Il Presidente del FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano Marco Magnifico esprime grande apprezzamento per l’imponente investimento varato dal Ministro della Cultura Dario Franceschini nell’ambito del Piano Strategico “Grandi Progetti Beni Culturali”, che prevede lo stanziamento di 200 milioni di euro per 38 nuovi progetti e 3 nuove acquisizioni, distribuiti diffusamente in tutto il Paese. “Una decisione importante – ha dichiarato Magnifico – che riafferma il ruolo centrale della cultura nell’azione di governo, e che mira al rilancio dei territori in termini di crescita e competitività”.
In particolare, la notizia dell’acquisizione di Villa Buonaccorsi a Potenza Picena è accolta con pieno gradimento da parte del FAI: “Siamo lieti di apprendere che nelle Marche verrà valorizzata questa stupenda villa settecentesca con il suo immenso giardino. Un’acquisizione finalizzata alla fruizione pubblica, finalmente nelle mani della sua comunità”.
Annoverata tra le aperture delle edizioni 1995 e 2007 delle Giornate FAI di Primavera, Villa Buonaccorsi e il suo giardino sono da tempo sotto i riflettori della Fondazione e un comitato si è impegnato nella raccolta firme in occasione del Censimento de I Luoghi del Cuore 2020.
Per le Marche 12 milioni di euro stanziati dal Ministero. Due milioni e 300mila euro sono destinati ad acquistare per l'appunto la splendida dimora settecentesca di Villa Buonaccorsi, mentre altri, 2,35 milioni di euro sono destinati, invece, al recupero e valorizzazione di Rocca Costanza a Pesaro, uno dei 38 progetti strategici del Mic. L'obiettivo è realizzare un hub archivistico, museale e scenico di rilevanza internazionale.
La fortezza, come voluto dagli eredi, sarà sede del museo della Fondazione Dario Fo e Franca Rame. Infine il Ministero della Cultura ha assegnato 7,1 milioni di euro per il restauro conservativo del Santuario di Loreto: i lavori interesseranno il Museo Pontificio e l'Antica Spezieria nei tre livelli del Palazzo Apostolico, compresi gli spazi già aperti al pubblico per un'estensione di circa 2.000 metriquadri.
Musicultura si prepara a riaprire al pubblico le porte del Teatro Lauro Rossi di Macerata per le audizioni live della XXXIII edizione del Festival. Da giovedì 24 febbraio a domenica 6 marzo, ogni sera (con esclusione di lunedì 28 febbraio) gli spettatori avranno la chance di scoprire sei belle “primizie”, 60 complessivamente, della nuova canzone italiana, selezionate dalla direzione artistica a partire dal numero record di 1086 proposte iniziali.
Una maratona musicale, un emozionante viaggio tra le variegate realtà musicali del paese che finalmente potrà tornare ad essere condiviso col pubblico e gustato in presenza dagli spettatori. "L'anno scorso, in piena zona rossa, Macerata ha saputo comunque accogliere in sicurezza i 250 giovani artisti convocati alle Audizioni, che si sono svolte regolarmente, salvo un ma grande come una casa: mancava il pubblico" ha affermato il Direttore Artistico di Musicultura Ezio Nannipieri.
"Il ritorno in teatro degli spettatori è il valore aggiunto delle Audizioni 2022 - evidenzia Nannipieri -. Soprattutto dal punto di vista di chi si esibirà sul palco, ragazze e ragazzi che in questi due anni di pandemia hanno continuato ad amare le canzoni e coltivare le loro passioni e che ora, con un po' di ansia e parecchia emozione chiedono che la loro musica, le loro parole e le loro voci arrivino fino all’ultima fila”.
Le Audizioni live di Musicultura riaccendono i riflettori nazionali sulla città di Macerata e la trasformano in una vera e propria Città della Canzone. Oltre 400 persone, tra artisti in gara e musicisti al seguito provenienti da tutta Italia, accompagnatori e maestranze si preparano a convergere nel capoluogo marchigiano, con ricadute economiche che si sommano all’impatto comunicativo ed alla valenza promozionale per il territorio.
Dopo oltre tre mesi di ascolti, la direzione artistica di Musicultura sta in questi giorni ultimando la composizione della lista delle 60 proposte che si cimenteranno dal vivo al Teatro Lauro Rossi. In attesa di conoscere i nomi degli artisti e delle artiste che vedremo sul palco, fervono i preparativi per l’allestimento di quella che ormai è diventata una delle fasi del Festival più seguite dal pubblico regionale e in particolare di Macerata.
La macchina organizzativa coinvolge attivamente anche tantissimi studenti, sono infatti complessivamente oltre 100 gli studenti delle Università di Macerata, dell’Università di Camerino e dell’Accademia di Belle Arti di Macerata che danno il loro contributo partecipando a laboratori, stage e percorsi professionali.
Anche gli spettatori saranno parte attiva dello spettacolo, ogni sera saranno infatti chiamati ad esprimere le proprie preferenze col voto. Gli spettacoli avranno inizio alle 21, salvo la domenica, quando si andrà in scena alle 17. L’ingresso sarà gratuito, con prenotazione obbligatoria su www.musicultura.it. Sarà richiesto il super green pass e l’utilizzo della mascherina Ffp2.
"I AM “ short dance film, nato all’interno di un progetto multidisciplinare in cui la danza e lo spazio museale dialogano, ha ricevuto la menzione d’onore come Best Cinematography nell’ambito del London Movie Award per la regia di Luca Giustozzi, con la coreografia di Michela Paoloni, interprete insieme al danzatore e attore Fabio Bacaloni.
I Am - che la scorsa estate ha inaugurato la rassegna Buon’ Estate 2021 organizzata dall’assessorato alla Cultura- che nella sua veste site specific abita le stanze comunicanti del primo piano di Palazzo Buonaccorsi e affida la sua narrazione alle sequenze compositive delle inquadrature video, diventando uno short dance film, è stato infatti selezionato anche da altri festival tra i più influenti nel panorama dell’indie film come Paris Film Award, Hollywood Gold Award, Florence Film Award, Milan Gold Award e 8& Halfilm Award.
“Una serie di riconoscimenti importanti per dei giovani artisti e professionisti del nostro territorio che ci riempiono di orgoglio e soddisfazione per aver creduto in loro, averli sostenuti e appoggiati – interviene l’assessore alla Cultura Katiuscia Cassetta .- Attraverso il loro lavoro di studio, approfondimento e connessione tra epoche e arti hanno permesso di valorizzare ulteriormente un luogo, la Sala dell’Eneide, rappresentativo di tutto il territorio maceratese, un luogo che ancora ha molto da offrire come stimoli per nuove ricerche e storie da raccontare. E ancora grazie a questo progetto abbiamo avuto anche la possibilità di far conoscere Palazzo Buonaccorsi a livello internazionale”.
“Sapevamo di aver dato il massimo, durante un periodo molto difficile come la prima ondata pandemica, visto che abbiamo iniziato le riprese a fine 2019 e le abbiamo concluse ad agosto 2020, ma non ci aspettavamo un immediato successo internazionale come quello ricevuto a Londra - racconta Luca Giustozzi -. Volevamo realizzare qualcosa di diverso rispetto al “classico” Dance film, renderlo più simile a un film vero e proprio, unendo così le parti di danza allo storytelling per raccontare, forse la più intima delle storie, il più intricato dei labirinti, quella lotta interna con noi stessi che affrontiamo ogni giorno, ad ogni decisione importante presa.
Arianna e il Minotauro è uno dei miei miti preferiti, e siamo riusciti a trovare un gioco di parole con il titolo “I AM” che è semplicemente perfetto per il messaggio finale dello short film. Abbiamo avuto la fortuna di lavorare in un contesto di bellezza e di arte vera, questo ci ha aiutato molto nell’ispirazione quotidiana durante la lavorazione, i performer inoltre sono stati molto pazienti, perché lo sviluppo di una coreografia per video è molto diversa rispetto ad uno spettacolo dal vivo, abbiamo ripetuto decine di volte le scene, per giorni, alla fine, nonostante tutto sia sempre migliorabile, credo abbiamo raggiunto un buon risultato visivo, e la menzione d’onore và sicuramente sud-divisa con loro e con tutti gli altri artisti che hanno preso parte allo short film.”
Il progetto, che ha preso spunto da una delle raffigurazioni presenti nella Galleria dell’Eneide di Palazzo Buonaccorsi, “Le nozze di Bacco e Arianna”, trasportando i corpi dei danzatori nella dimensione del labirinto e nell’incontro con il minotauro, realizzato attraverso una scultura scenica in rame e ferro ad opera dell’artista Davide Dall’Osso, è stato realizzato all’interno del settecentesco palazzo che ospita i Musei civici maceratesi. Le riprese sono durate quasi otto mesi, a fasi alterne a causa della pandemia, ed è stato completato nel montaggio e nella post produzione nel febbraio del 2021.
La musica dello short dance film, “made in Macerata”, è di Simone Cicconi, la consulenza storico-artistica di Giuliana Pascucci, mentre l’anteprima della proiezione accompagnata dalla performance live, in cui gli interpreti hanno danzato su musiche dal vivo di Riccardo Andrenacci, sono state realizzate in collaborazione con Macerata Musei, la Compagnia Simona Bucci/Compagnia degli istanti e Amat.
Il genio di Enzo Jannacci sta tutto nella fantasia: quella di raccontare Milano, con i suoi personaggi picareschi e borderline, e quindi l'Italia. E quindi tutti noi, attraverso opere che mescolano insieme musica e risate. Rock'n roll e satira.
Lo sa bene il regista Giorgio Gallione, che servendosi di giovani musicisti di prim'ordine e, soprattutto, dell'unico artista in grado di vestire i panni del "poetastro" - Stefano Belisari, in arte "Elio" - ha voluto siglare al Teatro Lauro Rossi di Macerata un'altra tappa del suo "Ci vuole orecchio. Elio canta e recita Enzo Jannacci".
Nella prima delle due serate andata in scena - la seconda stasera 9 febbraio 2022 - lo spettacolo ha regalato risate, danze e, per i più esigenti, anche lezioni di "politicamente scorretto", trasportati dagli anni '70 di Jannacci direttamente ai nostri più recenti anni '20. Eppure la formula resta immutata e funziona ancora alla grande.
Alternandosi fra alcune delle canzoni più conosciute del Buster Keaton di Lambrate - "Saltimbanchi", "Silvano", "Aveva un taxi nero", "Sopra i vetri", "La luna è una lampadina", "Parlare con i Limoni", "Vivere", fino alla chiosa di "Quando il sipario calerà" e il bis immancabile di "L'importante è esagerare" - Elio si muove all'inerno dell'eccentrica e colorata scenografia del palco con la sua consueta leggerezza e bravura: i talenti del vero professionista.
E supportato dalla superband - Alberto Tafuri in sostituzione di Seby Burgio al pianoforte, Martino Malacrida alla batteria, Pietro Martinelli al basso e contrabasso, Sophia Tomelleri al sax e Giulio Tullio al Trombone - regala al pubblico del Teatro Lauro Rossi monologhi irriverenti ed estremamente attuali. Chi riuscirà ad accaparrarsi il prossimo biglietto, non potrà resistere alla "lista dei ristoranti etnici e fusion più in voga di Milano e dai nomi assurdi" o all' "esorcismo della volgarità attraverso il sapiente uso della perifrasi".
Un po' difficile da immaginare così, questo spettacolo. Per questo non "Ci vuole solo orecchio", ma anche molta fantasia. Come quando capita di leggere "Gnòsi delle Fànfole" di Fosco Maraini o qualsivoglia opera di Gianni Rodari. Per la semplice voglia di tornare bambini. E giocare con la musica.
È stata presentata oggi alla stampa presso la sala dell’IRCR di Piazza Mazzini la nuova mostra culturale dal titolo “Macerata e il suo Territorio. Antiche mappe e vedute dal XVI secolo all’Unità d’Italia”, e che sarà aperta al pubblico gratuitamente da venerdì 11 fino a lunedì 21 febbraio presso gli Antichi Forni – in osservanza delle norme anti Covid. Una raccolta unica, inedita di 50 antiche mappe originali d’epoca, incise e stampate su carta, che raccontano l’evoluzione urbanistica di Macerata e di altre città della provincia: Camerino, Cingoli, Civitanova, Recanati-Loreto, San Severino, Tolentino, Treia e Visso.
La mostra è stata realizzata dall’architetto e collezionista Enzo Fusari - sostenuto dall’associazione LUTES, con il patrocinio del Comune, dell’IRCR e dell’Ordine degli Architetti – che da oltre 30 anni conduce le proprie ricerche sulla storia e la geografia della Regione Marche, arrivando nel tempo a raccogliere ben 200 carte di grande pregio e valore, alcune rare e mai pubblicate, di ottima conservazione e non presenti nelle biblioteche locali e regionali.
“Avrei voluto realizzare questa esposizione già due anni fa – ha dichiarato Fusari – ma la pandemia e il cambio di amministrazione comunale non l’hanno permesso. Sono felice oggi di mettere a disposizione di tutti questa mia passione: penso sia di fondamentale importanza conoscere il nostro passato per sapere dove siamo diretti. Queste mappe fanno emergere una storia che non è scritta, ma disegnata, e raccontano quella che è la nostra grandezza culturale e politica. Un punto di partenza molto importante per conoscere le radici della propria identità”.
Al tavolo della conferenza si sono succedute anche le parole di apprezzamento e soddisfazione rispetto all’iniziativa da parte del presidente LUTES Massimo Crucianelli, dell’assessore all’Urbanistica Silvano Iommi, del presidente dell'Ordine Arch. Vittorio Lanciani e del presidente IRCR Giuliano Centioni.
“Il nostro obbiettivo è sostenere tutte le attività culturali che hanno a che fare con la nostra storia e il tessuto urbano – ha commentato Lanciani – in modo che si alimenti in maniera sempre più naturale la consapevolezza di chi lavora e di chi vive nel territorio marchigiano”.
“Quando mi fu proposta questa iniziativa – ha aggiunto l’assessore Iommi – ho aderito subito, perché ero certo della sua qualità. Una mappa è come il palcoscenico per un attore: se si conosce il contesto in cui una storia viene raccontata se ne percepisce meglio anche il senso e il messaggio”.
INTERVISTA
Dottor Fusari, qual è il messaggio nascosto nel suo lavoro? La mia è una ricerca di verità. La geografia non può fare a meno della storia e viceversa: l’errore da sempre è quello di trattare le due materie separatamente, quando invece dovrebbero rappresentare un unicum. Per dimostrare determinati fatti non basta conoscere la storia, e allo stesso tempo saper solamente leggere una cartina non è sufficiente.
C’è un problema di identità storica oggi secondo lei? Sì, soprattutto tra i giovani. Molti di loro pensano che Macerata sia una città noiosa, dove non si fa niente. E invece c’è tanto da scoprire se si ha la curiosità di farlo.
In quest’incontro si è detto che “bisogna conoscere il proprio passato per sapere dove siamo diretti”. Enzo Fusari dove è diretto? Io abito qui a Macerata da più di 60 anni e ne sono innamoratissimo. Desidero che questa città torni ad essere viva culturalmente, e per farlo abbiamo bisogno soprattutto di chi la abita. Sono le persone che fanno la storia. Ciò detto, mi piacerebbe aprire presto un Museo dove esporre tutte le mie mappe: non nascondo che mi siano arrivate delle proposte da parte di altri Comuni, ma il mio sogno rimane Macerata.
Da un palco all’altro, di padre in figlio. Marco Morandi, figlio del cantante Gianni Morandi reduce dal successo di Sanremo, apre la stagione teatrale di Montelupone che il 26 febbraio, alle 21:15, torna in scena al teatro “Nicola degli Angeli”, dopo due anni in cui gli spettacoli si sono fermati, a causa della pandemia.
L’Amministrazione comunale ha presentato la nuova stagione teatrale 2021/2022 che, interrotta bruscamente nel 2019 a causa della pandemia, restituirà alla comunità monteluponese e non solo il suo teatro. Un programma variegato e ricco che si articolerà in 8 spettacoli: due dialettali, tre per ragazzi e tre portati in scena da attori professionisti di grande rilievo nazionale.
Il primo in ordine di tempo sarà Marco Morandi con lo spettacolo “Nel nome del padre”, l’ultimo sabato di febbraio: un viaggio musicale dal vivo, ma soprattutto un racconto ironico e divertente da parte del figlio d’arte che nel corso della serata proietterà anche video di papà Gianni Morandi.
A seguire, il 19 marzo sarà la volta di “E ti vengo a cercare” tributo a Battiato di Andrea Scanzi, interprete teatrale, noto al grande pubblico soprattutto nei panni del giornalista e opinionista tv, nel programma Otto e mezzo, condotto da Lilli Gruber su La7. Da aprile 2020, in concomitanza con la pandemia diviene il giornalista italiano con più interazioni sui social, secondo la classifica di Sensemakers.
Spazio ai giovani con “Una domenica lassù” del Gruppo teatrale “G. Ginobili” domenica 27 marzo alle ore 17. Protagonista sul palco sabato 9 aprile sarà la strana coppia composta da Dario Vergassola e Moni Ovadia con "Un ebreo, un ligure e l’ebraismo", un dialogo semiserio sull’umorismo. Per concludere, il 4 giugno leggerezza e allegria con la commedia dialettale della Compagnia Dieci mamme matte.
“Abbiamo previsto una stagione teatrale per i ragazzi, completamente gratuita, da affiancare a quella principale, a pagamento, che sia da supporto alla loro educazione – ha detto il sindaco Rolando Pecora - accrescendone il senso civico e incoraggiandoli nella fruizione del teatro così da renderli più consapevoli del suo valore. Questa Amministrazione comunale ritiene fondamentale, malgrado il perdurare dell’emergenza sanitaria, organizzare eventi, momenti di condivisione sociale e di valenza culturale per la cittadinanza. Per questo in cartellone, accanto a nomi di grande richiamo nazionale, ci sono Compagnie professionistiche e amatoriali del territorio”.
La “Madonna dell’umiltà”, opera straordinaria di Allegretto Nuzi, torna a casa e si fa, se possibile, ancora più bella. Il capolavoro di proprietà del Comune di San Severino Marche, conservato insieme a molti altri nella pinacoteca civica “P. Tacchi Venturi”, dopo essere stato concesso in prestito alla città di Fabriano in occasione della mostra “Oro e colore nel cuore dell’Appennino”, curata da Andrea de Marchi e Matteo Mazzalupi; è stato affidato alle sapienti mani del restauratore Giacomo Maranesi di Fermo che, all’interno delle sale espositive della raccolta d’arte di via Salimbeni, ha allestito un vero e proprio laboratorio di restauro.
Durante le ore di apertura al pubblico in questo modo i visitatori potranno assistere, in tempo reale, alle operazioni e a tutte le fasi di recupero del capolavoro datato 1366 e che costituisce, secondo gli esperti, la produzione più matura del suo autore perché in questa opera il pittore fabrianese, nato nel 1315, ingentilisce le forme attraverso un linguaggio più lineare e decorativo che rende le figure maggiormente semplificate.
“Allegretto introdusse nelle Marche tipologie ancora ignote di complessi polittici e squisiti altaroli per devozione individuale - spiega il curatore della mostra fabrianese, Andrea de Marchi, sottolineando - Nelle iconografie fu innovatore, contribuendo alla diffusione della Madonna dell’Umiltà in area adriatica, piegando le storie della Passione a interpretazioni originali e toccanti”.
In cambio del prestito della preziosa tempera su tavola, delle dimensioni di 164,5 x 125 centimetri, il Comune di San Severino Marche ha infatti ottenuto che, al rientro in pinacoteca, la stessa fosse restaurata dopo essere stata interessata da un primissimo intervento che ne aveva consentito il trasporto. Al lavoro sta provvedendo, su autorizzazione della Soprintendenza Archeologica delle Belle Arti e Paesaggio, il restauratore Maranesi. L’intervento consentirà di garantirne la conservazione nella sua sede espositiva originaria, quella della pinacoteca civica cittadina.
“Emozioni e curiosità: sono le caratteristiche più importanti della musica, e vogliamo che il pubblico torni a sognare”. Così il nuovo direttore artistico dello Sferisterio, professor Paolo Pinamonti, ha voluto sintetizzare gli obbiettivi preposti per il prossimo piano triennale del 'Macerata Opera Festival' e non solo.
Nella cornice informale, ma comunque suggestiva, del ristornate “Centrale” di Piazza della Libertà, il maestro è stato accolto a poco più di un mese dal suo insediamento dagli organi di stampa, insieme ad alcuni rappresentanti del Consiglio d’amministrazione, fra cui Francesca D’Alessandro (vicesindaco), Luciano Messi (sovrintendente), Gabriella Almanza Ciotti, Giuseppe Rivetti e Valfrido Cicconi.
«Rilanciare lo Sferisterio dopo questi due anni difficilissimi è il nostro imperativo – ha dichiarato in apertura dell'incontro Messi – Stiamo lavorando alacremente per portare entro il 28 febbraio al Ministero della Cultura il nostro nuovo progetto per l’estate 2022, tenendo conto delle spese di bilancio che saranno necessarie».
«Il mio obbiettivo è riaccendere il dialogo fra spettacolo e pubblico – ha esordito Pinamonti – e per farlo allargheremo l’offerta dei titoli della prossima stagione lirica: non solo quelle già note da oltre 20 anni, ma anche opere non ancora entrate nei vari circuiti operistici. Altre iniziative vogliono tenere conto del concetto di ‘pluralità musicale’, quindi aprire anche a generi come la musica cinematografica o la popular, oltre a realizzare eventi sinfonico-concertistici dal respiro internazionale.
Dobbiamo sfruttare al massimo le potenzialità dello Sferisterio, e per farlo bisogna abbandonare la pigrizia intellettuale, guardare alla crescita dei complessi artistici marchigiani, rilanciando anche una nuova idea di turismo culturale».
E alla domanda: "Esiste in questo progetto un piano che preveda un maggiore coinvolgimento degli ascoltatori più giovani?"
«Il tema è delicato, perché i ragazzi sono abituati a diffidare della musica colta - ha risposto il neo-direttore dello Sferisterio - Il regista Peter Brook insegna che quando si è impreparati a un ascolto o una visione, emerge davvero la qualità del lavoro svolto. Il nostro diktat vuole essere i medesimo: i giovani non vanno obbligati all’ascolto educativo, ma incuriositi.
E soprattutto, bisogna suscitare in loro le emozioni. Sono in programma per questo anche degli incontri presso le scuole primarie e secondarie, ma di base vogliamo sfruttare l’offerta cinematografica per far emergere il valore della musica. Un po’ come accadeva nel ‘900 quando gli artisti accompagnavano le proiezioni, portando all’attenzione di un nuovo pubblico grandi opere».
Non solo canzoni a Sanremo. In occasione della 72esima edizione del Festival più famoso d’Italia, la prestigiosa Villa Ormond - a pochi km dal Teatro Ariston - ha aperto le sue porte alla prestigiosa mostra di Paolo Marinozzi, classe 1947, collezionista e fondatore del museo “Cinema a Pennello” di Montecosaro. Si tratta di una grande raccolta fatta di locandine e bozzetti: pezzi unici dipinti a mano da grandi artisti – i cosiddetti “cartellonisti” – nel corso di 50 anni di storia del cinema e della musica. E che dal 2011 è possibile apprezzare presso lo spazio allestito in quel di Porta San Lorenzo.
Sull’onda dell’entusiasmo, Paolo – direttamente dall’hospitality della villa sanremese, dove si trova insieme al figlio Alessandro – ci ha raccontato di questa iniziativa e della sua passione.
Innanzitutto, chi ti ha lanciato la proposta di Sanremo? Devo ringraziare Giuseppe Grande, direttore di “SanremoSol” che ha fortemente voluto questa collaborazione. Era da anni che volevo portare da quelle parti la mia mostra, ma non ce n’è mai stata l’occasione. Fortunatamente nel frattempo, insieme ai miei collaboratori, abbiamo conquistato altre tappe: Taormina, Napoli e anche il Lucca Comics.
Come mai questo desiderio di unire la tua collezione al Festival della canzone italiana? Da bambino seguivo il Festival per radio. Poi ci fu l’avvento dei “musicarelli” al cinema, e quasi per caso ho cominciato la mia collezione di manifesti e bozzetti. Qui a Sanremo in particolare abbiamo portato 22 opere, ispirate a grandi canzoni come “Dio come ti amo” di Domenico Modugno, “Nessuno mi può giudicare” di Caterina Caselli, “Zingara” di Iva Zanicchi, “Non son degno di te” e “Mi vedrai tornare” di Gianni Morandi e altre.
Come ha accolto la proposta allestire la mostra a Villa Ormond? Sono stato felicissimo, e spero sinceramente che questa sorta di “anteprima” abbia una forte risonanza e ci consenta di partecipare ad altre manifestazioni canore. Villa Ormond poi è di per sé molto suggestiva, con il suo parco meraviglioso e la vista sul mare. Al tempo vi ha soggiornato anche la Principessa Sissi.
A quale canzone sanremese si sente più legato? Ho sempre amato Claudio Villa, e infatti abbiamo una locandina di Sanremo con lui e Teddy Reno. Come ti dicevo, sono cresciuto ascoltando la radio e le grandi voci del dopoguerra. Poi ad un certo punto arrivò Modugno che rivoluzionò tutto: custodisco ancora gelosamente la locandina di “Piange il telefono” del 1975, con la dedica di Claudio Lippi.
E la sua passione di collezionista invece come è nata? Sin da piccolo raccoglievo figurine, poi fumetti e dischi. Con le locandine in un certo senso mi sono voluto specializzare. Finché negli anni ‘90 abbiamo allestito la prima mostra su Totò, e da quel momento tanti personaggi hanno molto apprezzato e ci sono venuti a trovare: Lucio Dalla, Ornella Muti, Sabrina Ferilli, le gemelle Kessler, Catherine Spaak, Tomas Milian, Vincenzo Mollica e altri ancora.
A quale bozzetto o locandina è più affezionato? Probabilmente a quella del film “Nuovo Cinema Paradiso”, perché ebbi la fortuna di condividerla durante il Bari International Film Festival del 2019 assieme ai maestri Ennio Morricone e Giuseppe Tornatore. Però penso anche alle mie prime scoperte da bambino: “Poveri ma belli” (1957) e “Don Camillo” (1952).
Lo studio di Guido Garufi esplora con ampia bibliografia e apparato critico il Novecento fino ai nostri giorni affrontando anche la rivoluzione linguistica e l’omologazione operata dal web. Resta salda l’immagine dei vecchi e nuovissimi autori fedeli ad una poesia che sappia inviare senso e messaggio.
D: Dopo la tua prima incursione sulla poesia marchigiana del 1998, a ventiquattro anni di distanza, presenti questo corposo lavoro, La poesia delle Marche-Il Novecento e oltre, edito da Affinità Elettive di Valentina Conti. Da quanto è possibile sostenere la tua antologia si presenta come centrale e fondamentale. Ne scrisse, ai tempi, Carlo Bo, sostenendo che “se si facesse in ogni regione il lavoro che Garufi ha fatto per le Marche, avremmo una storia della letteratura contemporanea più ricca e più completa”. E’ stato un lavoro faticoso?
R: Si: il lavoro attuale è durato quattro anni, è pesante scrivere cinquecentoquaranta pagine. Il primo “antologista” fu Carlo Antognini che esplorò il primo cinquantennio del secolo che è passato. Nel mio lavoro precedente del ’98 (pp.614) avevo fortemente ampliato e anche mutato, sia bibliograficamente che con successive griglie critiche il suo indirizzo.
Dunque, non ribaltavo quanto scritto prima di me, ma ciò che a mio avviso era o sfuggito o non integrato. Per la verità, nel 1981, insieme all’amico di sempre, Remo Pagnanelli, avevo scritto una antologia dedicata, allora, a poeti emergenti. Avevamo buon naso, debbo dire. I nostri, di allora, pubblicarono poi per grandi case editrici, Einaudi, Garzanti ed altre. Insomma, io e Remo, portammo “fortuna” a D’Elia, Scarabicchi, De Signoribus e Piersanti, ad esempio. Spero, con questo lavoro, di poter promuovere i più giovani e meno giovani. Il libro appena uscito copre un arco che va dal 1940 ad oggi.
D: A tal proposito, quale panorama emerge dalla foto di questi ultimi trenta anni e più? Vi è mutamento, novità, differenza di stile o tematica?
R: Credo che il punto forte di questo mio nuovo studio sia nell’aver affrontato la “quarta rivoluzione industriale”. Il digitale e il Web, quindi. Non è piccola cosa. A metà degli anni ’70, uno studente delle medie superiori (ultimo anno) aveva un “bagaglio” di termini e vocaboli di circa 1.700 elementi (ivi incluse le congiunzioni) oggi sfiora i 650. Questa contrazione è bestiale perché riduce la qualità espressiva. Pensa un po’, se io volessi farti un complimento, una cosa è avere in mente un quarantina di aggettivi, altra cosa è una riduzione a venti. Il linguaggio “sintetico” non è della poesia, non è espressivo. La lingua di oggi deriva da un “pensiero calcolante”, produttivo, “arido”, senza luce…
D: Ma è un dato certo quello che tu dichiari o vi è anche un “rigetto” o un tuo pregiudizio per internet e dintorni?
R: Non sono così sciocco da attaccare una invenzione necessaria ed utile. Io parlo di linguaggio, di lingua, di poesia che vive di metafore e simboli, non di icone e frammenti. Parlo anche del linguaggio più in generale, quello tra di noi, quello quotidiano. Naturalmente nel lavoro ho citato ampia bibliografia a tal proposito. Solo i titoli sono indicativi e diagnostici: autori importanti, studiosi di neurologia, sociologi, critici letterari.
Tutti convergono nel qualificare questo effetto negativo o pesante della lingua standardizzata sul modo di pensare, di parlare e di scrivere .Si badi bene, di pensare, e dunque di scrivere. Ad esempio Manfred Spitzer quello di Demenza digitale, o Connessi e isolati, ed ancora Solitudine digitale, Emergenza smartphone- I pericoli per la salute, la crescita, la società , aggiungo che Spitzer è uno dei più rinomati ed eminenti neuroscienziati tedeschi. Emerge un concreto panorama davvero più magmatico e discutibile e labirintico, un territorio dove il critico, di qualsiasi rango o parte, si troverebbe sbilanciato, tanto quanto l’autore che “crea lingua poetica”.
L’oggetto (la lingua letteraria) da interpretare è diversa e mutata. Su questo tema ho usato Thomàs Maldonado, Memoria e conoscenza, sulle sorti del sapere nella prospettiva digitale e anche Critica della ragione informatica, Pensiero involontario nella società irretita e soprattutto Un popolo di frenetici informatissimi idioti di Franco Ferrarotti. Attenzione, dunque.
D: Vuoi dire che la lingua poetica ha risentito di tutto questo? E questo problema lo senti esteso ad altro?
R: La lingua poetica ha potenti anticorpi. Scriveva Montale: "La poesia affila le sue armi, poche ma durature”. I poeti che ho antologizzato sono colti, leggono, riflettono, vivono “ancora” in un “tempo” più rallentato e meno veloce da quello “imposto” dalla produzione e dal consumo. E la loro fortuna è quella che ho chiamato “avanguardia a ritroso”. La neo- lingua, la lingua comune standardizzata vuole la velocità e la sintesi.
Vuole lo “spot”, l’emoticon, come in politica, dove non si distingue il “pensiero” ma squallidi “minestroni”, minestre scotte e mendaci. Mai come oggi credo che la politica meriti il Premio Nobel, più di Pirandello che lo vinse. Sono i politici che incarnano oggi Stasera si recita a soggetto o Così è se vi pare, o anche Uno nessuno e centomila. Una brodaglia all’interno della quale non si distingue un “Pensiero”.
E’ una Batracomiomachìa, come chiamava Leopardi la sua Battaglia tra le rane e i topi. Primeggia la velocità, la dimenticanza della Storia. In questo modo si “annebbiano” i nessi reali tra causa ed effetto, quella che si chiama la “consecutio temporum”. Il Sistema ha deciso e vuole questo e questa “omologazione” è sotto gli occhi di tutti. Di tutti quelli che “pensano”, tuttavia. Il resto sfugge.
D: Puoi tracciare sinteticamente la “fotografia” della nuova generazione marchigiana, esiste una linea che si possa definire continua?
R: Lo stesso titolo che ho voluto dare alla mia opera è un indizio: non oltre il Novecento, ma il Novecento ed oltre. Questo è il primo nesso. I “miei” autori sono già storicizzati con un apparato critico e biobibliografico. Noto una continuità nella tradizione con le radici medio-novecentesche, l’influenza che il Novecento “riflette” su di essi è palese, persino in quelli apparentemente e moderatamente sperimentali. I Maestri del secondo Novecento, Luzi, Saba, Pasolini, Bertolucci, Sereni e tanti altri sono sotto traccia ma evidenti. Nei più giovani, in positivo, ho notato una vasta propensione alla letteratura straniera e una intrigante flessione verso la prosa. Oggi più di ieri.
D: Come mai tu non ti sei inserito come poeta dal momento che sei, come altri, ampiamente storiografato?
R: E’ stata una mia scelta personale, volevo essere quanto più “distante”, esercitare con più forza e decisione la solidità critica. Mi è costato molto, ma volevo essere “compagno di viaggio” e amico, volevo “accompagnare”. Del resto dei miei libri di versi si è già parlato, anche io accompagnato da prefazioni nobili e fondamentali nella mia vita, quella di Mario Luzi e Vittorio Sereni ad esempio. Due anni oro sono avevo scritto un metaromanzo, Filigrane- Canzoniere apocrifo, che dice tutto di me. Ho voluto dedicare l’antologia a tre poeti scomparsi, tre amici: Remo Pagnanelli, Francesco Scarabicchi e Antonio Santori.
La seconda parte della stagione 2021/22 del Politeama inizia con una grande novità: Cassini&Friends. Si tratta di quattro spettacoli comici dal format innovativo, dove oltre a Dario Cassini si esibiranno giovani comici e ospiti speciali del panorama cabarettistico nazionale. Il primo appuntamento si terrà giovedì 27 gennaio alle ore 21:15 al Politeama di Tolentino, e l’ospite d’eccezione sarà Gianluca Impastato.
Fra i più apprezzati comici del panorama italiano, Gianluca Impastato diventa celebre grazie a Colorado Cafè dove partecipa a tutte le edizioni. Tra i suoi personaggi più famosi ricordiamo Chicco D’Oliva, lo strampalato intenditore di vini, e Mariello Prapapappo, l’investigatore dell’assurdo. Partecipa anche a “Paperissima Sprint” e “Grande Fratello Vip”. Prende parte a diverse serie tv come “Medici miei”, “Così fan tutte” e “Fratelli Benvenuti”. Nel 2020 è nel programma “Enjoy – Ridere fa bene” condotto da Diego Abatantuono e Diana Del Bufalo.
Dario Cassini è uno dei grandi della comicità italiana, ha alle spalle una lunga esperienza televisiva nei tre cult-show della tv italiana come Zelig Circus, Le Iene e Colorado. Ha all’attivo oltre venticinque spettacoli scritti e replicati in tutta Italia.
Biglietti a partire da 12 euro disponibili al Botteghino del Politeama, aperto dal lunedì al venerdì dalle 17 alle 20 e da tre ore prima di ciascun spettacolo, online all’indirizzo http://www.liveticket.it/politeamatolentino. Tutte le attività del Politeama si svolgono nel rispetto delle normative per il contrasto del Covid-19, l’ingresso è consentito esibendo il Green Pass “rafforzato” e indossando correttamente la mascherina protettiva FFP2.
Al via l’XI Edizione del prestigioso Concorso Letterario "Raccontar Scrivendo" organizzato dall’Associazione "La Casetta degli Artisti" di Recanati, in collaborazione con il Comune, la Regione Marche, Casa Leopardi, con il contributo delle più importanti aziende del territorio.
Presentato questa mattina dal sindaco Antonio Bravi, dall’assessora alla Cultura Rita Soccio e dal Presidente dell’associazione “La Casetta degli Artisti” Gabriele Magagnini le linee guida del Concorso 2022 rivolto agli studenti delle scuole primarie, classi terze quarte e quinte e alle scuole secondarie di primo e secondo grado di tutta Italia.
Il tema a cui sono chiamati quest’anno gli studenti a fare delle riflessioni è quello dell’idillio “Alla luna” di Giacomo Leopardi. “Dopo una breve interruzione di un anno a causa dell’emergenza sanitaria, riprende questo importante concorso letterario - ha dichiarato il primo cittadino - un lavoro complesso e difficile che organizzatori e collaboratori riescono a portare avanti on risultati sempre più rilevanti, tanto che, alla sua 11 edizione, il Concorso è diventato un punto di riferimento per la nostra città, per tutti gli amanti della cultura e per i sempre più numerosi studenti che ogni anno vi partecipano, per i quali rappresenta un significativo strumento di crescita e di arricchimento culturale. Sin dalle prime edizioni l’iniziativa ha saputo mettere in luce il talento di studenti appassionati di letteratura e di Giacomo Leopardi, stimolando la loro fantasia".
"Ringrazio Gabriele Magagnini, l’Associazione La Casetta degli Artisti, gli sponsor, le e gli insegnanti e tutti coloro che dedicano parte del loro tempo per realizzare questo progetto. Un saluto particolare ai giovani studenti che vorranno partecipare mettendosi in gioco e che approfitteranno di questa opportunità per conoscere e visitare la nostra splendida città" ha concluso Bravi.
Tra le novità di questa edizione una sezione speciale di arti varie rivolta a tutti, un modo per offrire a chiunque, non solo agli studenti, la possibilità di affrontare la tematica proposta. “Alla luna è un colloquio permeato da un sentimento nostalgico legato al ricordo del tempo giovanile e alla sua cospicua dose di speranza che solo i giovani hanno in dotazione per natura - ha affermato l’assessora alla Cultura Rita Soccio -. Ed è forse questo l’aspetto da sottolineare e rimarcare, quella speranza come elemento positivo volto a bilanciare la durezza del passato e dell’affanno della vita".
"Quella speranza che in un periodo di restrizioni e di difficoltà vissuta dalle nostre alunne e alunni può essere d’aiuto e rendere dolci i ricordi più tristi. Questo componimento in fondo ci vuole insegnare l’importanza della capacità, che l’uomo ha o dovrebbe avere, di convivere con il lato dolceamaro dell’esistenza - aggiunge Soccio -. I miei più ringraziamenti a tutti coloro che rendono possibile questo progetto, che ha avuto negli anni una crescita esponenziale a testimonianza della qualità che gli viene riconosciuta dalle molte scuole italiane che vi partecipano, lavorando con passione alla formazione culturale e umana di giovani talenti.”
Il Concorso non prevede alcuna quota di iscrizione, gli elaborati dovranno essere inviati via e-mail entro il 15 aprile e le opere verranno valutate da una giuria di esperti. Ai primi classificati di ogni sezione andrà come premio un soggiorno per due persone in una capitale europea. Gli altri premi, a scalare, consistono in prodotti delle aziende partner dell’ iniziativa e somme in denaro.
“Un’iniziativa nata dalla volontà di aprire un dialogo tra Giacomo Leopardi e i ragazzi di oggi, per dimostrare che la cultura non è oscurata dalla frenesia e dalle nuove tecnologie anzi, ha ancora un grande valore, gli scrittori esistono e hanno molto da trasmettere sia su carta che attraverso i nuovi media - ha spiegato Gabriele Magagnini -. Quest’anno vengono proposte alcune tematiche tratte da “Alla luna”. Partendo quindi da alcuni versi del Poeta recanatese, accuratamente scelti per le tre sezioni, invito tutti i ragazzi a scrivere riflessioni in merito”.
A portare i saluti e gli auguri della Regione Marche l’Assessora alla Cultura Giorgia Latini con un video messaggio e tra gli intervenuti nel corso della conferenza stampa i partner e collaboratori del Concorso tra cui : il dirigente scolastico Annamaria De Siena, Sandrino Bertini della Bcc, Domenico Guzzini della F.lli Guzzini, Riccardo Ficara Pigini per Eli e Pigini Group, Filippo Fancello della Algam Eko, Giuditta Pierini della Casetta degli Artisti.
Torna la nuova stagione di spettacoli dal vivo, fra musica e cabaret, al teatro Politeama di Tolentino, presentata in conferenza stampa dal Direttore Massimo Zenobi, i comici Dario Cassini e Gianluca Budini, e l’Assessore alla Cultura del Comune di Tolentino Silvia Tatò.
Dopo il successo della prima parte iniziata già a settembre, il tabellone intitolato "Ancora più spettacolo" si arricchisce di una serie di eventi di grande qualità, a partire dalla presenza di importanti nomi come quello del già citato Cassini. Il comico-attore animerà la cornice del Politeama dal 27 gennaio per una serie di quattro appuntamenti di cabaret con un nuovo format ideato espressamente per l'occasione insieme a Gianluca Budini, riservando spazio a ospiti speciali - come Dado, Gabriele Cirilli e Claudio Batta - e a giovani comici esordienti.
La stagione proseguirà fino all'8 maggio anche con alcuni concerti cosiddetti "di facile ascolto" - per la rassegna Master Piano Festival Più, che vedranno coinvolti musicisti del panorma classico e jazzistico - e con l'incontro per il format "Racconti d'attore" affidato all'interprete Orso Maria Guerrini, alle musiche da film di Fabio Rizzi e il tributo a Mina dell'Orchestra Musicando.
«"Leggerezza" è la parola chiave di questa nuova avventura del teatro Politeama - hanno dichiarato il Direttore Zenobi e l'Assessore Tatò - L'obbiettivo è offrire a tutta la collettività - nonostante il periodo che stiamo vivendo - un clima distensivo e di ottimismo, nel pieno rispetto delle normative anti-covid previste dall'ultimo Dpcm. Musica e risate per ripartire tutti insieme verso un futuro migliore».
L'associazione Unitre di Civitanova Marche, in collaborazione con il circuito delle Unitre nazionali e con l’IIS Da Vinci, ha pubblicato il bando del quarto “Premio letterario Unitre Civitanova” per racconti inediti a tema. Il concorso, che è patrocinato dal Comune di Civitanova Marche e dalla Regione Marche, è finalizzato a premiare i testi più meritevoli che rispondano al tema del concorso, che varia di anno in anno. Il tema dell’edizione 2022 è: la solitudine. Si tratta di un concorso nazionale non riservato ai soli iscritti, ma rivolto a tutti gli appassionati di scrittura nel nome di una cultura che unisca menti e sentire in uno spazio autonomo e senza steccati ideologici.La presidente Unitre Marisa Castagna, nel dare notizia dell’uscita del bando, ha dichiarato: “Vogliamo dare continuità ad un premio importante, che diventa ancor più significativo in questo drammatico e lungo periodo di pandemia. Il tema di questa quarta edizione è la solitudine, una condizione che ci mette di fronte a noi stessi e ai lati nascosti che a volte non vorremmo affrontare. La solitudine può essere una conseguenza del percorso della vita, la solitudine può essere una scelta fatta con consapevolezza e, se vissuta bene, può essere un momento importante per conoscere appieno noi stessi. Ci auguriamo di ricevere molto interesse anche in questa nuova occasione letteraria”. Le opere inedite di narrativa dovranno essere inviate entro il 30 aprile 2022, e dovranno rispettare i requisiti richiesti dal regolamento, che è consultabile sul sito dell’Unitre di Civitanova Marche. La giuria del premio sarà composta da personalità del mondo dell’arte e della cultura, che avranno il compito di individuare tra tutti i racconti pervenuti, i primi tre classificati e fino a due opere meritevoli.
Al primo classificato andrà la somma di € 300,00; al secondo classificato € 200,00; al terzo classificato € 100,00. Gli autori delle due opere segnalate come meritevoli dalla giuria riceveranno ciascuno € 50,00. Tutte le opere devono essere inviate via mail all'indizzo: segreteriaunitre2@libero.it, entro il 30 aprile 2022.
Sono stati pubblicati, a cura del Comune di San Severino Marche e della Fondazione Salimbeni per le Arti Figurative, gli atti del convegno di studi su “Dante Alighieri e Filippo Bigioli tra arte, poesia, teatro e teologia” ospitato, alla fine di settembre dello scorso anno, al teatro Feronia. Nella raccolta, tra i tanti preziosi contributi, figurano quelli di Stefano Papetti, Pietro Maranesi, Alfredo Luzi e Alberto Pellegrino.
Proprio il professor Papetti, attualmente curatore delle collezioni comunali di Ascoli Piceno, docente di tecniche artistiche e restauro presso il corso di laurea in Tecnologia per la Conservazione dei Beni Culturali dell’Università degli Studi di Camerino e da più di trent’anni studioso degli aspetti più rilevanti della pittura marchigiana dal Medioevo al Neoclassicismo oltre che curatore di moltissime mostre in Italia e all’estero; in occasione del convegno, parlando della fortuna di Dante nell’Italia risorgimentale, presentò anche un vero e proprio tesoro, di proprietà del Comune, custodito a San Severino Marche e che richiama alla Divina Commedia.
Si tratta dei ventisette bozzetti ad olio realizzati per le tavole che il cavalier Romualdo Gentilucci di Fabriano, cultore delle Belle Arti e promotore di iniziative artistiche ed editoriali, commissionò all’artista settempedano Filippo Bigioli nel 1854 e da cui furono in seguito tratti i soggetti per le grandi tele che costituiscono la Galleria Dantesca, e che misurano 6 metri per 4 metri. Le opere furono dipinte a “finto arazzo” con colori vegetali direttamente sulla tela e senza imprimitura dallo stesso Bigioli insieme ad altri artisti.
“Notizia recente - a darne conferma è l’assessore alla Cultura e vice sindaco del Comune di San Severino Marche, Vanna Bianconi - è che durante un sopralluogo in un deposito comunale, a palazzo Servanzi Confidati, è stato trovato un ventottesimo quadretto dedicato sempre alla più grande opera di Dante”. E non sarebbe tutto perché di Bigioli ci sarebbero anche degli schizzi che accompagnerebbero i bozzetti dipinti.
Con riferimento a queste pregevolissime opere, fino ad oggi si sapeva che fossero appunto ventisette, il professor Papetti sottolinea negli atti del convegno: “Essi documentano una delle più ambiziose imprese decorative alle quali abbia partecipato il pittore marchigiano Filippo Bigioli. Come ha evidenziato di recente Sibilla Panerai, in occasione di una bella mostra ospitata a Forlì, “l’artista attinse allo spiritualismo neo medievale del Purismo romano con accenti in stile trobadour, rimanendo ai modi del nazzareno Ary Scheffer, di Jospeh Anton Kocn nel Casino Massimo a Roma e alle incisioni di Flaxman eseguite da Piroli”. Riferimento che dimostrano l’aggiornamento di Bigioli – spiega ancora Papetti – capace di sintonizzarsi con grande eclettismo sulle onde emotive di quanto accadeva sulla scena artistica romana nell’ultima grande stagione artistica internazionale maturata nell’Urbe pochi anni prima della conquista piemontese”.
Il convegno “Dante Alighieri e Filippo Bigioli tra arte, poesia, teatro e teologia”, promosso a San Severino Marche in occasione del settimo anniversario della morte di Dante Alighieri, si conferma così ancor più come un vero e proprio evento culturale, seppure il Covid ne abbia impedito a molti di prendervi parte. E’ stata una “avventura che ha contribuito – così scrive il sindaco della Città di San Severino Marche, Rosa Piermattei, nella premessa alla stampa degli atti del convegno stesso - a far vivere un momento di rinnovato amore per quanto a San Severino Marche possediamo e a dare stimoli culturali che saranno un ulteriore motivo per la valorizzazione del patrimonio artistico cittadino”.
Domenica 23 gennaio, alle 17, quarto appuntamento con “A teatro con mamma e papà”, la stagione di teatro per ragazzi e famiglie promossa dal Comune di Civitanova Marche, da “Teatri di Civitanova” e da “Proscenio Teatro”, per la direzione artistica di Marco Renzi.
In scena, al teatro Annibal Caro di Civitanova Ata, la compagnia “Atto Due” di Firenze, che presenta la sua ultima produzione: “La rapa gigante” della regista Manola Nifosì, uno spettacolo molto poetico e divertente, giocato in scena da due bravissimi attori che sanno dimostrare mestiere, sensibilità nel parlare con i bambini e grande affiatamento.
Il direttore artistico Marco Renzi sottolinea ancora una volta l’importanza del teatro per i più piccoli. “Lo scorso inverno – ricorda Renzi - è stato all’insegna dell’isolamento più totale, con tutto chiuso intorno a noi. Adesso è il momento di ricucire quello strappo, di farlo con le dovute cautele, ma di non isolarsi. Il teatro è un presidio di socialità, un luogo di incontro, di divertimento e di sogno, va mantenuto aperto e fatto funzionare. Ringraziamo allora il Comune di Civitanova Marche e Teatri di Civitanova per aver condiviso questa scelta coraggiosa, contribuendo ad organizzare un cartellone di sei appuntamenti per i nostri piccoli e averla portata avanti”.
La stagione civitanovese sta procedendo regolarmente con il programma annunciato e la risposta del pubblico non è mai mancata. Affinché sia facilitata la scelta di scegliere di andare a teatro, l’organizzazione continua a lasciare in platea uno spazio vuoto tra una famiglia e l’altra e ad assegnare i palchetti in uso esclusivo ai nuclei familiari. Le prenotazioni sono aperte. Si ricorda che l’ingresso è possibile solo con super green pass a partire dai 12 anni e con mascherina ffp2 a partire dai sei anni.
Sabato 22 gennaio alle ore 10.30 il MarC (Museo Archeologico Statale di Cingoli) apre nuovamente le porte ai visitatori per presentarsi con un allestimento rinnovato. Il progetto di riallestimento è stato coordinato da Luigi Gallo, direttore della Direzione Regionale Musei Marche e curato dall’architetto Cecilia Carlorosi – Soprintendente Sabap per le province di Ancona, Pesaro e Urbino - con la direzione scientifica di Sofia Cingolani, funzionaria archeologa Mic e direttrice del Museo.
Il Museo Archeologico di Cingoli è d’interesse per i forti legami con il territorio di cui racconta la storia millenaria.” In questa prima fase i lavori si sono concentrati, in particolare” – afferma Sofia Cingolani – “sul miglioramento dei percorsi con l’obiettivo di ampliarne la fruizione con contenuti aggiornati dal punto di vista scientifico e, al tempo stesso, più accessibili al grande pubblico, con una particolare attenzione rivolta ai giovani. Molto presto il Museo si doterà anche di un catalogo e di contenuti multimediali”. Il riallestimento del Museo rappresenta, infatti, solo una prima tappa nell’ambito di più ampi obiettivi strategici a lungo termine, prefissati dalla Direzione Regionale anche con la finalità di allinearsi agli standard del Sistema Museale Nazionale.
“La collaborazione tra la Direzione Regionale Musei Marche e Soprintendenza archeologia belle arti paesaggio delle Marche, l’Università di Macerata e Comune di Cingoli”- conclude Luigi Gallo – “ha rappresentato un ottimo esempio di come la partecipazione di diversi attori istituzionali sia non solo possibile ma sempre auspicabile per la valorizzazione del patrimonio”.
All’inaugurazione, che sarà aperta dal saluto del Sindaco di Cingoli Michele Vittori, saranno presenti Luigi Gallo (Direttore Regionale Musei Marche), Pierluigi Moriconi (Soprintendente Sabap per le province di AP-MC-FM), Cecilia Carlorosi (Soprintendente Sabap per le province di Ancona, Pesaro e Urbino), Sofia Cingolani (Direttrice del Museo di Cingoli), Stefano Finocchi (funzionario Mic) e Roberto Perna (docente di Archeologia Classica presso l’Università di Macerata).
Ripartirà ufficialmente mercoledì 19 gennaio la nuova stagione di prosa del Teatro Nicola Vaccaj di Tolentino. A fare da apripista sarà uno dei capolavori assoluti di Tennessee Williams, "Un tram che si chiama desiderio", per la regia del maestro di fama internazionale Pier Luigi Pizzi - fondatore insieme a Giorgio De Lullo, Romolo Valli e Rossella Falk della “Compagnia dei giovani”.
A dare voce e corpo agli indimenticabili protagonisti del dramma saranno due grandi interpreti del teatro italiano: Mariangela D’Abbraccio nel ruolo di Blanche Du Bois - reduce dai successi di Filumena Marturano - e Daniele Pecci nel ruolo di Stanley Kowalski, che già fu al tempo di Marlon Brando. La trama terrà fede all'opera di Williams vincitrice del Pulitzer 1947, raccontando la storia di Blanche perduta nella New Orleans degli anni ’40 e che, dopo che la casa di famiglia è stata pignorata, si trasferisce dalla sorella Stella, sposata con un uomo rozzo e volgare di origine polacca, Stanley. Blanche è alcolizzata, vedova di un marito omosessuale, e cercherà, fallendo, di ricostruire un rapporto salvifico con Mitch, amico di Stanley. Ma il violento conflitto che si innesca fra lei e Stanley, la porterà alla pazzia.
Biglietti in vendita su vivaticket.com, nelle biglietterie del circuito AMAT / Vivaticket e al botteghino del Teatro, aperto da lunedì 17 gennaio, con orario 18-20. Secondo le normative attualmente in vigore, l’accesso in teatro sarà consentito solo in possesso del Green Pass Rafforzato e con mascherine di tipo FFP2.
Non andrà in scena “Figlie di Eva” con Michela Andreozzi, Maria Grazia Cucinotta e Vittoria Belvedere, che venerdì 14 gennaio avrebbe aperto la stagione del Teatro Verdi di Pollenza promossa da Comune e AMAT.
Lo spettacolo, sospeso dalla produzione nella mattinata di oggi per un improvviso impedimento causa pandemia, che terrà ferma la compagnia a lungo, non consentendone il recupero, è sostituito con la commedia “Bloccati dalla neve” con Enzo Iacchetti e Vittoria Belvedere, il 17 marzo.
"Tenevamo molto a questo spettacolo e grande è il dispiacere per questo imprevisto contro cui non possiamo fare niente, abbiamo deciso comunque di proporre un quarto spettacolo come segno di rispetto verso gli abbonati che ci hanno dato fiducia. Il botteghino in queste ore sta contattando tutti per avvisare di questo cambiamento e qualora ci fossero persone impossibilitate ad assistere alla data del 17 marzo troveremo con loro una soluzione" queste le dichiarazioni dell'assessore alla cultura Marco Ranzuglia.
Apertura in grande nel 2022 per il cartellone di eventi in programma al Teatro Giuseppe Verdi di Pollenza. Si riparte, dopo la pausa natalizia, con l’appuntamento di venerdì 14 gennaio, alle ore 21.15. In scena la commedia tutta al femminile “Figlie di Eva”, con un trio d’eccezione: Maria Grazia Cucinotta, Vittoria Belvedere, Michela Andreozzi.
“Figlie di Eva” è tre storie in una, come sono tre i nomi delle protagoniste: Elvira, Vicky e Antonia. Elvira, dietro a ogni grande uomo c’è una grande donna: la segretaria. Vicky, moglie tradita, è una “povera donna di lusso”, un po’ ingenua, un po’ scaltra, un po’ colomba, un po’ volpe. Antonia, prof. di latino, emigrata, precaria. E bellissima.
A legarle c’è Nicola Papaleo, sindaco disonesto che le inguaia tutte. Le tre donne, che mal si sopportano, sono però unite da un sano sentimento di vendetta e per questo si coalizzano: lo vogliono morto, anzi, sconfitto in politica, che rende l’uomo di potere ancor più morto di un morto. Come? Costruendo un candidato “fantoccio” che lo distrugga alle prossime elezioni: Luca Bicozzi, aspirante attore; lo blandiscono, lo convincono e Luca conquista il favore dell’elettorato.
E, conquistata anche la fiducia in sé stesso, vince un provino come protagonista di una serie. Una storia avvincente e all’insegna del divertimento quella in scena al Giuseppe Verdi di Pollenza. Si ricorda che lo spettacolo è disponibile anche in abbonamento o previa prenotazione al numero 349-4730823 dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 19 dei giorni feriali. Il costo del biglietto per il 1° settore è di 22 euro, mentre per il 2° settore/ridotti è di 18 euro.