MACERATA - L’assessore Silvano Iommi non si dimette, non ha mai avuto questa intenzione. Ha capito che sul parcheggio di Rampa Zara rischiava un lento logoramento e allora ha preso l’iniziativa adombrando la soluzione estrema. E il pallino è ritornato nelle sue mani. La sua indole gli impedisce di abbandonare il campo. Chi lo conosce, infatti, vi dirà che Iommi si considera un libero pensatore, senza padrini e senza padroni, con una buona opinione di sé, ma soprattutto è caparbio e ostinato e anche un po’ bastian contrario. Continuerà, quindi, com’è suo costume, a resistere con pervicacia a difesa delle sue posizioni, accompagnando taluni repentini avanzamenti con qualche ritirata strategica. La sagacia tattica di sicuro non gli difetta.
Non si dimetterà, quindi, anche perché sono in troppi ad auspicarlo. In primis la maggioranza che potrebbe fare, senza troppi strappi, il tanto desiderato riequilibrio delle forze politiche in Giunta accontentando le pretese di Fratelli d’Italia di avere un peso nel governo della città pari ai più recenti risultati elettorali. E poi l’asfittica minoranza consiliare, che per Iommi non ha mai avuto simpatia, vuoi per certe sue posizioni supponenti, radicali e inconcilianti, vuoi per i suoi antichi e mai dimenticati trascorsi politici di sinistra e che potrebbe tentare di utilizzare la sua uscita di scena per darsi un po’ di ossigeno a buon mercato. Ma, last but not least, anche il dirigente del Servizio Tecnico, che, finalmente, potrebbe riappropriarsi degli spazi che Iommi ha occupato in questi mesi per ritornare a incidere su decisioni e piani di lavoro.
In effetti, in molti non sono persuasi della necessità e convenienza di un nuovo parcheggio a valle di Rampa Zara. Non ci sono studi di settore e proiezioni attuariali che ne supportino la realizzazione. In poche parole non vi è alcuna evidenza scientifica che quel parcheggio sia opportuno e che il rapporto costi/benefici sia vantaggioso.
È vero, il parcheggio è previsto dal programma della coalizione del sindaco Parcaroli, ma sono enunciazioni apodittiche o poco più. Non sono stati evidenziati elementi reali ed effettivi che conducano all’indispensabilità di realizzare quell’opera, ma si è giunti a questa conclusione sulla base di ragionamenti e speculazioni politiche, senza apportare sufficienti dati di fatto.
Il dibattito nella maggioranza, quindi, è tutto incentrato sul come anziché sul perché, dando per scontato che del parcheggio di Rampa Zara non se ne possa fare a meno, e ciò, sostanzialmente, per non venir meno alla promessa elettorale fatta ai maceratesi.
È un caso ben strano questo. I governanti, tutti e senza distinzione, compreso il governo Meloni, una volta al potere dimenticano in fretta le promesse elettorali, se queste si rilevano inattuabili o magari sbagliate.
Preferiscono fare sfoggio di pragmatismo (parola magica che seda ogni critica) per rinviare la questione a tempi migliori. O per seppellirla definitivamente. A Macerata succede il contrario. Se si tratta del parcheggio di Rampa Zara la fedeltà al programma deve essere assoluta, senza che ci sia spazio per alcun ripensamento critico.
Il parcheggio si farà, tuona (si fa per dire) il sindaco, ma si affretta ad aggiungere “ma con costi contenuti” e che con Iommi ci parla lui (sic!).
E però, sul come fare l’opera il ragionamento di Silvano Iommi è più che convincente. Il parcheggio, cioè, si deve fare concependo un progetto d'insieme di basso impatto ambientale e di integrazione armonica con le esigenza di salvaguardare e, anzi, di valorizzare il complessivo profilo paesaggistico della città e, in particolare, del versante di viale Leopardi. Il progetto di Iommi costa molto, ma è l’unico modo plausibile di fare quel parcheggio.
Una soluzione diversa esporrebbe la città a una bruttura inconcepibile e inaccettabile e, per di più, non più emendabile. È pur vero che la Giunta Parcaroli ha inaugurato una nuova narrazione della bellezza della città, con le piazze e i sagrati delle chiese pieni di auto, con il transito e la sosta selvaggia in centro storico, per cui anche lo scempio di un parcheggio a raso e a vista sotto le mura di viale Leopardi può sembrare potabile. Però c’è un limite a tutto e Silvano Iommi, a cui il senso estetico non ha mai fatto difetto, non legherà il suo prestigio a un’opera obbrobriosa che rischia di essere ricordata con il suo nome.
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