"Mamma e papà non mi hanno mai creduto" ha raccontato agli agenti una giovanissima di Ancona, quando 3 anni fa, appena divenuta maggiorenne, ha deciso di denunciare il fratello, andando a raccontare la sua storia in Questura. La ragazza ha dichiarato di essere stata vittima di abusi sessuali da parte del suo fratello maggiore per anni.
La scelta di denunciare sarebbe giunta anche per l'ansia di proteggere la sua sorellina minore che aveva da poco compiuto 8 anni. Perchè proprio ad 8 anni il fratello maggiore avrebbe iniziato ad abusare di lei.
Questa vicenda, sulla quale è stata avviata un'indagine, è purtroppo una delle troppe vicende che vedono i minori vittime di abusi sessuali intrafamiliari. Gli studi svolti sull argomento sono concordi nel ritenere che gli abusi sessuali sui minori avvengono nel 70% dei casi proprio all'interno della famiglia e tra le persone conosciute e di cui il minore si fida.
Per un bambino raccontare un abuso è un evento altamente stressante che richiede del tempo. Spesso il racconto non viene affrontato direttamente poichè il minore teme l’abusante, o viene da lui minacciato, o ha paura di non essere creduto. Normalmente la confessione viene fatta alla madre, ad un insegnante o al migliore amico di scuola.
Quando la vittima riesce a “liberarsi” dell’accaduto raccontandolo all’adulto protettivo, solitamente la madre, dovrebbe trovarsi di fronte alla più importante figura di riferimento: quella in grado di confrontarsi con il trauma e con le sue conseguenze, dotata della la capacità di provvedere immediatamente alla tutela del minore.
Si è constatato invece che la tendenza sistematica è quella di negare comportamenti abusanti da parte di un membro della famiglia: si “preferisce” attribuire il racconto a fantasie di un' adolescente, o a supposti "fraintendimenti", tentando di minimizzare l’accaduto.
Spesso vengono trascurati quegli indicatori di abuso sessuale, comportamenti e segnali immediati di sofferenza che il bambino manda, e la reazione di incredulità prevale. I racconti di abuso di un minore dovrebbero essere sempre indagati e approfonditi da parte delle figure di riferimento che ne vengono a conoscenza, con l'aiuto di operatori con una adeguata formazione e competenza tecnica.
Anche laddove emerga che l’abuso sessuale non c’è realmente stato (tuttavia gli esperti sottolineano che solitamente quando un bambino confida un abuso, non mente) la narrazione esplicita di eventi sessuali subiti è comunque indice di un malessere del minore che deve essere analizzato insieme a professionisti del settore.
Un percorso diagnostico in campo psicologico, o pediatrico o ginecologico che possono confermare la diagnosi di abuso sessuale, devono essere attivati dalla preoccupazione dell’adulto più vicino al minore; preoccupazione che è anche un obbligo di intervento e di protezione gravante sul genitore che, in quanto tale, assume una posizione di garanzia in ordine alla tutela dell’integrità psicofisica del figlio.
Anche i volontari dell’associazione Macerata Soccorso in aiuto delle popolazioni colpite dall’alluvione che ha funestato nei giorni scorsi le Marche, in particolar modo le zone del Senigalliese e del Pesarese.
Una delegazione del gruppo è partita ieri alla volta di Barbara (Ancona) con due automezzi fuoristrada, di cui uno dotato di pompa idrovora. “Appena arrivati, ci siamo subito coordinati con i vigili del fuoco, ha spiegato il responsabile di Macerata Soccorso Sauro Salvucci. I pompieri ci hanno, quindi, dirottati in un’azienda che era stata completamente invasa dal fango e dai detriti".
"Un panorama davvero surreale e apocalittico quello che abbiamo visto a Barbara e nelle zone limitrofe, la furia del fiume si è portata via tutto trascinando con sé ciò che ha trovato nel suo cammino”.
L’associazione di volontari è stata impegnata praticamente per tutta la giornata di ieri nell’Anconetano e nei prossimi giorni tornerà nelle zone colpite dall’emergenza.
Torna, come ogni domenica, la rubrica curata dall’avv. Oberdan Pantana, “Chiedilo all'avvocato”. In questa settimana, le numerose mail arrivate hanno interessato tematiche riferibili ai rapporti tra condomini che spesso e volentieri vanno a deteriorarsi per comportatemi incivili di alcuni nei confronti di altri. Il caso di specie scelto è di un lettore di Macerata che chiede: “A quale responsabilità può andare incontro il condomino che per dispetto ed inciviltà butta le cicche delle sigarette ed altra spazzatura sul terrazzo sottostante?
A tal proposito risulta utile portare un caso giuridico terminato in Cassazione, nel quale un condomino era stato vittima di dispetti del proprio vicino con il balcone sopra al proprio tanto da far diventare il piano inferiore come “immondezzaio” con lanci di cicche di sigarette, carta ed altri oggetti.
I giudici della Suprema Corte, con sentenza n.16459/2013, hanno ritenuto inammissibile il ricorso proposto dal condomino incivile, il quale si era visto condannare in secondo grado per i reati di cui agli artt. 81 cpv e 674 cod. pen., avendo arrecato molestia al condomino del piano inferiore.
Difatti, la condotta del ricorrente è stata qualificata non soltanto "incivile", ma considerata una fattispecie integrante il reato di "getto pericoloso di cose", ex art. 674 c.p., secondo cui è punito "chiunque getta o versa in un luogo di pubblico transito o in un luogo privato ma di comune o di altrui uso, cose atte ad offendere o imbrattare o molestare persone, ovvero, nei casi non consentiti dalla legge, provoca emissione di gas, di vapori o di fumo, atti a cagionare tali effetti".
Si ricorda che quello in analisi è un tipico reato contravvenzionale, punibile indifferentemente a titolo di dolo o colpa; pertanto, ne risponde chiunque abbia agito volontariamente ovvero per semplice negligenza o leggerezza.
I giudici della Cassazione precisano che sì «la contravvenzione di “getto pericoloso di cose” non è configurabile quando l’offesa, l’imbrattamento o la molestia abbiano ad oggetto esclusivamente cose e non persone» ma «ai fini della configurabilità del reato di “getto pericoloso di cose” non si richiede che la condotta contestata abbia cagionato un effettivo nocumento, essendo sufficiente che essa sia idonea ad offendere, imbrattare o molestare le persone», e in questa vicenda è certo che «il getto ha interessato il balcone», cioè «un luogo abitualmente frequentato dalle persone che abitavano l’appartamento».
Pertanto, in risposta al nostro lettore, risulta corretto affermare che: "Integra il reato di getto pericoloso di cosa chiunque getta o versa nel balcone sottostante cicche di sigarette, carta o altro oggetto atto ad offendere o imbrattare o molestare persone”(Cass. Pen., Sez. III, sentenza n. 9474/18). Rimango in attesa come sempre delle vostre richieste via mail, dandovi appuntamento alla prossima
Caro energia, caro vita, crisi economica: una sorta di mantra nefasto che ciclicamente si torna a recitare in Italia. A più riprese, infatti, durante questi primi 22 anni del nuovo millennio ci si è dovuti confrontare con gli effetti dell’ultima significativa crisi finanziaria (2007-2008), e con una ventina di giravolte politiche e altrettanti governi. Ritrovandoci oggi a fare i conti con una profonda instabilità sociale e una sempre più probabile austerity che non si vedeva dal bienno ’73-’74.
Mentre qualche grande imprenditore riesce a tenere botta al punto da potersi permettere una candidatura alla Camera, i piccoli e medi sono costretti nuovamente a fare il punto su come fronteggiare una situazione che - a meno di significativi interventi di media e lunga gittata - rischia di rallentare in maniera sensibile la produzione, con conseguenze drammatiche per i lavoratori.
La Lead Time s.p.a. (fondata nel 1932 come Fonderia Farabolini, e poi convertita nel febbraio 2000) è azienda leader nel Maceratese come nel resto della regione nella produzione di strumenti in ghisa destinate (fra i vari) al settore agricolo, meccanico ed eolico. Situata in un’area di 60.000 m2 (di cui 10.000 al coperto) a pochi km dal centro di Caldarola, l’impresa si è evoluta nell’arco di quasi un secolo arrivando a coprire importanti richieste sul mercato nazionale e internazionale, sposando contemporaneamente una visione produttiva sempre più efficiente in termini di sicurezza, sostenibilità e impatto ambientale.
Lo conferma Enrico Papa, direttore impianti ed energy manager, da 16 anni alla Lead Time: un arco temporale nel quale si dovuto confrontare prima con la crisi del 2008 (“La nostra produzione scese del 75%, solo nel 2010 abbiamo potuto riprendere a pieno regime, ma con quasi la metà delle ore di lavoro rispetto al passato: da 15 ad 8”) e con la pandemia degli ultimi due anni.
“Fortunatamente - spiega Enrico - l’azienda è rimasta chiusa per pochi giorni, perché alcuni clienti dei settori strategici chiedevano di riattivare la produzione. La cosa curiosa è che il costo delle materie prime è iniziato a salire da luglio del 2021, e poi nell’autunno dello stesso anno è stata la volta delle bollette di luce e gas. Quindi ritengo che la guerra in Ucraina e le sanzioni a Putin c’entrino ben poco: possono aver favorito l’escalation, ma il processo era già in atto”.
Anche sugli effetti della pandemia, l’energy manager nutre forti dubbi. “Penso che l’attuale crisi sia da imputare ai 20 anni di immobilismo politico nostrano e a scelte discutibili di carattere europeo su alcuni aspetti fondamentali, come quello di non slegare il costo dell’energia da quello del metano: oggi paghiamo persino quella solare, che tecnicamente sarebbe a costo zero”.
“Sia a livello regionale che nazionale - continua Papa - non ci sono stati interventi significativi, a prescindere dagli schieramenti. Forse un timido tentativo di rilanciare l’occupazione giovanile, ma anche lì poco rilevante”. E sulla proposta di nuovi incentivi alle imprese, risponde: “Possono aiutare, ma di base serve un piano strategico utile a tutti quanti e con prosepttive lungimiranti. Mario Draghi può non piacere, fatto sta che il PIL dell’Italia (sembra strano) è in crescita rispetto a quello di altri paesi europei come la Germania”.
Ultimo giro, le elezioni del 25 settembre. “Sono seriamente preoccupato: non vedo un esito positivo. Nessuno schieramento politico ha una visione sui principali temi veramente progressista. E’ la stessa storia che si ripete: promesse che riempiono la bocca, ma poi in realtà nessuno sa o è interessato a concretizzarle. Il reddito di cittadinanza, per esempio, è stato utile alla sopravvivenza di qualcuno, ma doveva essere gestito meglio. Sono nati tanti furbetti, che spesso ci siamo ritrovati anche ai colloqui di lavoro qui alla Lead Time: venivano a chiederci di essere pagati in nero, per poter continuare a percepire il reddito. Ahimè, persone anche molto giovani: il che rimanda a un problema culturale ormai ben radicato nella mentalità degli italiani”.
Di seguito, il servizio:
Seconda notte di ricerche, ancora senza esito, degli ultimi due dispersi dopo l'alluvione del 15 settembre nel Senigalliese, in provincia di Ancona. I soccorritori hanno lavorato anche la scorsa notte alla luce delle fotoelettriche.
Si cercano il piccolo Mattia, di 8 anni, e la 56enne Brunella Chiù, mentre è salito a 11 il numero delle vittime accertate. Ieri è stato recuperato e identificato il corpo di Michele Bomprezzi, 47 anni, fratello dell'ex sindaco di Arcevia.
In mattinata era stata ripescata nel fiume Misa a Serra de' Conti la sua auto. Sempre ieri il direttore dell'Ufficio Scolastico regionale Marco Ugo Filisetti si è recato in visita al liceo Perticari di Senigallia, la scuola frequentata da un'altra delle vittime; la 17enne Noemi Bartolucci.
Sono comunque ore di superlavoro per i vigili del fuoco in tutte le Marche, colpite ieri da un'ondata di maltempo, per altro prevista da un allerta meteo della Protezione civile regionale.
Nel Maceratese i disagi maggiori si sono verificati nella zona del Camerte, Fiuminata e Matelica. Nel Pesarese si contano i danni provocati da una tromba d'aria. Alberi schiantati dal vento si sono abbattuti sulle auto, fortunatamente senza conseguenze sulle persone, a Jesi e Fano.
Dopo la violenta ondata di maltempo che ha colpito anche il Comune di San Severino Marche il prefetto di Macerata, Flavio Ferdani, ha voluto personalmente effettuare un sopralluogo in città.
Accompagnato dal primo cittadino settempedano, Rosa Piermattei, il rappresentante del governo sul territorio ha fatto visita ai luoghi maggiormente colpiti dove sono stati registrati i maggiori problemi, in particolare in diverse strade e a ponte Sant’Antonio, uno degli ingressi della città, dove si è lavorato notte e giorno per evitare l’esondazione del fiume Potenza che, carico di acqua a causa delle piogge, ha portato a valle diversi tronchi insieme a fango e detriti.
Intanto si continua a lavorare per liberare numerose le strade dalla terra, dai rami e dai tronchi degli alberi che si sono schiantati a terra. I tecnici dell’ufficio Manutenzioni e gli operai di diverse ditte specializzate incaricate dal Comune hanno effettuato numerosi interventi, anche nel pomeriggio di oggi, in località Marsciano e in località Pitino, due tra le aree periferiche gravemente danneggiate dalla violenta ondata di maltempo.
Il capo Dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, ha firmato l'ordinanza che disciplina i primi interventi urgenti in conseguenza degli eccezionali eventi meteorologici che hanno interessato, in questi giorni, soprattutto alcuni territori delle province di Ancona e Pesaro-Urbino.
L'ordinanza, tra le altre misure, nomina il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, commissario delegato e prevede misure per garantire l'assistenza della popolazione.
"Abbiamo centinaia di uomini e donne del volontariato di protezione civile e delle strutture operative al lavoro sul territorio - ha detto Curcio - ma in momenti difficili come questi è importante anche dare velocemente al territorio un quadro normativo di riferimento”.
“Il Consiglio dei Ministri ha decretato ieri lo stato d'emergenza e come Dipartimento abbiamo lavorato incessantemente per chiudere già oggi questa prima ordinanza che, oltre a nominare il commissario delegato, consente l'erogazione del contributo di autonoma sistemazione, a quei cittadini la cui abitazione abbia subito danni o sia stata sgomberata, e i primi interventi necessari per la messa in sicurezza del territorio".
La Provincia di Macerata, a seguito degli eventi meteorologici straordinari che hanno colpito il territorio in queste ultime ore, si è attivata sin da subito con tutti i mezzi possibili per ripristinare la situazione viaria, garantire la circolazione stradale e mettere in sicurezza le arterie di propria competenza. I disagi maggiori si sono registrati nei territori comunali di Camerino, Cingoli, Apiro, Montelupone e Montecassiano.
A seguito di controlli, sopralluoghi e verifiche, al momento è stato interrotto in transito sulla strada provinciale 141 cimitero Palentuccio – Sant’Erasmo – Seppio dal km 3+700 al km 3+900 per frane nella zona delle sorgenti Figareto. Le criticità maggiori interessano, inoltre, la strada provinciale 25 Cingolana, la provinciale 2 Apirese e la provinciale 94 Piampalente. Il monitoraggio per garantire la sicurezza lungo le strade provinciali continuerà anche nelle prossime ore.
Il maltempo con le ingenti quantità di acqua cadute nella tarda mattinata di sabato 17 settembre, insieme alle forti raffiche di vento, hanno creato non poche difficoltà anche a Tolentino. Il sindaco, Mauro Sclavi, per questo motivo aveva istituito, proprio nei giorni scorsi, il COC, il centro operativo comunale della Protezione Civile per dare il proprio apporto in caso di emergenza.
Le varie squadre del settore manutenzioni dell’Ufficio Lavori Pubblici del Comune, insieme ai volontari del gruppo comunale della Protezione Civile sono prontamente intervenuti nei diversi punti dove si sono registrate problematiche.
Da rilevare difficoltà in molte delle strade esterne, nelle contrade e per il vento complicazioni alle recinzioni di diversi cantieri privati per la ricostruzione. In superstrada, nel territorio comunale di Tolentino qualche ramo caduto a terra. Nell’area container si è verificata solo qualche infiltrazione. Un albero è caduto sulla sede stradale in zona Colmaggiore.
Allagato il Palasport “G. Chierici”, fortunatamente l’acqua non ha raggiunto il parquet ed è stata aspirata per evitare eventuali danni ancora più gravi. Controllato anche lo stato di un albero sempre davanti al palazzetto.
Un albero è caduto su un vicino muretto nel parcheggio della ex pesa del Foro Boario, davanti la porta del Ponte. Una tavola è caduta sempre a causa del vento in via Rutiloni creando difficoltà alla circolazione veicolare. Monitorata costantemente la situazione della portata d’acqua del fiume Chienti e la zona del Ponte del diavolo. Un albero caduto in contrada Vicigliano e un albero è caduto anche in zona San Giuseppe sulla provinciale, entrambi sono stati rimossi.
Il sindaco Sclavi, insieme al vicesindaco Pupo e ai colleghi assessori e ai tecnici del Comune ha coordinato tutti gli interventi per eliminare le eventuali criticità venutesi a creare e diverse squadre hanno monitorato tutto il territorio comunale. Al momento sono state risolte tutte le emergenze e nei prossimi giorni si continuerà, se necessario, con interventi risolutivi o di ripristino.
La famiglia Della Valle mette a disposizione della Regione Marche "la somma di un milione di euro a sostegno delle popolazioni colpite" dalla terribile ondata di maltempo che ha interessato la regione Marche. Fa inoltre un appello, si legge in una nota, "a tutto il mondo delle imprese chiedendo di sostenere ed aiutare in tutti i modi possibili le persone e i territori che sono stati duramente colpiti".
Si tratta dell'ennesima azione messa in campo dai Della Valle per aiutare in maniera attiva la propria terra d'origine, in un momento emergenziale. Già durante il periodo pandemico, era stata donata la somma di 5 milioni di euro da destinare ai familiari del personale sanitario che aveva perso la vita nella lotta al Covid-19.
“Angeli del fango” al lavoro in condizioni drammatiche anche per gli animali. Sono le guardie zoofile e i volontari dell’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) che da ieri mattina operano strenuamente per salvare le vittime a quattro zampe dell’alluvione che si è abbattuta nelle Marche.
Il rifugio Cuori Pelosi di Senigallia, che sorge in zona d’esondazione nonostante le tante richieste al Comune di trovare una sede idonea, è stato evacuato ma due gatti hanno perso la vita.
«È la seconda alluvione, dopo quella del 2014, che colpisce questa struttura», racconta Luana Bedetti, coordinatrice regionale delle guardie zoofile Oipa di Ancona e provincia. «Con i volontari dell’associazione Biagio’s Group e di altre piccole associazioni del territorio siamo abbiamo portato via tutti i cani, ospitati ora in un rifugio dell’associazione Melampo di Fano».
«Uno dei cani, Tobia, sì è ferito ad una zampa ed è stato operato d’urgenza. Gli animali disabili sono stati tempestivamente messi in salvo durante la notte. I gatti salvati sono stati subito dirottati nell’ambulatorio Bastianoni di Marotta, come sempre disponibile per le urgenze del nostro territorio, per poi esser suddivisi in stallo dai volontari».
La catena di solidarietà si è messa in moto anche per gli animali: il gattile Anta di Ancona ha dato la sua disponibilità per accogliere gli animali che le guardie zoofile Oipa e i volontari di Biagio’s Group stanno continuando a ripescare dai detriti di questo disastro, e sono tante le persone di buon cuore che sono accorse per aiutare gli “angeli del fango” dei quattrozampe.
«Speriamo che il Comune di Senigallia allestisca una nuova struttura in un luogo adatto, poiché avere una struttura di quel genere accanto al fiume è già follia, ma non aver trovato una soluzione in quasi 10 anni per poter mettere in sicurezza gli animali ed evitarne così la morte, come già successo nel 2014, è inaccettabile. C’è tanto da costruire e ricostruire per aiutare e chiediamo a tutti di darci una mano», osserva Luana Bedetti dell’Oipa.
Volontari e guardie Oipa proseguono incessantemente nel lavoro di salvataggio e soccorso in condizioni estreme alla ricerca dei dispersi: «Ieri abbiamo recuperato un cane dal fiume e l’abbiamo fatto ricoverare, abbiamo messo in salvo anche altri due cani, sempre tirati su dal fiume, di cui uno con una grossa ferita sotto il collo per il quale abbiamo fatto intervenire l’Asur», conclude Bedetti.
«Diversi cani sono morti nei box, e, se legati, nei terreni e nei giardini. Non smetteremo mai di ricordare che quando ci sono le allerte meteo gli animali vanno spostati dalle zone di pericolo e messi in sicurezza. Anche i gatti lasciati liberi in queste occasioni tragiche possono cercare posti per nascondersi e rimanere lì chiusi o bloccati».
Il prefetto di Macerata Flavio Ferdani in mattinata è arrivato a Matelica per effettuare un sopralluogo sul posto e rendersi conto di persona dei danni causati dal maltempo delle ultime ore. Ferdani è stato accolto dal sindaco di Matelica Massimo Baldini, dal vice Denis Cingolani e dall’assessore ai Lavori Pubblici Rosanna Procaccini.
Dopo un colloquio in Comune, il prefetto è stato accompagnato nei luoghi dove sono stati registrati i maggiori problemi in seguito al nubifragio di giovedì e venerdì notte. Una vera e propria emergenza con il maltempo che in queste ore ha ripreso a manifestarsi con pioggia e forte vento.
Gli operai comunali, i volontari della Protezione Civile e le forze dell’ordine continuano a lavorare per ripristinare i danni e contenere i disagi, mentre in comune si continua a monitorare la situazione con la speranza di un miglioramento delle condizioni metereologiche. Il prefetto Ferdani ha espresso vicinanza e collaborazione, salutando Matelica per poi recarsi nelle altre città del maceratese danneggiate dal maltempo.
"Ringraziamo il prefetto per essere venuto a Matelica in queste ore critiche - commenta il sindaco Baldini – ci scusiamo con i cittadini per i disagi che si sono venuti a creare a causa del maltempo, stiamo cercando di risolvere tutte le problematiche nel minor tempo possibile, ma le zone da coprire sono tante e i danni in alcuni casi molto gravi. Ringraziamo le forze dell’ordine, la protezione civile, la polizia locale, i vigili del fuoco e tutti quei cittadini che volontariamente si sono rimboccati le maniche per aiutarci in questo difficile momento".
Venerdì 23 settembre (ore 17:00), nella frazione di Piediripa, a Macerata, si terrà la cerimonia del 79° anniversario dell'olocausto del Vicebrigadiere dei Carabinieri Salvo D'Acquisto. L'organizzazione sarà curata dall'Associazione Nazionale Carabinieri, Sezione di Macerata, di concerto con il locale Comando Provinciale Carabinieri.
Il ViceBrigadiere Salvo D'Acquisto nel corso della seconda Guerra Mondiale s'immolò per salvare dalla fucilazione 22 ostaggi innocenti catturati dai tedeschi a seguito della morte accidentale di un militare.
D'Acquisto, consapevole della situazione, si assunse spontaneamente la responsabilità dell'attentato e ottenne cosi dai nazisti la liberazione degli ostaggi. I tedeschi lo fucilarono immediatamente sul luogo dove oggi una stele in pietra ne ricorda il sacrificio.Il gesto gli valse la Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria e l'attenzione delle autorità ecclesiastiche per l'innalzamento del Martire alla gloria dell'altare.
Saranno presenti alla cerimonia il prefetto di Macerata Flavio Ferdani, il comandante provinciale dei Carabinieri Ten. Col. Nicola Candido, il comandante provinciale della Guardia di finanza Col. Ferdinando Falco, il nuovo sindaco di Macerata Sandro Parcaroli, il Questore Vincenzo Trombadore, il generale Tito Baldi Honorati, ispettore regionale dell’Associazione Carabinieri, del presidente dell'Amministrazione Provinciale di Macerata nonché sindaco di Macerata Sandro Parcaroli e del Presidente dell'Associazione Nazionale Carabinieri, Sezione di Macerata Luogotenente Giovanni Colucci, nonchè una ristretta rappresentanza delle medesime Sezioni della provincia e dell'associazioni Combattenstistiche e d'Armi.
L’immagine del territorio marchigiano non viene immediatamente associata alla presenza stabile di consorterie mafiose. Eppure, nella regione, si è evidenziata "la presenza e talvolta l’operatività di affiliati alla criminalità organizzata calabrese, pugliese e della camorra". A rilevarlo è lo studio della Relazione semestrale 2021 della Dia (Direzione Investigativa Antimafia).
Il riscontro si è avuto all’esito di operazioni investigative condotte nel territorio: in particolare "a San Benedetto del Tronto sarebbero stati individuati soggetti riconducibili alla ‘ndrangheta del catanzarese; in provincia di Macerata e a Fermo sarebbero emerse proiezioni riferibili alle cosche del crotonese".
"Nel territorio", si legge ancora nel rapporto della Dia, "si sarebbero registrate anche presenze collegate a sodalizi pugliesi impegnati in un 'pendolarismo criminale' finalizzato alla commissione di reati predatori, nonché a compagini camorristiche. Non solo organizzazioni nazionali" si legge nella relazione Dia.
Viene, inoltre, segnalato come "nella Regione Marche proseguono nella loro attività delinquenziale gruppi criminali di matrice etnica che occupano stabilmente settori legati al traffico di stupefacenti, a reati contro il patrimonio, allo sfruttamento della prostituzione". Tra le matrici più operative, soprattutto nel settore degli stupefacenti, si segnalano la criminalità albanese, quella nigeriana, la pakistana e l’afghana.
Tema caldo per le Marche, è la ricostruzione post-sisma attenzionata poichè a rischio di infiltrazioni malavitose nell’aggiudicazione dei relativi appalti e subappalti sia pubblici che privati. Per contrastare il fenomeno è stato siglato ad Ancona il "Protocollo in materia di criminalità organizzata e terrorismo" tra la Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo e gli Uffici Giudiziari del Distretto delle Marche, finalizzato ad agevolare lo scambio di informazioni tra gli organi inquirenti per poter intervenire tempestivamente in sede di indagine con l’aggressione di capitali di provenienza mafiosa, "innalzando il livello di prevenzione e soprattutto di repressione".
Il Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo di allora in occasione della sottoscrizione dell’ Accordo ebbe a dichiarare che la criminalità mafiosa si muove attraverso numerose figure insospettabili: "Si tratta di mediatori, facce pulite, come professionisti, commercianti, avvocati, che trattano e acquistano per conto della mafia. Il loro prestanome è in genere una persona che non ha precedenti, che non è conosciuta e a volte ha anche un passato economico-finanziario, un soggetto che ha già operato nel tessuto sociale ed economico e che quindi non è sospetto, ma alle spalle ha un’organizzazione mafiosa che lo sostiene".
E ancora: "La mimetizzazione è il meccanismo attraverso il quale opera la mafia nelle Marche. Anche grazie alle connivenze, a quella che chiamiamo la borghesia mafiosa, quella parte della società che appare pulita, mentre in realtà è contigua e collusa, se non addirittura intranea alle mafie. Grazie a un gioco di corrispettivi, il ricavo finisce per essere il collante che lega la borghesia alle mafie".
In chiusura, le parole del dottor Gratteri, procuratore della Repubblica di Catanzaro che, giunto all’Università Politecnica delle Marche di Ancona nel maggio scorso per la cerimonia di conferimento del dottorato di ricerca honoris causa in Management and law, alla domanda "come prevenire il rischio di infiltrazioni criminali in una regione, come le Marche, dove la ricostruzione post-sisma è appetibile alla criminalità" ha risposto: "Spiegando bene alla gente che in economia non ci sono scorciatoie, che quando ad un imprenditore marchigiano vengono offerti smaltimento dei rifiuti con il ribasso del 40%, manodopera basso costo e sottopagata, con ribassi del 30-40%, vince la mafia: nel breve periodo può sembrare un guadagno, poi nel medio lungo periodo vuol dire drogare l’economia, togliere libertà e quindi anche il sorriso alla gente".
Annullati gli eventi in onore di San Nicola da Tolentino programmati per quest'oggi, sabato 17 settembre. La decisione è stata assunta dall'amministrazione comunale di Tolentino a seguito della proclamazione del lutto su tutto il territorio regionale per l’emergenza venutasi a creare a seguito del maltempo, nel rispetto delle vittime e dei dispersi e in segno di solidarietà alla comunità colpite.
È stato rinviato a data da destinarsi il concerto “Jazz Reunion” in programma al Politeama. La mostra di pittura promossa dal laboratorio dell’arte di Roberto Di Dionisio sarà inaugurata domenica 18 settembre, alle ore 11.30.
Annullato l’evento dedicato alla realtà virtuale e programmato per il pomeriggio in piazza Mauruzi. È stata rinviata a sabato 24 settembre la rievocazione storica della leggenda del Ponte del diavolo.
Infine, anche il team Demood, si stringe alle famiglie delle vittime coinvolte e colpite, annullando la Mood Night. Le manifestazioni sia religiose che civili in programma per domenica 18 settembre, Festa del Perdono, si terranno invece regolarmente.
Hanno lavorato fino a tarda notte alla luce di una torre faro, per poi riprendere le operazioni questa mattina presto, i tecnici dell’ufficio Manutenzione del comune di San Severino Marche e i volontari del gruppo comunale di Protezione Civile, insieme agli addetti di una gru di una ditta specializzata, impegnati da ore per liberare le campate del ponte Sant’Antonio dai grossi tronchi trascinati a valle dalla piena del fiume Potenza causata dalle forti piogge di questi giorni.
Sul posto, per un sopralluogo, anche il sindaco Rosa Piermattei, e il coordinatore della Protezione Civile, Dino Marinelli. Le operazioni si sono interrotte solo per poco e la viabilità sopra il ponte è stata vietata per poi essere riaperta.
Stamattina, intorno alle ore 8, la Polizia Locale e gli addetti del servizio Viabilità del Comune hanno di nuovo chiuso la strada tra via Del Vallato e via Antolisei con delle transenne per permettere a uomini e mezzi di intervenire nuovamente con un camion gru. I volontari della Protezione Civile, addestrati con tecniche speleo, si sono calati dall’alto fino all’acqua e hanno liberato l’alveo.
Sono ancora numerose le chiamate per interventi vari su tutto il vastissimo territorio comunale. Resta chiusa, per precauzione e per permettere le operazioni di bonifica e di ripulitura da terra, fango e detriti, la strada comunale Stigliano – Serripola transennata dalla Polizia Locale da Tabbiano e fino all’incrocio per Stigliano.
Intanto si continua a fare la conta dei danni sulla viabilità ordinaria, soprattutto nelle zone di campagna e nelle frazioni. Devastati diversi tratti a servizio delle località di Aliforni e Gaglianvecchio, Agello e Sant’Elena, Colmartino e Pitino.
Storia, natura e tradizioni costituiscono di per sé un trittico dai risvolti affascinanti, nonché una preziosa opportunità di conoscenza spesso a portata di mano, qui nelle Marche. Se ci si sposta di appena 7 chilometri fuori i confini di Macerata, fino alla Contrada Valle, la sintesi di cui sopra è rappresentata dalla Tenuta Lucangeli, azienda agricola che da oltre 150 anni si divide fra la produzione propria di prodotti tipici locali (vino, olio, grano e cereali) e l’allestimento di eventi vari: dai ricevimenti per matrimoni ai meeting, fino alla “Rievocazione storica della trebbiatura” nei mesi di giugno-luglio.
Quest’ultima, in particolare, viene organizzata ormai da circa 30 anni, da quando Antonio Lucangeli (classe ’62) è subentrato al padre nel 1990 alla direzione e alla gestione della proprietà. Grazie a lui abbiammo scoperto quanto profonde siano le radici di quello che veniva definito originariamente un piccolo borgo (con tanto di granai, cantine, cappella per le funzioni domenicali, abitazioni prestate agli operai, falegnameria e mulino): radici che partono dai Compagnoni Floriani (intorno al XVI° sec.), passano per i Torlonia e gli Orsini di Roma, e raggiungono nel 1870 la famiglia Lucangeli.
Nella sua veste di imprenditore agricolo, Antonio ammette di essersi scontrato a più riprese con i diversi “alti e bassi” dell’economia italiana, nell’arco di tre decenni. Oggi, nel 2022, una nuova crisi - incentivata soprattutto dagli ultimi due anni di pandemia - rischia di allargare il già sensibile strappo che divide i ricchi dai poveri, i piccoli e medi imprenditori da quelli più grandi. E dove gli spettri del futuro si riflettono nel progressivo e inarrestabile aumento dei costi per luce, gas e reperimento delle materie prime.
“Siamo sempre stati sotto lo scacco delle speculazioni - afferma Antonio - perché se non hai forza imprenditoriale a livello nazionale rischi di subire per primo le variazioni dei prezzi di mercato, con successive perdite ecomiche. Persino quello della siccità è stato un tema trattato fino all’anno scorso come pura e semplice questione localizzata: ques’anno ha avuto maggiore impatto mediatico solo perché è stata estesa a livello nazionale”.
Andando nello specifico, Lucangeli ci segnala come da novembre a luglio le bollette di luce e gas della sua Tenuta abbiano subito un balzo del 50%, incidendo di conseguenza sulla produzione dei circa 100 ettari di terreno ivi presenti (800, in origine). “Io e i miei dipendenti non abbiamo idea di come fronteggiare questa situazione senza andare a penalizzare la nostra clientela. Come molti altri, abbiamo provato ad aumentare nel corso degli anni produzione: ma ognuno segue le proprie regole e, di conseguenza, le difficoltà non scompaiono mai del tutto”.
Si parla, insomma, di un’anomalia squisitamente europea, caratterizzata da tutte quelle criticità di ordine pratico (spese, reperimento materie prime, qualità dei fornitori) che, se affrontate da soli, risolvono ben poco. E’ dunque sul senso di comunità che Antonio individua la reale soluzione alla fatiscente economia marchigiana (quindi italiana); e sul revisionismo di un mercato troppo orientato al profitto immediato e, quindi, poco lungimirante. Un quadro generale che, ovviamente, restituisce alla politica la sua buona dose di responsabilità.
“Oggi paghiamo lo scotto di una globalizzazione fuori controllo - spiega Lucangeli - e rispetto alla quale i vari governi che si sono succeduti negli ultimi 20 anni hanno saputo fare ben poco: in questo senso, c’è stato un totale appiattimento della politica italiana sotto l’ombrello della cosiddetta Comunità Europea. E non mi illudo certo che le cose possano cambiare con un nuovo esecutivo alla guida del paese, dopo il 25 settembre: per fronteggiare l’attuale crisi, noi piccoli e medi imprenditori dovremo cavarcela da sola. Persino durante la pandemia gli interventi e le agevolazioni sono stati insufficienti: l’assistenzialismo è inutile se non è continuativo, al massimo serve ai partiti per autoincensarsi di aver fatto qualcosa. Ma subito dopo, veniamo nuovamente lasciati soli a subire le varie difficoltà, con il risultato che ognuno torna a pensare a sé. E, nel peggiore dei casi, si finisce col farsi la guerra a vicenda”.
Il governo "farà tutto il necessario" per far fronte al disastro che ha colpito le Marche. Il Consiglio dei ministri ha deliberato lo stato d'emergenza con lo stanziamento di 5 milioni per i primi aiuti.
"E' un disastro. Faremo tutto il possibile", ha detto il presidente del consiglio, Mario Draghi, in visita a Pianello di Ostra, in provincia di Ancona. "Vi abbracciamo tutti, vi siamo vicini e contate su di noi". "Certo che c'è un problema idrogeologico", ha aggiunto Draghi.
Gli stanziamenti "sono l'inizio, solo l'inizio ma ho rassicurato il presidente della Regione, tutti i sindaci e le autorità che ringrazio, che tutto quel che necessario per riavviare le attività scolastiche, ricostruire le case che sono state distrutte sarà fatto".
Dopo la riunione operativa a Ostra sulla situazione dei paesi colpiti pesantemente dal maltempo e da esondazioni in provincia di Ancona, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha annunciato una sorta di 'whatever it takes' per aiutare la cittadinanza a ricostruire e ripartire.
"Ci sono esigenze pratiche, ripulire, ricostruire - ha ricordato Draghi - riavviare le attività produttive, riaprire le scuole. Il governo non risparmierà alcuno sforzo per aiutare le famiglie e le imprese di questa parte"
"Sono qui - ha detto Draghi - per esprimere la vicinanza e solidarietà del governo, e quella mia personale. Ho sentito le testimonianza dei sindaci dei paesi colpiti, testimonianze profonde che commuovono e lasciano un messaggio che lasciano un messaggio che porto io e trasmetterò al resto del governo: testimonianza che parlano della voglia di ricominciare, di ripartire ma anche del lutto della tragedia".
"Non ci lasciate soli": è una delle voci che si sono levate nel cielo di Pianello di Ostra, all'arrivo del presidente del Consiglio. Il premier, accompagnato dal presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, ha visitato una porzione della frazione devastata dall'alluvione. "Le fotografie le facciamo sul set, c'è il fango da spalare", è stata un'altra frase pronunciata all'indirizzo di Draghi.
“Ore complicate e complesse dove però lo Stato ha fatto sentire la sua presenza”. È quanto ha commentato il presidente della Regione Francesco Acquaroli, al termine della vista del presidente del Consiglio Mario Draghi a Pianello di Ostra, devastata dal maltempo che ha colpito le Marche.
“La Regione ringrazia tutti i volontari, le forze dell’ordine e la protezione civile che da ieri sera hanno lavorato con abnegazione su tutto il territorio martoriato. Daremo la migliore risposta possibile alle comunità coinvolte e così duramente provate. Il nostro interesse è ripartire e non ci sarà ripartenza vera senza anche la riapertura della attività economiche compromesse. Da parte del presidente Draghi è venuto un impegno determinato e convinto” ha aggiunto il governatore.
L’auspicio, ha concluso Acquaroli, è che “questo evento drammatico non venga ricondotto alle elezioni politiche perché questo è un momento molto particolare per la nostra comunità che già vive altri drammi in altre parti del nostro territorio. Le risposte che vogliamo dare ai cittadini coinvolti saranno all’insegna dell’efficienza e della tempestività”.
"La previsione meteorologica per la giornata di giovedì mostrava la possibilità di temporali in formazione sul versante tirrenico della penisola, con eventuale interessamento del crinale appenninico e delle aree interne marchigiane. Per tale motivo era stata emessa un'allerta di livello giallo per le zone di allerta 1 e 3 (settori montani e alto collinari del pesarese e dell’anconetano) per temporali localmente intensi. Nelle altre zone della regione la previsione non mostrava evidenze di fenomeni di intensità tale da determinare criticità e, pertanto, il livello di allerta è stato lasciato verde".
Così, in una nota, il Centro funzionale multirischi della protezione civile delle Marche ha giustificato il mancato allarme in riferimento alla giornata di ieri, evidenziando come l'evoluzione del maltempo sia stata "non prevedibile", determinando vittime ed esondazioni in alcune zone della provincia di Pesaro e Urbino e Ancona.
"Nel pomeriggio di giovedì, tra le province di Siena e Arezzo, si è assistito alla formazione di un temporale cosiddetto autorigenerante V-shaped, che, nel suo spostamento verso est, è andato interessare la zona interna del pesarese, per poi portarsi verso la costa anconetana - si spiega nella nota -. L’interazione con l’Appennino ha intensificato la struttura temporalesca proprio nella zona del Catria".
"Caratteristica dei temporali autorigeneranti - spiega il Centro funzionale - è quella della stazionarietà: il temporale continua a riformarsi sempre nello stesso punto e va a interessare sempre le stesse zone, anche per alcune ore. Sono fenomeni la cui previsione è estremamente difficoltosa, sia perché sono molto rari e sia perché le dinamiche che li generano implicano spesso la presenza di configurazioni a scale molto piccole di difficile individuazione".
"In questo caso, gli elementi previsionali per stimare un'estensione e persistenza di fenomeni così intensi sono stati del tutto assenti. Anche nella vigilanza, a livello nazionale, tali fenomeni non sono stati assolutamente segnalati", conclude il Centro funzionale.
"Le strade sono un vero disastro. Piene di buche pericolose e, ai bordi della carreggiata, erbacce altissime. La situazione, già precaria, è precipitata con l'alluvione di questa notte. Sono anni che facciamo presente la problematica ma nessuna amministrazione comunale è mai intervenuta". A racchiudere, in una lettera di protesta, inviata alla redazione di Picchio News, il loro scoramento sono i cittadini residenti in contrada Mattonata e nella frazione di Spaccio Costa dei Ricchi, a Recanati.
"Pretendiamo che la situazione si risolva una volta per tutte - scrivono -. Parliamo di zone residenziali e aree in cui sono presenti strutture ricettive. Non crediamo che i turisti siano felici di percorrere asfalti in cui sono costretti a saltare da una buca all'altra come fossero liane. In più di un'occasione, anche questa notte, abbiamo pregato affinché si intervenisse ma nessuno dell'ufficio tecnico comunale, ad ora, è venuto a valutare i danni creati dall'eccezionale ondata di maltempo".
"A ciò si aggiunga la ventilata ipotesi che la discarica provinciale possa sorgere proprio in questi luoghi, immersi nel verde e densamente popolati" concludono nella loro lettera di sfogo i cittadini recanatesi.