cantores” (coro di rilevanza internazionale), all’Orchestra Birbanda, al Coro Sibilla Cai e al Centro Metodo Rusticucci per la rassegna “Suoni e colori dell’organo”. Giusto per capire che ci sono nipoti che suonano e si devono “prendere una laura” e altri no va rilevato che per il Centro commerciale naturale che riguarda tutti i commercianti maceratesi - tant’è che il progetto è portato avanti dalla Confcommercio Marche Centrali l’organizzazione di gran lunga più rappresentativa del settore - e che ha una valenza pluriennale sono stati trovati 61 mila euro. Per una festa di due pomeriggi il Comune ne spilla alla Regione a vantaggio di una sola associazione un terzo. Né risulta che Parcaroli abbia mai scritto per altri una tale perorazione.
Ah pare che il sindaco, in chiusura della missiva ad Acquaroli, per dare visibilità al presidente dei Commercianti Centro Storico volesse scrivere un saluto anche (da) Romano. Ma gli hanno fatto notare che sotto elezioni rivolgere un saluto romano al presidente della Regione poteva creare qualche imbarazzo.
Ps: Il Giullare ha comprato i pop corn per vedere come finisce domani in giunta!
Il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli ha risposto alle critiche dell’avversario di centrosinistra Matteo Ricci, che lo aveva accusato di minimizzare i problemi delle liste d’attesa.
“Noi cerchiamo di lavorare sulle riforme, di studiare, di essere attenti. Cerchiamo le soluzioni reali o problemi reali. C'è chi invece fa un altro sport, fa le fiction va in giro fa i tagli e cuci dei video e poi li pubblica, ti mette in bocca parole che non dici”, ha dichiarato Acquaroli.
Il presidente ha ribadito il proprio approccio ai problemi concreti: “Io a questo non sono abituato signori. Io sono abituato ai problemi reali e non credo che il cinema possa risolvere i problemi reali. E non è la prima volta che avviene”.
Acquaroli ha poi richiamato i “fatti inconfutabili” del suo esecutivo in materia di sanità, sottolineando gli interventi per rendere più efficiente il sistema regionale. “Mi dicono Acquaroli, nega le criticità – ha proseguito – Forse io non so che le liste d'attesa sono un problema? Lo rappresentano per tutte le regioni anche per la nostra. Per questo il governo guidato dal presidente Giorgia Meloni ha dovuto fare due decreti in tre anni per cercare di risolvere questa criticità”.
Il presidente ha evidenziato i risultati ottenuti: “Ma non posso negare che il lavoro che noi abbiamo fatto ha efficientato la produzione del sistema delle prestazioni. Non lo dico io per convincere voi che dovete votarmi il 28 e 29 di settembre, ma perché se noi vogliamo costruire risposte serie dobbiamo farlo su dati seri”.
Acquaroli ha poi spiegato le ragioni dell’aumento delle liste d’attesa: “Nonostante l’efficientamento del sistema produttivo, che è arrivato nei primi sei mesi del 2025 a produrre il 15% in più di prestazioni ambulatoriali e diagnostiche, purtroppo noi abbiamo una domanda che è scoppiata dopo la pandemia e che ha raggiunto il +30% rispetto al 2019”.
In vista delle prossime elezioni regionali, il sindaco Mauro Sclavi rompe gli indugi e dichiara pubblicamente il suo sostegno al presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, segnando così un posizionamento politico chiaro nell’alveo della destra.
Una presa di posizione che, secondo Paolo Dignani, coordinatore di Civico 22 Tolentino, segna uno spartiacque nella vita politica cittadina e svela definitivamente la vera natura del progetto amministrativo portato avanti da Sclavi dal 2022 a oggi. “Non è certo una novità assoluta – dichiara Dignani –. Già nel 2016 Sclavi aveva aderito al gruppo ‘Azione in Movimento per Fratelli d’Italia’, e non erano mancate, anche in seguito, prese di posizione che lasciavano intuire con chiarezza il suo orientamento politico”.
Secondo il coordinatore di Civico 22, questa svolta ufficiale avrà conseguenze importanti sugli equilibri politici interni al consiglio comunale: “Ci aspettiamo un gran via vai tra le forze presenti in consiglio. Questo annuncio segna probabilmente l’inizio di una riconciliazione tra le destre tolentinati, che nel 2022 si presentarono divise su più fronti, ma ora sembrano pronte a ricompattarsi. Purtroppo, sulle spalle dei cittadini che avevano creduto in un progetto diverso”.
Dignani non contesta il diritto del sindaco a esprimere liberamente il proprio orientamento politico, ma punta il dito contro la presunta incoerenza rispetto al mandato elettorale: “Sclavi è ovviamente liberissimo di collocarsi politicamente dove ritiene. Ci mancherebbe. Ma ciò che non è accettabile è che gli elettori vengano presi in giro. Nel 2022, pur di vincere, ha presentato un progetto definito ‘civico’, che oggi appare per quello che era: un compromesso ipocrita e funzionale solo alla vittoria elettorale”.
E affonda: “Resta intatto quello che possiamo definire il vero peccato originale dell’attuale maggioranza: essere il frutto di un’operazione politica di corto respiro, priva di visione. Un accrocco elettoralistico più che un progetto sincero e civico”.
Il giudizio di Civico 22 è netto e apre a scenari turbolenti nel panorama politico tolentinate, proprio alle porte di una nuova stagione elettorale.
CIVITANOVA - Partirà il 5 ottobre la campagna pubblicitaria "Viviamo Civitanova", iniziativa promossa dall’omonima associazione guidata da Manola Gironacci e sostenuta dalla Regione Marche con un contributo di 25mila euro. Il progetto, che si concluderà il 20 dicembre 2025, punta a rilanciare il commercio cittadino e a valorizzare non solo il centro, ma anche le periferie e la realtà culturale di Civitanova Alta.
Il via libera ai fondi è arrivato lo scorso 6 agosto con una nota della Regione, a seguito della legge 21 del 1° agosto 2025, e la successiva delibera comunale del 26 agosto (n. 334). "Un sentito ringraziamento va all’assessore Francesco Caldaroni, che ha fatto da tramite con il suo assessorato – ha dichiarato Gironacci – anche se i fondi sono arrivati in ritardo a causa delle variazioni di bilancio regionali di luglio, impedendo le aperture estive del nostro progetto VivilCentro".
La campagna, che prevede pubblicità online, cartacea e radiofonica, si estenderà oltre i confini locali, fino alla provincia di Ancona, all’Ascolano e all’Umbria. Tra i partner scelti anche Radio Subasio, emittente con un vasto bacino di ascolto, oltre a sponsorizzazioni digitali mirate a un pubblico giovane.
"La pubblicità è l’anima del commercio - ha aggiunto Gironacci - ed è l’unico strumento capace di far conoscere le nostre eccellenze, stimolare acquisti, invogliare turisti e rafforzare l’immagine di Civitanova come città vivace e attrattiva".
L’associazione "Viviamo Civitanova" rivendica inoltre un approccio inclusivo, volto a sostenere l’intero tessuto economico cittadino – dal commercio alla ristorazione fino all’accoglienza – senza distinzioni tra centro, periferia e Civitanova Alta.
Non sono mancati, tuttavia, accenni polemici: "Nonostante le numerose richieste, non siamo mai stati ricevuti dal sindaco Fabrizio Ciarapica – ha sottolineato la presidente – ma abbiamo trovato ascolto in Regione, dove ci è stata riconosciuta la validità del progetto".
Con "Viviamo Civitanova", l’associazione intende rafforzare l'identità turistica della città e generare ricadute positive per l'intera filiera economica, in un momento segnato dalle difficoltà del commercio locale.
Laooconte ammonisce i troiani incuriositi dal cavallo: "Timeo danaos et dona ferentis". A Citanò dovrebbero saperlo meglio che da qualsiasi altra parte ché Annibale Caro resta il più alto interprete – non solo tradusse, ma la rideclinò in versi – dell’Eneide di Publio Virgilio Marone. Ma anche a Macerata – quando la cultura in questa città non era fenomeno da baraccone governata com’è da chi è convinto che la si debba solo mostrare e invece occorre dimostrarla – quel verso di Virgilio suona familiare dacché i Catenati, accademia sorta quasi in continuità con Caro, ne raccolsero l’eredità.
Il civitanovese scompare nel 66 e l’Accademia si fonda nel 1574; comme d’habitude l’assessorato alla (in)cultura lo scorso anno si è ben guardato dal ricordarsi del 450 esimo di fondazione di questa che è e resta una delle più antiche “società” letterarie d’Europa. E che spiega perché Macerata ospiti ben cinque case editrici pur nella finitezza dei propri confini (se si allarga alla provincia il numero sale con invidiabile progressione): tutte con una propria specificità, tutte con una linea editoriale che le pone ai vertici nazionali.
Dunque “timeo danaos et dona ferentis” dovrebbe essere lo spirito con cui i cittadini, ma prima ancora i mezzi d’informazione, s’approcciano alla campagna elettorale (per la verità moscia assai) che percorre come la carovana di un circo le nostre lande. Pare – sia detto per inciso nonostante la trincea di via dei Velini – assai più attrattivo il luna park ospitato a Villa Potenza davanti alla grande incompiuta: il centro fiere.
Dove comunque si promettono ricchi premi, cotillons e giri di giostra. Esattamente, anche se più mestamente, come in questi comizi a cui conviene assistere con l’ammonimento di Laooconte come sottofondo: temo i danai anche se portano doni! E’ venuto in mente al vostro Giullare questo verso leggendo le cronache del primo faccia a faccia tra il presidente della Regione uscente e forse rientrante Francesco Acquaroli e l’eurodeputato del Pd Matteo Ricci già plenipotenziario di Pesaro.
Andrebbe notato che in lizza ci sono 6 candidati presidente per 18 liste e a dirla tutta non è un grande esercizio di democrazia limitare i confronti a due sole voci. Ma qui sta il cavallo. Pare che quando Matteo Ricci si è affacciato a Macerata qualcuno abbia pensato che l’incontro andava fatto in largo Li Madou – uno dei pochi lavori promessi e portati a termine da questa giunta e non a caso voluto dall’assessore Silvano Iommi che per qualificare lo spazio adiacente alla loggia del grano non ha interrotto il traffico né interferito con alcuna attività – ma l’omonimia non sempre fa titolo, anzi. Ebbene ascoltando o leggendo delle perorazioni di questo omonimo si sente davvero il bisogno di evocare Laooconte.
Com’è scontato il pesarese va promettendo questo e quello e criticando questo e quello. Più che un’assonanza con l’immenso gesuita maceratese si coglie una simiglianza con Antonio Albanese, alias Cetto Laqualunque. Perché costui sentenzia su laqualunque! Non che gli altri facciamo diversamente.
E tuttavia a Matteo Ricci il dubbio virgiliano s’attaglia un po’ di più. Le ragioni sono quattro e molto semplici. Come si sa egli è stato raggiunto da un avviso di garanzia emesso dalla Procura della Repubblica di Pesaro nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta Affidopoli. Il Pd strepita come al solito di “gomblotto” e di macchina del fango per giustificare perché ha insistito a candidare Ricci e si è sottoposto persino all’ordalia voluta da Giuseppe Conte il quale alla fine ha emesso il suo verdetto come Minosse che “orribilmente, e ringhia: essamina le colpe ne l’intrata; giudica e manda secondo ch’avvinghia.” (Inferno canto V).
Ma se uno si ricorda di Laooconte allora, come suggeriva l’indovino ai troiani, al candidato Matteo Ricci andrebbero poste quattro domande per sapere se ciò che egli va menando per le piazze è promessa, e dunque dono di futuro, o cavallo acheo e dunque minaccia. Sono semplici ed è strano che nessuno gliele ponga.
Sarà forse l’euforia da competizione o l’anestesia da par condicio che assopisce i nostrani mezzi d’informazione. O sarà il fatto che il candidato Ricci quando gli si fanno domande non programmate un po’ sbrocca. Non sarà difficile ricordarsi del 15 giugno scorso quando Manuela Iatì, inviata del programma Rai “Far West” osò chiedergli che pensava del fatto che l’Anac – autorità anticorruzione – avesse eccepito su nomine e affidamenti d’incarico in quel di Pesaro mentre lui era Sindaco.
Così egli rispose: "Siete al servizio di Fratelli d’Italia". Viene il sospetto che pensi la medesima cosa dei magistrati pesaresi che da lì a quaranta giorni gli hanno spedito l’avviso di garanzia. O forse no visto che, come ha comunicato Gioacchino Genchi avvocato di Massimiliano Santini, già braccio destro di Ricci e principale accusato nell’inchiesta Affidopoli: "La Procura differirà a dopo le elezioni la discovery (sarebbe l’illustrazione dell’impianto accusatorio con tanto di prove) così da prevenire il rischio che gli esiti investigativi possano essere distorti o strumentalizzati per finalità politiche, arrecando grave danno sia ai candidati coinvolti nella competizione elettorale sia agli indagati".
Ecco il Giullare di Corte che per definizione schernisce il potere e per mestiere deve fare il ficcanaso non è d’accordo. Magari non si danneggia il candidato, ma di sicuro non si protegge l’elettore che va al seggio con in testa il laoocontiano adagio: timeo danaos et dona ferentis. E allora sarebbe il caso di fare a Mateo Ricci quattro domande.
La prima: se è così sicuro che non ci sono prove a suo carico visto che lui nulla di illegittimo ha fatto perché non rinuncia all’immunità da europarlamentare consentendo così l’acquisizione nel fascicolo “Affidopoli” delle sue conversazioni anche dopo il 5 giugno 2024 giorno della sua proclamazione come eurodeputato? Se lo facesse la trasparenza del suo comportamento sarebbe massima e certamente ne guadagnerebbe in autorevolezza.
Seconda domanda: Ricci corre per la poltrona di presidente della Regione, ma nel caso non avesse la maggioranza dei consensi e fosse perciò eletto solo come consigliere regionale si dimetterebbe da europarlamentare, perdendo dunque anche l’immunità a inchiesta comunque in corso, per portare nell’assemblea delle Marche quelle istanze che va proponendo sulle piazze? Ma se non restasse in consiglio regionale sarebbe evidente che lui ha introdotto nelle Marche un cavallo di Troia, perché non si può promettere questo e quello, criticare (giustamente) questo e quello e poi abbandonare al loro destino i cittadini e buttare nel cestino la loro fiducia.
A maggior ragione se si ritiene che la maggioranza che in questi cinque anni abbia malgovernato si avrebbe l’obbligo politico e morale di guidare la minoranza per tentare di mitigarne le nefandezze. Altrimenti viene da pensare che la posizione di Ricci sia la più comoda del mondo: criticare senza rischiare perché si ha la rete di protezione peraltro bella comoda atteso che la retribuzione di un europarlamentare italiano si aggira sui 17 mila euro mensili.
Terza domanda: si è posto il dubbio che deriva dalla legge Severino se non stia chiedendo consensi su un programma che non potrebbe portare a termine? Nel caso fosse eletto presidente della Regione e nel corso del suo mandato intervenisse, in forza dell’inchiesta che lo coinvolge, una condanna sarebbe infatti costretto alle dimissioni forzate. Un’eventualità remota certo, ma non impossibile e comunque già presente stante l’avviso di garanzia e allora non c’è quel retrogusto del voto a perdere? Sono nebbie che possono diradarsi o addensarsi a seconda che intervenga o meno il rinvio a giudizio di Matteo Ricci, ma accadrà comunque nell’arco dei 5 anni della prossima consiliatura.
Perciò non vale sostenere che si è innocenti fino al terzo grado di giudizio. Questo vale per tutti e anche per Matteo Ricci, ma c’è una differenza sostanziale. Un conto sarebbe chiedere le sue dimissioni da europarlamentare perché colto da avviso di garanzia il che configurerebbe una mostruosità politica oltreché un offesa giuridica stante l’articolo 27 della Costituzione comma due che stabilisce: "L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva"; un altro conto è presentarsi come candidato avendo comunque una, ancorché remota, alea derivante dall’inchiesta che potrebbe inficiare la promessa elettorale.
In questo caso non si tratta di un aspetto giuridico o di legittimità, ma di opportunità. C’è infine una quarta domanda che emerge da come Matteo Ricci ha risposto alla dottoressa Maria Letizia Fucci, il sostituto procuratore che conduce l’inchiesta Affidopoli. L’ex Sindaco di Pesaro si è difeso affermando: “Non mi sono mai occupato di appalti. Se qualcuno ha sbagliato, ne risponderà, ma io non ho mai tratto alcun beneficio personale. Anzi: se c’è stata una forzatura, io sono la parte lesa.” Ha fatto solo un’ammissione: "Forse ho sbagliato la scelta di un collaboratore". E poi il commento politico: "Non credo alla giustizia a orologeria, ma certo sorprende che tutto questo esploda il giorno dopo l’indizione delle elezioni, su una vicenda nota da un anno".
Anche qui sorge una domanda che se ne porta dietro un’altra. A parte il fatto che una parte lesa sicura in questa vicenda c’è: sono i contribuenti che se sarà dimostrato che gli appalti sono stati assegnati in modo illegale ha pagato di tasca vittima di questi reati. La domanda è: come può Ricci garantire che governerà la Regione con la massima attenzione se ammette che lui non si occupa di come e di chi fa le cose? Ecco al Giullare questo sfugge, come dovrebbe forse Ricci ammettere che l’orologio della Procura non si occupa di lui perché come detto dell’inchiesta si riparlerà solo ad un urne chiuse. Con un particolare però: gli elettori hanno gli occhi (si spera) ben aperti.
Inaugurata stamattina, sabato 30 agosto, in via Eustachio - a pochi passi dalla centralissima Piazza del Popolo – la sede elettorale di Jacopo Orlandani, candidato al Consiglio regionale con i “Civici Marche”, lista collegata al candidato governatore Francesco Acquaroli.
Scortato dai colleghi di Giunta, dal sindaco Rosa Piermattei, dal presidente del consiglio comunale Sandro Granata e dai sindaci di Tolentino, Mauro Sclavi, e di Monte San Martino, Matteo Pompei, il vice sindaco settempedano Orlandani si è presentato ai concittadini che hanno sfidato "Giove pluvio" assieme alla collega candidata - sempre per i Civici Marche - Laura Sestili di Pollenza. Era presente anche il padre fondatore del movimento, Giacomo Rossi.
«Siamo un movimento libero, a chilometro zero, nato non per le elezioni ma già esistente da cinque anni – ha sottolineato Jacopo Orlandani – che supporta il presidente Acquaroli stando vicino alla gente. Siamo nella provincia più estesa delle Marche con tante bellezze da valorizzare, con 50 chilometri arrivi al mare, con altrettanti in montagna, dove puoi ammirare paesaggi splendidi e borghi suggestivi. La nostra è una regione da far conoscere, con un porto e un aeroporto da valorizzare appieno. Dobbiamo investire su turismo, servizi e agricoltura».
Sul civismo ha insistito il sindaco di San Severino, Rosa Piermattei: «È da nove anni che conosco e apprezzo Jacopo per il suo lavoro da consigliere, assessore e vice sindaco. Ha curato con passione i settori di sua competenza: ordine pubblico (con l’apposizione anche di telecamere di controllo), viabilità, infrastrutture, urbanistica. Non sono stati anni facili a causa di terremoto e Covid da fronteggiare, siamo partiti da zero ma siamo cresciuti. San Severino deve essere orgogliosa di avere un suo concittadino che si sta impegnando per noi per avere voce in Regione».
Il presidente provinciale dei “Civici Marche”, Matteo Pompei, ha aggiunto: «Come movimento vicino alla gente, per risolvere i problemi che conosciamo e che dobbiamo affrontare ogni giorno, ci siamo e ci siamo stati, e ci saremo a prescindere dall’esito delle elezioni. Siamo un gruppo trasversale, lontano dai fanatismi politici, siamo persone che conoscono il territorio».
Da parte sua, poi, il sindaco di Tolentino, Mauro Sclavi, ha preso le distanze dalle «scimmie urlanti di una politica che non è la nostra. Siamo piuttosto talpe che lavorano in silenzio e raggiungono il risultato. Vogliamo eleggere uomini capaci, concreti, che conoscono il territorio e le sue esigenze, e vi assicuro che Jacopo Orlandani è uno di loro, è un ragazzo che mette passione in quello che fa e siamo insieme in questo progetto perché può fare molto per San Severino, per Tolentino e per l'intero territorio».
Quindi, il padre fondatore dei Civici Marche, il consigliere regionale Giacomo Rossi, ha ricordato come «all’inizio eravamo derisi anche dai nostri alleati, oggi un po’ meno… Abbiamo proposto liste forti in tutte e cinque le province, senza fare calcoli», Infine Laura Sestili, collega di Orlandani candidata al Consiglio regionale, ha concluso: «Siamo slegati dai partiti e vicini alle persone. Vogliamo essere di supporto a chi ci chiede aiuto». Insomma, la campagna elettorale è appena iniziata, i temi sul tappeto sono molti, e Orlandani è pronto a declinarli in favore dei cittadini maceratesi.
A un mese esatto dalla chiamata alle urne, entra ufficialmente nel vivo la campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale delle Marche e per l’elezione del nuovo presidente della Regione. Le operazioni di voto si svolgeranno domenica 28 settembre (dalle 7 alle 23) e lunedì 29 settembre (dalle 7 alle 15).
Sono scaduti oggi alle 12 i termini per la presentazioni delle liste elettorali. Sono sei i candidati alla presidenza, sostenuti da un totale di 18 liste, con 107 aspiranti consiglieri solo nella circoscrizione di Macerata.
Tra i candidati alla presidenza ci sono il governatore uscente Francesco Acquaroli, in corsa con il centrodestra, e Matteo Ricci, europarlamentare del Partito Democratico ed ex sindaco di Pesaro, sostenuto dal centrosinistra.
Con loro, correranno anche Claudio Bolletta (Democrazia sovrana e popolare), Lidia Mangani (Partito Comunista), Beatrice Marinelli (Evoluzione della Rivoluzione) e Francesco Gerardi (Forza del Popolo). Due candidati provengono dalla provincia di Macerata: Acquaroli (di Potenza Picena) e Marinelli (di Civitanova Marche).
CANDIDATI A SOSTEGNO DI FRANCESCO ACQUAROLI
Fratelli d’Italia
Francesca D’Alessandro, Silvia Luconi, Gemma Acciarresi, Simone Livi, Pierpaolo Borroni, Mirco Braconi
Lega
Filippo Saltamartini, Renzo Marinelli, Luca Buldorini, Anna Menghi, Veronica Fortuna, Angelica Sabbatini
Forza Italia
Gianluca Pasqui, Fabrizio Ciarapica, Mattia Orioli, Barbara Antolini, Emanuela Addario, Cecilia Cesetti
Noi Moderati
Paolo Perini, Sabrina De Padova, Maika Gabellieri, Ursula Cappelletti, Abdul Latif Tarakji, Adriano Sebastianelli
I Marchigiani per Acquaroli
Gianni Giuli, Paolo Teodori, Salvatore Piscitelli, Gigliola Bordoni, Silvia Squadroni, Giuseppina Feliciotti
Civici Marche
Francesco Caldaroni, Simone Giaconi, Jacopo Orlandani, Antonella Galiè, Laura Sestili, Paola Tombari
Udc
Luca Marconi, Vincenzo Felicioli, Giordano Elisei, Antonella Fornaro, Giulia Santolini, Michela Meconi
CANDIDATI A SOSTEGNO DI MATTEO RICCI
Partito Democratico
Clara Maccari, Romano Carancini, Leonardo Catena, Simona Galiè, Lidia Iezzi, Andrea Marinelli
Movimento 5 Stelle
Roberto Cherubini, Mercedes Jacqueline Diaz, Domenico Luciani, Natascia Dernowski, Monaldo Moretti, Alessandra Giuggioloni
Alleanza Verdi Sinistra
Sandro Bisonni, Laura Ciommei, Tommaso Claudio Corvatta, Ariana Hoxha, Enzo Piermarini, Patrizia Sagretti
Matteo Ricci Presidente
Stefania Monteverde, Andrea Primucci, Francesca Della Valle, Giorgio Lorenzetti, Eleonora Domesi, Saleem Naveed
Progetto Marche
Marco Basilissi, Nicola Caporaletti, Michela Meschini, Ulderico Orazi, Rosita Platinetti, Rachele Tacconi
Progetto Civico Avanti con Ricci
Massimiliano Bianchini, Giovanna Capodarca, Andreina Castelli, Piero Gismondi, Sofia Marchi, Stefano Servili
Pace Salute Lavoro
Riccardo Ballatori, Augusto Ciuffetti, Roberto Mancini, Laura Pontoni, Gabriella Saccani Veneziani, Maria Letizia Trafeli
CANDIDATI A SOSTEGNO DI CLAUDIO BOLLETTA
Democrazia Sovrana e Popolare
Francesco Calia, Beatrice Spitoni, Massimo Falaschini, Laura Cardarelli, Amedeo Pesci, Lucia Valchera
CANDIDATI A SOSTEGNO DI LIDIA MANGANI
Partito Comunista
Daniele Cardinali, Alessandro Savi, Maria Daisy Rapanelli, Michela Procaccini, Sandro Ruggeri
CANDIDATI A SOSTEGNO DI FRANCESCO GERARDI
Forza del Popolo
Barbara Caniglia, Cristiana Mengoni, Maurizio Palazzorosso, Daniele Paglialunga, Cornelia Doralina Pomana, Massimo Mancini
CANDIDATI A SOSTEGNO DI BEATRICE MARINELLI
Evoluzione della Rivoluzione
Beatrice Tasso, Sauro Scarpeccio, Paolo Gentilozzi, Laura Sylwia Verdenelli, Daniel Bonacci, Claudia Mercuri
Campagna elettorale 2025: i social dei candidati sono diventati il festival del folklore politico. Sagre, feste di paese, selfie sorridenti, strette di mano infinite. Ma dove sono finiti i programmi? Le proposte concrete? Le idee per il futuro? I social elettorali si sono trasformati in una vetrina permanente dove l’unica cosa che conta è essere visti.
E i cittadini? Stanchi di vedere politici che si comportano come influencer.
IL GRANDE INGANNO DELLA VICINANZA
“Essere vicini alla gente” è diventato sinonimo di “farsi fotografare ovunque ci sia una festa”. Mercatini, sagre, inaugurazioni: ogni evento è buono per un selfie e un post. I cittadini non hanno bisogno di un candidato che sa sorridere alle feste. Hanno bisogno di qualcuno che sappia gestire sanità, trasporti, lavoro, ambiente. Ma di questo, sui social elettorali, non c’è traccia.
L’EPIDEMIA DEL SELFIE ISTITUZIONALE
Scenario tipo di ogni candidato 2025: foto con il sindaco di turno, selfie con gli organizzatori della festa, video mentre assaggi prodotti tipici. Il risultato? Profili social tutti uguali. Cambiano le facce, restano identici i contenuti.Ma soprattutto: zero rispetto per l’intelligenza degli elettori, che a furia di vedere sempre la stessa minestra rifrittta, hanno smesso di seguire i candidati sui social.
COSA VOGLIONO DAVVERO I CITTADINI
Sorpresa: la gente sui social vuole capire:
- Come risolverai il problema del traffico
- Cosa farai per l’ospedale che non funziona
- Quale sarà la tua strategia per il lavoro
- Come gestirai le risorse della regione
- Quali sono le tue priorità concrete
I social sono lo strumento perfetto per spiegare programmi complessi in modo semplice.
IL PARADOSSO DELL’ACCESSIBILITÀ
“Dobbiamo essere accessibili” è la scusa per giustificare contenuti banali e ripetitivi. Ma essere accessibili non significa essere superficiali.
Si può spiegare un programma sanitario complesso con un video di 60 secondi ben fatto. Si può parlare di economia regionale senza addormentare nessuno. Si può essere seri senza essere noiosi. Il problema non è la complessità dei temi, è la pigrizia comunicativa di chi preferisce il selfie facile al video che richiede preparazione.
LA RICETTA DEL CANDIDATO SOCIAL PERFETTO
Come sprecare una campagna elettorale sui social:
- 80% di contenuti su sagre, feste e inaugurazioni
- 15% di foto con “la gente comune” (sempre sorridente)
- 4% di slogan generici senza contenuti (“Insieme per il futuro!”)
- 1% di accenni vaghi al programma (solo se proprio costretti)
- 0% di risposte concrete alle domande dei cittadini
- Stessa strategia di comunicazione di tutti gli altri candidati
Mescolate con totale mancanza di personalità e servite tiepido agli elettori stanchi. Risultato: disaffezione politica e astensionismo record.
L’OPPORTUNITÀ SPRECATA
I social sono l’opportunità più grande che la politica abbia mai avuto per parlare direttamente ai cittadini. Senza filtri giornalistici, senza mediazioni, senza limiti di tempo. Puoi spiegare, educare, coinvolgere, rispondere. E invece cosa fanno i candidati? Li usano come un album fotografico delle loro uscite pubbliche. Uno spreco colossale di potenzialità.
Chi saprà usare i social per comunicazione seria avrà un vantaggio competitivo enorme sugli altri. Ma evidentemente nessuno se n’è ancora accorto.
IL CASO DEGLI INFLUENCER POLITICI CHE FUNZIONANO
Nel mondo esistono politici che sui social spiegano le loro proposte, educano i cittadini, rispondono alle domande, creano dibattiti costruttivi. E guarda caso: sono quelli che ottengono più consenso duraturo.
Non è magia, è strategia comunicativa intelligente. È rispetto per l’intelligenza degli elettori. È utilizzare gli strumenti digitali per quello che sono: mezzi di comunicazione, non album di ricordi.
LA MORALE ELETTORALE
Una campagna elettorale sui social dovrebbe educare, informare, coinvolgere. Dovrebbe elevare il dibattito pubblico, non abbassarlo al livello della cronaca mondana. I cittadini meritano di più. Meritano candidati che usano i social per spiegare come vogliono governare, non per documentare dove sono stati invitati a cena. E chi lo capirà per primo avrà già vinto. Non solo le elezioni, ma soprattutto il rispetto degli elettori.
Perché alla fine, la vera vicinanza alla gente si misura nella capacità di risolvere i loro problemi reali. E questo, sui social, si può raccontare benissimo. Se sai come fare.
Meno trenta (o quasi), iniziato il countdown per eleggere il nuovo governatore delle Marche. Il 28 e 29 settembre poco più di un milione e 300mila marchigiani sono chiamati a scegliere il presidente della loro regione che sarà in carica – sorprese permettendo - fino al 2030.
Cinque anni fa iniziava l’Acquaroli I, e nel settembre del ‘20 era andata così: centrodestra al 49,13% (361.186 voti), centrosinistra 37,29% (274.142), Cinquestelle 8,62% (63.355). Altri numeri: affluenza al 59,75% (783.173 votanti); PD primo partito (25,11%), seguito da Lega (22,38%) e Fratelli d’Italia (18,66%).
In mezzo le politiche del ’22 e le europee del ’24, dove i rapporti di forza sono cambiati, tra i poli e dentro le stesse coalizioni. Alla tornata nazionale, FdI primo partito con 29,1%, poi PD (20,4%) e M5S (13,6%), con il centrodestra al 44,6% (340.128 voti e avvio del Governo Meloni) e centrosinistra, senza i pentastellati (103.594), al 26,7% (203.383).
Alle europee, nella Circoscrizione Italia Centrale comprendente Marche, Umbria, Lazio e Toscana, FdI al 32,9%, PD 25,5%, M5S 9,68%, con la coalizione del centrodestra indicativamente di poco sopra il 48%.
Ritornando al settembre del ’20 evidenzio solo alcuni aspetti di uno scenario molto diverso da quello attuale: in Italia girava ancora il Covid e si andava con le mascherine nei luoghi chiusi; a Roma c’era il Conte II, da febbraio ‘21 sarebbe toccato a Draghi, in carica fino al settembre ‘22, e poi al Governo Meloni; negli Stati Uniti il Trump I avrebbe lasciato il posto nel gennaio ‘21 a Biden per poi ritornare a gennaio di quest’anno; dazi, guerre e tensioni internazionali non erano nemmeno all’orizzonte.
Sembra un secolo fa, eppure è appena ieri l’altro. Qualcosa, comunque, è rimasta tale e quale, se non peggiorata. Sul voto incombe sempre lo spettro del “non voto”, soprattutto tra gli elettori junior.
In base all’ultimo Rapporto Giovani realizzato da Ipsos, solo il 31,6% ha fiducia nei partiti, 35,3 nel Governo, 44,1 nella Regione e 44,9 nel Comune, mentre la stragrande maggioranza degli intervistati non ritiene che andare alle urne sia importante.
Fare i conti con questa maggioranza silenziosa non è stato mai facile, e non basta aprire un profilo TikTok per convincere gli under 24 anni ad andare a votare e scrivere il nome del candidato sulla scheda.
Ma c’è anche la disaffezione al voto di molti elettori “maturi”, una categoria impalpabile, quanto trasversale, di donne e uomini che iniziano a considerare ogni elezione una specie di seccatura da poter evitare, considerati i recenti esiti gattopardeschi, quando andavano al Governo nazionale ibride coalizioni di sconfitti.
È assai prevedibile, dunque, che alle prossime regionali nelle Marche l’affluenza si avvicinerà ancora di più alla soglia del 50%, un marchigiano su due resterà a casa collegato con Dazn e Sky o andrà al mare tempo permettendo. È probabile che chi vincerà nelle Marche "Ohio d’Italia", la prima di una lunga serie di regioni al voto, lo farà di pochi punti percentuali.
Il candidato del centrosinistra, ex sindaco di Pesaro e attualmente europarlamentare, Matteo Ricci, è chiamato a colmare l’abisso registrato nel 2020: 12 punti di ritardo di Mangialardi su Acquaroli, che scendono a poco meno di 4 se si sommano quelli dei Cinquestelle, operazione non scontata se si pensi che, nelle coalizioni, non tutti i singoli partiti ottengono lo stesso risultato della corsa in solitaria.
L’effetto “wow” della discesa in campo del candidato del centrosinistra, appena reduce dal ricco bottino di voti che nel ’24 lo aveva proiettato in Europa, ha prodotto la massima spinta nelle prime settimane dell’annuncio, poi è andato sempre più calando fino ad azzerarsi del tutto.
Le vicende giudiziarie che hanno coinvolto Ricci non hanno fatto né faranno la differenza. E questo è un bene, per il candidato presidente e per il clima politico in generale. Hanno consumato un po' di energie e riempito pagine di giornali per qualche giorno. Poi, complice anche un agosto “galeotto”, ha prevalso la correttezza e il buon senso di tutti per garantire lo svolgimento di una campagna elettorale nel segno del rispetto delle regole e del bon ton elettorale.
Così come la differenza, per la coalizione del centrosinistra, non la farà probabilmente quel Campo Largo tanto amato dalla segretaria Schlein con AVS, Cinquestelle e “chi c’è c’è, basta sconfiggere le destre”.
Esperienze recenti, come a Genova e in Umbria, consiglierebbero la linea politica del “tutti uniti” contro Meloni & Co., anche se i mal di pancia delle varie anime PD in Toscana, Campania e Puglia potrebbero esplodere il giorno dopo la vittoria, data per quasi certa, in queste tre regioni fondamentali anche per il futuro della segretaria PD.
È vero che separati si perde, ma i partiti con una forte carica identitaria prendono più voti se corrono da soli, le ammucchiate elettorali non sono garanzia di banali sommatorie di voti, penalizzano i candidati che ci mettono la faccia insieme al simbolo. Senza considerare che c’è anche chi, come Azione di Calenda, si sfila perché, come Nanni Moretti in “Ecce Bombo”, lo si noti di più.
Lo sfilarsi non è mai una brutta mossa. Basti ricordare l’ascesa del partito di Giorgia Meloni, passato da una manciata di punti percentuali di qualche anno fa all’attuale quota 30% o giù di lì. La coerenza, spesso sconosciuta in politica, è talvolta premiata nel lungo periodo dagli elettori.
Poco importa se la motivazione di facciata al no a Ricci sia quella di alternare geograficamente il suo sì al termovalorizzatore a Roma pro Gualtieri e il no nelle Marche pro Cinquestelle: Calenda sceglie di brillare di luce propria, e vedremo se questa tattica pagherà, almeno nelle prossime elezioni.
Si vince di poco, ma Ricci e Acquaroli cosa stanno facendo per vincere?
Ricci è passato dal marchigiano alla porta, con tanto di pastarelle e bottiglia di vino, alla “sbiciclettata” tra i borghi, dalle pagaiate in mare alle passeggiate mangerecce on the beach, tanto per citare alcuni aspetti di una strategia comunicativa a dir poco ipercinetica. Il tutto accompagnato da slogan tipo daremo, faremo, aboliremo e così via. Per chi non ha governato è più difficile dimostrare di cambiare con i fatti, meglio lanciare qualche promessa, tanto è una cosa gratis che fa guadagnare titoli sui giornali e qualche applauso in piazza. “Il politico – sosteneva Winston Churchill - deve essere in grado di prevedere cosa accadrà domani, il mese prossimo e l’anno prossimo, e, in seguito, avere la capacità di spiegare perché non è avvenuto”.
Confortante il fatto che l’ex sindaco di Pesaro abbia leggermente ammorbidito i toni verso il suo avversario, descritto all’inizio come mediocre. Prova ne è che nel primo confronto diretto, Acquaroli è passato dall’essere lo “sconosciuto” di qualche settimana fa a “semi-sconosciuto”, una bella concessione da parte di Ricci. Forse qualcuno gli avrà fatto notare che, qualora il centrosinistra uscisse sconfitto, si troverebbe nella situazione imbarazzante di dover ammettere una dura realtà: aver perso contro un (presunto) mediocre e “signor” sconosciuto.
E, in caso di debacle, Ricci sceglierà di guidare l’opposizione ad Ancona o tornerà in quel di Bruxelles? Pronunciarsi sarebbe un bel gesto di cortesia per i suoi elettori, ma va compresa la sua scaramanzia, per cui non ci si aspetti annunci in questo senso, se non a risultato acquisito.
Acquaroli, dal canto suo, non ha battuto ciglio nei confronti dell’aggressiva campagna verbale di Ricci, non è caduto nella trappola della polemica urlata e sterile, non ha mai cambiato quel suo atteggiamento mite che molti confondono con una certa debolezza, quando invece è parte integrante della sua indole. Più propenso a fare in silenzio che a dare squilli di tromba, comunicare il minimo indispensabile al posto di pianificare una presenza mediatica continua – salvo l’ultimo periodo, ma lo richiedono giocoforza le regole della campagna elettorale -, l’Acquaroli I termina come era iniziato: senza clamori eccessivi, con qualche annuncio importante grazie alla sponda della filiera Ancona-Roma, vedi la ZES estesa alle Marche, e con la tendenza principale a raccontare attraverso numeri le cose fatte e quelle avviate e da dover terminare nel suo bis.
Ma se questo bis verrà, il neo governatore dovrebbe concentrarsi, oltre che sul fare e sul saper fare (competenza ed esperienza non dovrebbero mancare dopo 5 anni di governo), un po' più sul “far sapere”. Nell’era digitale chi non comunica non esiste e scegliere di non comunicare è come accomodarsi nell’anticamera dell’estinzione politica.
Cosa ci aspetterà nel prossimo quinquennio?
A livello politico avremo uno step fondamentale: le elezioni politiche del ‘27. Nel ’22 mezza Giunta Acquaroli (tre pezzi da novanta come Latini, Carloni e Castelli) se ne andò a Roma, ed è prevedibile che il valzer delle poltrone si ripeterà nell’Acquaroli II o nel Ricci I.
Inoltre, gli assessori regionali passeranno da 6 a 8, spalmando deleghe importanti – come, probabilmente, la Protezione Civile – su incarichi verticali, ed accontentando così tutte le province con un proprio assessore di riferimento.
Ci sarà da mettere mano a qualche nomina di Enti e Società da rinnovare, come più facilmente Svem ed Erap; creare un CdA per l’Atim, Azienda per il Turismo e l’Internazionalizzazione non sarebbe male, mentre Ricci vorrebbe abolirla; non nuocerebbe un cambio di passo di una promozione meno legata al “cappio” mediatico del testimonial, vedi l’ex ct della Nazionale Mancini e poi l’ex atleta Tamberi; infine, una nuova governance per l’Aeroporto di Ancona, per proseguire l'opera di rilancio avviata dall’ottimo Alex D’Orsogna, oggi alla guida dell’Aviazione Civile italiana (ENAC). Tanto per citare qualche compito per i primi cento giorni del futuro Presidente delle Marche.
Ma andiamo con ordine. Primo obiettivo: vincere. Poi per il resto c’è ancora tempo, anche se non tantissimo: se ne parlerà l’8 ottobre, a proclamazione della nuova Giunta (Acquaroli II o Ricci I).
Questa mattina a Macerata, alla presenza di militanti e sostenitori, è avvenuta - nelle sede del partito in via Roma - la presentazione ufficiale dei candidati della Lega per la provincia maceratese, a sostegno della candidatura a presidente della regione Marche di Francesco Acquaroli.
Faranno parte della lista Anna Menghi, consigliere regionale uscente; Filippo Saltamartini, vicepresidente della Giunta regionale uscente, Renzo Marinelli, consigliere regionale uscente; Veronica Fortuna, consigliere comunale a Potenza Picena; Luca Buldorini, vicepresidente provinciale e consigliere comunale ad Appignano; e infine Angelica Sabbatini, consigliere comunale a Porto Recanati.
All'evento sono intervenuti Aldo Alessandrini, fresco di nomina a responsabile provinciale delle elezioni, Mauro Lucentini (Commissario Provincia Macerata Lega), gli assessori comunali del comune di Macerata Laura Laviano ed Oriana Piccioni, i consiglieri comunali di Macerata Laura Orazi, Paola Pippa e Giovanni Pianesi, e la segretaria regionale Giorgia Latini, che ha portato il suo saluto in collegamento e sottolineato l’importanza della coesione del partito in vista delle prossime elezioni. I candidati di ciascuna provincia saranno presentati nella giornata di lunedì 1 settembre anche dal vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, nel corso di una conferenza fissata all'Hotel Monteconero di Sirolo .