Un cittadino ha donato all’amministrazione comunale di Tolentino la somma di 5.410 euro per l’acquisto di un veicolo da adibire al trasporto dell’unità cinofila in dotazione alla Polizia Locale Tolentino.
“Ringraziamo di cuore – hanno detto il sindaco Pezzanesi, l’assessore Gabrielli e il comandante Rocchetti – questo munifico concittadino che subito dopo l’istituzione del nostro gruppo cinofilo, si è messo a nostra disposizione per poterci aiutare e che ha voluto coprire la spesa per l’acquisto di un automezzo adeguato per il trasporto in maniera confortevole e sicura del nostro cane Billy e dei nostri agenti.
A lui va tutta la nostra stima e riconoscenza, ha dimostrato una grande sensibilità e un grande amore verso la nostra città, tenendo ben presente quanto sia importante fare prevenzione e garantire la sicurezza urbana e la lotta allo spaccio delle droghe”.
Sembra essere iniziato per gli italiani un graduale ritorno alla normalità post pandemia. Ma per il definitivo decorso del green pass bisognerà aspettare ancora alcuni mesi, in base all’evoluzione della curva epidemiologica.
Lo precisa il sottosegretario alla Salute Andrea Costa. «Se la campagna vaccinale raggiungerà il suo obbiettivo sarà ragionevole parlare di un ulteriore allentamento delle misure restrittive. Ma bisogna riparlarne il 31 marzo, giorno in cui è stato stabilito il termine dello stato d’emergenza».
Nulla di certo quindi, per ora: l’obbligo di esibire il green pass resterà ancora in vigore per accedere a negozi, mezzi di trasporto, palestre, ristoranti e bar. Una misura "prudente e cautelativa" da parte del Governo, che preferisce attendere i numeri ufficiali delle terze dosi prima di prendere ulteriori decisioni in materia.
Di fatto, l’unico allentamento finora adottato rimane quello di poter stare all’aperto senza mascherina, già concesso dall’11 febbraio 2022. Evitando gli assembramenti.
Tuttavia, secondo alcune proiezioni, è possibile prevedere la riapertura progressiva di alcuni locali.
Per bar e ristoranti, ad esempio, l’obbligo della mascherina all’aperto per sostare al tavolo scadrà direttamente il 1° aprile; il discorso dovrebbe valere in breve tempo anche per le consumazioni all’interno.
Lo stesso non vale per piscine e palestre, che ancora dovranno attendere aggiornamenti in merito. Di contro, le prime concessioni spetteranno a circoli sportivi ed attività all’aperto.
Sui mezzi di trasporto, invece, esibire il green passa sarà ancora obbligatorio, senza alcuna scadenza prevista. Prudenza che interesserà anche cinema e teatri, a differenza delle arene dove verrà accordata una maggiore libertà in vista dell’estate.
Per quanto riguarda i negozi, la proposta avanzata dai rappresentanti di categoria è quella di limitare gli acquirenti al possesso del semplice green pass di base – ottenuto tramite tampone o anche prima dose. Il che dovrebbe portare a una graduale eliminazione dell’obbligo, sostituito dall’ingresso contingentato.
Infine, la certificazione verde di base per i lavoratori sarà l’ultima misura ad essere allentata, senza escludere eventuali proroghe. Fermo restando l’obbligo del vaccino per gli over 50 fino al 15 giugno 2022, attualmente per il Governo appare impossibile eliminare del tutto e in tempi brevi il controllo per l’ingresso presso uffici e fabbriche.
Sono 2.204 nuovi positivi nelle Marche (ieri erano 2.881), con un tasso di positività del 39,8% (dal 38,1%) cui 5.538 tamponi analizzati (7.568). L'incidenza continua nella sua discesa, ininterrotta ormai da settimane, e si attesta a 1.089,65 casi settimanali ogni 100mila abitanti (ieri era 1.143,66).
Nella “classifica” dei contagi nelle province marchigiane numeri tendenti al ribasso per tutte. È sempre Ancona quella con più casi positivi (676), seguita da Macerata (514), Pesaro Urbino (354), Ascoli Piceno (309) e Fermo (254), sono 97 i contagiati provenienti da fuori regione.
Per quanto riguarda i contagi per fasce di età, tra gli under 18 si sono verificati più di un quarto dei contagi (651), ed in particolare sui bambini delle scuole elementari (6-10 anni) tra cui i casi accertati sono stati 213. Restano comunque le fasce intermedie le più colpite: 618 positivi tra i 25-44enni e 452 tra i 45-59enni.
Ancora giù nelle Marche il numero di ricoverati per Covid-19 che, nell'ultima giornata, è sceso a 349 (-1): -2 degenti in Terapia intensiva (34), +1 in Semintensiva (68) e invariati nei reparti non intensivi (247). Un quadro, comunica la Regione, nel quale la saturazione delle terapie intensive scende al "13,28%" ("256 i posti letto"), mentre per l'Area Medica si attesta al "30,67%" (315 degenti su 1.027 posti).
In un giorno però si registrano ben dieci decessi correlati alla pandemia (cinque donne e cinque uomini tra i 73 e i 102 anni, tutti con patologie pregresse) che portano il totale regionale di vittime a 3.531. Intanto rilevati 2.204 casi di coronavirus e l'incidenza scende ancora a 1.089,65.
Sul fronte ospedaliero sono 31 le persone dimesse. Gli ospiti di strutture territoriali sono a quota 211 e 36 in osservazione nei pronto soccorso (tecnicamente non ricoverati). Il totale dei positivi (ricoverati e isolati) sale di poco (24.558; +48) mentre le quarantene scendono a 29.888 (-749); i guariti/dimessi raggiungono i 281.004 (+2.146).
Per quanto riguarda gli ultimi dieci deceduti, quattro risiedevano in provincia di Ancona (una 73enne di Montemarciano, un 84enne di Loreto, un 86enne di Ancona e un 90enne di Monte San Vito), tre nel Maceratese (una 85enne di Loro Piceno, una 96enne di Macerata e una 102enne di Cingoli); inoltre sono deceduti un 74enne di Monteprandone e una 88enne di Cupra Marittima (entrambi Ascoli Piceno) e un 80enne di Pesaro.
Il 23 settembre 2020 Francesco Acquaroli vinceva le elezioni sottraendo la Regione Marche agli ultimi cinquant’anni di governo di centrosinistra. Il tempo di annunciare i membri ufficiali che avrebbero composto la nuova giunta e, nell’arco di poche settimane, dai reparti dell’opposizione scattò il ricorso al Tar. Il motivo? Sei uomini alla guida di Palazzo Raffaello e solamente una donna: Giorgia Latini.
Un anno il tempo trascorso per la decisione dei giudici amministrativi motivata dalla sentenza 557 del 23 giugno 2021: “La presenza di una sola donna è sufficiente a garantire la rappresentanza di entrambi i sessi all’interno della giunta regionale” (Statuto della Regione Marche, art. 3 comma 2. e art. 7, comma 2). Tutto regolare, quindi.
A distanza di otto mesi, l’opposizione è tornata alla carica con un nuovo ricorso firmato da 62 esponenti, tra cui la consigliera uscente Paola Maria Petrucci, la consigliera regionale Pd Manuela Bora, il candidato governatore di Dipende da Noi, Roberto Mancini e l’ex magistrato e presidente regionale Vito D’Ambrosio. Con una pronuncia rimandata direttamente al Consiglio di Stato.
La richiesta: annullare i decreti regionali che regolano la nomina degli assessori e attribuiscono le varie deleghe. Le ragioni dei ricorrenti vanno ricercate in quella che, da parte della giunta Acquaroli, risulta essere un’aperta violazione di tutta la normativa italiana ed europea in materia di parità di genere.
I riferimenti di Petrucci e colleghi rimandano alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, al Preambolo Dichiarazione dei diritti umani ONU, alla Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne adottata delle Nazioni Unite del 1979, al Trattato dell’Unione Europea fino alla Costituzione Italiana.
Una serie di norme che per loro natura dovrebbero garantire, se non la parità di genere assoluta, “una presenza femminile più equilibrata con almeno due componenti all'interno dell'amministrazione regionale". Nulla che però, a livello giurisprudenziale, possa di fatto vincolare le scelte operate in materia dal presidente Acquaroli.
Il presidente della Regione Marche, in merito alla tematica quote rosa, è fin qui apparso diviso tra apparente progessismo in salsa berlusconiana e una concezione della figura femminile strettamente adiacente a un concezione da Ancien Regime.
Il suo tempestivo intervento ha permesso di salvare la vita ad un 83enne: ora riceverà un encomio da parte dell’amministrazione comunale. L’agente della Polizia Locale di Monte San Giusto, Giuseppe Nesci, lo scorso 21 gennaio è intervenuto in seguito a un malore che ha colpito un anziano mentre passeggiava nei pressi del municipio cittadino.
L’agente, non appena ha visto che l’83enne stava avendo un infarto, non ha esitato a praticargli un massaggio cardiaco, grazie alle tecniche apprese durante un corso di primo soccorso. Una manovra fondamentale che ha tenuto in vita l’anziano fino all’arrivo del 118.
Ed è proprio lo stesso agente a ricordare quel giorno. “Siamo stati allertati dall’assessore Spinelli dell’accaduto in quanto i nostri uffici si trovano proprio sotto il Comune, nelle vicinanze dove è avvenuto il fatto. Avendo capito subito della gravità della situazione - racconta - ho praticato il messaggio cardiopolmonare all’uomo in attesa dell’arrivo dei sanitari che poi lo hanno caricato nell’ambulanza e trasferito all’ospedale di Civitanova Marche”.
“Si è trattato di un gesto istintivo il mio - sottolinea Nesci -. Durante il corso di primo soccorso si apprendono le tecniche ovviamente utilizzando un manichino, quindi non avrei mai pensato di dover intervenire direttamente su una persona in fin di vita, è la prima volta che mi capita”.
“Fortunatamente è andato tutto bene - aggiunge - . Subito dopo l’accaduto ho avuto modo di sentire telefonicamente il figlio dell’83enne che, oltre a ringraziarmi, mi ha confermato che suo padre sta meglio”. Ovviamente l'anziano ha dovuto affrontare un percorso riabilitativo in ospedale, ma ora le sue condizioni sono migliorate ed è potuto tornare a casa.
“Spero di incontrarlo presto”, aggiunge Nesci. Un gesto – quello dell’agente - che non è sfuggito all’amministrazione sangiustese, la quale dopo averlo ringraziato pubblicamente ha deciso di premiarlo con un encomio. Ma alla domanda se si sente un eroe Giuseppe Nesci risponde: “Dopo l’accaduto ho ricevuto molte chiamate di ringraziamento e attestati di stima da parte dei cittadini, ma ritengo di aver compiuto un gesto normale e che altri agenti, nella mia stessa situazione, avrebbero agito allo stesso modo".
Le proroghe si chiuderanno a fine 2023 e le nuove concessioni balneari saranno messe a gara a partire dal 2024. Così ha deciso all’unanimità il Consiglio dei ministri. Nell’incontro a Palazzo Chigi il governo ha presentato la sua linea sul tema delle concessioni balneari. Il Consiglio - secondo quanto rifeito dall'Ansa - è stato interrotto e si è protratto più del previsto in seguito alle richieste di ulteriori integrazioni e precisazioni avanzate dal ministero del Turismo.
Tutela degli investimenti fatti e di chi deve il suo reddito prevalentemente dalla gestione di uno stabilimento balneare. Forte spinta, inoltre, agli investimenti futuri collegati alla miglioramento del servizio, con contenimento dei prezzi e un freno al "caro-ombrellone", a tutela dei consumatori: sono queste alcune delle linee guida della riforma delle concessioni balneari approvate dal Consiglio dei ministri. Ci sarà una proroga fino alla fine del 2023 e partiranno le gare per le nuove assegnazioni a partire dal 2024.
Tra i criteri da considerare nella definizione di una disciplina uniforme delle procedure selettive di affidamento delle concessioni balneari - come è indicato nell'emendamento del governo per la delega con il riordino del settore - c'è "la posizione dei soggetti che, nei cinque anni antecedenti l'avvio della procedura selettiva, hanno utilizzato la concessione quale prevalente fonte di reddito per sé e per il proprio nucleo familiare, nei limiti definiti anche tenendo conto della titolarità, alla data di avvio della procedura selettiva, in via diretta o indiretta, di altra concessione o di altre di attività d'impresa o di tipo professionale".
Nei bandi di gara per le nuove concessioni balneari, secondo quanto si apprende, uno dei requisiti sarà quello di garantire a tutti l'accesso al mare. Una disposizione già prevista per legge ma oggetto di violazioni e abusi. È quanto previsto dalla riforma delle concessioni. Tra le regole per le gare andrà quindi prevista "la costante presenza di varchi per il libero e gratuito accesso e transito". Le concessioni rilasciate secondo procedure selettive (avviso pubblico di evidenza pubblica) e nel rispetto delle regole Ue resteranno efficaci fino alla scadenza fissata, quindi anche oltre il 2023.
Si attendevano le reazioni dei lavoratori ultracinquantenni, allo scattare oggi 15 febbraio 2022 dell’obbligo di esibire il green pass. Molti quelli che, finché hanno potuto, hanno evitato il vaccino. Altri insistono sui tamponi giornalieri.
Nonostante la campagna di immunizzazione ancora in atto e il rallentamento della variante Omicron, le Marche restano divise sul tema della certificazione verde. E le ultime misure restrittive del Governo hanno influenzato ulteriormente alcune linee di pensiero che vedono nel pass uno strumento inutile, buono solo per avere maggiore controllo sulle persone.
Le varie aziende del marchigiano, del resto, non hanno potuto fare altro che adeguarsi di volta in volta a tutte le norme, soprattutto all’indomani dell’ultimo picco di contagi registrato dopo le vacanze natalizie, che hanno messo a dura prova l’attività produttiva. Qualcuno è stato persino costretto a chiudere i battenti.
Insieme al presidente e amministratore delegato di I.C.A. Group Sandro Paniccia abbiamo fatto il punto sul nuovo obbligo per gli over 50, cui si lega il decreto-legge 127/2021 in materia di “green pass per i lavoratori”.
Come sta procedendo questo primo giorno di controlli? Finora non stiamo avendo problemi. Solo in Italia abbiamo circa 450 dipendenti, e cerchiamo di far rispettare loro tutte le regole. Devo dire che sono in molti ad essersi vaccinati in vista di questo nuovo obbligo, soprattutto che fino adesso aveva evitato di farlo.
Di quante strutture parliamo? Due stabilimenti produttivi in Italia: il più importante a Civitanova e un altra in provincia di Vicenza . E poi altre tre filiali, rispettivamente A Pesaro, Treviso e Lissone.
Come avvengono i controlli per il possesso del green pass? Ci affidiamo a un software che ne verifica la validità. I dati ottenuti a campione poi, tramite piattaforma INAIL, vengono inviati direttamente al Ministero della Salute. Quello che non possiamo sapere è come questi certificati siano stati ottenuti.
E riuscite a garantire la genuinità di questi controlli? Ormai è da più di un anno che mettiamo in piedi manovre di sicurezza. E il Sistema del Ministero della Salute provvede alle veriche sul possesso dei green pass. Il problema vero per noi sono i contagi: dopo le vacanze abbiamo sofferto la mancanza del 15% della forza lavoro.
Lei ha avuto difficoltà con qualche dipendente rispetto all’obbligo di vaccinarsi? So che c'è chi non l'ha fatto. Ma di base a noi titolari non è permesso sapere chi si vaccina e chi no.
E come intendente procedere rispetto a questi potenziali “no vax”? In nessun modo, non possiamo obbligare nessuno. Oltre alla salute, adesso gli over 50 rischiano anche le multe.
Così non rischiate di effettuare dei controlli troppo” alla leggera”? Noi ci limitiamo a seguire le direttive previste, e a garantire il minimo dei controlli previsto dalla legge: il 20% del personale. Noi natuiralmente garantiamo il massimo di questi controlli.
Che reazioni ci sono state da parte dei vostri dipendenti ultracinquantenni? Non ho ancora ricevuto comunicazioni a riguardo.
Serrati controlli nel weekend. Sul fronte droga, i Carabinieri di Tolentino hanno svolto servizi preventivi e repressivi anche in collaborazione con la Polizia Municipale di Tolentino, che ha messo a disposizione la sua unità cinofila. I primi risultati sono stati ottenuti a San Severino Marche, dove i militari, ad un posto di controllo, hanno fermato un uomo che ha mostrato subito un atteggiamento di nervosismo e agitazione, destando sospetto da parte dei militari.
Dalla successiva ispezione i Carabinieri hanno così rinvenuto 13 grammi di cocaina suddivisa in due involucri da 6,5 ciascuno, sottoposti a sequestro. Il quarantacinquenne ha poi occultato la sostanza in tasca. Sul fronte circolazione stradale i militari del Nucleo Operativo e Radiomobile hanno deferito un giovane di 19 anni neopatentato, trovato alla guida - alle 4 di domenica - con un tasso di alcolemia superiore a 1 gr/l. Anche per lui è scattata la denuncia all'Autorità Giudiziaria, oltre al ritiro della patente.
La tragedia di Giuseppe Lenoci porta con sé l’eco di altri giovani come lui che hanno perso la vita a “causa del lavoro”. Persone come Luana D’Orazio (22 anni), stritolata da un orditorio manomesso, o come Lorenzo Parelli (18 anni), schiacciato da una putrella. E poi ci sono i morti in itinere, come Giuseppe: quelli che hanno perso la vita durante il tragitto verso il posto di lavoro. Un percorso di almeno 100 km il suo, privo dei controlli che uno stage dovrebbe di norma prevedere.
La necessità di trovare un lavoro nel 2022 si scontra oggi non solo con le tanto discusse morti bianche, ma si lega sempre più a doppio filo con il futuro dei più giovani. Costretti a scendere in piazza per rivendicare il loro diritto a un domani migliore.
Nel frattempo, i sindacati proseguono con gli accomodamenti fra le parti – azienda e operaio – e le manovre previste anche dall’arrivo del PNRR. Perché molta sarà la forza lavoro impiegata per la ricostruzione post pandemia. Il che significa dover effettuare maggiori controlli per evitare altre tragedie. Ma sarà davvero così? Lo abbiamo chiesto a Giuseppe Galli, segretario regionale della CGIL Marche.
Cosa pensa della morte di Giuseppe Lenoci? La dinamica non è ancora chiara. Di per sé la questione delle morti sul lavoro è ormai un problema conclamato, così come la gestione dell’alternanza scuola-lavoro per gli studenti. Come era regolamentata l’attività svolta da questo ragazzo?
Lei già in passato aveva maturato riflessioni sull’alternanza scuola-lavoro? Noi del sindacato abbiamo sempre appoggiato l’affiancamento ai ragazzi sul posto di lavoro. Più in generale, tutti dovrebbero ricevere un’adeguata formazione preventiva e contare sulla giusta sicurezza. Spesso i rischi vengono sottovalutati.
Quindi per lei la formazione del lavoratore resta alla base di tutto? È il cuore della prevenzione. Possiamo fare tutti i controlli possibili - il Governo ha anche recentemente inasprito le sanzioni nei confronti delle aziende - ma come sindacato pensiamo che non basti questo come deterrente.
Quindi la sicurezza sul lavoro quanto deve essere garantita dai controlli e quanto dalla formazione? Direi 30% e 70%. Se la gente non conosce i rischi correlati alle attività, il problema non si risolve.
Questo però non rischia di ridurre le responsabilità di un titolare d’azienda che già si preoccupa di far crescere la produzione? Secondo me no. La Scuola Edile di Ascoli è un esempio: sta formando ragazzi che saranno preparati ai rischi, rispetto a chi viene buttato direttamente nei cantieri. C’è da dire che il PNRR amplificherà molto questo genere di lavoro nei prossimi mesi.
La disgrazia di Giuseppe Lenoci è solo l’ultimo caso di giovani morti sul lavoro. Però rimangono i casi di Luana D’Orazio e Lorenzo Parelli. Lo Stato dovrebbe garantire l’accesso ai ragazzi a tutte le opportunità, e con maggiore sicurezza.
Lenoci rientra nella categoria degli “infortuni in itinere”. Secondo i dati, almeno una morte su quattro avviene con queste dinamiche. È stata una fatalità: le morti in itinere vengono in generale considerate in maniera minore rispetto a quelle che avvengono sul posto di lavoro. Non sappiamo nemmeno se di mezzo c’è la formula dell’alternanza scuola-lavoro. Ma se ci pensi, quanti ragazzi potrebbero correre certi rischi solo perché vanno in Erasmus?
Quindi manca l’adeguata formazione anche presso gli istituti scolastici? Molte strutture in Italia e nelle Marche erano già presenti prima ancora che entrasse in vigore l’offerta formativa dell’alternanza scuola-lavoro.
Con l’arrivo del PNRR e la grande quantità di lavoro prevista per la “ricostruzione”, voi come sindacato come pensate di garantire la giusta sicurezza ai lavoratori? Gli imprenditori devono rispettare le leggi e dare garanzie; noi per legge abbiamo la figura del preposto che deve effettuare i controlli e rapportarsi con gli RLS. Il sindacato può solo cercare di formare quanti più rappresentanti possibili (d.lgs. 81/08). Non c’è bisogno di altre leggi. Purtroppo sono poche le imprese disposte a investire nella formazione dei lavoratori.
La Giunta ha deliberato l’atto di indirizzo per l’espletamento della gara pubblica per l’assegnazione in concessione dei locali comunali che si trovano in via Gramsci 2, 4 e 6 e via de Vico 4 (ex ristorante Qb). Nei prossimi giorni sarà quindi pubblicato l’avviso di asta con la formula della migliore offerta.
I locali, che hanno una superficie complessiva di 89 metri quadri e doppio servizio igienico, sono stati riconsegnati al Comune lo scorso 31 gennaio e, in un’ottica di valorizzazione e redditività del patrimonio immobiliare pubblico, si è deciso di non destinare tali spazi a finalità istituzionali mantenendo il conferimento a terzi.
"Abbiamo deciso di mettere a bando la concessione del prestigioso locale di via Gramsci seguendo la prassi di questa Amministrazione che privilegia sempre le procedure trasparenti e aperte a tutti – ha commentato l’assessore al Patrimonio Andrea Marchiori -. Sarà un’ulteriore luce sul centro storico".
Il prezzo a base di gara è di 15mila euro pari al corrispettivo determinato nel precedente contratto di concessione come risultante dalla migliore offerta pervenuta. Il locale sarà destinato ad attività commerciale e produttiva e la durata del contratto stabilita è di 9 + 3 anni senza rinnovo tacito in conformità a quanto stabilito per analoghe concessioni in uso di immobili.
Gli oneri a carico del concessionario sono di pulizia, di custodia, di manutenzione e di gestione del locale e i costi relativi alle utenze. In capo al concessionario ci sarà inoltre l’onere di presentare una polizza assicurativa sul locale e a garanzia dell’esatto adempimento delle obbligazioni assunte con la stipula del contratto di concessione.
Ci sarà infine la possibilità di compensazione parziale del corrispettivo dovuto con eventuali lavori di manutenzione straordinaria da eseguire sull’immobile fino a un importo massimo pari al prezzo posto a base di gara.
Oggi nelle Marche sono stati registrati 2.881 nuovi positivi (ieri erano 2.153), con un tasso di positività del 38,1% (dal 40,7%) sui 7.568 tamponi analizzati (ieri erano stati 2.518). Si stabilizza l'incidenza, che scende ormai da settimane e che oggi si attesta a 1.143,66 casi settimanali ogni 100mila abitanti (ieri era 1.161,71). È quanto emerge dai dati giornalieri diffusi dall'Osservatorio epidemiologico delle Marche.
In sostanza si tratta di una fase di 'appiattimento' della flessione, che dovrebbe portare ad una flessione del 5-10% a settimana. È ancora la provincia di Ancona la più colpita con 772 casi, seguita da Macerata (632), Pesaro Urbino (585), Ascoli Piceno (409) e Fermo (373); sono 110 i casi provenienti da fuori regione.
Sono 475 i soggetti con sintomi, 48 i positivi del setting scolastico/formativo, 829 i contatti stretti di casi positivi, 776 contatti domestici, 8 i contatti in ambiente di vita socialità, 723 i casi in fase di approfondimento epidemiologico.
Totali più bassi per ogni classe di età, ma sono quelle tradizionalmente più colpite a raccogliere la metà dei contagi giornalieri: 728 per i 25-44enni, 675 per i 45-59enni. Sono poco meno di un terzo, 814, i contagi tra gli under 18: si conferma quella delle scuole elementari (6-10 anni) come la fascia più colpita con 286 positivi.
Nelle ultime 24 ore sono scesi a 350 i ricoverati per Covid-19 nelle Marche (-2 rispetto a ieri), dei quali 36 in Terapia intensiva (-6 rispetto alle ultime 24 ore) e 314 in Area medica; in particolare i pazienti in Semintensiva sono 67 (+3 rispetto a ieri) e quelli in reparti non intensivi 247 (+1 rispetto a ieri) mentre 27 persone sono state dimesse nell'ultima giornata.
Dal bollettino dell'Osservatorio epidemiologico regionale risultano anche nove decessi correlati al Covid: il più giovane è un 54enne di Filottrano. Ad aver perso la vita anche una 104enne di Ascoli Piceno, un 61enne di Rocca Santa Maria, una 80enne di Senigallia, un 81enne di Jesi, un 82enne di Rotella, un 69enne di Sant'Elpidio a Mara, una 84enne di Porto Sant'Elpidio e un 88enne di Falconara Marittima.
Al netto di una quarta ondata di contagi che sembra affievolirsi, di una gestione governativa bisognosa di ricorrere a nuovi obblighi e ordinanze – giustificata dalla necessità di raggiungere l’immunità di gregge e dalle fasi di collasso altalenante della Sanità – i dubbi sull’effettiva utilità dei vaccini restano per molti italiani ancora in piedi.
All’indomani delle ultime misure adottate nei confronti degli over 50 – ad oggi la comunità più refrattaria alla profilassi – il nostro Paese conta ancora 2,284 milioni di ultracinquantenni potenzialmente no vax, distribuiti all’interno di quel 10% totale di irriducibili di tutte le età.
Dopo due anni di emergenza, le argomentazioni addotte in merito a quella che risulta essere una “sfiducia patologica” sono ancora le stesse. “Il vaccino non è stato sperimentato”, “il Covid non esiste”, “siamo sotto dittatura sanitaria”, “chissà cosa c’è nel siero” miste a cospirazioni governative, informazione asservita al potere e un pozzo senza fondo di certezze.
Eppure, se si prendono in esame i dati rilasciati dall’Iss nel periodo compreso fra fine novembre e inizio del 2022 – nel quale cioè è stato evidenziato l’ultimo, grande picco di contagi legato alla variante Omicron – è possibile ricostruire quelli che sarebbero stati gli scenari plausibili qualora la campagna vaccinale non fosse mai stata realizzata.
Dal 10 dicembre 2021 al 9 gennaio 2022 sono stati confermati circa 1.983.622 casi di Covid-19, di cui il 19,9% sono risultati non vaccinati, a fronte del 10% comprensivi anche di booster. Di conseguenza, i ricoverati no vax sono arrivati al 48%, mentre i vaccinati al 4,9%. Sul fronte terapie intensive e decessi, i numeri arrivano a 66% e 45,9% (no vax), rispetto ai più contenuti 2,8% e 4,2% (si vax).
Nel periodo preso in esame i casi positivi sarebbero potuti ammontare a circa 3.206.604 qualora nessuno fosse stato vaccinato. Ovvero un numero triplicato rispetto quello reale. Va da sé che i ricoveri ordinari avrebbero potuto quadruplicarsi (77.557 anziché 19.647) e addirittura arrivare a cinque volte tanto per le terapie intensive (11.093 anziché 2.075).In ultimo, la stima dei decessi sarebbe stata di 11.702 unità, a fronte degli effettivi 3.141. E se invece la copertura vaccinale avesse raggiunto il 100%? Casi positivi: 1.334.088. Ricoveri ordinari: 6.336. Terapie intensive: 393. Morti: 880.
Una scossa di terremoto di magnitudo 2.8, alla profondità di 12 chilometri, è stata registrata dai sismografi dell’Ingv alle ore 22:26 di questa sera nell'entroterra maceratese. Secondo i dati dell'Istituto, il comune più vicino all'epicentro è quello di Valfornace, a una distanza di 5 chilometri. Il sisma notturno è stato avvertito distintamente dalla popolazione residente. Non si registrano danni a persone o cose.
"Il Museo della Tessitura - La Tela potrebbe venire definitivamente chiuso nell'arco di alcuni mesi". A lanciare l'allarme è la responsabile del museo, Maria Giovanna Varagona, all'interno di una lettera aperta rivolta all'intera cittadinanza di Macerata.
Quella del Museo della Tessitura è una realtà che esprime da oltre 35 anni la territorialità e la ricchezza della tradizione tessile dell'entroterra marchigiano, maceratese in particolare. L'area museale è stata oggetto di attenzione da parte di migliaia di persone e anche il nostro giornale aveva dedicato un articolo a Maria Giovanna Varagona, poco meno di un anno fa (leggi qui), intervistandola sui segreti dell'antica arte.
Ecco, proposto integralmente, il contenuto della sua lettera, scritta a quattro mani con Patrizia Ginesi:
"Carissimi Maceratesi, carissimi tutti, nello scrivervi questa lettera, partiamo con un aneddoto. La scorsa estate una giovane turista in visita alla città di Torino, seduta al bancone di un bar, alla domanda dell'esercente riguardo la sua provenienza, risponde "da Macerata"; e quello, prontamente: "Macerata, quella famosa perché...". Perchè, pensiamo, c'è lo Sferisterio, il Teatro Lauro Rossi, il Museo di Palazzo Buonaccorsi, Palazzo Ricci e la sua raccolta. E invece no, ha aggiunto il barista: "Perché c'è un posto bellissimo, davvero speciale, il Museo con i telai, il Museo della Tessitura!"
Può sembrare strano a molti, ma questo è accaduto. Vuoi perché, nel corso degli anni, diversi programmi televisivi hanno realizzato servizi e documentari su di noi e sulla nostra attività artigianale: Sereno variabile, Linea verde, Ora solare, Artemide, Geo&Geo più di una volta…dando spesso visibilità a tutto il territorio maceratese con riprese volte a decantarne la bellezza del paesaggio, dei vicoli e dei monumenti storici.
Vuoi per le nostre collaborazioni con case d’alta Moda internazionali, stoffe e abiti per le sfilate di Mila Schon, Valentino, Alexander McQueen, Gucci, Brunello Cucinelli, Alberta Ferretti e tanti altri. Per molti anni, la nostra è stata l’unica azienda a fornire la stoffa per il Pallio del Papa e di centinaia di Arcivescovi metropoliti di tutto il mondo. Oltre alle tante interviste cui abbiamo partecipato segnaliamo il quotidiano Il Sole 24Ore che nel 2008 ci ha dedicato 5 colonne nella rubrica Economia e Imprese entrando di fatto nell'Archivio Storico del Sole.
Insignite dalle Istituzioni come Eccellenza artigiana, Maestre artigiane, Maestre d’arte, Donne delle Marche etc. ora ci troviamo di fronte ad una decisione importante che vogliamo condividere con la città nella quale per 35 anni abbiamo lavorato come azienda e offerto i nostri servizi, gratuitamente, come Museo e con tutti coloro che nel tempo hanno saputo o vorrebbero poter apprezzare ancora ciò che comunica questa preziosa raccolta.
Il Museo della Tessitura-la Tela è una realtà che nasce e si sviluppa nel corso degli anni, come proposta culturale in risposta alle molteplici richieste provenienti dal mondo della scuola, dalle Istituzioni locali e dai turisti e visitatori in genere.
Una proposta culturale nata in seno alla nostra piccola impresa di artigianato artistico, il Laboratorio la Tela di Ginesi e Varagona e per la quale abbiamo dedicato generosamente tempo, energie e risorse per preservare, divulgare e trasmettere la tradizione tessile tipica dell'entroterra maceratese, quella dei "Liccetti marchigiani" in particolare, sacrificando troppo spesso quella che sarebbe dovuta essere la nostra specifica finalità produttiva e imprenditoriale.
Nel 2016, al compimento del trentesimo anno di attività, decidiamo di comune accordo la chiusura della società che gestiva in forma privata questa particolare raccolta museale e trasferiamo altrove le rispettive nuove ditte individuali, separando finalmente lo spazio culturale da quello dell'impresa.
Il Museo della Tessitura-la Tela, a ridosso del centro storico, nei pressi di Porta San Giuliano, è tuttora aperto su appuntamento e lo gestiamo in forma associativa, come Associazione per l’Artigianato Artistico Arti e Mestieri, organizzando mostre, tavole rotonde e attività formative per un pubblico davvero vario, fatto di bambini, ragazzi, giovani o anziani, senza differenza di genere.
Il terremoto e l'emergenza sanitaria protrattasi per così tanto tempo, hanno fatto sentire tutto il loro peso sull'economia delle rispettive imprese e così, dopo aver segnalato invano alle Istituzioni locali, al Comune, nella persona del Sindaco, attuale e precedente, all'Assessorato alla cultura della Regione Marche, al Rettore dell'Università di Macerata, la nostra difficoltà a sostenere ancora a lungo la gestione del Museo, abbiamo preso la decisione di mettere in vendita lo stabile che lo accoglie.
Ci sembra doveroso, in particolare, informare la cittadinanza perché riteniamo il Museo un'espressione della memoria di questo Territorio e anche della Comunità a cui appartiene. Migliaia di studenti della Provincia e della Regione, lo hanno visitato, lo visitano e per tutto questo ciclo scolastico, lo visiteranno, frequentando i nostri laboratori esperienziali. Questo è un luogo di aggregazione sociale e inclusiva.
Siamo riuscite a renderlo uno spazio aperto a chiunque volesse confrontarsi con la propria creatività in un contesto formativo, accogliente e preparato, assolvendo la realtà specifica di quello che deve essere un Museo esperienziale e anticipando di gran lunga i tempi rispetto a ciò che poi è diventato un obiettivo comune di molte Reti Museali.
Immaginiamo, al momento, due prospettive: la vendita dello stabile a scopo immobiliare o la vendita per mantenerlo Museo della Tessitura, Museo della città di Macerata, nei pressi del Borgo San Giuliano che un tempo pullulava di fermento operoso di artigiani e falegnamerie che non ci sono più. Il cuore di un Museo è quello di preservare la memoria materiale e immateriale, quella immateriale sopravvive solo se c'è un contesto capace di raccontarlo. In questo stabile il Museo ha trovato il suo giusto respiro ed è qui che desideriamo che resti.
Tuttavia, se la seconda prospettiva non trovasse riscontro, potremo prendere in considerazione una terza possibilità che vede il trasferimento dei telai e degli strumenti antichi connessi alla tessitura in comuni limitrofi che, dimostrando sensibilità e lungimiranza, già hanno manifestato il loro interesse alla creazione di aree tematiche tali da creare percorsi in rete. Non più a Macerata, quindi.
Vi informiamo che stiamo cercando un Ente, pubblico o privato, che voglia prendere a cuore questa prospettiva per far sì che il Museo della Tessitura-La Tela continui ad essere per Macerata, la risorsa culturale che da sempre è stata. Grazie".
“Rivolgo un appello a tutti i professionisti e alle imprese. Partecipate in modo più convinto al processo di ricostruzione per fare in modo che il processo virtuoso che si era creato non subisca interruzioni”. A dirlo il Commissario Straordinario alla Ricostruzione sisma 2016 Giovanni Legnini, in occasione della sua visita stamattina ad Amatrice. “Abbiamo bisogno di progetti - ha ribadito Legnini - e abbiamo bisogno di ampliare la platea dei professionisti impegnati nella ricostruzione. Lo faremo di intesa con le professioni tecniche sulla base di un percorso definito in questi giorni”.
Il Commissario Legnini ha fatto il punto in questi giorni con i rappresentanti degli Ordini e dei Collegi nazionali dei professionisti che aderiscono alla Rete delle Professioni Tecniche, proprio per valutare azioni comuni anche volte ad evitare una eccessiva concentrazione degli incarichi.
Per quanto riguarda i professionisti impegnati nella ricostruzione, “Sono 29mila quelli iscritti nell’elenco speciale - ha ricordato il Commissario - mentre sono 2.700 circa quelli che hanno avuto incarichi. Dobbiamo allargare la platea sulla base di regole e iniziative condivise con la rete delle professioni tecniche. Ma vi è necessità che le progettazioni viaggino più speditamente. Fino a oggi sono state avviate 12mila cantieri, di cui 5.200 nel solo 2021.
Vorremo mantenere questo ritmo per ricostruire in tempi ragionevoli, ma adesso il Superbonus 110% su tutto il territorio nazionale, i tecnici e le imprese che scarseggiano e i prezzi che sono esplosi, hanno generato una nuova difficoltà. Siamo cercando di dipanare uno per uno questi temi - ha concluso Legnini -. Ma abbiamo bisogno di progetti".
Oggi si seganalano 1.024 nuovi positivi (ieri erano 2.153), con un tasso di positività del 40,7% (dal 35,8%) sui 2.518 tamponi analizzati (ieri erano stati 6.010). Si stabilizza l'incidenza, che scende ormai da settimane e che oggi si attesta a 1.161,71 casi settimanali ogni 100mila abitanti (ieri era 1.161,58). È quanto emerge dai dati giornalieri diffusi dall'Osservatorio epidemiologico delle Marche.
Numeri in forte discesa, ma è ancora la provincia di Ancona la più colpita con 337 casi, seguita da Macerata (279), Pesaro Urbino (144), Ascoli Piceno (129) e Fermo (103); sono 32 i casi provenienti da fuori regione. Totali più bassi per ogni classe di età, ma sono quelle tradizionalmente più colpite a raccogliere la metà dei contagi giornalieri: 266 per i 45-59enni e 246 per i 25-44enni. Sono poco più di un terzo, 345, i contagi tra gli under 18 e si conferma quella delle scuole elementari (6-10 anni) con 118 positivi.
Nelle ultime 24 ore sono amentati a 352 i ricoverati per Covid-19 nelle Marche (+9 rispetto a ieri), dei quali 42 in Terapia intensiva (-2 rispetto alle ultime 24 ore) e 310 in Area medica; in particolare i pazienti in Semintensiva sono 64 (-1 rispetto a ieri) e quelli in reparti non intensivi 246 (+12 rispetto a ieri) mentre 11 persone sono state dimesse nell'ultima giornata.
Dal bollettino dell'Osservatorio epidemiologico regionale risultano anche quattro decessi correlati al Covid: una 92enne di Colli Metauro, una 92enne di Fermo, una 80enne di Fabriano e un 93enne di Santa Maria Nuova.
Nella giornata di San Valentino la Polizia di Stato continua con la campagna di comunicazione "Questo non è amore". In questa occasione la Dirigente della Divisione Anticrimine, Patrizia Peroni, ha raccontato agli studenti dell'istituto Matteo Ricci di Macerata (studentesse in maggioranza) come riconoscere i segnali della violenza di genere e quali sono gli strumenti per il contrasto.
L'iniziativa, voluta dalla professoressa Loretta Bianchini e sostenuta dalla Dirigente Scolastica Rita Emiliozzi, ha visto poi alcune dimostrazioni di difesa personale dedicato alle ragazze da parte di Lorenzo Migliorelli e del suo staff di Difesa Personale Maceratese. Il tutto sostenuto e condiviso dall'assessore alla sicurezza Paolo Renna, che si è anche prestato ad alcune simulazioni. Al termine è stato lasciato agli studenti materiale illustrativo dell'iniziativa.
E' stato fissato per domani il summit fra i dirigenti dell'Apm e i rappresentanti delle organizzazioni sindacali: sul tavolo il mancato ripristino del regolare servizio di trasporto urbano. Da diverse settimane, infatti, le tratte pomeridiane da Corneto, dalla Pace e da via Panfilo risultano ancora sospese a causa dell'insufficiente numero di autisti disponibili. Molti sono quelli che, avendo contratto il Covid, stanno ancora scontando la quarantena.
La questione ha sollevato molti dubbi sull'operato di Apm, spingendo il capogruppo PD Narciso Ricotta a presentare un'interrogazione da esporre al prossimo Consiglio comunale. In particolare, Ricotta ha voluto sottolineare la necessità di effettuare al più presto il ripristino delle tratte, dato che le zone interessate sono molto popolose e con una consistente percentuale di anziani che si servono abitualmente del servizio di trasporto urbano per spostarsi fuori e dentro Macerata.
Secondo la norma già in vigore dal dall'8 gennaio 2022 (e che scadrà a giugno), da martedì 15 febbraio scatterà l'obbligo per tutti gli over 50 di presentarsi a lavoro muniti di green pass.
Per entrare negli uffici, nelle fabbriche e nei negozi bisognerà infatti dimostrare di aver effettuato almeno la prima dose di vaccino (il richiamo o il booster). I datori di lavoro, inoltre, dovranno effettuare i dovuti controlli all'ingresso, anche a campione.
Chi verrà trovato sprovvisto della certificazione verde rischia la sospensione dal alvoro senza retribuzione e multe che vanno dai 600 ai 1500 euro. Somma che verrà raddoppiata in caso di reiterata violazione. Per i titolari dei luoghi di lavoro, invece, il mancato controllo del personale può costare dai 400 ai 1000 euro.
L'ordinanza del Ministero della Salute specifica che «dal 15 febbraio 2022, i soggetti ai quali si applica l’obbligo vaccinale per l’accesso ai luoghi di lavoro nell’ambito del territorio nazionale, devono possedere e sono tenuti a esibire una delle certificazioni verdi Covid-19 di vaccinazione o di guarigione».
Il provvedimento interessa ufficialmente gli ultracinquantenni già dal 1° febbraio, accompagnato dalla sanzione di 100 euro processata direttamente dall'Agenzia delle Entrate.
Sono stati ufficialmente approvati all'unanimità i piani urbanistici attuativi per la ricostruzione del borgo di Cessapalombo, segnato fortemente dal sisma del 2016. A comunicarlo è lo stesso consiglio comunale del paese, che in occasione dell'ultimo vertice ha discusso i prossimi interventi anche con il commissario straordinario alla ricostruzione Giovanni Legnini - in collegamento telematico.
Il progetto - predisposto dal team di Terre.it - prevede il rifacimento dei sottoservizi (con tanto di tunnel ispettivo), la riqualificazione del manto stradale (con particolare interessamento per la via principale che attraversa il borgo), la ristrutturazione degli edifici con la pietra del posto per mantenere intatta l'identità storica. Inoltre, si procederà con una maggiore valorizzazione delle aree verdi, destinando alcuni spazi alle produzioni agro-alimentari del luogo, e altri al turismo con la creazione del "balcone verde" affacciato sui Sibillini e una porta d'ingresso al Parco Nazionale.