Professione infermiere, dati in chiaroscuro. E in tanti scelgono la strada dell'Inghilterra
Professione infermiere: fra carenze di organico e diminuzione degli stipendi. Le Marche si attestano borderline, sotto la media nazionale – dunque dato da guardare in positivo – per quel che riguarda il rapporto infermiere-paziente, ma con meno soldi in tasca in termini di retribuzione.
Questi i dati salienti che emergono dall’analisi della Federazione Ipasvi, che prendono in esame gli anni dal 2009 al 2014, in base ai numeri contenuti nell’ultimo Conto annuale della Ragioneria generale dello Stato, in vista dell’apertura delle trattative sul rinnovo del nuovo contratto. “A livello nazionale, gli infermieri sono troppo pochi per garantire sicurezza ed efficienza dei servizi, ne mancano circa 47mila per raggiungere livelli accettabili. Per di più, tagli alla spesa e blocchi del turnover ne hanno fatti perdere quasi 7.500 dal 2009 al 2014, con un’emorragia più forte nelle Regioni in piano di rientro: Campania, Lazio e Calabria, che da sole in questo periodo ne hanno 5.439 in meno, il 72,5% del totale” spiega Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione Ipasvi. Difficoltà che rischiano di coinvolgere anche i cittadini. “Studi internazionali indicano che se i pazienti per infermiere scendono numericamente da 10 a 6, la mortalità si riduce del 20%: in Italia la proporzione media nazionale è di 12 pazienti per infermiere”. E le Marche? Da questo punto di vista la media regionale è di 10 pazienti per infermiere, dunque ci si attesta sul cosiddetto filo del rasoio. Questo risultato è dovuto anche all’incremento delle unità lavorative nelle Marche, un saldo attivo di 228 unità, +2,84%, che portano il numero complessivo di infermieri a 8.243 in Regione. Le buone notizie, però, finiscono qui. Perché, a livello retributivo, lo stipendio medio annuo nel 2014 si è attestato a 22.097,10 euro, in flessione dello 0,56%. E questo nonostante ci sia stata un’impennata del ricorso agli straordinari rispetto al 2011, pari al 48,61% rispetto a 5 anni fa.
"Si tratta di dati in chiaroscuro" conferma il presidente del Collegio provinciale Ipasvi, Sandro Scipioni. "Il rapporto infermiere-paziente si attesta su una percentuale buona, ma che è ancora possibile migliorare se solo ci fosse lo sblocco delle assunzioni a livello nazionale. In modo tale da ricorrere meno all'utilizzo del part-time che, come si evince dalla tabella, si è letteralmente impennato in questi ultimi anni. A tutto ciò non ha corrisposto un aumento retributivo per via, appunto, del mancato rinnovo del contratto collettivo e dell'aumento, invece, della pressione fiscale nazionale". Figlio diretto di questo quadro, "una forte emigrazione dei nostri infermieri in direzione, soprattutto, dell'Inghilterra. Sono circa 40 gli infermieri della provincia di Macerata, Ambito territoriale 3, che hanno fatto questa scelta per poter realizzare il sogno di una contrattualizzazione stabile, visto che nel pubblico in Italia non si procede alla pubblicazione di bandi a sufficienza". Secondo Scipioni, poi, bisognerebbe affrontare anche la questione legata all'allungamento della aspettativa di vita in riferimento, proprio, alla professione infermieristica. "Si sta andando verso la Quarta età e le necessità dei pazienti continuano a mutare. Bisogna tornare ad investire, oltre che sui macchinari e le apparecchiature, anche e soprattutto sul personale, altrimenti aumentano le difficoltà per poter garantire, al meglio, tutti i servizi. Magari, si potrebbe pensare all'istituzione di una sorta di infermiere di famiglia che vada sempre più incontro alle esigenze dei pazienti".
(Fonte Ipasvi)
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