In un gremito loggiato che porta il nome del comandante partigiano Augusto Pantanetti, Urbisaglia ha dato il via martedì ai festeggiamenti per il 25 aprile, nel 78esimo anniversario della liberazione dell'Italia dal nazifascismo.
Il comune del Maceratese - che fu sede dal 1940 al 1943 di un campo di internamento - quest’anno con l'Anpi locale ha voluto ricordare la figura di Dante Albani, partigiano nato e cresciuto a Serrapetrona, ma vissuto a Urbisaglia fino al 2007, anno della sua morte.
La cerimonia – che si è aperta con il canto dell’Inno nazionale ed è terminata con "Bella Ciao" - ha visto gli interventi del sindaco di Urbisaglia Paolo Francesco Giubileo e della presidente Anpi Giovanna Salvucci, oltre a una delle figlie di Dante Albani, Paola.
Dante – come ha raccontato la presidente Anpi – all’età di vent'anni, dopo aver combattuto in un primo periodo al fianco del famoso tenente partigiano “Acciaio”, entrò a far parte del Battaglione "Gianmario Fazzini" (così chiamato in onore del partigiano camerte fucilato a Montalto di Cessapalombo) ed era presente a Capolapiaggia di Camerino il 24 giugno 1944, giorno in cui i nazifascisti trucidarono 59 persone (in quello che storicamente viene ricordato come l’eccidio di Capolapiaggia). Tra i pochi sopravvissuti a quella strage anche il fratello di Dante, l'allora 17enne Urbano Albani, che fu uno dei civili catturati dai tedeschi.
Il Battaglione di cui faceva parte il partigiano - guidato dal viceparroco di Serrapetrona Nicola Rilli nome di battaglia "Lino" - aveva il suo punto di raccolta nella frazione di Pozzuolo (Camerino) e sei distaccamenti nelle frazioni di Letegge, Leteggiole, Statte, Torrone, Paganico e Valideia. Si caratterizzò soprattutto per il rifugio che offrì e per l’aiuto che diede a militari sbandati, sia italiani che stranieri, oltreché per le azioni di sabotaggio.
“Mio padre nel corso della sua vita – ha ricordato Paola Albani – a noi tre figlie molto raramente ha parlato del periodo bellico e della sua lotta partigiana. Probabilmente ciò è avvenuto per via del suo carattere chiuso e riservato o semplicemente per non far riemergere dei frammenti di vita che comunque per lui (giovanissimo all’epoca dei fatti) furono molto dolorosi. Solo successivamente a un evento organizzato dal’Anpi, e nel quale era stato invitato, ha voluto raccontarci di quegli anni e riprendere i contatti con alcuni suoi compagni di lotta ancora in vita".
"Una frase, però, mi è rimasta particolarmente impressa che scrisse in un’intervista rilasciata in occasione di un compito a scuola per mio figlio, ha continuato. La frase recitava: 'La nostra bell’Italia anche se ci ha rubato la gioventù io la adoro'. Nella sua semplicità fa capire quanto fosse orgoglioso di quello che aveva fatto, vale a dire combattere per l'onore e la liberazione della propria amata patria".
Nel suo intervento, il sindaco Giubileo ha sottolineato l’importanza del 25 aprile "che rappresenta una data simbolica di rinascita e di riscatto morale e civile dopo la Seconda guerra mondiale". Inoltre ha ricordato "come molti dei protagonisti della Resistenza partigiana furono dei giovani che – nonostante non avessero tutti una preparazione militare - furono costretti a sacrificare la loro giovinezza, molte volte al costo della propria vita, per poter costruire la nostra libertà e il fondamento dello Stato, vale a dire la nostra Costituzione che è antifascista e non bisogna dimenticarlo".
Nel corso della cerimonia sono state esposte nel loggiato due pistole che Dante teneva con sé sulle montagne durante la lotta partigiana. Le stesse sono state donate al Comune dalla figlia Paola e verranno successivamente collocate al museo del Sacrario di Urbisaglia.
Infine una nota a margine. Chi vi ha raccontato la giornata era coinvolto in prima persona ed è fiero di esserlo: era semplicemente mio nonno.
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