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Popsophia 2019: Philippe Daverio e Giuliano Ferrara protagonisti a Civitanova Alta

Popsophia 2019: Philippe Daverio e Giuliano Ferrara protagonisti a Civitanova Alta

Il venerdì di Popsophia, 19 luglio, ha visto due grandi protagonisti, che hanno spinto i loro ragionamenti “Verso l'infinito ed oltre”. Nel pomeriggio Giuliano Ferrara, la sera Philippe Daverio, hanno declinato il tema 2019 portando le loro esperienze a Civitanova Alta.

Al chiostro Sant'Agostino, Ferrara non ha tradito le aspettative del numeroso pubblico presente, e si è raccontato a Michele Silenzi senza freni, come ha da sempre abituato tutti. Dalla formazione politica alla nascita de Il Foglio. “Non un giornale, ma un oggetto culturale straordinario”, ha introdotto Silenzi. Fino all'attualità più predominante.

“I liberali non piacciono perché non sono mai contenti di niente – ha esordito Ferrara -. Io sono liberale “in mancanza di meglio”, e anche se sono contro tutti gli snobbismi polemici, non mi piace questa Italia”, non risparmiando riferimenti all'attualità politica. Ferrara non ha arretrato su nessuna domanda, neanche quella sul movimento green di Greta Thunberg. Perché per Ferrara se tutti siamo d'accordo sui contenuti, da qui ce ne passa “dall'idea che l'umanità vada salvata e possa salvarsi smettendo di studiare per scioperare contro lo scioglimento dei ghiacciai”. Bene quindi un mondo con la contraddizione, ma quest'ultima per Ferrara “è un'assurdità”.

Assurdità come “quell'informazione e circolazione astratta e priva di limiti significativi dei mezzi di comunicazione social” e quelle Fake News “che sono sempre esistite, diffondendo una febbre senza antidoti”. Una domanda anche sul primo allunaggio di Neil Armstrong, cinquant'anni fa. “Lo spazio è diventato paradiso di molta tecnologia che usiamo sulla Terra – ha risposto Ferrara -. Non è ambiente lontano, con quella Luna che ha rappresentato un momento epico e poetico. Chiunque avrebbe voluto il “primo passo”, fa parte del sogno. Un evento che ha avuto conseguenze oggettive e concrete, con un salto prodigioso dell'umanità. Spalmando su un'epoca un grande elemento di ottimismo”.

Quindi in serata una gremitissima piazza della Libertà, piena in ogni dove, è stata rapita dalle riflessioni di Philippe Daverio, che accompagnato dalla musica della Factory ha rivelato cosa ci rimane del Futurismo. 

“L'arte futurista è come una sorta di virus per la nostra mente, che ci porta a ragionare in maniera diversa – il giudizio di Daverio -. Ha una sua funzione, quella di aprire orizzonti che l'essere umano non aveva mai visto. Muta la nostra comprensione. Anche se oggi abbiamo fatto un passo avanti rispetto a loro: abbiamo una percezione ecologica del mondo”. Del resto, “il XX secolo è il secolo delle avanguardie – ha continuato -. È la matrice della nostra idea di modernità. Siamo moderni in quanto crediamo nelle avanguardie. Non possiamo immaginare il mondo moderno senza di loro”.

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