Vicenda Reccia, il Movimento Cinque Stelle: "Forse anche stavolta è colpa della Raggi..."
Dal Movimento Cinque Stelle di Recanati riceviamo
La seduta consiliare di venerdì 29 settembre u.s., al primo punto all’ordine del giorno ha visto la surroga della consigliera Galgano dimissionaria a favore di Reccia Andrea: una presa d’atto da parte del consiglio che non ha possibilità di entrare nel merito della legge nazionale.
Il signore in questione si è presentato alle elezioni comunali il 25 maggio del 2014 nella lista di Forza Italia, ottenendo 31 voti di preferenza. Nulla da eccepire alla surroga dunque se il nuovo consigliere di Forza Italia non avesse acceso la polemica sulla eleggibilità in quanto indiziato di reato per traffico di droga ed attualmente recluso nelle patrie galere.
La battaglia che da anni il Movimento sta facendo contro la nomina di condannati a sedere in Parlamento, ora ci si presenta in piccolo nella nostra realtà politica comunale. L’indiziato Reccia non ha alle spalle fino ad ora una condanna nè di primo grado nè definitiva (motivo per cui può fare il consigliere comunale), ma sicuramente un indizio di colpevolezza c’è se i giudici ritengono che debba restare chiuso dietro le sbarre.
Non riusciamo a capire come Forza Italia non si sia ancora pronunciata a favore di una remissione di mandato e non convinca il proprio candidato a rinunciare all’incarico. Nel malaugurato caso che non si arrivi alla rinuncia, ci ritroveremmo al prossimo consiglio comunale di ottobre con un consigliere comunale accompagnato e tenuto d’occhio a vista dai carabinieri. E per questo si è scatenata la polemica dei giustizialisti recanatesi. Eppure queste sono le battaglie politiche che il Movimento 5 Stelle porta avanti da anni, sulla onestà e sulla necessità di avere una fedina penale pulita e che eppure ancora trovano tanta ritrosia nelle altre forze politiche. Non ci sembra che siano argomenti di cui si debba discutere, perché quello che è normale per gli altri Stati, cioè le dimissioni in caso di guai con la giustizia, diventa motivo di discussione in Italia. Si sono talmente abituate, le attuali forze politiche, alla disonestà che il reato diventa una prassi normale da neanche combattere preferendo andare dietro a questioni che servono soltanto a distogliere l’attenzione da argomenti molto più importanti. Per certi partiti forse essere indagati o condannati per reati gravi è paragonabile ad avere un curriculum: quanti ne possiamo contare in Parlamento? Tanti. Troppi. Per Forza Italia è normale avere come capo politico un condannato per frode fiscale che molto probabilmente si ricandiderà alle prossime elezioni e nessuno si indignerà quando prenderà i suoi bei voti. Così come diventa normale non stupirsi se i propri rappresentanti hanno degli affari in sospeso con la giustizia. Siamo proprio curiosi di sapere quanti di quei 602 recanatesi che hanno espresso il loro voto a favore di Forza Italia possano ancora oggi andare orgogliosi della scelta che hanno fatto. Ma forse ancora una volta è tutta colpa della Raggi.
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