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Gabriella Giacoponi, a 4 anni dalla morte parla il fratello: "Non le è stata resa nessuna giustizia"

Gabriella Giacoponi, a 4 anni dalla morte parla il fratello: "Non le è stata resa nessuna giustizia"

"Quella della morte di mia sorella, Gabriella Giacoponi, deceduta il 28 agosto del 2017, è una storia sbagliata: perché se n’è andata troppo presto, perché con un po’ di attenzione in più poteva essere ancora tra noi, perché a quattro anni di distanza non le è stata resa nessuna giustizia, quasi che sia stata vittima di un destino cinico e baro. O, peggio, di sè stessa. Ma così non è". A dichiararlo è Giorgio Giacoponi, fratello di Gabriella, in una lettera di sfogo inviata alla nostra redazione nel descrivere la vicenda giudiziaria che ha riguardato la scomparsa della 56enne maceratese. 

A ripercorrere quanto avvenuto in una maledetta estate di quattro anni fa è proprio Giorgio: "Il 29 luglio 2017, mentre era al lavoro, mia sorella è inciampata e caduta, battendo il ginocchio sinistro e la mano destra. In apparenza niente di grave. La sera, però, essendo aumentato il dolore al ginocchio, si è recata al pronto soccorso dell’ospedale di Macerata, dove le è stata diagnosticata un’infrazione del polo rotuleo inferiore sinistro e contusione alla mano destra. Le è stato quindi prescritto di indossare una ginocchiera per 20 giorni e la somministrazione di un farmaco anticoagulante e antitrombotico, Clexane 4000 (Eparina), indicazione scritta a mano e, comunque, non comunicata né a lei, né a me che l’avevo accompagnata".

"In ogni caso ho mostrato il referto del pronto soccorso al medico curante, che non le ha prescritto alcun farmaco antitrombotico - aggiunge Giorgio -. L’8 agosto 2017, camminando con le stampelle mia sorella è scivolata e ha battuto il piede sinistro: portata al pronto soccorso, le è stato diagnosticato un trauma distorsivo al piede e alla caviglia sinistra. Il 17 agosto mia sorella è tornata in ospedale, ambulatorio di Ortopedia, per una visita di controllo nel corso della quale il medico le ha chiesto se avesse eseguito la cura con Clexane. Lei ha risposto di no, perché nessuno dei medici che fino a quel momento si erano occupati di lei glielo aveva detto. Neanche questo stesso medico, del resto, prescriveva la terapia con Clexane".

"Il 19 agosto mentre era in casa, mia sorella ha avuto un malore: trasportata di nuovo al pronto soccorso dell’ospedale di Macerata, è stata dimessa con la diagnosi di sincope di origine vasovagale, senza alcuna prescrizione medica - scrive il fratello della vittima -. Il 28 agosto, sempre in casa, si è di nuovi sentita male verso le 22 ed è morta, nonostante i soccorsi degli operatori del 118. L’autopsia ha poi rivelato che la morte è stata causata da shock cardiogeno e insufficienza respiratoria acuta da trombo embolia polmonare massiva bilaterale in esiti di recente frattura rotulea sinistra".

"Una situazione drammatica, per chiarire la quale ho presentato alla Procura una denuncia – querela – esposto affinché fossero accertate eventuali responsabilità - ci dice Giorgio -. Il pubblico ministero ha disposto l’archiviazione in quanto ha ritenuto che ai diversi sanitari non siano ascrivibili elementi sufficienti di responsabilità colposa. Decisione che ho contestato chiedendo, se non altro, una integrazione delle indagini. Ma inutilmente".

Com’è evidente, tutto ruota attorno alla mancata assunzione del Clexane 4000: "E’ vero che questa prescrizione compare, scritta a mano, nel referto del primo accesso al pronto soccorso, ma non ci è stata direttamente comunicata - spiega Giorgio -. 'Potevate stare attenti', si può dire: vero, ma in certi frangenti la concitazione gioca sempre un suo ruolo. E, comunque, ammesso questo, ed era il 29 luglio, un mese prima della morte di mia sorella, sorge spontanea una domanda: come mai, accertato che non era stato assunto Clexane 4000 nessuno ha mai fatto la prescrizione di questo farmaco? Possibile che tra tutti i medici che si sono occupati di mia sorella, nessuno abbia prodotto una ricetta con la prescrizione di questo farmaco?"

"Nella ricostruzione dei fatti si dice che decisiva per scagionare tutti da ogni responsabilità è stata la dichiarazione resa da un medico secondo la quale mia sorella avrebbe riferito che non aveva preso Clexane perché non le piaceva assumere medicine. Questo non è assolutamente vero - dice Giorgio -. Ma ammesso e non concesso: come mai lo stesso medico non ha fatto presente a mia sorella (che in passato aveva persino fatto la chemioterapia per un tumore al seno) che senza quella terapia avrebbe rischiato la vita? E, infine: come mai il pubblico ministero ha sentito i sanitari, ma non anche il sottoscritto, visto che ho seguito mia sorella in ogni passo di questo tragico percorso? A mio avviso sono state assunte come vere le dichiarazioni di una parte, senza sentire l’altra, venendo meno al principio, in assenza di ulteriori riscontri, secondo il quale la parola dell’uno vale quanto quella dell’altro". Sono tante le domande senza risposta che Giorgio ancora si pone, nel ricordare con dolore la scomparsa della sorella. 

"Gabriella se n’è andata in un giorno d’estate. Prima della caduta, come risulta anche dall’autopsia, stava bene. Era solare e contenta. Non credo proprio che abbia deciso di colpo di non assumere un determinato farmaco, peraltro piuttosto comune, per cercare la morte. La magistratura ha fatto il suo lavoro e deciso. Lo rispetto, ma non ne condivido affatto le conclusioni. Si poteva approfondire meglio la situazione"  conclude Giorgio Giacoponi.

 

 

 

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