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Work in progress, dal lavoro agile ai mestieri destinati a scomparire: come sarà il mondo nel 2030?

Work in progress, dal lavoro agile ai mestieri destinati a scomparire: come sarà il mondo nel 2030?

Nell’ultimo approfondimento abbiamo puntato i riflettori sulla trasformazione a più livelli che la società sta attraversando e come questo si ripercuota sul mondo del lavoro e su come viene percepito. Se è vero che la pandemia ha accelerato il processo di sdoganamento dei mezzi digitali, rendendo concetti come il lavoro agile quotidiani e spesso centrali nella decisione dei candidati fra le varie offerte, è altrettanto vero che la tecnologia sta facendo passi da gigante da quasi un secolo, in special modo negli ultimi 30 anni.

Quella che stiamo vivendo è una vera e propria rivoluzione - la quarta secondo il filosofo Luciano Floridi, professore ordinario di Filosofia ed Etica dell’informazione ad Oxford - che sta modificando contemporaneamente la percezione che abbiamo del mondo esterno e la comprensione di noi stessi. Per dare un'idea della portata epocale dell’avvento del digitale, ricordiamo le prime tre Rivoluzioni individuate da Floridi.

La prima è quella Copernicana: “Eravamo abituati a pensare di essere al centro dell’Universo, felicemente collocati da un Dio creatore”, poi “nel 1543 Niccolò Copernico pubblicò il suo trattato sulla rotazione dei pianeti intorno al Sole”. “La sua cosmologia eliocentrica ha spostato per sempre la terra dal centro dell’Universo e ci ha spinto, letteralmente, a riconsiderare la nostra posizione e il nostro ruolo in essa”.

La seconda rivoluzione è avvenuta nel 1859, quando Charles Darwin pubblica “L’origine delle specie”: “Le nuove scoperte scientifiche ci spostarono dal centro del regno biologico. Fu un risultato che molti trovarono spiacevole”. Non senza amarezza, ci eravamo convinti che, sebbene non fossimo più al centro dell’Universo o del regno animale, eravamo almeno padroni dei nostri contenuti mentali, poi arrivò Freud (1856-1939).

L’avvento della psicanalisi e la comprensione progressiva dell’inconscio insondabile hanno spazzato via l’ennesimo arroccamento umano, spodestandoci dal “centro del reame della coscienza pura e trasparente”. Rimaneva solo il pensiero, ciò che sta alla base di ogni attività, processo o interazione umana a fare da baluardo, ma con l’era digitale anche questo è stato messo in discussione.

Con l’automatizzazione e le intelligenze artificiali che fanno capolino all’orizzonte, neanche lavoro, informazione o creatività possono essere più considerate attività ad appannaggio esclusivo dell’essere umano, costretto nuovamente a rimettere tutto in discussione, oltre che ad incassare l'ennesimo duro colpo nell’orgoglio. In questo contesto qual è il futuro che attende lavoratori, imprese e amministrazioni pubbliche?

È ormai certo che aumenteranno i posti di lavoro ad alta qualifica, a discapito di quelli a media e bassa, come è assai probabile che configurazioni di lavoro ibride o interamente da remoto prendano sempre più piede. Alcune categorie professionali sono in via di estinzione mentre altre stanno mutando radicalmente in relazione al mondo che cambia (come le Risorse Umane grazie ai big data o l’editoria e la traduzione con la tecnologia GPT).

Si prevede che, entro il 2030, un lavoratore su sedici sarà costretto a cambiare lavoro per via di questi avvenimenti, con una maggiore richiesta per sanitari, scienziati, ingegneri e matematici e un calo per cassieri, operai e impiegati. Ci sono poi delle eccezioni, come l’alta richiesta di manutentori meccatronici (a causa della diffusione di macchinari complessi), magazzinieri e corrieri (con l’ascesa del commercio online) o assistenti e sanitari a domicilio (per l’invecchiamento della popolazione).

Come già sottolineato la scorsa volta, un ruolo sempre più centrale dovrà essere rivestito da insegnanti e istruttori di formazione che avranno il compito, loro in primis, di aggiornarsi alle esigenze del mondo contemporaneo al fine di guidare al meglio le generazioni future. Comprendere, per quanto possibile, questi oscillamenti permetterebbe di indirizzare adeguatamente i giovani durante la formazione, preparandoli fin da subito ad un mondo con cui, prima o poi, dovranno necessariamente fare i conti.

 

 

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