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Crisi climatica, la road map per la politica nel report Ipcc: "Futuro possibile con azioni immediate"

Crisi climatica, la road map per la politica nel report Ipcc: "Futuro possibile con azioni immediate"

È stata presentata in Svizzera, a Interlaken, la sintesi dell’ultimo rapporto dell’Ipcc (Sesto Rapporto Sintetico di Valutazione, AR6), il gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite che ha richiesto una settimana di lavoro agli scienziati riunitisi da tutto il mondo per mettere insieme gli studi più autorevoli sul tema e fare il punto della situazione. 

Il rapporto, il primo dal periodo prepandemico, raccoglie tutte le ricerche più recenti, fotografando da un lato l’allarmante situazione climatica (le emissioni globali tra il 2010 e il 2019 sono state le più alte che in qualsiasi altro decennio) e tracciando dall’altro una mappa con le soluzioni da adottare da qui ai prossimi 10 anni

L’azione umana è senza ombra di dubbio la causa della crisi ambientale, con l’atmosfera che ha raggiunto una concentrazione di CO2 senza precedenti negli ultimi 2 milioni di anni. La temperatura media sul pianeta è salita di 1,1 gradi rispetto ai livelli preindustriali, conseguentemente al mercato e al consumo di combustibili fossili: circa l’80% delle emissioni deriva dal settore energetico, dall’industria, dai trasporti e dagli edifici, mentre il 22% da agricoltura e sfruttamento del terreno. 

Chiara testimonianza di questa situazione sono i nuovi eventi climatici estremi, sempre più frequenti e distruttivi. Benché a pagare questo prezzo siano principalmente i 3,5 miliardi di persone che abitano nelle zone più povere del mondo (sarcasticamente e proverbialmente, quelli che meno hanno contribuito sono i primi a subire le drammatiche conseguenze), anche nelle Marche abbiamo avuto modo di provare sulla nostra pelle le conseguenze della crisi climatica (alluvione a Senigallia).

Stando al report, per rispettare gli accordi di Parigi e non superare la soglia di un 1,5°, sarà necessario uno sforzo comunitario globale assai più incisivo che negli anni precedenti. Le possibilità di successo si aggirerebbero intorno al 50%, ma ad oggi le soluzioni sono più numerose e, soprattutto, più economiche: i costi per l’energia solare sono calati dell’85% e quelli per l’eolico del 55%. Oggi più che mai le chance di abbattere le emissioni nette del 43% entro il 2030 (e a zero entro la metà del secolo) sembrano offrire una speranza di successo.

Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha individuato nei governi e nelle grandi aziende energetiche i principali interlocutori per accelerare sugli obiettivi climatici. Dallo stop a ulteriori investimenti, studi e autorizzazioni per l’industria del fossile alla Cop28 in programma per fine anno a Dubai durante la quale saranno vagliate le soluzioni proposte dal report e le prossime azioni globali. 

Guterres sostiene anche un’ulteriore accelerazione che porterebbe i paesi già sviluppati ad azzerare le emissioni entro il 2040, concordemente a una preservazione della natura, dal 30% al 50% di superficie terrestre, mari e corsi d’acqua dolce per la preservazione della biodiversità e dell’ecosistema globale.

L’Ipcc ha infatti evidenziato le numerose opzioni adottabili per ridurre le emissioni di gas serra, come una vera roadmap da seguire per evitare la catastrofe, ma ora la palla passa alla politica, incaricata di intraprendere azioni concrete ed immediate che possano garantire un futuro alla specie umana.

 

 

 

 

 

 

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