Venticinque anni di carcere per omicidio volontario. È quanto si legge nel dispositivo della sentenza, emessa intorno alle 13 della mattinata di oggi, dalla Corte di Assise di Macerata a carico di Pavlina Mitkova, la 39 enne di origini bulgare che - secondo l'accusa - avrebbe ucciso la figlioletta di appena 6 anni Jennifer nella sua abitazione a Servigliano.
I fatti risalgono al gennaio del 2020, quando, a seguito di un incendio scoppiato nella sua abitazione, la donna aveva raccontato di essere riuscita a portare in salvo la figlia minore non riuscendo a fare altrettanto con la più grande, Jennifer appunto. Le indagini hanno però portato alla luce una realtà differente. Segni inequivocabili, a giudizio degli inquirenti, dimostravano che l'incendio era stato in realtà volontario. Per questo, pochi giorni dopo la tragedia, Pavlina viene arrestata con l'accusa di incendio doloso e morte come conseguenza di un altro reato.
Le ulteriori indagini, durate oltre un anno e accompagnate dal silenzio serrato della Mitkova, hanno aggravato ulteriormente la posizione della donna. L'esame autoptico avrebbe infatti dimostrato che la piccola sarebbe stata uccisa in precedenza (probabilmente soffocata con un cuscino) e l'incendio appiccato per depistare le indagini.
I giudici di Macerata hanno concesso alla donna le attenuanti generiche ( il Pm aveva chiesto l'ergastolo) e revocato la potestà genitoriale sull'altra figlia. Assolutamente estraneo al delitto è risultato invece il padre delle bambine Ali Krasniqi, costituitosi parte civile, che in quelle tragiche ore non si trovava in casa e a cui spetterà l'affidamento della figlia minore.
Non emerge dalla sentenza però il movente del delitto, che Pavlina Mitkova ha sempre negato di aver commesso.
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