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Macerata, la proposta del centrodestra: "Un fondo di mutuo soccorso per aiutare le famiglie"

Macerata, la proposta del centrodestra: "Un fondo di mutuo soccorso per aiutare le famiglie"

“Ciò che conta in questo momento e’ il mantenimento sociale di chi si trova in difficoltà , ecco perché  è importante , così come stanno facendo diversi Comuni d’Italia, che anche il Comune di Macerata costituisca un Fondo di Mutuo Soccorso destinato ad aiutare, nell’immediato, coloro che più di altri sono messi in difficoltà dalla diffusione del Coronavirus e, successivamente, a sostenere la ripresa delle attività cittadine con interventi più strutturali che dovranno sostenere la ricostruzione del tessuto socio economico”. È la proposta degli esponenti del centrodestra maceratese Deborah Pantana, Riccardo Sacchi, e Anna Menghi, e del cooordinatore provinciale del nuovo Cdu Mattia Orioli, i  quali fanno un’analisi della situazione.

“In questi due mesi la vita ci è stata sconvolta per davvero  - affermano - nel nostro Paese hanno approvato decreti emergenziali volti a ridurre al più possibile i contatti sociali tra le persone, siamo stati privati delle più  basilari libertà individuali, inclusa quella di fare una passeggiata o di poter fare la spesa senza mascherina e guanti. Se la speranza, per molti, è quella di un rapido ritorno alla routine, diversi analisti dipingono un quadro molto più inquietante, qualunque rilassamento delle restrizioni finirebbe per far rialzare la curva dei contagi, quindi è inutile darsi una scadenza temporale per il ritorno alla normalità; di sicuro, non sarà il 4 maggio” (data indicata attualmente come termine della quarantena italiana).  “Dobbiamo essere sinceri – continuano - : la spiazzante velocità con cui sono cambiate le nostre vite compromette la nostra capacità di accettare che l’uscita da questa crisi non sarà rapida quanto è stato il suo ingresso; uno scenario che soltanto due mesi fa avremmo considerato lunare – le code ai supermercati, la polizia per le strade a controllare chi esce di casa, le scuole chiuse, le rivolte e i morti nelle carceri, i treni che non partono, l’impossibilità di vedere i propri cari – oggi è la nostra vita quotidiana.

Quando l’Italia e il mondo “riapriranno”, ci metteranno un bel po’ per tornare dove erano prima. E non è detto che ci riescano del tutto, ci e’ stato detto che per fermare il coronavirus dovremo cambiare radicalmente quasi tutto quello che facciamo: come lavoriamo, facciamo esercizio fisico, socializziamo, facciamo shopping, gestiamo la nostra salute, educhiamo i nostri figli, ci prendiamo cura dei nostri familiari.

La maggior parte di noi probabilmente non ha ancora capito, e lo farà presto, che le cose non torneranno alla normalità dopo qualche settimana, o addirittura dopo qualche mese. Alcune cose non torneranno mai più.  Credo che non ha senso dunque illuderci che lo stop a cui siamo sottoposti sia di breve termine. Di sicuro ciò che ci sta capiterà nei prossimi 18 mesi non ha precedenti nell’ultimo secolo, e ci muoveremo in terra incognita. Qualunque programma importante abbiamo nel cassetto in questo lasso di tempo (matrimonio, figli, viaggi, cambio di lavoro, etc.) dovrà tenerne conto. Persino le scuole potrebbero restare chiuse, in mezzo Occidente, con effetti sui bambini mai osservati prima. L’Unione europea e altre istituzioni sovranazionali dovranno cambiare radicalmente per non perire. Ma, anche se non si sa esattamente quando, la parte più cruda del conflitto finirà”.

“Dobbiamo, tuttavia metterci nell’ottica di un nuovo stile di vita e nuovi modi di consumo che coinvolgeranno innumerevoli settori, proseguono gli esponenti del centrodestra maceratese.  Probabilmente ci dovremo abituare nei prossimi anni ad ordinare tutto da casa, online, già  in ascesa prima del coronavirus; si dovrà sviluppare la capacità dei singoli Paesi di produrre da sé attrezzature mediche, kit di tamponi e farmaci senza dipendere da complesse catene di approvvigionamento e dai capricci del mercato.

Com’è facile immaginare, il costo maggiore di questa rimodulazione della società in senso “spartano” sarà a carico delle fasce più povere e deboli: anziani e immunodepressi che dovranno essere collocati altrove durante le crisi, oppure i poveri che avranno più alte probabilità di venire infettati, perché costretti a lavorare in ogni caso o a vivere in case troppo affollate. La sfida futura sarà definire regole e sistemi di controllo che bilancino protezione delle vite umane e rispetto per la loro dignità. Questa è la sfida che dovremo affrontare tutti noi – concludono -  nel frattempo che proviamo ad adattarci al mondo nuovo”.

 

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