La neurologa Previtera: "Il teatro della Comunità aiuta a superare i disagi e a sentirsi parte della collettività"
La compagnia del Teatro della Comunità strada facendo si è arricchita anche della presenza della dottoressa Bice Previtera, neurologa, vice presidente della federazione regionale veterinari e medici nonché autrice di poesie.
“Da Ancona ero venuta a Civitanova soltanto per un saluto in via amicale a Marco di Stefano, sapevo che stesse lavorando a questo spettacolo. Ma sono rimasta così rapita da questa esperienza, da decidere di partecipare a tutte le prove” dice la dottoressa entusiasta. “Ogni serata si è caricata di un’energia positiva che ha coinvolto tutti. All’interno di questo circuito d’incontro tra persone io metto a disposizione la mia esperienza e le mie competenze. Sono onorata di prendere parte a tale progetto che coinvolge anche individui con disagi mentali. Il Teatro della Comunità induce alla riflessione e ad aprirsi al mondo esterno, è un’esperienza che riesce ad abbattere le barriere di qualsiasi tipo. Inoltre, capita che dei passanti si fermino dove facciamo le prove e poi rimangano ad ascoltare e a fare domande. Questo crea dibattito e dà la possibilità di far sentire la propria voce a chi di solito ha difficoltà di comunicare. E’ un mezzo altamente democratico di dare valore ai valori ed è un’esperienza coinvolgente che contagia tutti in modo favorevole”.
La dottoressa Previtera studia il disagio socio sanitario e i disturbi della salute mentale: “Osvaldo, Mimma e Vittoria sono i protagonisti di questo spettacolo e partecipano con molta serenità e spontaneità a questa esperienza. Vittoria è l’unica dei tre a non avere una disabilità in senso stretto, è stata portata a Villa Letizia da piccola perché rimasta orfana dei genitori e non è più uscita né ha mai avuto una vita sociale, la sua è solo una forma di alienazione e non una patologia vera e propria”. Sappiamo dalla voce di Marco Di Stefano che il Teatro della Comunità si basa sulla “resilienza”, cioè sulla capacità di convertire in un’opportunità ciò che è un problema. A questo evento, ormai sulle piazze dal 1984, va il merito di far sbocciare tante rose del deserto e di dare un’opportunità a chi ha difficoltà di integrarsi riconoscendosi come membro di una compagine sociale.
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