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San Severino, celebrata la Liberazione nel ricordo delle vittime degli eccidi di Chigiano e Valdiola

San Severino, celebrata la Liberazione nel ricordo delle vittime degli eccidi di Chigiano e Valdiola

“Oggi ricordiamo, in questo luogo, l’eroico gesto di chi diede la propria vita per difendere i valori di libertà, democrazia, tolleranza e solidarietà; valori che dobbiamo impegnarci a condividere, rilanciare e rievocare. Come persone, come appartenenti ad una comunità, come cittadini di una nazione, dovremmo continuare ad interrogarci sul significato vero di queste parole”.

Così il sindaco di San Severino Marche, Rosa Piermattei, nel discorso ufficiale pronunciato in occasione della cerimonia che ha ricordato gli eccidi di Chigiano e Valdiola e il 74esimo anniversario della Liberazione.

“Abbiamo bisogno di unità - ha poi detto il primo cittadino settempedano, citando De Gasperi - Abbiamo bisogno che tutte le questioni che ci dividono vengano per il momento messe da parte, perché l’unità necessaria non venga turbata”.

Era il 24 marzo del 1944 quando reparti del 1° Battaglione Mario, e ingenti forze italo-tedesche, si fronteggiarono nella storica battaglia di Valdiola, nel corso della quale persero la vita il capitano Salvatore Valerio e altri partigiani. Nello stesso giorno altri partigiani morirono nell’eccidio del Ponte di Chigiano. Poche settimane dopo, il 26 aprile, il Battaglione Mario fu di nuovo impegnato in uno scontro a fuoco con reparti italo-tedeschi che furono respinti con gravi perdite. Successivamente altre vittime caddero nell’eccidio di Valdiola.

Ogni anno nei pressi di quello che fu uno dei luoghi degli eccidi, la sezione dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia “Cap. Salvatore Valerio” e il Comune di San Severino Marche si ritrovano, insieme ai rappresentanti di altri Comune e rappresentanti delle Anpi marchigiane, in una cerimonia che ha l’intento di aiutare a non dimenticare.

L’orazione ufficiale, dopo una santa messa e il saluto delle autorità, è stata affidata a Matteo Petracci, storico e scrittore, autore di alcune importanti pubblicazioni sulla Resistenza nel Maceratese, che ha pronunciato parole molto sentite nel suo intervento: “Io sono sicuro che tornerà l'estate, e saranno ancora una volta le donne e gli uomini di buona volontà a preparare il ritorno della bella stagione. Allora saremo chiamati a ricordarci di chi, durante l'inverno, ha sbarrato il proprio uscio, mettendo ancora una volta l'uomo contro l'uomo”.

Petracci da tempo è impegnato in una ricerca sui partigiani somali, eritrei ed etiopici che hanno combattuto con la Banda Mario nell'area del Monte San Vicino. A questa ricerca ha dedicato il suo intervento nel corso del quale, mostrando due foto e spiegandone il significato, ha anche ricordato come la Banda Mario fosse, in realtà, una banda multietnica dove si parlavano almeno otto lingue diverse  e dove avevano trovato posto donne e uomini di tutti i paesi. “Il requisito era la buona volontà, non la nazionalità – ha sottolineato Petracci ricordando poi le cronache dei nostri giorni - Tutti scappavano dalle persecuzioni e dalla morte, e tutti avevano il Monte San Vicino come punto di riferimento. Tutti sapevano che qui avrebbero trovato tregua e ospitalità”.

 

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