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Sisma, "Tre anni dopo la ricostruzione è ferma e i paesi muoiono": la fotografia di "Panorama"

Sisma, "Tre anni dopo la ricostruzione è ferma e i paesi muoiono": la fotografia di "Panorama"

A tre anni dalla prima scossa, quella del 24 agosto del 2016, il tempo sembra essersi fermato nelle zone del centro Italia colpite dal sisma e la ricostruzione è praticamente bloccata mentre i paesi muoiono. È quanto riporta il settimanale Panorama in un lungo articolo dedicato al sisma che ha cambiato per sempre la vita di migliaia di cittadini dei nostri territori.

Nessuno si azzarda più nemmeno a fare pronostici su quanto tempo servirà per ricostruire i paesi devastati del centro Italia e gli abitanti delle Sae, consegnate dopo due anni e con molti problemi, sono molto sfiduciati verso il loro futuro che vedono nelle casette di legno per ancora molto tempo, forse fino alla fine dei loro giorni. Di politici non se ne vedono più da queste parti e dopo quello che hanno promesso e non realizzato, forse è meglio così.

Anche i media nazionali ormai non parlano più del terremoto se non, purtroppo, per riferire di nuove scosse, come quella di qualche giorno fa, distintamente avvertita dalla popolazione. "Secondo le ultime rilevazioni - riporta il settimanale -, resta da smaltire quasi il 40 per cento dei detriti. Cambiano governi e commissari straordinari, le ordinanze si moltiplicano ma tutto resta bloccato. Le zone rosse sono ancora transennate e nulla si muove in attesa delle pianificazioni urbanistiche. Visso, Ussita e Amatrice sono nel mezzo di parchi naturalistici dove anche per spostare un sasso occorrono mille autorizzazioni. Prima di mettere la firma su una delibera, prima di decretare un lavoro, il funzionario di turno e il sindaco vogliono essere sicuri al cento per cento di non incorrere in qualche illecito. La paura di trovarsi, magari tra qualche anno, sotto il faro della Corte dei conti o della magistratura, paralizza. E allora meglio tirarla per le lunghe, nascondersi dietro i cavilli".

Le cifre della (non) ricostruzione sono impietose: quella pubblica non è mai iniziata mentre quella privata conta un numero esiguo di cantieri su 76 mila immobili lesionati o distrutti. E non è questione di soldi perché i fondi stanziati sono di ben 22 miliari che non si riescono a spendere. Secondo gli ultimi dati del commissario straordinario, sono pervenuti 8.168 progetti cioè il 10 per cento degli immobili danneggiati. Questo significa che in tre anni la stragrande maggioranza dei proprietari non si è preoccupata di avviare le procedure per la ricostruzione e a questa lentezza, si sommano i tempi della burocrazia: di 8.168 richieste di fondi pubblici presentate, ne sono state approvate 2.420, cioè una su tre.

C'è anche da dire che i sopralluoghi sui danni non sono ancora ultimati e nelle Marche gli uffici tecnici stanno esaminando le rimanente 7 mila schede Fast, che a dispetto del nome (la tradizione di fast, dall'inglese, è veloce) procedono tutt'altro che spedite. Nel frattempo il tessuto sociale si sgretola e i paesi si spopolano, con molte attività che sono state spostate in altre zone e che difficilmente torneranno nei luoghi di origine.

Un altro grosso ostacolo alla ricostruzione, secondo Panorama, è rappresentato dalle macerie, di cui resta da smaltire ancora il 30/40% con paradossali intoppi burocratici che vietano di usare gli stessi siti di stoccaggio per quelle pubbliche e quelle private e la cosa, come facilmente intuibile, non va certo a favore della velocità. Come se quanto elencato fin'ora non bastasse, ci sono anche discordanze tra le norme emanate per i terremoti del 2009 e del 2016 che in alcuni casi contrastano tra di loro, bloccando le istruttorie delle pratiche per mesi. C’è infine un altro fattore che frena la ricostruzione secondo Panorama: a novembre si vota per il rinnovo del Consiglio regionale in Umbria, mentre le Marche sono chiamate ai seggi a maggio 2020. E nell’attesa meglio non prendere decisioni.

 

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