Aborto: effettuato a San Severino il 20 per cento degli interventi nelle Marche
Il consiglio europeo ha recentemente accolto un ricorso presentato dalla Cgil in merito alla legge 194 sull'aborto. In Italia le donne continuano a trovare difficoltà nell'accesso ai servizi d'interruzione di gravidanza. Secondo l'UE quindi, l'Italia viola un diritto alla salute, discriminando anche coloro che non hanno optato per l'obiezione di coscienza, in quanto sono"vittime di diversi tipi di svantaggi lavorativi diretti e indiretti".
Per una donna è difficile trovare un ginecologo non obiettore, ma anche quando lo trova rischia di avere dei problemi, dalla mancanza dell'anestesista a un infermiere che si rifiuta di sterilizzare i ferri chirurgici. Lo afferma Silvana Agatone, presidente di Laiga (Libera Associazione Italiana Ginecologi per l'applicazione della legge 194/78), che ha collaborato con la Cgil per portare il caso al Consiglio d'Europa. "Bisogna accendere i riflettori sulla situazione reale - afferma Agatone -. Nella maggior parte degli ospedali i primari sono obiettori, e solo alcuni fanno rispettare comunque la legge. Anche l'ambiente culturale non facilita il tutto, talvolta si fa un uso spropositato dell'obiezione. Recentemente dei colleghi stavano facendo interventi e il personale si è rifiutato di lavare i ferri chirurgici, il collega ha dovuto sterilizzarli e continuare da solo. In altri ospedali portantini si rifiutano di portare le pazienti, o manca l'anestesista. Dovrebbe essere un problema della struttura, ma se ne fa carico il non obiettore, che deve sistemare tutto. Molti colleghi che fanno aborti dopo i 90 giorni, quindi per motivi medici, vengono puntualmente denunciati. Per non parlare del fatto che i non obiettori non fanno carriera, e che ci sono stati casi in cui è stato tolto loro addirittura l'insegnamento".
Osservando la situazione nei singoli presidi ospedalieri marchigiani emerge che in provincia di Macerata viene effettuato oltre un terzo di tutte le interruzioni di gravidanza delle Marche. Nel 2013 è stato registrato che nella sola provincia sono state effettuate 725 interruzioni. In particolare va rilevato che ben 409 interventi, il 20% dell'intera regione, sono stati effettuati nell'ospedale di San Severino Marche.
Nelle altre province la situazione è la seguente: Ascoli Piceno 23,2%, Ancona 20,8%, effettuati prevalentemente all’Ospedale “Salesi” di Ancona e in quello di Senigallia, in provincia di Pesaro-Urbino 20,6% registrati sopratutto all’Ospedale di Pesaro e in quello di Urbino. Nessun intervento a Fermo e Osimo. Numeri particolarmente bassi a Fano, Jesi e Fabriano.
I dati forniti dalla Regione nelle varie strutture è in aumento: circa il 70% dei medici sarebbe obiettore, con picchi, all'Ospedale di Ascoli Piceno quasi del 100%. Le interruzioni in questo presidio sono garantite da una convenzione con l’AIED (associazione Italiana Educazione Demografica). Anche a Jesi e a Fano situazione analoga.
Commenti