La cause della morte di Akila Ogorchukwu sarebbero compatibili con lo schiacciamento del corpo, da cui sarebbe probabilmente scaturito anche un soffocamento.
Questo è quanto trapela dai primi dati dell'autopsia, effettuata oggi, sul corpo dell'ambulante nigeriano, ucciso venerdì scorso a Civitanova Marche (Macerata) da Filippo Ferlazzo. Non è ancora chiaro, però, se lo schiacciamento abbia causato traumi di organi vitali decisivi per il decesso.
L’esame autoptico, iniziato poco dopo le 11, è stato preceduto dal riconoscimento della salma fatto dalla moglie, Charity Oriachi. La vedova ha voluto vedere il marito per l'ultima volta. "Un momento straziante, come lo ha definito Francesco Mantella, avvocato che tutela i familiari del morto e “di profonda disperazione". Ad accompagnarla nella saletta per il riconoscimento c'erano il fratello e una donna, pastore della comunità nigeriana che l'hanno dovuta sorreggere
L'autopsia è stata eseguita dal medico legale nominato dalla Procura, Ilaria De Vitis. I familiari di Alika hanno nominato un consulente di parte, il medico legale Stefano Tombesi, che sta partecipando alle procedure. Presente anche un ispettore di polizia.
Nel frattempo l'arrestato, ora detenuto nel carcere di Montacuto, Ancona, per omicidio volontario e rapina, ieri ha riferito al gip durante l'udienza di convalida che "Alika era vivo quando sono andato via, respirava". Nell'ordinanza per la misura cautelare si rileva che i due agenti delle Volanti del Commissariato di polizia, hanno bloccato Ferlazzo alle 14:11, i medici hanno riscontrato il decesso alle 15.
L'aggressione, stando alle immagini in possesso della polizia (le riprese dal sistema di pubblica sicurezza lungo corso Umberto I) è durata al massimo quattro minuti. E dal momento in cui l'omicida è stato bloccato a quello in cui il cuore del nigeriano ha smesso di battere sono passati 49 minuti.
Si è concluso da pochi minuti l'incontro presso il palazzo del Governo di Macerata fra il prefetto Flavio Ferdani, i sindaci Fabrizio Ciarapica e Rosa Piermattei (rispettivamente, Civitanova e San Severino), i funzionari e i rappresentanti della comunità nigeriana, coadiuvati dal presidente della Provincia Sandro Parcaroli. Un meeting necessario, di conoscenza e confronto, nato dall'esigenza di offrire ulteriore sostegno e vicinanza ai familiari di Alika Ogochukwu (assistiti dall'avv. Francesco Mantella): il 39enne, vittima il 29 luglio del raptus di violenza feroce da parte di Filippo Ferlazzo (confermato agli arresti), lascia un figlio di 8 anni e la moglie Charity Oriakhi, che in queste giorni si è concessa alla stampa rivendicando a gran voce e tra le lacrime il proprio diritto alla giustizia.
A fronte della sensibile mobilitazione sorta negli ultimi giorni, e che porterà sabato 6 agosto ad una vera e propria manifestazione di piazza 'contro ogni forma di razzismo', i presidenti dell'Associazione nigeriana della Toscana, Evelyn Etedheke, e della NIDOE (Nigerians in Diaspora Organisation Europe) George Omo Iduhon si sono detti felici di aver avuto l'occasione di conoscere i rappresentanti delle istituzioni locali. "Quello che è successo è assurdo - ha dichiarato commossa Evelyn a fine incontro - e lo dimostra il fatto che il video di questa tragedia ha fatto il giro del mondo. Ora vogliamo solo giustizia: così si costruisce la pace fra persone che vivono nella stessa comunità"
Parole forti e inappellabili, ribadite con sincera partecipazione dai sindaci Piermattei e Ciarapica. "Ci auguriamo che il colpevole paghi per ciò che ha fatto, e allo stesso tempo continueremo ad impegnarci perché l'intera comunità maceratese sia partecipe e costruttiva anche a questo tipo di dinamiche sociali. Alle nostre città non appartiene l'etichetta del 'razzismo': dimostreremo ancora una volta, al di là delle voci e delle strumentalizzazioni in corso, che siamo capaci di accoglienza, rispetto e inclusività".
Di seguito, il servizio:
Non solo qualche guaio muscolare, anche il covid. In questo 2022 che lui stesso definisce ”sfortunato” Gianmarco Tamberi ha di nuovo affrontato il virus (lo aveva avuto anche a marzo 2021): in un post sui social, il campione olimpico del salto in alto ha raccontato la disavventura, altro ostacolo nell'avvicinamento agli europei di Monaco.
"Ciao ragazzi, mi avete sentito poco in questi giorni perché purtroppo tornato dall'America ho avuto l'ennesima sfortuna di questo 2022 - scrive Gimbo -. Il giorno dopo essere atterrato sono risultato positivo al Covid e questa volta mi ha messo ko".
"Ora sono negativo da qualche giorno e ho riiniziato ad allenarmi ma sto facendo una fatica enorme - racconta l'azzurro -. Tra la tanta stanchezza, la pesantezza alla testa e i dolori muscolari continui, in questo momento mi spaventa l'idea di dover affrontare delle gare tra meno di una settimana. Incrocio le dita e tengo duro, come sempre, ma in questo 2022 sembra veramente non ne voglia andar giusta una -14 giorni agli Europei, forse forse c'è ancora tempo!". L'appuntamento con gli europei (dopo i mondiali di Eugene in cui Tamberi ha chiuso ai piedi del podio) è dal 15 al 21 agosto
Insegue con un ramo dei bagnanti poi aggredisce i carabinieri, nuovo fatto di cronaca che coinvolge Civitanova Marche. È stato convalidato l’arresto del 33enne citaddino pakistano che domenica pomeriggio ha tentato di aggredire dei bagnanti al parco Palatucci sul lungomare della città rivierasca, finendo per scagliarsi contro i militari che tentavano di contenerne le intemperanze.
Erano le prime ore del pomeriggio di domenica, quando alcune persone hanno chiamato il 112 segnalando che sul lungomare Piermanni di Civitanova uno straniero stava urlando e rincorrendo quattro giovani, due civitanovesi accompagnati da due loro amiche in vacanza, lanciando loro dapprima le sue ciabatte, poi un robusto ramo di un albero del parco, tale da costringerli a scappare velocemente e trovare riparo presso uno chalet adiacente.
Quindi, sono sopraggiunti i carabinieri dell’aliquota Radiomobile della compagnia carabinieri di Civitanova Marche e l’uomo, senza alcuna esitazione, ha staccato un asse di legno della pavimentazione dell’area attrezzata e si è diretto minaccioso verso i militari, noncurante dei loro reiterati inviti a desistere, continuando a urlare che voleva tornare in Pakistan.
Improvvisamente, senza alcuna ragione si è scagliato verso i militari cercando di colpirli con il lungo asse di legno. L'uomo è stato invitato a più riprese a desistere e lasciare cadere il bastone, senza successo, rendendo così necessario l’uso del taser che, nonostante i due tentativi esperiti, non è andato a buon fine poiché al primo tiro un dardo è finito a vuoto. Al secondo tiro, invece, uno dei due dardi necessari a chiudere il circuito per la scarica si è conficcato sul legno che brandiva, mentre l’altro sul braccio.
Approfittando di un attimo di distrazione, i carabinieri sono riusciti a bloccarlo definitivamente e ammanettarlo, nonostante continuasse a spintonarli e strattonarli con veemenza, tentando a più riprese di guadagnare la fuga.
Nella circostanza nessuno si è ferito, sono rimasti illesi lo stesso aggressore, le sue vittime e i due militari. Dopo essere stato visitato dal personale sanitario del 118, il trentatreenne pakistano, irregolare e senza fissa dimora, è stato accompagnato in caserma e tratto in arresto in flagranza con l’ipotesi di reato di violenza privata e resistenza aggravata a pubblico ufficiale.
Auto esce di strada e si schianta contro un albero: 55enne civitanovese trasportato all’ospedale di Torrette in gravi condizioni. L’incidente è avvenuto, intorno alle 10:30 della mattinata, in via Manzoni nella frazione di Villa Musone, a Loreto. Per cause in corso di accertamento da parte delle forze dell'ordine, l'uomo ha perso il controllo della propria vettura (una Bmw) che, dopo esser finita fuori strada, ha terminato la sua corsa contro un albero.
Sul posto è intervenuta la squadra dei Vigili del Fuoco che ha liberato il conducente rimasto bloccato nella vettura, in collaborazione con il personale del 118, e messo in sicurezza il veicolo coinvolto. Il 55enne alla guida dell’auto, rimasto comunque sempre cosciente, è stato trasportato all’ospedale di Torrette con l’elisoccorso. Inevitabili i disagi al traffico: la strada in cui è avvenuto il sinistro è stata chiusa per oltre un'ora in modo da consentire il completamento delle operazioni di messa in sicurezza.
L’indifferenza di Civitanova, la componente razzista prontamente sgonfiata, le prossime elezioni alzate subito a vessillo di un furbo silenzio "per evitare strumentalizzazioni". Comunque la si giri, Destra e Sinistra italiana sono ugualmente coinvolte nell’ultimo dramma consumatosi il 29 luglio (leggi qui) dove Alika Ogorchukwu ha perso la vita. E, come a fare da èco, anche nella tragedia sfiorata di Recanati la stessa notte (leggi qui) e nel più tragicomico episodio di sabato 30 luglio (leggi qui).
Che lo si voglia ammettere o meno, "la paura dell’uomo nero", dello straniero che sbarca a Lampedusa o arriva dall'Est, si prende il lavoro che spetterebbe ad altri, e approfitta dove può della libertà concessagli dallo Stato (magari soverchiandone le leggi), continuano ad essere argomenti (se non disfunzioni ataviche) ben radicati nel background culturale di questa nostra società. Conseguenza, inutile negarlo, di certuni discorsi di piazza, oggi sicuramente ridimensionati, ma comunque figli di una mentalità rimasta ferma al secolo scorso.
Il che, ovviamente, non fa che alimentare quelle ideologie che, come semi di pianta, trovano sempre terreno fertile laddove ignoranza e sofferto disagio predispongono al maggese in vista della futura mietitura. I frutti della rabbia e dell’insofferenza, buoni in ogni stagione, diventano presto cavalli di battaglia per il nostro teatro politico, che di utile e costruttivo non riesce più a offire nulla se non del mediocre intrattenimento da prima serata. L’importante, questa è l’impressione che traspare, è avere sempre “il diverso” a cui imputare ogni colpa, assieme alla compagine politica che lo difende sbandierando con poca convinzione il gonfalone dei diritti umani e civili. Una modus operandi ormai fin troppo prevedibile, ma che rispecchia fedelmente la democrazia rappresentativa di cui facciamo parte.
Il tutto, alla luce del fatto che il cosiddetto “razzismo” rimane di per sé un concetto privo di ogni valenza scientifica, che pretende di basarsi sullle variabilità fenotipiche della specie umana per giustificare l'esistenza di una sorta di gerarchia sociale, dove una certa comunità di individui è da considerarsi superiore rispetto a un’altra. Lo stesso motivo per cui, oggi, queste presunte "razze inferiori", le chiamiamo più semplicemente “minoranze”. Almeno così si scongiura il rischio di facili fascismi.
Ecco che allora lo sforzo da compiere, anzitutto, dovrebbe essere quello tornare ad indagare con ossequiosa umiltà sulle radici di quell’odio malcelato (di razza, pensiero, colore della pelle o religione che sia) di cui rischiamo di riconoscerci - prima o poi - tutti portatori “sani”. E che silente come lava vulcanica rimane in attesa di eruttare con tutte le sue disastrose conseguenze.
Altrimenti, tanto vale prepararsi a nuove, scioccanti scene riprese col cellulare, a fare i conti con l’insensibilità strutturale che ormai ci appartiene rispetto a certe immagini, e ai filtri da pellicola cinematografica con i quali tendiamo puntualmente a descrivere eventi di straordinaria realtà. Questo, almeno, per come siamo abituati a intenderla qui nel ricco occidente; altrove, la violenza è persino all’ordine del giorno.
Può darsi che Filippo Ferlazzo abbia asserito il vero quando, nel giustificare il suo insensato quanto definitivo gesto, ha confessato che non vi fosse alla base alcuna “motivazione razziale”. Ma la psicologia, in questi casi, insegna a volgere la lente d’ingrandimento lì, dove termina la giurisdizione della coscienza e inizia quella del subconscio (fatto di altri linguaggi e forme di espressione, spesso prodotti di somatizzazioni, rielaborazioni o rigetti della razionalità stessa). Il che, magari, potrà aiutare noialtri a comprendere come, dopo almeno 5 minuti di blackout mentale, abbia fatto seguito alla feroce e inconsapevole violenza, la fredda lucidità di portare via (per non dire rubare) il cellulare del povero Alika.
Nel frattempo, l’attuale politica italiana (guidata da Partito Democratico, Lega e Fratelli d’Italia, e appresso tutte le liste e i mini gruppi) rischia di perdere un’altra occasione per farsi un serio esame di coscienza. Preferendo, nel proprio immobilismo morale ed etico, dar vita ancora una volta a nuove forme di meschinità e ipocrisie di una società divisa fra ricchi e poveri, inautentica, convenzionale, sdoppiata falsamente da ciò che ciascuno pensa, e immersa in un clima di costante menzogna. Un po’ come “gli indifferenti” borghesi di Alberto Moravia.
Noi cittadini, nell’attesa che qualcosa cambi, possiamo pure continuare a manifestare come meglio crediamo il nostro dissenso, a scendere in piazza, a provare ad alzare la voce ogni volta che lo riteniamo opportuno, a metterci una pezza sopra, a dire che ‘non dimenticheremo’. E, infine, a domandarci: “se Alika Ogorchukwu fosse stato italiano o di qualsiasi altra nazionalità, sarebbe morto lo stesso o avremmo assistito a un finale diverso?”
L’Archeoclub sezione di Civitanova Marche, in collaborazione con il Centro Studi Civitanovesi, organizza quattro giornate alla scoperta della città e della sua storia. Da giovedì 4 a domenica 7 agosto, sono in programma conferenze e visite guidate alla Città Alta e al porto.
Si inizia il 4 agosto con "Quattro Passi a Civitanova Porto" a cura Anna Maria Vecchiarelli e Alvise Manni, in un incontro che avrà luogo nel Palazzo Sforza. Il giorno successivo, alle 21:30, presso la galleria "Deva Ars" di via Porta Zoppa (Civitanova Alta), una conversazione di Medardo Arduino e Fabrizio Cortella su: "L’talia al tempo degli Svevi e la storia negata per la ragione di stato".
Sabato 6 agosto alle ore 18-20, nel Caffè del Teatro, "Quattro passi nella Città Alta", di nuovo a cura dei professori Vecchiarelli e Manni, e conclusione domenica 7 agosto alle ore 21:30 alla galleria "Deva Ars", in via Porta Zoppa, con una conversazione su "Il Margutto e la Paura del Saraceno" a cura di Giacomo Recchioni. Le iniziative sono organizzate con il patrocinio della Città di Civitanova Marche, collaborano Sted e Caffè del teatro Cerolini.
“La Procura di Macerata non contesta alcuna aggravante di tipo razziale e le accuse sono omicidio volontario e rapina. Si sono, dunque, definitivamente chiariti i contorni di questo terribile episodio: non c’entra nulla il razzismo, ma la furia omicida di Giuseppe Ferlazzo è stata alimentata da altri fattori che saranno certamente ben esaminati durante l’iter giudiziario”.
Lo dichiara il capogruppo di Fratelli d’Italia al Consiglio regionale delle Marche, Carlo Ciccioli, commentando l’omicidio di Alika Ogorchukwu. "In questa tragica vicenda anche la politica locale non ha dato il meglio di sé – precisa Ciccioli -. Fin da subito è iniziata un’agghiacciante strumentalizzazione che qualifica gli autori stessi”.
“Dalle critiche al post del Presidente Acquaroli nel quale non si è riportato il nome di Alika Ogorchukwu, in spregio alle più elementari regole di tutela dei familiari della vittima che, magari, ancora non erano stati informati dalle forze dell’ordine. Al successivo tentativo di inserire – prosegue il capogruppo FdI -, pervicacemente e a tutti i costi, la matrice razziale da parte della sinistra come fanno gli avvoltoi sui cadaveri”.
“E ciò nonostante gli investigatori, gli unici ai quali occorre dar fede, l’abbiano esclusa quasi immediatamente – puntualizza Ciccioli -. Fa specie constatare, per l’ennesima volta, come il Pd riesca a strumentalizzare tutte le vicende di cronaca della nostra Regione per un mero tornaconto elettorale e politico. Vergogna”.
"Invece di analizzare, insieme, ciò che è accaduto e, da politici degni di questo nome, lavorare per potenziare tutti quei servizi che possano andare incontro agli interessi dei marchigiani in termini di sicurezza e di cura delle fragilità mentali, optano sempre per ergersi come finti moralizzatori interessati solo a creare divisioni e fazioni, alimentando, loro sì, un clima di odio" conclude Ciccioli.
Convalidato l'arresto di Filippo Claudio Giuseppe Ferlazzo, l'operaio di 32 anni che venerdì scorso ha pestato a morte l'ambulante nigeriano Alika Ogorchukwu in pieno centro, a Civitanova Marche. Lo ha deciso il gip di Macerata Claudio Bonifazi dopo l'udienza di convalida dell'arresto che si è tenuta oggi nel carcere di Montacuto (Ancona).
Nell'ordinanza che dispone la custodia in carcere, il giudice fa riferimento all'arrestato come soggetto violento e con elevata pericolosità sociale, oltre che alla presenza di "evidenti gravi indizi di colpevolezza" e del pericolo di reiterazione del reato: in attesa dei risultati dell'autopsia, osserva il gip, sembra evidente che il decesso sia dovuto all'aggressione. Il giudice fa riferimento anche a un "disturbo bipolare" per il 32enne che però dovrà essere approfondito.
Durante l'udienza di convalida, al quale ha preso parte anche il pm e procuratore di Macerata facente funzione Claudio Rastrelli, Ferlazzo ha chiesto scusa per ciò che ha fatto e, come ha riferito la sua legale, avvocato Roberta Bizzarri, "ha chiarito che non c'è stata alcuna motivazione di tipo razziale" e che "a prescindere dal colore della pelle avrebbe comunque commesso quel gesto bruttissimo". La Procura contesta le accuse di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e di rapina. Domani, alle 11, all'ospedale di Civitanova Alta verrà eseguita l'autopsia.
(Foto Ansa)
Si è chiusa domenica sera la quattro giorni di Rocksophia, il festival organizzato dall’associazione Popsophia che per 4 giorni ha portato in città pensieri e riflessioni, ma anche musica e senso di comunità. Ieri dal palco, dopo lo show dedicato a Lucio Dalla a 10 anni dalla morte (con il critico Filippo La Porta e con Mr Fantasy Carlo Massarini), il sindaco Fabrizio Ciarapica ha chiuso la kermesse: “Rocksophia ci ha fatto davvero avere un altro sguardo, come recitava il titolo della mostra, già nel vestire di blu la nostra palazzina Liberty, un fiore all'occhiello della città. Abbiamo immaginato come deve essere la città e in questi anni lo realizzeremo. Se dovessi riassumere in poche parole questo festival, io direi: qualità e bellezza. Rocksophia sa di libertà, di tolleranza, di modernità, di futuro. Civitanova è tutto questo, una città pacifica e accogliente. Su questo va valutata e rispettata.”
L’edizione 2022 di Rocksophia, come più volte ricordato ieri sera, è stata gravata dai fatti criminosi avvenuti in città che però non hanno spento la voglia dei civitanovesi di raccogliersi attorno alla bellezza, alla cultura come arma di difesa contro odio e prevaricazioni.
“Ringraziamo la città di Civitanova che anche se ferita ci ha seguito in queste quattro giornate”, ha dichiarato la direttrice artistica Lucrezia Ercoli. “La violenza che ha lacerato la comunità non ha intaccato la capacità di raccogliersi attorno ad un evento che fa cultura partecipando tutti insieme ad una specie di rito collettivo che ha permesso a tutti noi di elaborare ciò che è successo col pensiero, unico sostegno per ricucire le nostre azioni”.
Nelle 3 serate di philoshow (dedicati a Vasco Rossi, Raffaella Carrà e Lucio Dalla) hanno partecipato oltre 4000 spettatori e quasi 200 ai pomeriggi di approfondimento al Lido Cluana dove la palazzina Liberty è stata allestita con una nuova veste illuminotecnica in occasione della mostra “Autres regards”, sede fisica di un percorso museale innovativo nella galleria MeGa col quale l’associazione è sbarcata nel metaverso grazie a visori 3D e alla galleria modulare.
“La mostra è stata partecipatissima – ha confermato il prof. Evio Hermas Ercoli – confermando la nostra scelta di costruire un percorso espositivo sull’innovazione spinta e sulle nuove tecnologie. L’era dei quadri appesi alle pareti è finita e Popsophia non poteva non cogliere la novità e le opportunità che arrivano dal mondo digitale. Una qualità culturale e musicale che ha richiamato pubblico da tutta la Regione e anche da oltre i confini regionali. In molti ci hanno confermato di aver fatto coincidere le proprie ferie con gli appuntamenti civitanovesi per poterne fruire con la massima disponibilità. Un appuntamento che credo davvero sia tra i più belli e importanti della stagione estiva delle Marche”.
Di seguito, il video del Festival:
La città di Civitanova Marche piange Gilberto Corallini. L'uomo si è spento nella giornata di sabato, all'età di 68 anni, presso l'ospedale Torrette di Ancona dopo una lotta tra la vita e la morte protrattasi per cinque giorni.
Fatale l'incidente di martedì scorso, quando l'uomo era caduto dalle scale di una palazzina a Fontespina, in via Falcone, mentre stava effettuando dei lavori. Corallini era molto conosciuto in città, in quanto titolare dell’impresa edile Im.Cos.
A lui si deve la costruzione di diversi complessi residenziali di Civitanova Marche e Montecosaro. Ancora non è stata fissata la data dei funerali, mentre la sua famiglia ha dato il consenso per l'espianto degli organi.
"La famiglia di Alika non è sola. Ci prenderemo cura di sua moglie e di suo figlio. Chiedo con fermezza che venga fatta giustizia quanto prima, per la famiglia di Alika e per una intera città che non può che essere sgomenta per quanto accaduto". A ribadirlo è il sindaco di Civitanova Marche, Fabrizio Ciarapica nel sottolineare come l'abbraccio con la moglie di Alika, Charity, abbia sentito "tutto il suo dolore, la sua disperazione. Ho promesso a lei e a tutta la comunità nigeriana che non sarebbe rimasta sola".
"Abbiamo istituito un fondo di 15mila euro a sostegno della famiglia per consentirle di gestire nell'immediato il sostentamento e le spese per il funerale; collaboreremo in sinergia con il comune di San Severino, città di residenza della famiglia di Alika, affinché possa essere garantito un aiuto e un sostegno prolungato nel tempo - ha annunciato Ciarapica -. Sono già in contatto con il sindaco Piermattei per attuare le misure di sussidio."
"Sarà aperto un conto corrente dedicato dove chiunque potrà inviare le proprie offerte per sostenere la famiglia - ha aggiunto il primo cittadino -. E infine ci costituiremo parte civile contro l'aggressore a tutela dell'immagine e dei valori di Civitanova che è sempre stata una città civile, accogliente, generosa, pacifica e solidale e che è sgomenta e addolorata per una vicenda estranea al suo carattere e alla sua anima".
Il legale della famiglia, l'avvocato Francesco Mantella, ha divulgato le coordinate bancarie per le donazioni: IT 85 N 02008 69201 000106469918 intestato a Oriakhi Charity, la banca è la UniCredit di Tolentino.
"Questo è momento di agire e dare risposte concrete alla cittadinanza - conclude il sindaco -. Sia sul fronte della sicurezza, e lo stiamo già facendo con la Prefettura e le autorità competenti, sia sul fronte umano con gli aiuti, già stanziati per la famiglia di Alika. La mia città, Civitanova, è una comunità coesa e altruista pronta a tendere sempre la mano a chi ha bisogno. E’ a lei e a tutti coloro che vorranno continuare a sostenere la famiglia di Alika che va la mia più profonda gratitudine".
"Alika Ogorchukwu, un uomo di 39 anni, è stato picchiato a morte. Un’ingiustificabile azione che spero costerà caro a quell’uomo, se così si può definire". Così il capitano del Milan, Davide Calabria, attraverso un post pubblicato sul proprio profilo Instagram, ha espresso - in maniera netta - la propria posizione sull'omicidio consumatosi il 29 luglio sul marciapiede di Corso Umberto I a Civitanova Marche.
"Ingiustificabile come il fregarsene, riprendere con un telefonino la scena senza cercar di attirare l’attenzione o intervenire, per quanto una persona possa essere spaventata, incredula o non preparata - aggiunge il calciatore -. Un uomo stava per essere ucciso in quegli istanti. Non voglio credere che siamo arrivati al punto di farci scivolare di dosso un simile atteggiamento, senza nemmeno cercar di combatterlo".
"Non cerchiamo giustificazioni, siamo tutti colpevoli per una società sempre più incentrata all’odio e all’indifferenza - riflette il capitano rossonero in una lucida analisi sociale del fatto di cronaca -. Da una classe politica sempre più vergognosa, il cui primo pensiero è lo screditare chi non la pensa allo stesso modo invece di concentrarsi sui veri problemi del nostro paese per riuscire a risolverli".
"Da politici che pensano sempre più ai loro singoli poteri piuttosto che all’aiutarsi ed aiutare una popolazione sempre piu in difficoltà. Da noi cittadini ormai inermi di fronte a certe ingiustizie. Impariamo nel quotidiano a ritrovarci e ad amarci un po’ di più, all’aiutare il prossimo ed i più bisognosi, al far arrivare la nostra voce nei palazzi dove lo cose possono e devono cambiare", prosegue Calabria nella nota.
"Non ci sia più odio, non ci siano più distinzioni di razze e di genere. Possiamo e dobbiamo cambiare e migliorare una situazione ormai sfuggita di mano ed inaccettabile nel 2022. Siamo tutti fratelli del mondo. Alla famiglia di Alika, posso solo immaginare il dolore che state provando, vorrei mandarvi le mie più sincere condoglianze. E a te, Alika, spero tu possa riposare in pace, ma in un mondo migliore del nostro" conclude nella nota Davide Calabria.
Musica, brindisi, buon cibo. Dopo due anni di stop forzato - causa Covid - gli oltre trecento dipendenti di Eurosuole e Goldenplast si sono ritrovati sabato 30 luglio nella rituale cena sociale offerta dal patron Germano Ercoli (75 anni), eccezionalmente organizzata nel Canale restaurato che volge le spalle alla Zona Industriale A di Civitanova.
A prendere parte alla serata di gala anche le autorità civili, fra i quali i sindaci Fabrizio Ciarpica e Noemi Tartabini (rispettivamente, Civitanova e Potenza Picena), l’assesore regionale al bilancio e ricostruzione Guido Castelli, il consigliere regionale Pierpaolo Borroni. Grande ospite di cerimonia, l’aquila di Ligonchio Iva Zanicchi, che ha intrattenuto i presenti con aneddoti, barzellette e, ovviamente, l’esecuzione di alcune delle sue canzoni più celebri.
Una festa elegante, popolare a suo modo, ma in qualche modo dal retrogusto agrodolce. Molti, infatti, sono stati i meriti e gli obbiettivi centrati dalle rinomate aziende (calzature e produzione compound termoplastici) nel primo semestre del 2022: oltre 60mln di euro di fatturato (il 60% in più rispetto all'anno precedente), come ha ricordato lo stesso Ercoli nel suo discorso di apertura, prima di dare il via libera ai commensali. Ma non sono mancati, allo stesso tempo, i dubbi e le incertezze rispetto all'immediato futuro, che sia a livello locale sia nazionale vedrà le imprese e i suoi titolari impegnati a fronteggiare le ripercussioni di crisi di governo, dell'energia, del lavoro, e non ultime quelle legate al conflitto russo ucraino.
"Putin non ha avuto torto nel dire che le sanzioni avrebbero fatto più male a noi che ai russi", ha commentato l'imprenditore civitanovese. "L'Italia avrebbe dovuto trovare alternative valide prima di rinunciare al gas metano del Cremlino. Se in questa guerra non ci discosteremo dalla linea di Bruxelles al momento opportuno, aumenteranno i morti da una parte e i disoccupati dall'altra". A fare da èco alle dure parole pronunciate dal palco, una serie di dati alla mano, rendiconto di quelli che sono oggi considerati i due principali problemi endemici del Bel Paese: l'altissimo debito pubblico e le paghe insufficienti ai dipendenti (diminuite negli ultimi 30 anni di quasi il 3%), a fronte di un conseguente e sensibile calo dei consumi e di aumento della soglia di povertà (assoluta, 4 mln di italiani; relativa, oltre 6 mln).
Il commendatore Ercoli ha poi voluto chiudere la propria dissertazione con un pensiero rivolto al drammatico episodio di cronaca nera consumatosi nel pomeriggio di venerdì 29 luglio in Corso Umberto I a Civitanova (leggi qui). "Si tratta di una vicenda che rischia di marchiare a vita la città: mi auguro che la giustizia faccia il suo corso e che il balordo, assassino responsabile paghi per ciò che ha fatto. Noi di Eurosuole e Goldenplast, nel frattempo, ci impegneremo a devolvere 10 mila euro in favore della famiglia nigeriana che ora sta vivendo colpita da questa tragedia".
Significativo anche l’intervento a metà serata dell’assessore Castelli, che sull’aria delle riflessioni imprenditoriali di Ercoli, ha aggiunto: “Abbiamo avuto a che fare in questi ultimi due anni con eventi eccezionali, che hanno portato al pettine tutti i nodi dell'Italia. Per ripartire senza gravare ulteriormente sul debito pubblico dobbiamo abbandonare i pregiudizi e cambiare mentalità, riconoscendo la profonda ricchezza che porta con sé l’impresa privata. Ricordiamoci che dei 192 mld di euro previsti dal Pnrr, 122 dovremo restituirli: questo mette in serio pericolo la nostra finanza. A maggior ragione, dunque, i fondi dovranno essere adeguatamente finalizzati, restituendo valore e fiducia agli imprenditori privati. Il che vuol dire di conseguenza aumento dei posti di lavoro, dei consumi e una risoluzione efficace al problema demografico in corso: un così tangibile calo delle nascite, infatti, non lo si registrava in Italia dal lontano 1917”.
Di seguito, il servizio:
Una manifestazione programmata per sabato 6 agosto, per dire no alla violenza e al razzismo. Si è svolta ieri a Civitanova Marche un’affollata assemblea per costituire un comitato di iniziative per la tutela dei diritti di tutti, contro il razzismo e l’esclusione sociale, per il rilancio della convivenza civile accogliente e democratica.
È nato il “Comitato 29 luglio”, così chiamato in memoria di Alika Ogochukwu. “Al Comitato – spiegano gli organizzatori - si aderisce come persone, non è un insieme di sigle di organismi politici o sociali.Tutti hanno espresso l’esigenza di allargare il più possibile l’adesione al “Comitato 29 luglio” superando ogni divisione ideologica, politica, etnica o sociale".
“Molti sono stati gli interventi e si è deciso di dare vita a iniziative che siano del tutto estranee a qualsiasi strumentalizzazione politica e siano realizzate d’intesa con la comunità nigeriana della città. Particolarmente importante e apprezzato è stato l’intervento di alcuni esponenti della comunità nigeriana, che hanno evidenziato l’esigenza di dare all’omicidio di Alika una risposta di giustizia e di buona convivenza nel rispetto reciproco. È anche intervenuto un esponente della comunità peruviana, sottolineando l’importanza di stimolare la conoscenza reciproca delle diverse etnie e culture", sottolineano.
“Tra le proposte approvate c’è una manifestazione programmata per sabato 6 agosto, per dare parola alla condanna della violenza e del razzismo da parte della città. Poi si è chiesto all’amministrazione comunale di deliberare subito una giornata di lutto cittadino, di costituirsi parte civile nel processo penale a carico dell’omicida, di aprire uno sportello antirazzista e di attivarsi per un vasto programma di collaborazione con le scuole per l’educazione al rispetto e alla solidarietà tra i popoli”.
“È necessario anche portare alla luce le situazioni di sfruttamento lavorativo, di caporalato e di esclusione sociale. È emersa con forza da parte di tutti i presenti la proposta di una vicinanza concreta alla vedova e al figlio di Alika: a lei il Comune o la stessa Regione Marche, che ha condannato l’omicidio di Alika Ogochukwu, possono offrire un lavoro stabile”.
“È stata inoltre sottolineata la necessità di riattivare la partecipazione dei quartieri, per promuovere a Civitanova una socialità accogliente e solidale verso tutti. Altri hanno proposto di coinvolgere i parroci della città e le diverse comunità religiose. Lunedì si terrà una nuova riunione del “Comitato 29 luglio” per dare seguito a queste proposte”, concludono i componenti del Comitato 29 luglio.
Successo di pubblico e apprezzamenti per la giornata di festival dedicata a Raffaella Carrà. Dopo l’apertura con Vasco Rossi il festival civitanovese ha proposto ieri sera una serata al femminile dedicata alla più amata degli italiani scomparsa lo scorso anno. Un omaggio arricchito dalle riflessioni di Claudia Bonadonna, Selena Pastorino e Paolo Armelli.
Il pomeriggio si è aperto con l’autrice e giornalista Bonadonna che al Lido Cluana ha fatto un viaggio a ritroso nel tempo alla scoperta delle donne musiciste che hanno rotto steccati ideologici e pregiudizi diventando loro malgrado icone dei tempi. “Non nascondo che ci siamo molto interrogati su come condurre queste giornate dopo il crimine odioso che ha lasciato sbigottiti tutti noi, se fermarci o andare avanti – ha ribadito in apertura Lucrezia Ercoli – ma poi davvero abbiamo capito che più che la sicurezza sono la cultura e la bellezza che salvano il mondo”.
E in effetti tutti gli interventi hanno toccato riflessioni legate al superamento di ideologie e steccati e come anche singole vite abbiano inciso nei cambiamenti sociali. “Sono donne che hanno operato una rivoluzione gentile, che passa dai corpi, dalle parole, dalla musica e dall’arte – ha detto Bonadonna – capaci anche attraverso gli abiti e le movenze di atti di liberazione”. Tra queste le Runaways prima band glam rock completamente al femminile o la cantante degli Xray spex, di origine somala e protagonista della scena punk inglese fino ad arrivare a Madonna e Tina Turner.
Il philoshow ha ripercorso la carriera di Raffaella Carrà, dagli esordi quando ancora il suo cognome era Pelloni fino alla morte, una scomparsa avvenuta senza fare rumore, a dispetto di una esistenza al centro dei riflettori. “Scegliendo il cognome Carrà cambia identità, si trasforma in un’opera metafisica – ha ricordato dal palco Lucrezia Ercoli – è stata uno stile di vita”
Dal palco la filosofa Selena Pastorino ha intrattenuto il pubblico con un’attenta riflessione sugli stereotipi e aspettative della società rispetto al corpo delle donne: “siamo parte di una complessità che ci disorienta, il livello di insofferenza con cui accogliamo l’altrui umanità varia molto. Etichette e confini si fanno così margini e discrimini: quelli che tracciamo, come singoli individui o come società tutta, tra coloro che possono permettersi di essere soggetti a tutto tondo, e quindi di evolvere, contraddirsi, sorprenderci, e coloro dai quali esigiamo invece una coerenza assoluta e ottusa, come quella propria dei semplici oggetti.
A questo nutrito gruppo di persone marginalizzate e discriminate appartengono anche le donne, che, pur con una certa variabilità relativa alle altre condizioni che le definiscono, sono letteralmente oggetto di pressanti aspettative sociali”. A chiudere Paolo Armelli autore del libro “L’arte di essere Raffaella Carrà” che ha ripercorso le tappe della carriera: “la Carrà è un prisma e ciascuno può scegliere la Raffaella che preferisce, quella spagnoleggiante, la Carrà rassicurante in tailleur di Pronto Raffaella, la platinata settantenne degli ultimi tempi o l’icona glitterata divenuta riferimento del mondo lgbt”.
Oggi ultima giornata di festival: si inizia con un ritorno al passato, al 31 luglio 1979 quando il polisportivo fu tappa dell’epico tour Banana Republic rivissuto negli scatti di Enrico Lattanzi. A seguire Massimo Donà musicista e filosofo introdurrà la serata dedicata a Lucio Dalla con una discussione sull’arte dell’improvvisazione. Dalle 21.30 il philoshow con la band Factory e ospiti più attesi tornano a Civitanova il critico e saggista Filippo La Porta e Mister Fantasy Carlo Massarini.
Ennesimo episodio di violenza a Civitanova Marche, a poche ore di distanza dall’omicidio del 39enne Alika Ogorchukwu. Il teatro dell’aggressione è sempre lo stesso: corso Umberto I, dove un uomo è stato picchiato e immobilizzato da due persone (una si è poi subito allontanata).
Il grave fatto è avvenuto nella serata di ieri tra l’incredulità dei passanti che affollavano il cuore della città rivierasca. Anche in questo caso, la brutale aggressione è stata filmata dagli smartphone degli avventori e un video è diventato virale sui social.
Si vede un uomo insanguinato, schiacciato a terra da un altro per diversi minuti dopo essere stato picchiato. I contorni della vicenda sono ancora tutti da chiarire, ma resta lo sgomento per l’ennesimo episodio di violenza che si registra nel centro cittadino.
Sul posto sono intervenute le forze dell’ordine, ma in quel momento i protagonisti della vicenda si erano già allontanati. A quanto risulta nessuno è finito al pronto soccorso.
Brutta storia a Civitanova. Bruttissima. Letta si dice “sgomento”, Salvini non va perché teme la strumentalizzazione, s’assembrano nugoli di politici locali alla ricerca disperata di un posto per Roma che tirano fuori dal cilindro il consueto mix 'razzismo, indifferenza e sicurezza', snocciolando la lista della spesa delle banalità di facciata.
Eppure, ancora una volta, nessuno osa dire la verità: siamo di fronte ad un episodio di violenza inaudita, da cronaca nera pura, che poteva capitare ovunque in Italia, e che solo gli inquirenti potranno decifrare e stabilire. Ma siamo alle solite.
Espletato il rito delle condoglianze nei confronti della famiglia della vittima, i benpensanti etichettano l’episodio a proprio misero favore, veleggiando nel mare delle frasi fatte con tutte le migliori condizioni a sostegno di tesi di parte.
Una tempesta perfetta: città governata dal centrodestra, italiano che uccide un uomo di colore, schieramento di persone che, invece di intervenire, filmano la scena con i loro telefonini, nella migliore tradizione dell’indifferenza digitale più pura.
Neanche a dirlo, tutta la nomenclatura di sinistra scende in campo, sui giornali, tv e social, a sfruttare, miserevolmente, questo episodio a suo vantaggio, proprio agli albori di una campagna elettorale che vede il centrodestra ampiamente in vantaggio, un 40% per meriti suoi, un altro 20% per demeriti altrui.
E tra i demeriti mettiamoci pure questo vizio di strumentalizzare ogni episodio di cronaca a proprio vantaggio, un’operazione meschina che testimonia l’enorme difficoltà di una sinistra priva di argomenti, prigioniera della sindrome degli “–ismi” (fascismi, sovranismi e populismi) e degli "–anti" (anti-Meloni), attendista per il post-sconfitta, dove si tifa per le manifestazioni di piazza, per una tensione sociale a mille, per un’inflazione a doppia cifra e una recessione a go go.
Sono sicurissimo che Civitanova Marche, città guidata dal Sindaco Ciarapica, saprà fare la sua parte per assistere la famiglia dell’ambulante nigeriano, sostenendo concretamente – e non a parole – le persone afflitte e colpite da una tale perdita.
Tutti noi ci ricordiamo il triplice suicidio nel 2013 a Civitanova Marche, quando in molti etichettarono il triste episodio di tre italiani, in forte difficoltà economiche, “omicidio di Stato”, ricevendo le lacrime della Ministra Fornero, della Presidente della Camera Boldrini e dell’allora sindaco di centrosinistra, di cui ho dimenticato il nome. Un ricordo amaro che, però, i giornali di regime oggi evitano di citare, preferendo una linea editoriale da “macchina del fango” verso la destra, riesumando il sempreverde Luca Traini.
Sono sicuro, però, che altri “dispensatori d’inchiostro” saranno presto all’altezza della situazione, nel loro disperato tentativo di rovesciare le sorti di un’inesorabile sconfitta, dipesa soprattutto da una negligenza di base: che la sinistra ha smesso di essere tale, allontanandosi dal "popolo" e avvicinandosi troppo alle lobbies bancarie, finanziarie, editoriali di un’Italia che meriterebbe qualcos’altro che un’eterna campagna elettorale.
Tiene ancora banco nelle discussioni politiche, l’uccisione del 39enne ambulante nigeriano Alika Ogorchukwu in pieno corso a Civitanova Marche. Questa volta ad intervenire sulla questione è la deputata del Movimento 5 Stelle, Mirella Emiliozzi, la quale si rivolge direttamente al sindaco della città rivierasca, Fabrizio Ciarapica, attraverso una lettera aperta.
“È con grande dolore – scrive Emiliozzi - che mi trovo a dover constatare come la città stia diventando, incredibilmente, sempre di più teatro di violenza, con gravi episodi di aggressione che si verificano addirittura nel centro cittadino e sul lungomare. Tutto ciò desta in me, nei cittadini e, sono convinta anche in lei, profonda preoccupazione".
“È chiaro che, nel caso di specie, parliamo di un problema non solo di violenza ma anche, con ogni probabilità, culturale. Noi siamo purtroppo di fronte all’esplosione di una cultura xenofoba e intollerante, che non è mai appartenuta al popolo italiano, ma che purtroppo da diversi anni viene alimentata, ahimè, anche da certa politica e che invece andrebbe combattuta con ogni nostra forza”.
“La nostra città ha però anche un generalizzato problema di sicurezza che di certo non si addice alla nostra Civitanova, così dinamica, innovativa, viva e vocata al turismo. Credo non sia più tollerabile dover leggere dalle pagine di cronaca dei continui episodi di aggressione che ultimamente sono avvenuti in pieno centro”. Io stessa ho fermato un pestaggio avvenuto in via Nave, via parallela al corso principale”.
“Occorre che la politica lavori coordinandosi con le forze dell’ordine per una maggior opera preventiva e sono colpita dalle parole del sindacato della Polizia Siulp secondo cui sarebbero mesi che le forze dell’ordine chiedono che le telecamere di video sorveglianza cittadina siano collegate al commissariato. Mi chiedo perché mai siano stati installati tanti apparecchi, se poi non si mettono le forze dell’ordine in condizione di lavorare efficacemente per la nostra sicurezza.
Infine, Le chiedo di unirsi a me nella ferma condanna per tutti coloro i quali, nell’assistere all’efferato crimine, si sono limitati a filmare l’evento, senza fare nulla per intervenire e salvare una vita, conclude l'onorevole Emiliozzi”.
Passeggia a piedi nudi sulle rive dell’Adriatico, nel tratto del lungomare Piermanni di Civitanova, eseguendo col suo flauto traverso piccoli stralci ripresi da Bach o i Carmina Burana, oppure lasciando volteggiare il suo lungo abito nero mentre il fotoreporter d’assalto Guido Picchio la immortala con i suoi scatti. Olena Kocherga (39 anni) si mostra spensierata, ma al contempo impegnata nel ridare un senso alla propria vita dopo che il 20 febbraio scorso la Russia di Putin ha dato il via all’ ‘operazione speciale’ in Ucraina. Una guerra che ormai da 5 mesi viene documentata da tutti i media del mondo, ma della quale solo certi sopravvissuti o persone in fuga possono avere licenza di parlarne. Non senza il fragore dei bombardamenti ancora nelle orecchie.
Olena si trova in Italia dal 15 marzo (ospite dell’amica Alena, che per noi di Picchio News ha fatto da inteprete nell’intervista che segue), dopo essere scappata dalla sua Žytomyr - a circa 190 km dal reattore nucleare di Rivne - con nient’altro che il suo strumento e la sua musica: lei, prima flautista dell’orchestra sinfonica della sua città, confessa nella sua timidezza di sentirsi come la protagonista di una brutta favola. “Quando sono fuggita - racconta - gli scontri erano ormai arrivati a 10 km di distanza: ho dovuto lasciare il mio ragazzo, che si trova ancora lì con i miei amici, poiché non possono lasciare la difesa dell’Ucraina, come da ordini del presidente Zelens'kyj”.
Come ti senti oggi dopo 5 mesi dall’inizio del conflitto? Quando tutto è cominciato, non avevo idea di cosa fosse. Era tutto nuovo per me, non riuscivo a capire. Per la prima volta ho avuto paura per la mia vita: ero abituata come altri a vivere in un mondo sicuro, protetto. La guerra ha cambiato il mio modo di vedere la realtà.
Cosa pensi che succederà quando tutto finirà? Per saperlo bisogna vedere intanto ‘come’ finirà. Non sappiamo nemmeno se dovranno passare ancora degli anni. E’ impossibile oggi fare programmi.
Secondo te la visione o l’idea che gli italiani si sono fatti nel tempo degli ucraini in fuga sta cambiando in peggio? Forse non me ne accorgo, perché qui ho conosciuto tante persone gentili. Sono grata per l’accoglienza ricevuta da parte dell’Italia.
Se la guerra finisse domani, torneresti subito in Ucraina? Probabilmente sì, se le condizioni dovessero permetterlo. Non sono nemmeno sicura di ritrovare la mia città intera, o se è stata rasa al suolo come Mariupol e altre. Qui a Civitanova sono ospite, ma vorrei vivere in autonomia. Non ho al momento né un lavoro fisso né una casa mia da abitare, e mi arrangio suonando per strada o collaborando con qualche band musicale del luogo.
Sei riuscita ad usufruire del sostegno previsto con il decreto aiuti? Finora non ho ricevuto soldi, anche se ho fatto subito domanda: sembra ci voglia del tempo. Qualche volta per mangiare vado alla Caritas locale, ma ho bisogno comunque di denaro per i vestiti, i beni di prima necessità, e per spostarmi qualora riuscissi a trovare ovunque un ingaggio come musicista. Non voglio approfittarmi dello Stato italiano o risultare un peso, preferisco cavarmela da sola.
Qual è la cosa più bella della tua città? L’isola di Khortytsia, la più grande del fiume Dnepr. Ha ua storia affascinante legata ai cosacchi zaporoziani. E poi è meraviglliosa: si vive in armonia, persino la caccia lì è bandita.
Che idea ti sei fatta di questa guerra? Ricevo notizie tutti i giorni dai miei amici che stanno combattendo. Io mi sento un po’ come Alice nel Paese delle Meraviglie: questa guerra è incredibile, è fuori da qualsiasi immaginazione. Ogni giorno penso di vivere in un brutto sogno dal quale non riesco a svegliarmi.
Qual è il tuo ultimo pensiero prima di dormire? Arrivo a fine giornata stanca morta, dopo aver studiato musica, seguito i corsi per imparare l’italiano, suonato per strada nel tentativo di racimolare qualche soldo. Eppure, prima di addomentarmi, ho ancora la forza di ricordare a me stessa quanto sono fortunata.