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Il maneggio Primaluce e il metodo 'non violento' per domare i cavalli: "Il nostro premio sono le carezze"

Il maneggio Primaluce e il metodo 'non violento' per domare i cavalli: "Il nostro premio sono le carezze"

Alessandro Baffo è il proprietario del maneggio Primaluce a Civitanova Alta, nelle Marche. La particolarità del suo maneggio è che non utilizza la doma coercitiva ma il metodo della Scuola Italiana Horseman, ideato da Marco Vignali.

"La mia passione per i cavalli è nata 10 anni fa grazie a mia moglie Serena. Abbiamo preso prima Moresca, una cavalla di 19 anni, poi Jason, un purosangue inglese di 2 anni e mezzo, domato con la doma classica che per lui era troppo aggressiva e si impennava in passeggiata, ho rischiato di farmi male davvero - ci racconta -. Ho cercato un altro metodo per educare il cavallo ed ho scoperto il metodo della Scuola Italiana Horseman. Sono andato a Modena da Marco e lui mi ha insegnato la tecnica, facendomi lavorare diversi cavalli". 

"Quando sono tornato ho lavorato su Jason e ho constatato che la tecnica funziona - sottolinea Alessandro -. Da lí ho continuato la scuola fino a diventare istruttore 4 anni fa, mi muovevo nei maneggi a fare rieducazione con cavalli problematici. Ho aperto il maneggio Primaluce a giugno di un anno fa e ora conta 5 cavalli, insieme ad una cooperativa agricola gestita da mia moglie. Ci andava di condividere questa esperienza nel verde e circondati da animali splendidi".  

Il metodo, detto anche "della non violenza", si basa sulla comunicazione con il cavallo, non sulla dominanza. Il fine è creare il vero binomio tra cavallo e cavaliere, per riuscirci l'horseman deve sviluppare 7 qualità: rispetto, fiducia, umiltà, sensibilità, tempismo, pazienza e determinazione.

I branchi di cavalli allo stato selvaggio comunicano tra loro con le 4 fasi e si è riportato lo stesso atteggiamento nella doma: nelle prime due fasi c'è più gentilezza che determinazione, nelle seconde due diminuisce la gentilezza e aumenta la determinazione.

"Non sono contrario alla doma classica ma c'è troppa violenza - dice Alessandro -. Il cavallo in natura è una preda, non sta a ragionare se c'è un pericolo, semplicemente scappa; noi siamo considerati predatori perchè abbiamo le movenze da predatori, se io mi comporto come predatore è ovvio che non mi ascolta. Se io non mi fido del cavallo, il cavallo come fa a fidarsi di me? Prima si arriva al cuore, poi alla mente, infine al suo fisico. Come premio non usiamo cibo perchè così farebbe il lavoro per la ricompensa finale non per il lavoro in sè. Usiamo le carezze, che abbassano lo stato emozionale del puledro, infatti quando nasce la mamma per prima cosa lecca il puledro."

"Il "metodo della desensibilizzazione" rende il cavallo più sicuro. Se il cavallo ha paura di un oggetto, mostrandoglielo scapperà: i cavalli solitamente scappano quando alzi la frusta vicino a loro - spiega ancora Alessandro -. Se tu gli fai capire che di quell'oggetto non deve avere paura resterà fermo. Difatti, i cavalli desensibilizzati non scappano dalla frusta o da rumori improvvisi".

"Io sello il cavallo da libero, monto sia da destra che da sinistra, ci passo dietro tranquillamente. Non usiamo speroni, frustini e morso. La sella sì, anche se potrei montare a pelo, la usiamo per rispetto: senza sella comprimi il peso su un unico punto, con la sella invece il peso va in diversi punti e il dorso non ci rimette" sottolinea. 

Dopo le spiegazioni, Alessandro ci porta Jason per mostrarci nella pratica qualche esercizio: è più semplice di quel che si pensa, l'umano a volte deve complicarsi la vita e la complica anche agli altri.

Nelle lezioni come prima cosa si lavora da terra, insegnando al cavallo a seguire le pressioni: non deve andare contro ma seguirle. 

Ci mostra un back: la mano tiene il nodo, la prima pressione è sull'impugnatura, poi sul petto con l'altra mano e Jason indietreggia di un passo. L'importante è che la pressione sia continua e il rilascio improvviso. Lui impara nel momento in cui rilasci la pressione: quando rilasci la pressione capisce che ha fatto bene.

Monta in sella solo con la capezza. Per andare dal passo al trotto e al galoppo utilizza il fiato: inspirando ed espirando incanala l'energia corporea e il cavallo lo percepisce. Con la pressioni dei piedi gira. Per fermarsi senza filetto non si lavora con la forza ma sulla testa del cavallo. Un cavallo con connessioni labiali difficili anche se aumenti la rigidità del morso non si fermerà.

Infine Alessandro porta al suo posto Jason e prende MJ per esibirsi in uno spettacolare freestyle

"Quello che riesci a fare con la scuola è sopratutto recuperare cavalli problematici, che si impennano, calciano, mordono.
Ho domato, in 6 mesi, un cavallo che si ribaltava con il cavaliere sopra. Ho lavorato con un maremmano con le connessioni labiali rotte, dunque non si fermava. Anche lì ho avuto grandi soddisfazioni. Sono riuscito a recuperare tutti i tipi di cavalli che ho avuto sotto le mani."

L'incontro è finito e noi ce ne andiamo serene. Quei cavalli ci hanno trasmesso la loro tranquillità, non sempre scontata nel mondo dell'equitazione.

Ora Alessandro è impegnato in un corso che lo porterà ad essere istruttore di secondo livello, non si finisce mai di imparare! Se qualcuno è interessato a scoprire qualcosa di più sul metodo della Scuola Italiana Horseman può cliccare qui.

(Foto di Lucia Montecchiari)

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