Villa Spada: le proposte dell'opposizione contro i "vuoti di memoria"
A Treia, il martoriato fascino di Villa Spada è stato protagonista dello scorso fine settimana. Un evento eccezionale se non fosse per lo stile propagandistico usato dall'Amministrazione comunale.
Il gruppo d'opposizione "Meritiamo Treia" interviene a turbare "la quiete capponiana", sottolineando alcuni improvvisi vuoti di memoria.
"È scomparso" dice l'opposizione "il costo della prelazione con la quale, nel 2000, l'allora (e attuale) Sindaco volle acquisire i beni in oggetto per 2.482.000.000 di lire. Nel 2015, il Tribunale di Macerata ha messo fine al contenzioso tra pubblico e privato assegnando la Villa al Comune, impegnatosi "al recupero e al restauro dell'immobile e del parco". Per l'inaugurazione dello stesso parco, l'opposizione precisa che sono stati investiti 50mila euro, rinvenuti soltanto grazie al ddl Stabilità 2016 del Governo e con i quali si è potuto fortuitamente utilizzare l'avanzo di bilancio. Nella chiesa di San Filippo, una mostra ripercorre il degrado dell'edificio: tuttavia, l'inadeguatezza dell'allestimento mortifica il lavoro di ricerca, oltre che la qualità delle foto e dei documenti (in parte già presentati nel 2003) rendendo il luogo alla stregua di un cantiere, per il quale si auspica una rapida rimozione.
Nella lista degli invitati la grande assente è stata la presentazione alla cittadinanza di un reale piano di recupero e di una previsione di spesa, anche pluriennale, per il complesso di Villa Spada. Smaltita l'onda dei proclami incensanti, infatti, più che la valorizzazione di un bene universale, rimarrà evidente soltanto la rincorsa al consenso "facile", con l'incognita di nuovi esborsi pubblici da parte dei contribuenti. Capponi non faccia ancora propaganda ma porti la "questione" Villa Spada fin oltre la porte del Ministero dei Beni Culturali, oppure confermi nei fatti la sua capacità di attrarre fondi europei, per i quali ha attivato anche un apposito ufficio staff per 18mila euro annui. Per superare il "campanilismo di maniera", se davvero vuole affidarsi allo strumento dell'Art Bonus, dapprima sminuito forse perché promosso da Mozzoni e Gagliardini, si confronti con la popolazione ma non a cose fatte, come avvenuto dopo l'approvazione del Bilancio.
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