Lettera alla madre che non c'è più nel giorno della festa della mamma: "Ti ho persa nel modo più doloroso"
"Perdere la mamma è già un fatto doloroso. Perderla come è successo a me, lo è ancora di più". Così una figlia, Savina Trillini, ha scelto di far fluire in una lettera tutti i propri pensieri a seguito della perdita della madre, Settimia Piercamilli, di Grottaccia di Cingoli.
Di seguito il contenuto integrale della lettera inviata alla nostra redazione, il modo scelto dalla donna per ricordarla proprio nel giorno della festa della mamma, e di quello che era anche il giorno del suo compleanno. Un modo per stringerla a sé un'ultima volta, mettendo in fila i suoi ultimi giorni, non senza una nota di amarezza:
"Inizio con ringraziare il chirurgo Simone Castiglione che aveva tanto creduto in questo intervento ma che purtroppo non è riuscito a eseguirlo, la dottoressa Lombardello e tutto lo staff del reparto Hospice 'Il Glicine' dove mia mamma è stata trasferita dopo un lungo ricovero in un reparto di medicina.
Partiamo dal giorno due ottobre, quando è stato richiesto l’intervento del 118 per un malessere improvviso di mia mamma. I dottori del Pronto Soccorso le hanno tempestivamente scoperto un tumore e mi hanno detto che il giorno seguente sarebbe venuto un chirurgo per spiegarci come muoversi. Abbiamo aspettato 5 giorni in un lettino senza mangiare.
Dopo aver perso la pazienza, a seguito delle mie proteste è stata trasferita al reparto Medicina Oncologica per 40 giorni che porterò per sempre impressi nella mia mente.
Mamma mangiava e camminava. Basta pensare che il giorno prima del ricovero era andata a fare una gita a Santa Rita. In ospedale è stata immobilizzata a letto e senza mangiare anzi a volte glielo portavano ma, appena ero pronta per darglielo, veniva inspiegabilmente portato via. Perché? Ancora devo avere una risposta.
Solo in seguito ho capito che poteva tranquillamente mangiare, seguendo una dieta adeguata ma ormai aveva perso l'uso della deglutizione e non riusciva più a mangiare normalmente. Non ho potuto assistere mia mamma, pur essendo un mio diritto perché rientrava nella legge 104 (comma 5 art. 11 del 02 marzo 2021), come disabile. Mi sono sentita dire che, per avere tale agevolazione, doveva stare in una camera singola.
Volevamo tanto capire cosa stesse succedendo ma purtroppo siamo riusciti in 40 giorni a parlare con un dottore al massimo 5 volte in corridoio, e sempre di fretta.
Mi sono sentita dire dal personale sanitario che i familiari creano fastidio e confusione. È fare confusione quando una figlia chiede le dovute risposte per sapere della salute della madre o perché vuole assisterla?
Premetto che fin dall'inizio mi sono sempre espressa contro un eventuale accanimento terapeutico. Dopo molte richieste di riportarla a casa, mia madre esce dall'ospedale ma viene spostata per fare riabilitazione a Cingoli.
La prima sera va tutto bene, mangia regolarmente, ma il giorno dopo le sale la febbre alta e viene scoperta una grave infezione al sangue causata da un batterio al catetere intravascolare, nota come CVC.
Riportata urgentemente a Macerata, viviamo due settimane da incubo. Mamma viene salvata dell'infezione ma il risultato finale è che da allora non è più riuscita né ad alzarsi né a mangiare. Voglio fare queste riflessioni, augurandomi che vengano ascoltate da chi di dovere per non ripetere eventi come questi.
Non ci possiamo soffermare solo nel seguire i protocolli e perseguire i pazienti con accanimenti terapeutici che producono sofferenza e dolore. Se questa è la “cura”, come Sistema Sanitario si è fallito prima di iniziare. Non si ha a che fare con un “numero”, come spesso ho sentito chiamare mamma, ma con un nome che ha una dignità, una storia, che va rispettata. Vi invito ad aprire il cuore davanti a queste persone fragili e impotenti.
Adottare procedure sanitarie in maniera dogmatica a volte può solo accelerare e peggiorare il corso di una malattia. Cito una famosa e triste frase: il malato è guarito, ma è morto…
In più di un’occasione mi sono espressa sul fatto che non preferivo la durata ma l'intensità della vita che rimaneva a mia mamma. Mi rivolgo infine ai familiari che si trovano nella mia stessa situazione: fate valere i vostri diritti.
Non abbiate paura, perché la paura rende noi impotenti e gli altri onnipotenti. Fatelo per voi e per i vostri cuori, non mollate e combattete per avere chiarezza e informazioni sulle possibili opzioni che si hanno a disposizione.
Scusami mamma, potevo fare di più. Oggi è la festa della mamma e del tuo compleanno: auguri, che la terra ti sia lieve".
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