Solo poche settimane ci separano dai terribili eventi sismici che hanno sconvolto il centro Italia e tanta distruzione hanno portato in meravigliosi posti dove l’arte, la cultura e il turismo la facevano da padrona. Tra questi la bella Camerino, sede di una delle più antiche Università italiane e custode di opere d’arte di inestimabile valore. Una città che investe molto in cultura e che nell’aprile del 2015 ha inaugurato il Palazzo della Musica con all’interno la sede dell’Accademia Italiana del Clarinetto, grazie a una convenzione tra l’Amministrazione Comunale guidata dal Sindaco Gianluca Pasqui e il Presidente dell’Accademia Maestro Piero Vincenti.
L’ispezione dei tecnici post sisma non ha lasciato però alcuna speranza di poter riaprire il Palazzo della Musica e l’hashtag #ilclarinettononcrolla si è subito accostato a quello lanciato dal Rettore di Unicam #ilfuturononcrolla. Un messaggio non solo ideale, ma concreto. Sabato infatti l’Accademia Italiana del Clarinetto ripartirà con le sue attività proprio da Camerino, dalla sede del campus Unicam messa a disposizione per il Master di II°livello in clarinetto ad indirizzo solistico, autorizzato dal MIUR proprio pochi giorni prima del sisma di ottobre, grazie a una convenzione esistente tra i due enti. Per l’avvio dell’anno un ospite d’eccezione: la clarinettista Sharon Kam. Solista di fama internazionale debuttò a soli sedici anni con il celebre concerto di Mozart per clarinetto e orchestra con la Israel Philarmonic Orchestra diretta dal M° Zubin Mehta. Una carriera ventennale unica e diverse incisioni discografiche. I corsisti, provienti da tutta la penisola avranno modo di essere da lei ascoltati in questa prima due giorni di masterclass proprio nella città marchigiana che ha accolto con orgoglio questo progetto quasi due anni fa.
Ha preso il via nei giorni scorsi a San Benedetto del Tronto la sedicesima edizione del master in “Manager di Dipartimenti Farmaceutici”, organizzato dalla Scuola di Scienze del Farmaco e dei Prodotti della salute di Unicam e diretto dal prof. Carlo Cifani.
“Anche quest’anno, nonostante sia la sedicesima edizione – ha sottolineato il direttore del master Carlo Cifani – abbiamo avuto richieste di iscrizioni superiori al numero massimo, segno del grande interesse in questo settore della formazione manageriale del farmacista ospedaliero. E’ sempre forte l’esigenza di formare i farmacisti nell’ambito manageriale, affiancando alla formazione scientifica aspetti quali la gestione economico-finanziaria dei dipartimenti farmaceutici, la gestione del personale, le tecniche di comunicazione e la gestione dei dispositivi medici e dei farmaci all’interno delle strutture ospedaliere. Si tratta infatti di tematiche estremamente importanti anche all’ottica dei continui cambiamenti nell’ambito della sanità”.
“Gli iscritti – ha proseguito il prof. Cifani – provengono da 19 differenti Regioni e questo consentirà anche un continuo e costruttivo confronto tra diversi sistemi sanitari. Per il quarto anno consecutivo, inoltre, abbiamo rinnovato la collaborazione con l’Azienda ospedaliera Papa Giovanni XXIII, di Bergamo e questo permetterà di offrire agli iscritti oltre ad una didattica frontale anche una visione pratica della gestione di una farmacia all’interno di un ospedale considerato il più tecnologico d’Europa”.
Il master è promosso in collaborazione con la Società Italiana di Farmacia Ospedaliera, la Società Italiana di Farmacologia, l’Area vasta n. 5 della ASUR Marche e l’Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII di Bergamo.
Contemporaneamente ha preso il via, sempre a San Benedetto del Tronto, anche la seconda edizione del corso di perfezionamento in Gestione Manageriale del Dipartimento Farmaceutico, che ha lo scopo di arricchire il laureato di competenze specifiche, di natura scientifica, organizzativa ed economica, utili nella gestione manageriale della Farmacia.
Dal professor Massimo Sargolini, docente di Urbanistica all'Università di Camerino, riceviamo
In occasione della manifestazione "Tipicità" (organizzata da ISTAO, INU, Ordine degli Architetti di Fermo e dalle università marchigiane), il 6 marzo, si è svolto a Fermo un interessante seminario su "Le Marche dopo il sisma. Ricostruzione, reinsediamento, nuove opportunità, nuovo sviluppo" che ha messo in luce come la cooperazione tra enti di governo, GAL e Università possa fornire nuove opportunità di sviluppo per le aree interne marchigiane.
Il Centro Italia si trova a un bivio molto importante della storia dell'intero Paese. Le scelte di governo che nei prossimi giorni si compiranno, potranno segnare l'avvio di una rinascita o sancire il declino di un territorio di elevato valore culturale e naturale. Peraltro, gli eventi drammatici che hanno interessato l'Appennino marchigiano sono intervenuti in un periodo di profonda crisi economica, in cui ogni decisione di governance sembra in bilico tra desiderio di innovazione, permanenze difficili da gestire e non meglio identificabili "nostalgie del passato", in cui quotidianamente si dibatte sui trend negativi di produzione materiale e le relative convulsioni dei mercati, in cui i casi di povertà reale aumentano ed è a rischio la tenuta sociale. Questa grave incertezza economica s'innesta in uno stato di precarietà degli equilibri ecologici, testimoniato da considerevoli aumenti di inquinamento di alcuni ambienti urbani e periurbani, e da profondi cambiamenti climatici in atto.
Dal processo di ricostruzione delle zone colpite dal sisma si può, tuttavia, ripartire per sviluppare nuove strategie di rigenerazione della città e del territorio.
A partire dalla fine del XX secolo, a livello nazionale ed europeo, incominciano a prodursi le prime importanti riflessioni (all'interno di produzioni legislative, trattati e direttive) che orientano l'uso razionale delle risorse e come queste potrebbero concorrere alla valorizzazione dell'Appennino:
- la Legge Quadro sulle aree protette (L. n. 394 del 6/12/1991) che connette, attraverso l'uso di appositi strumenti di pianificazione e programmazione, le azioni per la conservazione delle risorse naturali e culturali alle azioni per la loro valorizzazione;
- il Progetto Appennino Parco d'Europa (Legambiente, Ministero dell'Ambiente, 1999), che individua le modalità di reciproca e feconda interazione reticolare tra il cuore naturale della catena montuosa e le aree circostanti, più estesamente modificate dai processi di antropizzazione. Successivamente, la Carta di Sarnano (Università di Camerino, Alps Convention, UNESCO, 2014), capitalizzando i follow up delle esperienze della Convenzione dei Carpazi e della Convenzione delle Alpi, tenta di creare gli strumenti e gli accordi necessari per la valorizzazione turistica dell'Appennino;
- la Convenzione Europea del Paesaggio (Firenze, 2000), che mette in gioco una nuova visione di paesaggio, inteso come frutto del rapporto uomo-natura, esteso all'intero territorio (incluse le parti ordinarie e più degradate), da sottoporre alla valutazione da parte di tutta la "popolazione interessata";
- la Strategia Nazionale per le Aree Interne - SNAI (DPS, 2013), che si pone come obiettivo primario lo sviluppo e la ripresa demografica (riduzione dell’emigrazione; attrazione di nuovi residenti; ripresa delle nascite) attraverso l'aumento del benessere della popolazione locale, della domanda di lavoro e di occupazione, del grado di utilizzo del capitale territoriale.
Questi quattro riferimenti per la governance dell'Appennino, nell'affrontare il grande tema della rigenerazione post sisma 2016, non potranno fare a meno di confrontarsi con alcuni obiettivi generali:
1) accrescimento della sicurezza dell'abitare. Diversamente, l'attrattività di questi luoghi si affievolirebbe nel tempo e sarebbe persino difficile riportare a casa quei cittadini che sono stati, temporaneamente, spostati sulla costa;
2) mantenimento sul territorio di un’adeguata offerta di beni/servizi di base, i quali definiscono la “cittadinanza”, che è una condizione fondamentale per garantire il permanere della residenza;
3) miglioramento delle prospettive socio economiche degli abitanti di queste terre, attraverso l'elaborazione di progetti di sviluppo locale in grado di favorire la creatività e l'innovazione e il coinvolgimento delle forze endogene.
Il primo punto dovrà essere soddisfatto preminentemente dallo Stato che è già impegnato nel fornire indicazioni, orientamenti e linee guida riguardo il "come", il "dove" e il "se" ricostruire. Quel che è certo è che il "dov'era e com'era" è ormai solo uno slogan sulla via del tramonto e non potrà applicarsi integralmente, e indistintamente, sull'intero territorio danneggiato.
Riguardo il secondo punto, c'è una compartecipazione tra governo centrale e governi regionali e locali e il primo passo può avvenire da fronti diversi. La stessa Strategia Nazionale per le aree interne si muove in questa direzione e, per formulare alcune prime idee guida, opera in stretto rapporto con le periferie dello Stato.
Riguardo il terzo punto, è proprio il governo locale che deve partire per primo, sapendo che deve uscire dagli angusti e asfittici confini dei campanili e deve saper guardare alle reti globali e quindi all'Europa e al Mondo, passando, se e quando necessario, attraverso il coordinamento della governance regionale e nazionale. Diventa, naturalmente, essenziale il coinvolgimento delle comunità locali e dei soggetti pubblici e privati più idonei alla definizione della proposta strategica.
In questo percorso di rigenerazione, l'Università potrà avere un ruolo speciale. Nel caso studio dell'area del sisma del Centro Italia, l'Ateneo di Camerino ha già svolto un compito straordinario nella fase emergenziale, reagendo, sin dal primo momento, con tempestività e lucidità, mettendo a disposizione le migliori competenze relative all'Architettura, alla Geologia, all'Ingegneria, alla Sociologia e all'Urbanistica, che sono ancora in trincea per valutare danni, mettere in sicurezza, fornire indicazioni per le prime, urgenti, ricostruzioni e la scelta dei siti adeguati all'insediamento temporaneo o permanente. Ora, però, si rende necessario ripensare i territori devastati che presentano inevitabili trasformazioni identitarie, anche interpretando l’immaginario degli abitanti, mobilitando competenze culturali, creative, scientifiche, artistiche e letterarie, favorendo la riflessione su scenari anche diversi, su nuove capacità di immaginare il futuro.
Nel caso più esteso del Centro Italia, all'Università si chiede, dunque, di supportare, dal punto di vista tecnico-scientifico, una nuova visione strategica, nonché la formazione di nuove competenze e nuovi processi organizzativi, che sono sintetizzabili nella cosiddetta "terza missione dell'Università" di cui tante volte, e in diverse sedi, si è parlato, ma la cui applicazione ha presentato, talvolta, ostacoli insormontabili. Mai come in questo momento storico, l'Università è chiamata ad essere imprenditoriale, vale a dire attenta alla promozione della competitività di un territorio, divenendo un hub per l'innovazione in grado di incidere sul benessere sociale ed economico della collettività.
L'Università può offrire dunque un sostegno reale a ritrovare "la coscienza dei luoghi" (Giacomo Becattini) mettendo in luce come una rinnovata interpretazione delle diverse identità territoriali possa favorire una nuova sinergia uomo-natura, strutturale ai fini della cura del territorio, della qualità della vita degli abitanti, della salvaguardia dei caratteri dei luoghi e del patrimonio ambientale e storico-culturale per le generazioni future. Si tratta di interagire, riconoscersi e relazionarsi con le comunità locali, con il loro ambiente di vita e con le dinamiche naturali, per avviare un processo di sviluppo sostenibile costruito sui caratteri, le risorse, le identità e le specifiche dotazioni dei diversi ambienti di vita.
Per avere speranze di successo in questa proiezione è però necessario che l'Università assicuri tre condizioni:
- la formazione, in stretta cooperazione, dei ricercatori che operano nella ricerca per favorire la crescita della conoscenza (ricerca di base) con i ricercatori che operano per favorire il trasferimento e l'applicazione delle conoscenze (ricerca applicata), al fine di incidere sull'innalzamento del benessere sociale ed economico della società;
- il riconoscimento e la valorizzazione del senso e del ruolo della visione interdisciplinare, essenziale per analizzare, interpretare e risolvere i problemi complessi della contemporaneità, che richiedono visioni sistemiche, da ottenere attraverso il contatto ed i mutui scambi tra saperi diversi e complementari;
- la connessione dei percorsi della formazione e della ricerca con i temi della prevenzione e della rigenerazione post catastrofe, anche al fine di attrarre: i) nuovi studenti che troveranno sull'Appennino un grande "centro studi", per approfondire le tematiche della contemporaneità (sisma incluso), con cui dovranno confrontarsi appena proveranno a entrare nel mondo del lavoro; ii) docenti e ricercatori di qualità che desiderano mettersi in gioco e offrire il loro contributo per affrontare le grandi sfide aperte da un Appennino, lacerato, non solo fisicamente, dal sisma e dalla crisi strutturale in corso da tempo.
In conclusione, dalla catastrofe del terremoto si può ripartire per nuovi scenari di rigenerazione e sviluppo solo se coraggiose e visionarie forze di governo, ai diversi livelli, organismi culturali e della ricerca, comunità locali, sapranno cogliere lo stato delle dinamiche in atto, introdurre correttivi e nuovi orientamenti senza aver paura di connettere (anzi con il desiderio di valorizzare) la lentezza e la circoscritta risonanza di alcuni borghi dell'Appennino con la velocità e la vastità delle grandi reti della globalità. Ma soprattutto se si porranno, precocemente, le condizioni per accrescere la resilienza del sistema, cioè la capacità di risposta alle perturbazioni provenienti dall'interno e dall'esterno della nostra area; infatti, "qualora la stessa flessibilità del sistema dovesse ridursi in modo eccessivo potrebbe condurre alla morte dell'organismo" (Ecologia del pensiero, Gregory Bateson).
Lo spin off Unicam Biovecblok ha vinto la Global Social Venture Competition, in assoluto la competizione più importante al mondo per le start up con forte impatto sociale!
Nel corso della finale a sei tenutasi nei giorni scorsi all’Arena S. Paolo di Milano, i giovani ricercatori hanno ricevuto il premio Romano Rancilio Award di €10.000 donato dalla famiglia Rancilio, alle prime due start up classificate, che avranno ora la possibilità di partecipare al final round della competizione di Berkeley, in programma dal 5 al 7 aprile, dove le venti migliori start up a livello mondiale si contenderanno un premio di 80.000 dollari.
Al rientro da Milano, abbiamo incontrato Aurelio Serrao, co-founder dello spin off, entusiasta per questo ulteriore successo ottenuto dal progetto ATLAS, che segue la vittoria nell’ultima edizione della Start Cup Marche e la menzione speciale al Premio Nazionale dell'Innovazione.
Il progetto ATLAS sta suscitando così tanto interesse, ma in cosa consiste nello specifico?
“Atlas è un insetticida biologico e non tossico, basato su una molecola naturale contro le zanzare vettrici di malattie come malaria, dengue e la nuova emergenza Zika, l’elemento innovativo di Atlas è rappresentato dal fatto che per la prima volta la zanzara diventa lo strumento di diffusione del biocida da noi sviluppato, evitando in questo modo, il rilascio di composti chimici tossici presenti nei comuni insetticidi”.
Quale ritenete possa essere dunque l’impatto sociale e ambientale generato dal progetto?
“Le zanzare infettano annualmente oltre 600 milioni di persone uccidendone circa 1.2 milioni se consideriamo malaria e dengue. Nel 2016 sono statui diagnosticati oltere 10.000 casi di microcefalia, una malformazione congenita del cervello causata dal virus Zika, trasmesso da zanzare. Queste gravi malattie affliggono le aree più povere del mondo e sono associate ad una scarsa qualità della vita del malato. Con Atlas contiamo di ridurre fortemente il numero di persone affette da queste patologie”.
“Vogliamo infine cogliere l’occasione per ringraziare l’Università di Camerino, che ci ha dato l’opportunità di partecipare alla Start Cup Marche, da cui tutto ha avuto inizio!”.
Una nuova specie di ranuncolo è stata scoperta nel territorio di Amatrice da due ricercatori dell'Università di Camerino: il docente Fabio Conti e Fabrizio Bartolucci, assegnista di ricerca della Scuola di Bioscienze e Medicina Veterinaria. I ricercatori del Centro Ricerche Floristiche dell'Appennino, gestito dal Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga in convenzione con Unicam, hanno rinvenuto la piantina nei prati umidi prossimi al centro abitato, poco prima del terremoto.
E' una specie endemica di questo territorio ed è quindi una pianta che in tutto il mondo vive solo in questa porzione dei Monti della Laga. La nuova specie è stata dedicata ad un bambino, figlio di uno degli autori della scoperta, con la denominazione di Ranunculus giordanoi, e simbolicamente dedicata a tutti i bambini di Amatrice, un segnale di speranza per un territorio così duramente colpito dagli ultimi eventi sismici. Il Ranuncolo porta a 2.643 il numero delle piante del Parco. (Ansa)
Il prof. Fabio Conti, docente Unicam e il dott. Fabrizio Bartolucci, assegnista di ricerca della Scuola di Bioscienze e Medicina Veterinaria, sono i due ricercatori che hanno recentemente scoperto una nuova specie di ranuncolo, denominato Ranunculus giordanoi.
I ricercatori del Centro Ricerche Floristiche dell’Appennino (Centro di eccellenza del network nazionale per la biodiversità), gestito dal Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga in convenzione con l’Università di Camerino, hanno rinvenuto una specie nuova per la scienza nel territorio di Amatrice: si tratta di un ranuncolo ed è stato rinvenuto nei prati umidi prossimi al centro abitato, poco prima che la furia del terremoto si abbattesse sulla cittadina laziale. E’, inoltre, una specie endemica di questo territorio ed è dunque una pianta che in tutto il mondo vive solo in questa porzione dei Monti della Laga.
La nuova specie è stata dedicata ad un bambino, figlio di uno degli autori della scoperta, con la denominazione di Ranunculus giordanoi e in tal modo, simbolicamente dedicata a tutti i bambini di Amatrice, un segnale di speranza per un territorio così duramente colpito dagli ultimi eventi sismici.
Il Ranuncolo si aggiunge a un patrimonio floristico estremamente ricco e interessante, portando a 2643 il numero delle piante del Parco e a 230 quello delle piante endemiche italiane presenti nell'area protetta. E' stato provato, del resto, in ambito scientifico internazionale, che quello del Gran Sasso e Monti della Laga è il parco con il maggior numero di specie botaniche in Europa e uno dei più ricchi al mondo.
La Regione Marche ha messo a disposizione nel proprio sito i dati relativi ai contributi di autonoma sistemazione erogati fino al mese di gennaio/febbraio 2017 sotto la rubrica “Contributi autonoma sistemazione - Nuclei familiari soggetti a ordinanza di sgombero di prima unità abitativa dichiarata inagibile a seguito degli eventi sismici Agosto Ottobre 2016 (O.C.D.P.C. 388/2016) - pagati al Comune fino all'ultimo rendiconto”.
Questa la situazione che emerge da un’analisi delle informazioni relative ai comuni della provincia di Macerata maggiormente colpiti dal terremoto: Camerino vanta il numero più alto di persone “sfollate”, ben 4059 e 2336 nuclei familiari nel mese di gennaio 2017 che si sono ridotte a 3908 individui e 2258 nuclei a febbraio e per un importo complessivo che da euro 1.355.516,09 è sceso a euro 1.338.675,01.
Il secondo comune con più persone fuori dalle proprie abitazioni ed in autonoma sistemazione è Tolentino: 3248 persone a gennaio e 3206 a febbraio per una cifra che si aggira intorno a un milione di euro. Quindi non c’è stata alcuna diminuzione significativa.
Nel comune di San Severino non è ancora stato rendicontato il mese di febbraio e a gennaio le persone fuori casa erano 2454 ed il contributo erogato è stato di euro 757.174,19 mentre Caldarola a gennaio ha ricevuto 192.316,13 euro per 640 individui.
A Macerata invece a febbraio il comune ha ricevuto 118.864,29 euro, cifra pressoché analoga a quella conferita nel mese di gennaio, per i 185 sfollati presenti .
A Pieve Torina, San Ginesio, Visso e Muccia ancora non è stato liquidato il contributo di febbraio e a gennaio risultavano, rispettivamente, 791, 488, 442 e 413 persone senza casa.
Infine il piccolo comune di Ussita conta ben 95 persone che usufruiscono del Cas per un contributo nel mese di febbraio di circa 30 mila euro.
Complessivamente, quindi, la cifra che ogni mese viene erogata per i contributi di autonoma sistemazione in provincia di Macerata, si aggira sui sei milioni di euro. Fatti due conti, e moltiplicata questa cifra per i mesi già trascorsi e per quelli che trascorreranno prima che gli sfollati possano far rientro nelle proprie abitazioni, ci si rende conto dell'enormità della mole di denaro necessaria a gestire il post sisma. E i ritardi, alla luce di questo, sono ancora più inammissibili, visto che ogni giorno lasciato trascorrere senza fare qualcosa per riportare la gente a casa, significa un fiume di soldi pubblici da spendere.
(In calce la tabella con i Cas erogati da ogni singolo Comune)
Il prof. Guido Favia, Direttore della Scuola di Bioscienze e Medicina Vaterinaria di Unicam e docente di Parassitologia, ha preso parte in qualità di relatore alla Prima Conferenza Mondiale su Zika Virus, tenutasi dal 22 al 25 febbraio a Washington DC negli Stati Uniti.
Obiettivo della conferenza, il cui programma scientifico è stato progettato per fornire un aggiornato panorama sullo Zika virus sia da un punto di vista medico che geografico, è stato proprio quello di raccogliere tutte le informazioni sui diversi aspetti della attuale epidemia del virus Zika, direttamente dai ricercatori coinvolti, permettendo così una proficua interazione tra operatori della salute pubblica, epidemiologi, virologi, entomologi, medici e rappresentanti delle istituzioni coinvolte nella diagnostica, nello sviluppo di vaccini e nel controllo vettoriale.
Il prof. Favia, in particolare, ha presentato un intervento dal titolo "Mosquito symbionts as tool for contrasting zika infection (I simbionti delle zanzare come strumento per contrastare l’infezione da Zika Virus), evidenziando come i meccanismi di base dei rapporti ospite-simbionte siano in grado di sviluppare metodi efficaci per controllare malattie trasmesse da vettori.
Il prof. Favia è infatti da molti anni impegnato con il suo gruppo di ricerca, su attività di ricerca scientifica relative al controllo delle più pericolose malattie infettive che affliggono in particolare i paesi del terzo mondo, tra cui la malaria ed il più recente virus zika.
Il primo ministro Gentiloni torna oggi a parlare del terremoto in televisione.
"Stiamo accelerando per le casette, io credo che il problema dell'emergenza immediata lo risolveremo, dopo dobbiamo fare una cosa, forse anche meno appariscente, e cioè limitare i danni collaterali tipo evitare che si sparga la voce che quella Regione non è più attrattiva da un punto di vista turistico. La Rai ci aiutasse a sottolineare le vocazioni di questo territorio, a Norcia c'è la salumeria, il tartufo, nelle Marche c'è il ciauscolo, le grandi imprese riprendono a lavorare. Facciamo turismo in queste zone per fare esempio. Faremo facilitazioni fiscale per quelle imprese anche chi vuole venire ex novo. E la Rai può aiutarci nel racconto".
Lo afferma il premier Gentiloni durante una trasmissione televisiva della domenica pomeriggio invitando la televisione pubblica a dare massimo risalto alle realtà colpite dal terremoto al fine di promuovere il turismo.
Sul sisma che ha colpito l'Italia centrale ha inoltre aggiunto: "l'Ue credo che ci aiuterà. Ci può aiutare attraverso il fondo emergenza, con una cifra che si attesta attorno al miliardo, e saremmo il Paese che avrà di più da questo fondo. Ringrazio Tajani che ci sta dando una mano. E a Bruxelles ci possono soprattutto consentire di togliere dai conteggi di deficit/pil le spese per il sisma, il che ci consente di spendere soldi pubblici senza che questo incida".
(fonte Ansa)
Ci sono anche il piviale, due stole e la pianeta del cardinale Pallotta, che nel XVII secolo fece di Caldarola, la sua città natale, un paese-gioiello disseminato di tante opere d'arte, fra i 600 beni fra dipinti, statue lignee e documenti d'archivio messi in salvo nell'arco dell'ultima settimana dai comuni terremotati delle Marche: Caldarola appunto, Camerino, San Ginesio, Acquasanta Terme, Ussita.
L'Unità di crisi dei beni culturali ha operato insieme a carabinieri, vigili del fuoco, Protezione civile e funzionari delle Diocesi di Camerino, Ascoli Piceno e Fermo. Fra i recuperi più importanti, 29 fra dipinti e statue di 'Scene religiose e santi', databili fra il XVI e il XVII secolo, prelevati delle chiese delle frazioni di Mergnano e Agnano di Camerino, dalla chiesa camerte della Madonna delle Carceri, e da Santa Maria in Vepretis a San Ginesio (Macerata). Un crocifisso cinquecentesco in legno policromo è stato portato via dalla Chiesa del Santissimo Crocifisso a Quintodecimo di Acquasanta. (Ansa)
Quanti sono gli stranieri in provincia di Macerata? E quali sono le etnie maggiormente presenti? In quale città vive il maggior numero di stranieri? Una serie di interessanti statistiche è stata diffusa dal portale www.tuttitalia.it e abbiamo analizzato i dati più indicativi per quanto riguarda la provincia di Macerata.
Gli stranieri residenti in provincia di Macerata al 1° gennaio 2016 sono 32.477 e rappresentano il 10,1% della popolazione residente. La comunità straniera più numerosa è quella proveniente dalla Romania con il 15,4% di tutti gli stranieri presenti sul territorio, seguita dalla Repubblica di Macedonia (11,0%) e dall'Albania (10,2%). I cittadini provenienti dal Pakistan sono il 9,25%, mentre quelli che arrivano dalla Repubblica Popolare Cinese sono il 7.78%. Non molti i cittadini provenienti dall'Africa con l'etnia marocchina che risulta essere quella maggiormente rappresentata con poco più del 6%.
Va ricordato che sono considerati cittadini stranieri le persone di cittadinanza non italiana aventi dimora abituale in Italia.
La città della provincia con la più alta concentrazione di stranieri è Porto Recanati, oltre un quinto della popolazione complessiva: il 22,27%. Qui sono i senegalesi ad essere più presenti con il 15,7%, seguiti dai cittadini del Pakistan (15%) e da una nutrita rappresentanza proveniente dal Bangladesh: quasi l'11%. Gli europei più presenti sono romeni (8,61%) e albanesi (7,75%).
A Macerata, la percentuale di stranieri non arriva al 10%: sono il 9,2% della popolazione complessiva, per lo più provenienti dall'Est. I più presenti sono infatti gli albanesi (12%), i romeni (9.1%) e i macedoni (8,9%). La comunità africana più rappresentata è quella nigeriana (5,27%), seguita da quella marocchina (4,99%). Dal continente asiatico, invece, gli indiani sono il 6,85%. Ben rappresentata anche la comunità peruviana con il 6.64%.
A Civitanova, dove gli stranieri sono 4016, in totale il 9,6% della popolazione, sono i cinesi ad essere i più rappresentati al 16,5%, seguiti dai romeni (15,2%) e dai pakistani (13,3%). Decisamente meno rappresentate le altre etnie: Ucraina al 6,55%, Marocco al 3,49% ed Ecuador all'1,52%.
Recanati fa registrare una delle percentuali più basse di presenza di stranieri in provincia di Macerata: 1593 pari al 7,5% della popolazione.Quasi la metà è di etnia albanese (20,7%) e romena (20,7%). Presenti anche macedoni (12,5%), marocchini (8,16%) e pakistani (6,65%).
A Tolentino gli stranieri sono 2322, pari all'11,6% della popolazione. Il 14,9% è albanese, il 12,1% macedone, il 10,4% kosovaro e il 9,78% romeno. Presenti anche diversi cinesi (8,27%), indiani (6,72%), senegalesi (8,66%) e una esigua rappresentativa peruviana: l'1,89%.
Potenza Picena conta l'8,5% di stranieri sul proprio territorio comunale, con ampie presenze dalla Romania (15,3%), Macedonia (11,9%) e Albania (11,3%).
Per quanto riguarda le altre città, si conferma una larga presenza di pakistani a Corridonia (il 27,2%) su un totale di 1696 stranieri: l'11% della popolazione. A San Severino gli stranieri sono l'8,9% del totale con ben il 32,7% di albanesi, il 17,4% di romeni e l'8,2% di indiani. A Camerino la percentuale di stranieri è dell'11%: il 14,8% arriva dalla Romania, l'11,4% dalla Cina e l'8,8% dall'Ucraina. Curioso a Gagliole: gli stranieri sono appena 45, il 7,3% della popolazione e quasi il 30% arriva dalla Repubblica Popolare Cinese.
E' evidente che, alla luce degli eventi sismici degli ultimi mesi, la situazione potrebbe essersi modificata sensibilmente.
Più di 700 studenti stamattina hanno letteralmente invaso l'Ateneo Camerte. Le iscrizioni nei giorni scorsi avevano preventivato la presenza di 600 visitatori. Quindi si è andati oltre il già ottimo risultato prospettato.
"L'offerta formativa di Unicam, con corsi anche in lingua inglese, attrae non soltanto studenti italiani, ma anche l'interesse estero. L'Ateneo ha riscontrato un crescente gradimento da parte degli studenti per l'eccellenza dei Dipartimenti così come confermato dall'ottimo posizionamento nella graduatoria delle Università più apprezzate e qualificate".
Così esordisce orgoglioso il Rettore Flavio Corradini, l'uomo e il professore che nei sei anni del suo mandato ha impresso un'impronta forte ed estremamente positiva nella vita e nell'organizzazione di Unicam. Corradini si conferma il Rettore vicino alla gente, che parla con i suoi ricercatori, con gli studenti e le famiglie come fosse un amico, sempre disponibile. Una personalità dinamica, giovane ed innovativa. Successivamente si dedicherà alla ricerca informatica, in quanto il suo mandato è in scadenza a novembre 2017, ma la linea accademica da lui inaugurata sarà certamente continuata da chi gli succederà, in primis per gli indiscussi risultati conseguiti oltre che per la stima che i colleghi nutrono per lui.
Ricordiamo che a Camerino si spazia dalle discipline umanistiche della Scuola di Giurisprudenza ed Architettura, all'ambito informatico e scientifico (scienze naturali, farmacia e veterinaria).
Un ruolo centrale nell'offerta didattica di Unicam, soprattutto alla luce degli eventi sismici degli ultimi mesi, lo gioca la Scuola di Scienze Naturali e Geologia, che vanta docenti del calibro del Prof. Piero Farabollini, Responsabile del corso di laurea in Scienze Naturali ed il Prof. Emanuele Tondi, Direttore della Sezione di Geologia: "L'affluenza di studenti è notevole, le aule oggi sono piene e quest'anno abbiamo raddoppiato le iscrizioni, segno che si è compreso il peso della geologia di Unicam, considerato che le cartografie relative alle zone colpite dal terremoto nella Regione Marche sono state elaborate dai geologi di Camerino".
La Scuola di scienze naturali offre un corso triennale oltre che la possibilità di specializzarsi successivamente sui temi della prevenzione sia sismica che in termini di dissesto idrogeologico, fino ad un Master in Geologia Forense per i professionisti che già lavorano. Unicam dunque si conferma il polo delle scienze, e della geologia prima di tutto, come dimostrato dal ruolo determinante in termine di conoscenze scientifiche e di divulgazione del Prof. Emanuele Tondi: " Mi fa molto piacere riscontrare una così numerosa presenza di studenti in questo Open Day. Manifestazioni di interesse ci arrivano sia dall'Italia che dall'estero e questa estate ospiteremo anche degli studenti di un Ateneo americano". E sulla crescita e i progetti della geologia di Unicam preannuncia un evento internazionale che si svolgerà nel mese di luglio 2017 a cui parteciperanno esperti di varie università straniere e nel corso del quale ci saranno escursioni sui luoghi del terremoto.
Notevole interesse ha infine riscontrato l'offerta formativa della Scuola di Veterinaria, così come ci racconta il Prof. Matteo Cerquetella, delegato all'orientamento: "Chi si iscrive a veterinaria mostra passione, amore per gli animali e curiosità per le discipline scientifiche. Gli studenti che escono dalla nostra scuola vengono seguiti fino alla fine ed aiutati ad affermarsi come professionisti con competenze specifiche e concrete".
Umanità, disponibilità e porte sempre aperte rappresentano infine quel valore aggiunto che all'Università di Camerino sono sempre di casa.
Tutto pronto in Ateneo per accogliere le centinaia di studenti del quarto e quinto anno degli istituti superiori che venerdì 3 marzo verranno a conoscere l’Università di Camerino in occasione di “Porte Aperte in UNICAM”, il consueto appuntamento con l’iniziativa di orientamento alla scelta universitaria. Sono infatti già circa 600 gli studenti provenienti sia dalla Regione Marche che da altre Regioni, che hanno effettuato la registrazione.
Nel corso della manifestazione, la cui organizzazione è curata dalla Commissione dei delegati e del Servizio Orientamento dell’Ateneo, docenti, ricercatori, professionisti, studenti universitari e personale Unicam, saranno a disposizione dei partecipanti per ogni approfondimento ed informazione.
“Siamo fermamente convinti – sottolinea la prof.ssa Valeria Polzonetti, Delegata del Rettore alle attività di Orientamento – che questa giornata dedicata alla scelta del proprio percorso universitario rappresenti un appuntamento importante per conoscere da vicini il nostro Ateneo, i corsi di laurea ed i loro sbocchi professionali, attraverso un confronto diretto con docenti, tutor e personale dei servizi dell’Ateneo. I ragazzi che interverranno avranno quindi anche l’opportunità di chiarire dubbi o aprire riflessioni, di assistere a dimostrazioni, piccoli esperimenti e simulazioni e soprattutto di iniziare a ‘costruire il proprio futuro’”.
Le registrazioni dei partecipanti inizieranno alle ore 9.00 presso il Polo Didattico del Campus universitario in Via D’Accorso, seguiranno poi fino alle ore 13.00 tutte le attività previste dalle Scuole di Ateneo.
Presso il Campus universitario sarà possibile incontrare docenti e studenti della Scuola di Giurisprudenza e della Scuola di Architettura e Design. Sarà invece possibile seguire tutti i seminari e le attività laboratoriali della Scuola di Bioscienze e Medicina veterinaria e della Scuola di Scienze del farmaco e dei prodotti della salute presso i laboratori didattica in Via Gentile III da Varano, 5. Il polo di Geologia ospiterà invece i docenti e gli studenti dei corsi di laurea della Scuola di Scienze e Tecnologie.
Il programma dettagliato è disponibile nel sito http://orientamento.unicam.it
L’Istituto Superiore Algeri Marino di Casoli in provincia di Chieti ha deciso di aderire al progetto dell’Università di Camerino #ilfuturononcrolla organizzando degli incontri con gli studenti per poter conoscere nei dettagli gli eventi sismici che stanno interessando il Centro Italia. In particolare il prof. Emanuele Tondi, responsabile della sezione di Geologia di Unicam, nei giorni scorsi ha incontrato gli studenti dell’Istituto Marino con i quali ha avuto modo anche di parlare di prevenzione, di studi del settore e come poter affrontare al meglio questi eventi.
Gli studenti e i docenti dell’istituto hanno seguito con molto interesse gli interventi del Prof. Tondi, partecipando attivamente con domande e apprezzando il lavoro dei geologi. Per dimostrare ulteriore vicinanza all’Università di Camerino hanno organizzato anche una raccolta fondi da destinare al progetto #ilfuturononcrolla volto a costruire alloggi per il campus degli studenti.
Abbiamo ricevuto una segnalazione da un lettore di Campolarzo, frazione di Camerino, che ci segnala numerosi e ripetuti disagi con la linea telefonica fissa e poi anche con quella mobile di Telecom Italia.
Pubblichiamo integralmente la lettera - corredata di ogni riscontro - omettendo solo il nome del mittente per ragioni di correttezza. Speriamo che chi di dovere possa prendere i dovuti e doverosi provvedimenti, consapevole della fondamentale importanza delle comunicazioni in territori che stanno vivendo da mesi in situazione di prolungata e particolare emergenza dovuta sia ai numerosi terremoti che al maltempo.
"Vorrei raccontare quello che ci sta succedendo con la ditta Tim sia per quanto riguarda la linea mobile e la linea fissa.
Linea fissa Tim:
Sono cliente della Telecom e ora della Tim dal mese di luglio del 2012, qualche mese dopo l’attivazione del servizio abbiamo iniziato ad avere problemi di natura tecnica.
Linea rumorosa o completamente isolata.
Stufo della situazione mi sono rivolto alla Associazione dei Consumatori (AUDICONSUM) di Macerata, grazie a loro ho avviato n. 2 tentavi di conciliazione non tanto per ottenere un risarcimento del danno ma per risolvere il problema e usufruire del servizio.
Per trasparenza allego i verbali delle conciliazioni di cui sopra (copia è stata fornita alla nostra redazione per completezza di informazione, ndr).
Nonostante tutto la situazione è sempre la stessa il servizio funziona a singhiozzo.
Il funzionamento del servizio è legato alle condizioni meteo, se c’è il sole funziona regolarmente se piove entra umidità nella linea e per questo iniziano i problemi. La linea diventa rumorosa e se piove un po’ più del normale la linea è completamente isolata.
In merito sono state fatte numerose segnalazioni e nuovamente in data 16 marzo mi recherò presso l'Audiconsum di Macerata per iniziare una terza conciliazione.
Oltretutto nella nostra zona non è possibile usufruire del normale servizio Adsl.
Per avere Internet a casa siamo stati costretti ad usare Internet Satellitare e dci siamo rivolti ad una ditta Canadese – guarda caso il servizio funziona senza nessun tipo di problema.
Linea mobile Tim.
I problemi sono iniziati dal 24 agosto del 2016 data in cui si è verificato il terremoto di Amatrice.
Anche in questo caso abbiamo fatto numerose segnalazioni alla Tim ma ad oggi i problemi sono rimasti.
Se si usa un vecchio cellulare non si ravvisa nessuna problematica ma se viene usato un cellulare moderno o un tablet, navigare o effettuare e/o ricevere chiamate diventa pressoché impossibile.
Più volte al telefono gli stessi tecnici della Tim hanno evidenziato che il problema sussiste e dipende da un ripetitore guasto dalla data sopra indicata.
Evidenzio come prima della data del 24 agosto del 2016, nella mia zona di residenza non si ravvisava nessuna problematica.
A causa dei problemi sulla linea fissa e su quella mobile capita di rimanere isolati per diversi giorni senza nemmeno avere la possibilità di chiamare numeri di emergenza in caso di bisogno".
Approvate oggi in Consiglio regionale tre mozioni sul tema della carenza di personale e delle Caserme da ristrutturare dei Vigili del Fuoco. La Lega Nord Marche ha presentato questi atti, evidenziando una cronica carenza di mezzi, attrezzature, dotazioni strumentali e risorse umane.
Marzia Malaigia nel suo intervento ha evidenziato l'obsolescenza dei veicoli antincendio e di unità ad essi collegate. Ha ricordato che tali autoarticolati, per legge non devono essere più vecchi di 10 anni, pertanto quelli che risalgono a prima del 2006 sono considerati "vetusti". La triste e pericolosa realtà sta nel fatto che la maggior parte del parco-macchine o mezzi di ausilio nei soccorsi, è molto più vecchia. La Malaigia ha portato degli esempi fra tutti: alcune autoscale sono addirittura degli anni '90! (1997) e altre strumentazioni addirittura risalgono al 1989.
Inoltre nel periodo estivo vi è una notevole carenza di personale da affiancare ai carabinieri forestalinelle attività di prevenzione degli incendi.
La consigliera della Lega ha inoltre ricordato la Circolare del Ministero dell'Interno che, in data 21 febbraio 2017, ha stabilito un incremento di circa 400 unità nel territorio nazionale ma, come sappiamo, la Regione Marche oggi ha bisogno, di concretezze maggiori. Difatti tenere classificati dei distaccamenti come "SD3" quando la realtà invoca una classificazione più adeguata (SD4), significa che a questi Comandi ubicati in varie zone delle Marche, non arriverà personale sufficiente ed adeguato alla vera situazione del territorio.
Durante la discussione la Malaigia stessa ha attualizzato le sue mozioni, alla luce della Circolare stessa, chiedendo un impegno in sede nazionale per il passaggio di categoria dei Comandi di Civitanova Marche e di Jesi, da SD3 alla categoria superiore SD4.
Oltre alla situazione di Arcevia, la Vicepresidente ha ricordato quello che sta succedendo ad esempio a Macerata, con un progetto lasciato ad 1/3 dei lavori di ampliamento e recupero e all'emblematica situazione del Comando di Fermo che ha una sede finita ed addirittura inaugurata un anno fa, ma ancora non utilizzabile.
Piena soddisfazione della Consigliera per i 20 voti favorevoli, con totale unanimità dell'Aula, in merito a questa mozione ed alle altre due che interessano i Comandi di Visso e di Camerino.
Per Visso si è ottenuto il voto favorevole per una dotazione strumentale e di mezzi per un soccorso rapido ed efficace in zona montana, mozione firmata e presentata anche dalla consigliera Leonardi di Fratelli d'Italia. Per Camerino, invece, un impegno a far sì che si sblocchi l'arrivo dei moduli che possano ospitare i vigili del fuoco che hanno, essi stessi, una Caserma terremotata.
Sull'attuazione degli impegni la Malagia promette piena vigilanza e monitoraggio sull'evolversi della situazione certa anche della collaborazione di tutti i soggetti coinvolti.
L'Associazione IoNonCrollo al fianco degli allevatori dell'entroterra montano. L'emergenza terremoto non è finita e le popolazioni dei paesi colpiti duramente dal sisma la vivono sulla propria pelle. Tra loro in particolare chi ha deciso ed è dovuto restare tra le montagne per badare ad allevamenti e coltivazioni, che per molte famiglie del nostro territorio rappresentano da generazioni la fonte di sostentamento. L'associazione IoNonCrollo anche in questa circostanza ha voluto fare la propria parte, grazie anche al grande cuore degli italiani che in queste settimane hanno donato mangimi e materiali da ogni parte d'Italia. Questi sono i dati di un mese di attività degli instancabili volontari di IoNonCrollo agli allevatori e ai coltivatori di tutto l'entroterra montano del Maceratese, iniziate a metà gennaio nel pieno dell'emergenza neve.
Tramite IoNonCrollo sono stati contattati 49 allevatori su 54 totali e di questi ne sono stati raggiunti 46 per consegne varie di foraggi e altri materiali. Sono stati consegnati circa 1000 quintali di mangimi e cereali, 20 rotoballe e 100 ballette di fieno, 2 bancali di pellet. Sono stati inoltre ricevuti in donazione circa 500 paia di scarponi da lavoro, distribuiti poi a chi ne aveva bisogno in base alle necessità. IoNonCrollo ha supportato 6 associazioni che hanno consegnato direttamente i beni raccolti e consegnato beni a nome di altre associazioni da tutta Italia. Inoltre, sono state portate a termine 10 consegne di coperte e mangimi ai canili dell'entroterra, che oggi ospitano anche gli animali delle famiglie sfollate.
Sono numeri, questi, che più di tutto parlano di un'emergenza che non accenna ad arrestarsi e descrivono la realtà delle nostre terre, martoriate dal sisma e dalle intemperie, ma con una popolazione che non ha alcuna intenzione di arrendersi e di abbandonare questi splendidi territori.
Si è concluso con successo il convegno Ricerca #ilfuturononcrolla organizzato dall'Università di Camerino e l'associazione di promozione sociale Il Cortile di Edy.
Presenti gli studenti degli Istituti Biologici Sanitari di Macerata e Jesi classi quarte e quinte.
Grazie alla presenza della dott.ssa Marta De Santis in rappresentanza del Centro Nazionale Malattie Rare Istituto Superiore Sanità e della dott.ssa Anna Ficcadenti Responsabile Centro Unico Regionale per le Malattie Rare nella Regione Marche, è stato dato rilievo rispettivamente alle reti di riferimento europeo e rete di riferimento regionale nell'ambito delle malattie rare.
Il Prof. Fiorenzo Mignini Docente Unicam della Scuola di Scienze del Farmaco e dei prodotti della salute ha esposto con riferimento alla Medicina narrativa "un caso di omocistinuria ad esordio in età adulta".
Nella stessa giornata il Presidente del Consiglio Provinciale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro Dott. Riccardo Russo ha presentato l'istituzione di borse di studio in favore della Scuola di Giurisprudenza e della Scuola di Scienze del Farmaco e dei prodotti della salute dell'Università di Camerino.
Il convegno si è concluso con un emozionante concerto dell'Orchestra Punto di Valore della città di Termoli, composto da circa 50 elementi.
Il Magnifico Rettore Unicam e la Presidentessa dell'Associazione Il Cortile di Edy sensibili al tema delle malattie rare hanno sottolineato l'importanza dello studio e della ricerca.
Edy Renzetti durante il convegno ha sottolineato che il malato pone la sua attenzione non solo alla ricerca scientifica, la quale potrà migliorare la qualità di vita di molte persone, ma anche alla ricerca dell'amore, al fine di poter meglio affrontare questo difficile percorso di vita.
di Piero Farabollini
Responsabile Corso di Studi in Scienze Geologiche, Naturali ed Ambientali Università di Camerino
A distanza di 6 mesi dall’evento sismico del 24 agosto 2016, dopo il quale si sono avuti oltre 50.000 eventi di cui 5 oltre Magnitudo 5.5 e 71 sopra Magnitudo 4, ancora poco è stato fatto in termini di …… ritorno alla normalità (Post-emergenza? Ripristino?)! Il “Fatto quotidiano” di due giorni fa riportava in prima pagina questa dichiarazione del Commissario Straordinario per la Ricostruzione Vasco Errani: “La ricostruzione non esiste proprio”. Ed ancora: “Non si è fatto nulla su casette, macerie e viabilità”.
Le Ordinanze di Errani (finora 15 – rispetto alle 200 circa emanate sempre dal Commissario Straordinario Errani a seguito del terremoto dell’Emilia Romagna del 2012) ancora non riescono a fornire il quadro della situazione o almeno a dare le dritte per rimettersi in moto, perché comunque rimangono aperte diverse questioni importanti, tra le quali, e non secondaria, soprattutto quella riguardante i professionisti che dovrebbero essere coinvolti a vario titolo nella ricostruzione.
Punto 1: Incarichi
L’Ordinanza n.12 ha introdotto un limite al numero di incarichi nonché un limite all’importo complessivo dei lavori che i tecnici possono acquisire - anche se poi si prevede lo sforamento di questo tetto - ma soprattutto consente la possibilità di derogare anche agli ulteriori livelli massimi La misura introdotta dall’Ordinanza n.12 è passata attraverso la collaborazione con le associazioni rappresentative dei progettisti, definita da un protocollo sottoscritto con la RPT (Rete delle Professioni Tecniche) che è parte integrante dell’Ordinanza stessa (All.A dell’Ordinanza n.12). Di seguito il link al comunicato stampa della RPT (http://www.reteprofessionitecniche.it/sisma-la-rpt-condivide-lordinanza-del-commissario-errani-sulla-concentrazione-degli-incarichi/) e quello del CNG: entrambi osannano l’ottimo risultato conquistato (http://www.cngeologi.it/2017/01/13/terremoto1-in-vigore-lordinanza-sullelenco-dei-progettisti-limite-derogabile-agli-incarichi/).
Ma si tratta veramente di un successo? Osservazioni e proposte migliorative sono state fatte ma non tutte sono state recepite. In sintonia con l’ORG Marche che ha inoltrato al CNG ed alla RPT alcune interessanti proposte, si potrebbe pensare di:
1. Applicare il cosiddetto “Decreto Parametri” attualmente vigente (D.M. 17 giugno 2016) per la definizione dei corrispettivi professionali al fine di garantire la giusta compensazione delle singole attività prestazionali svolte nell’ambito della progettazione degli interventi di ricostruzione. Necessità ribadita, tra l’altro, dall’ANAC che ritiene obbligatorio il riferimento al Decreto Parametri nell’affidamento dei servizi di ingegneria e architettura. Il giusto approccio per la progettazione dei lavori di ricostruzione sarebbe quello di concordare l'applicazione del Decreto Parametri con gli Ordini Professionali, colmando eventuali lacune, e stabilendo una percentuale fissa di ribasso da applicare ai compensi.
2. Individuare e circostanziare un corretto sistema di valutazione del contributo per le indagini, sia geofisiche che strumentali, che coinvolga gli Uffici territoriali per la Ricostruzione e prevedere deroghe per far fronte a specifiche problematiche progettuali non riconducibili strettamente ad uno standard predefinito (edifici collocati in aree in frana, cedimenti delle fondazioni, fenomeni di liquefazione, ecc). Al fine di ottemperare agli obblighi imposti dalle Norme Tecniche per le Costruzioni (DM 14 gennaio 2008) che debbono necessariamente essere posti alla base di una adeguata ricostruzione post sisma, le indagini da svolgere dovrebbero essere in quantità e qualità proporzionali alla soluzione dello specifico problema e non ridotte ad una mera percentualizzazione dell'importo dei lavori, così come invece previsto dal comma 6, art. 7 dell’All. A (Ordinanza n. 12)
3. Togliere il tetto degli incarichi per le prestazioni specialistiche. L’attività svolta dal geologo non può e non deve essere equiparata, per tempistiche e prestazioni, a quella di un ingegnere/architetto; non a caso infatti la relativa parcella è pari a circa 1/10 di quella del progettista. In generale, l’introduzione di un tetto per gli incarichi viola i principi della libera economia di mercato che ispira ed è a fondamento del sistema giuridico nazionale ed europeo. Nel particolare, intese restrittive della concorrenza, come quelle proposte, comportano una ingiusta limitazione dell’attività del singolo professionista geologo ed una iniqua discriminazione lavorativa, oltre a minare anche il principio fiduciale tra committente privato e professionista, basato sulla reciproca conoscenza e capacità professionali. La politica della libera concorrenza dell’Unione europea garantisce che la concorrenza non venga falsata dal mercato interno, assicurando che vengano applicate regole simili a tutte le aziende che vi operano. Sulla base di tale principio dovrebbe essere riservato un trattamento dignitoso dell’attività professionale del geologo equiparato alle altre attività economico-sociali.
Punto 2: Elenco speciale professionisti
Con l’Ordinanza del Commissario Straordinario n.12 del 9 gennaio 2017, ed in particolare all'art. 5 dell'Allegato A alla suddetta Ordinanza, vengono definiti i criteri ed i requisiti per l’iscrizione dei professionisti nell'elenco speciale per la progettazione degli interventi di ricostruzione post-terremoto, di cui al DL 189/2016, art. 34, comma 1, convertito dalla legge 15 dicembre 2016, n. 229. (https://professionisti.sisma2016.gov.it/ ).
L’iscrizione è lunga e difficoltosa ed oltretutto il sistema si blocca al raggiungimento del numero massimo di iscrizioni previste per l’invio giornaliero, rimandando al giorno successivo.
Inoltre una volta effettuata l’iscrizione, selezionando la categoria professionale e la tipologia di incarico si può ravvisare, in alcuni casi, una palese violazione al principio dell’affidamento esclusivo e diretto al geologo professionista per la redazione della relazione geologica; infatti nell’elenco tale elaborato viene inopportunamente proposto anche da altre figure professionali in palese disaccordo con l’art. 91 del D.Lgs. n. 163/2006 (divieto di subappalto della relazione geologica), la cui previsione normativa viene pedissequamente ripresa nel nuovo Codice degli Appalti (D. Lgs. N. 50/2016) all’art. 31.
E’ inoltre da ricordare che già il DPR 328/2001 (Modifiche ed integrazioni della disciplina dei requisiti per l'ammissione all'esame di Stato e delle relative prove per l'esercizio di talune professioni, nonchè della disciplina dei relativi ordinamenti) discrimina le attività professionali sulla base dell’Albo professionale di appartenenza.
Quali provvedimenti sono stati presi finora? Perché la RPT non ha verificato e dato adeguate indicazioni in merito? Perché gli Organismi Nazionali non hanno monitorato il sistema e preso adeguate azioni correttive?
Ai sensi del DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 7 agosto 2012 , n. 137 (Regolamento recante riforma degli ordinamenti professionali, a norma dell'articolo 3, comma 5, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148), il possesso dei requisiti di formazione continua è obbligo per l’iscrizione all’elenco speciale dei professionisti. Ma chi verifica il possesso dei requisiti? Sarebbe auspicabile ed opportuno demandare agli Ordini Territoriali competenti tali verifiche.
Punto 3: Comitato Tecnico Scientifico (CTS)
Se viene letta attentamente l’Ordinanza di costituzione del CTS (Ordinanza del Commissario del Governo per la ricostruzione dei territori interessati dal sisma del 24 agosto 2016 n.11 del 9 gennaio 2017
“Istituzione e Funzionamento del Comitato Tecnico Scientifico della Struttura del Commissario Straordinario del Governo per la ricostruzione nei territori dei Comuni delle Regioni di Abruzzo, Lazio Marche ed Umbria interessati dall’evento sismico del 24 agosto 2016”) salta subito agli occhi come non compaia mai la parola geologia, come se lo studio dei terremoti e il progetto di ricostruzione fosse solo correlabile alle problematiche ingegneristiche e/o architettoniche. L’intervista rilasciata dall’arch. Renzo Piano , articolo pubblicato su il Sole 24ore (http://mobile.ilsole24ore.com/solemobile/main/art/cultura/2016-09-30/la-terra-trema-ecco-mio-progetto--154933.shtml?uuid=ADo2aWSB&refresh_ce=1), del 02 ottobre 2016 lasciava trasparire una direzione in questo senso. Cosa importa delle problematiche legate alla pericolosità geologica intrinseca del territorio, dei cosiddetti effetti di sito, della forte correlazione substrato/edificato e della sua naturale evoluzione. La geologia non dovrebbe essere relegata ad un mero ruolo passivo nella pianificazione territoriale in quanto la risposta di un territorio agli eventi naturali deriva proprio dalla conoscenza geologica dello stesso, della sua evoluzione e delle sue trasformazioni.
Proprio in funzione della ricostruzione, del rapporto sottosuolo/edificato, della necessità di “ragionare” sul “com’era dov’era” (slogan lanciato da tutta la classe politica e non solo) forse sarebbe stato più logico costituire un CTS con esperti dei vari settori di competenza della pianificazione della ricostruzione post-terremoto, in un approccio multidisciplinare completo dove geologi, geotecnici, geofisici, idrogeologi, architetti, ingegneri, fino a ricomprendere anche giuristi, economisti, sociologi e psicologi possano lavorare e collaborare in sinergia ed in modo complementare. Al riguardo è stata anche presentata alla Camera dei Deputati una interrogazione parlamentare proprio in questo senso. Al link http://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=4/15224&ramo=CAMERA&leg=17 è possibile scaricare l’interrogazione, presentata dal gruppo SEL della Camera.
Punto 4 – Microzonazione sismica di III livello
Il DECRETO-LEGGE 9 febbraio 2017, n. 8 “Nuovi interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici del 2016 e del 2017” pubblicato in GU Serie Generale n.33 del 9-2-2017 ed entrato in vigore il 10/02/2017 (http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2017/02/09/17G00021/sg), al punto 1 promuove l’immediata effettuazione degli studi di MZS di III livello definendo le relative modalità e procedure di attuazione nel rispetto di alcuni criteri, quali:
1- effettuazione degli studi secondo i sopra citati indirizzi e criteri, nonché secondo gli standard definiti dalla Commissione tecnica istituita ai sensi dell'articolo 5, comma 7, dell'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3907 del 13 novembre 2010, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n.281 del 1° dicembre 2010;
2- affidamento degli incarichi da parte dei Comuni, mediante la procedura di cui all'articolo 36, comma 2, lettera a), del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, entro i limiti ivi previsti, ad esperti di particolare e comprovata specializzazione in materia di prevenzione sismica, previa valutazione dei titoli ed apprezzamento della sussistenza di un'adeguata esperienza professionale nell'elaborazione di studi di microzonazione sismica, purchè iscritti nell'elenco speciale di cui all'articolo 34 ovvero, in mancanza, purchè attestino, nei modi e nelle forme di cui agli articoli 46 e 47 del Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, il possesso dei requisiti per l'iscrizione nell'elenco speciale come individuati nel citato articolo 34 e nelle ordinanze adottate ai sensi del comma 2 ed abbiano presentato domanda di iscrizione al medesimo elenco;
3- supporto e coordinamento scientifico ai fini dell'omogeneità nell'applicazione degli indirizzi e dei criteri nonchè degli standard di cui al numero 1, da parte del Centro per la Microzonazione Sismica (Centro MS) del Consiglio Nazionale delle Ricerche, sulla base di apposita convenzione stipulata con il Commissario straordinario, al fine di assicurare la qualità e l'omogeneità degli studi.
Tutto quanto sopra pone un problema molto importante nella distribuzione degli incarichi: questi vanno conteggiati nel numero massimo di incarichi che un professionista può prendere e nel tetto massimo di importo ammissibile? Gli Spin Off universitari possono accedere all’incarico di MZS di III livello? Chi garantisce il regolare svolgimento? Visto e considerato che la MZS di III livello deve essere obbligatoriamente effettuata sulla base del I e II livello, chi dovrà redigere tali studi? Con quali modalità verranno gestiti tali incarichi? Da parte di chi? Ma soprattutto, dove sono i criteri e/o le Linee Guida per l’effettuazione della MZS di III livello?
Sarebbe opportuno che le Linee guida fossero prodotte concordemente tra Centro Microzonazione Sismica ed Università territorialmente coinvolte nel cratere in modo tale da fornire, ai professionisti, gli adeguati strumenti per l’esecuzione degli studi di MZS di III livello. Le Università quindi potrebbero e dovrebbero rivestire il ruolo fondamentale di fungere da filtro tra il Centro Microzonazione Sismica ed i Professionisti, esercitando un costruttivo ruolo formativo e di coordinamento, fornendo loro supporto tecnico-scientifico, forti particolarmente della conoscenza del territorio e della sua evoluzione recente. I professionisti però, con accertate competenze in merito, dovrebbero anche loro essere iscritti all’Elenco dei professionisti di cui al sito https://professionisti.sisma2016.gov.it/, ma questo, a meno che non si tratti di prestazione specialistica (che, tuttavia, ai sensi del codice degli appalti, non corrisponde alla prestazione suddetta) non è contemplato. Pensando alle tipologie di incarico ed alla categoria soggettiva (immagine sotto), è infatti possibile constatare come i soggetti siano ben definiti, così come le diverse tipologie di incarico.
Ora però sorge un forte dubbio, visto che già in ambito di MZS di I livello, ai sensi dell’OPCM 3274/2003, in varie regioni d’Italia, già la questione si è presentata prepotentemente e con tanto di diffide, ricorsi e quant’altro: gli Spin off universitari, come debbono essere considerati? Possono essi essere incaricati degli studi di MZS di III Livello?
Gli Spin Off universitari, ai sensi del DL. 83/12 modificato dalla L.134/12, sono società costituite al fine di utilizzare, anche da un punto di vista economico, i risultati della ricerca condotta dalle Università o da altri Enti. La normativa sulle Società conferma l’impossibilità (per gli Enti pubblici non economici e per le Università) di partecipare alle gare per l’affidamento di lavori, servizi e forniture ai sensi dell’art.34 D.Lgs 163/2006, stante l’assenza del carattere di imprenditorialità ed il rischio di alterare la par condicio e distorcere i meccanismi concorrenziali per via del sistema di contribuzione e vantaggi di cui gode l’Ente pubblico. Ne deriva che gli Spin off universitari non potrebbero esercitare libera professione, e pertanto non dovrebbero avere accesso nè agli incarichi di MZS di III livello né tantomeno all’affidamento di incarichi per la ricostruzione post-terremoto. La stessa ANAC con deliberazione 119/2007 ha avuto modo di affermare che, per un mercato effettivamente concorrenziale e corretto, deve essere consentito di operare e di competere tra loro solo ai soggetti che sono realmente sul mercato e che svolgono una attività economica compresa tra le proprie attività istituzionali.
Punto 5 – Cartografia geologica
Il giorno 21 febbraio presso il Senato della Repubblica si è tenuta una Conferenza Stampa dal titolo “Le grandi incompiute del nostro Paese: Cartografia Geologica e Microzonazione Sismica” organizzata dalla senatrice Fabiola Anitori, prima firmataria di una mozione in cui chiede al governo di portare a termine questi due progetti. Ora, a fronte di un costo di 500.00€ (stimati) per la realizzazione di un foglio geologico CARG, è stato proposto di individuare, al di fuori del Patto di stabilità, circa 5m€ per la realizzazione di 10 fogli geologici delle aree del cratere.
La cartografia geologica CARG è uno degli strumenti principali per avere un dato significativo ed affidabile per la conoscenza delle problematiche geologiche dell’intero territorio nazionale, svolto con criteri standardizzati ed omogenei. Troppo spesso si fa riferimento alle cartografie geologiche scala 1:100.000 della vecchia Carta Geologica d’Italia degli anni ‘50, senza mai tener conto delle innumerevoli cartografie geologiche e geotematiche che la ricerca scientifica ha prodotto nel tempo (basti pensare che nei report prodotti anche da Istituti di ricerca nazionali si è sempre fatto riferimento alla Carta Geologica del 1950 di Scarsella senza mai citare la recente Carta Geologica dei Monti Sibillini pubblicata dall’Università di Camerino nel 2012 che ha mappato con precisione e dovizia di informazioni, l’ormai famoso sistema di faglie del Monte Vettore, all’origine della recente sequenza sismica dell’Italia centrale.). E’ necessario tuttavia un immenso sforzo per far si che i fogli mancanti, soprattutto in quelle aree colpite dai recenti eventi sismici e/o in quelle a più alta pericolosità sismica, sia opportunamente riavviata, facendo magari riferimento alle Università territorialmente competenti che, con l’ausilio dei geologi professionisti, possano operativamente attivarsi per la realizzazione in tempi brevi, di tali carte, contribuendo così a rendere l’Italia altrettanto “completa” così come i paesi europei ed extraeuropei avanzati.
Da Ignazio Buti, già rettore UNICAM, Fulvio Esposito, già rettore UNICAM, Mario Giannella, già rettore UNICAM e Roberto Marassi, già rettore UNICAM, riceviamo una lettera aperta ai cittadini delle aree colpite dagli eventi sismici, alle colleghe e ai colleghi dell’Università di Camerino
La nostra comunità ha subito in questi mesi colpi durissimi, per risollevarci dai quali serve il contributo di tutti, con uno sforzo di intelligenza e creatività capace di tracciare nuove e innovative traiettorie di sviluppo per il territorio e per la nostra Università.
Non possiamo infatti nasconderci che il terremoto, pur nella sua natura di evento fuori dell’ordinario, è intervenuto su una realtà socio-economica che da lungo tempo viveva e vive una situazione di fragilità.
Non è per caso che, nel 2015, è stata elaborata dal Governo una ‘Strategia Nazionale per le Aree Interne’, finalizzata ad affrontare le criticità che affliggono più della metà della superficie nazionale e che, per il suo impatto sociale ed economico, sta diventando paragonabile alla storica Questione Meridionale.
Il nostro territorio soffre di queste criticità; bastino ad indicarlo poche cifre: in 40 anni, dal 1971 al 2011, la popolazione è diminuita del 24%; in soli 10 anni, dal 2001 al 2011, le imprese sono diminuite del 7% e gli addetti del 6%.
Dunque la ricostruzione, nella quale stiamo impegnando tutte le nostre energie, sarebbe resa vana dall’assenza di un programma di sviluppo credibile, sostenibile, di successo: le case che stiamo ricostruendo dovranno essere abitate, le imprese dovranno tornare attive e produttive, i musei visitati, le chiese frequentate, le aule, le biblioteche, i laboratori pieni di studenti e di ricercatori…
Come raggiungere questo obiettivo?
Non crediamo che ci sia qualcuno che ha a disposizione - francamente non crediamo nemmeno che esista - un programma ‘chiavi in mano’.
Crediamo però che ci sia un metodo. Un metodo che parta dall’ascolto delle comunità, in particolare di quelle più colpite dagli eventi sismici. Un metodo che sappia elaborare saperi e tradizioni, speranze ed intuizioni e sappia declinarli in funzione di riferimenti globali che possono apparire lontani (ad esempio la ‘digitalizzazione’), ma rispetto ai quali non possiamo restare indifferenti, pena la definitiva, irreversibile marginalità.
In questo processo di interpretazione e traduzione delle vocazioni territoriali nelle lingue del nuovo paradigma tecnologico, la nostra Università, universale sì, come il nome la designa, ma attenta da sempre al suo territorio, può avere un ruolo decisivo.
I friulani, provati come noi da un sisma distruttivo nel 1976, appena avviata la ricostruzione, promossero una raccolta di firme per chiedere l’attivazione di un’università, istituzione di cui quel territorio era privo. La petizione ebbe successo (125.000 firme) e, nel 1978, venne fondata l’Università di Udine, che ha dimostrato negli anni, insieme all’Università di Trieste, il suo ruolo di potente leva per lo sviluppo di tutta una Regione e non solo.
Noi l’Università l’abbiamo dal 1336. Un’Università che, tra tante difficoltà, ha mantenuto con dignità il suo posto nel sistema nazionale, ha saputo restare allineata con i processi di necessario cambiamento e talvolta li ha anticipati.
Oggi serve un nuovo balzo in avanti e in alto.
Serve una rinnovata energia da trasmettere, attraverso frequenti occasioni d’incontro, alle 131 comunità di cittadini che, con caparbio coraggio, sono rimasti a presidiare i loro luoghi o che, dolorosamente, se ne sono dovuti momentaneamente allontanare. Il nostro compito dev’essere quello di fornire informazioni autorevoli ed affidabili e di raccogliere idee e suggestioni che innestino nel processo di ricostruzione urbanistica gli elementi per una rigenerazione sociale ed economica del territorio.
Occorre che tutte le persone di buona volontà che operano nell’Università di Camerino, che bene hanno compreso le difficoltà del momento ed alacremente stanno operando per superarle, intraprendano all’interno una fase di franca discussione per progettare nuovi percorsi che aprano prospettive di sviluppo, senza rinnegare nulla della propria storia, ma con la serena consapevolezza che la storia, da sola, non garantisce il futuro.
Occorre alzare lo sguardo, stringendo rapporti con chi è animato da sincera volontà di collaborazione e si confronta con problemi simili ai nostri; ad esempio, con le Università dell’Appennino, tutte localizzate in zone ad alto rischio sismico, tutte chiamate a trovare soluzioni intelligenti alle criticità proprie delle ‘aree interne’.
Occorre andare ancora più lontano, verso paesi dove le competenze presenti nella nostra Università possono promuovere processi di sviluppo e verso paesi dai quali possiamo importare nuove e feconde competenze di cui siamo carenti.
In questo modo pensiamo che l’Università di Camerino possa costruire un solido futuro, che coinvolgerà la Città che ad essa dà il nome, il complesso delle aree interne, l’intero paese e, soprattutto, i suoi giovani.