Porto di Civitanova, la lettera del progettista al committente: svelato il contenuto integrale
L’ingegner Paolo Viola acconsente alla pubblicazione delle sue confidenze al committente del progetto di sviluppo del porto di Civitanova.
Viola è ingegnere, progettista, ricercatore, fondatore e coordinatore di master universitari. I suoi progetti sono stati presentati o pubblicati a Londra, Amburgo, Oxford, New York, Montreal, Tokio, e soprattutto in Italia, dove vive. C
on decine di pubblicazioni e libri al suo attivo, è membro del Comitato Nazionale PIANC presso il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici a Roma, negli ultimi 20 anni ha realizzato i suoi progetti di sviluppo lungo tutto lo Stivale, e non solo.
A lui si devono i porti turistici di Lignano Sabbiadoro, Loano, Montignoso in Versilia, per dirne alcuni. A Venezia ha progettato con Alessandro Mendini un teatro galleggiante prima della ricostruzione della Fenice. A Genova ha indirizzato fin dagli anni ’80 gli studi sul porto e sul waterfront. Sue le aree dei pescatori a Porto Santo Stefano. Suoi i piani regolatori dei porti di Catania, Messina, Crotone, Termoli, Termini Imerese, Rio Marina all’Isola d’Elba, il parco fluviale a Cosenza, i concorsi internazionali vinti per i lungomare di Rapallo e Vado Ligure.
Dai progetti per una struttura polivalente galleggiante sul lago di Como e per il polo fieristico nautico di Cernobbio alla riqualificazione dei waterfront di Mestre, Stintino, Alghero, interventi a Firenze e Roma, Napoli ed Istanbul, l’ingegnere ha visto Civitanova e se ne è innamorato. Lo dice nella lettera che ha acconsentito a far pubblicare.
Uno scritto per dire che si è sentito mortificato dal paragone tra il progetto per Civitanova e i palazzi di Dubai. E’ sconfortato per i “comitati contro”, contro lo sviluppo e la bellezza. L’ingegnere è convinto che «quando i civitanovesi avranno superato lo choc creato da un’informazione tendenziosa, capiranno che il progetto di riqualificazione rappresenta il miglior uso di quel bene pubblico che si chiama porto». Le critiche al progetto, secondo Viola, sono dovute alla sua insufficiente conoscenza che fa inventare numeri, sbagliare tutte le valutazioni, ignorare le procedure di evidenza pubblica. Suggerisce un convegno aperto alla cittadinanza a inizio settembre e «sono sicuro - scrive - che emergerebbero la minorità degli interessi particolari e la prevalenza degli interessi della città nella sua interezza».
A seguire la lettera integrale:
"Caro Umberto
ti sembrerà strana questa lettera, un po’ fuori dallo schema del normale rapporto fra committente e professionista da lui incaricato, tuttavia sento di doverti dire alcune cose che, per la loro pregnanza e per la delicatezza del momento che stiamo attraversando insieme, preferisco affidare a uno scritto, più ponderato e misurato delle parole. E poi, lo sai, verba volant scripta manent.
Quando nell’ottobre del 2018 ci conoscemmo - presentati dal comune amico Angelo Zerilli - la prima cosa che mi dicesti fu “vengo da lei perché spero che con la sua età e la sua esperienza sia capace di fare un progetto non per celebrare se stesso o il suo committente, ma per arricchire ed onorare una città nella quale vivranno i miei figli e nipoti” e a questa linea ti sei attenuto durante il lungo percorso che ci ha portato al progetto di oggi, anche contestandomi scelte che - pur accattivanti e redditizie - ti sembravano penalizzanti per alcune categorie di persone, o non sufficientemente trainanti per l’economia dell’intera comunità. Quanto abbiamo discusso della storia e del carattere di Civitanova e del suo porto, e soprattutto della pesca, dei cantieri, dei lidi, del commercio che da quel porto traggono sostentamento!
Ho vissuto abbastanza a lungo da sapere che ogni volta che si interviene sullo spazio pubblico, e in particolare sullo spazio urbano, si suscitano reazioni anche violente e giustificate dalla preoccupazione che i cambiamenti possano far perdere la memoria storica dei luoghi o, peggio ancora, danneggiare qualche interesse: pensa a quello che succede sempre, ogni volta che in un paese o in una metropoli – capita ovunque – si progetta di pedonalizzare una strada o una piazza. C’è sempre la rivolta di interi quartieri, la nascita di comitati “contro”, l’urlo sguaiato di slogan apodittici. E come sempre (lo dico, senza tema di smentita) in breve tempo lo stesso popolo che si era ribellato è diventato strenuo difensore del nuovo stato.
Per questo la rivolta del “giù le mani dal nostro porto!” non mi ha turbato più di tanto. Mi ha offeso solo quel paragone con Dubai perché non solo è totalmente sbagliato, inventato da chi non ha visto il progetto e forse non ha mai visto Dubai, ma è anche stupido ed irritante per i malevoli significati che vuole veicolare. Quello che non mi aspettavo invece, e per questo ti scrivo, sono alcuni aspetti della protesta apparsa con tanta ridondanza sui media civitanovesi di questi giorni. Provo a spiegarmi.
Quando si dice “la mia famiglia è qui da più di cent’anni” come si fa a non capire che quella famiglia ha utilizzato un bene dello Stato - cioè di tutti noi, anche di chi come me vive altrove - che le regole prevedono venga assegnato per un periodo limitato, un periodo che dovrebbe essere proporzionato all’investimento previsto? E che poi venga rimesso in gara, affinché altri soggetti possano ottenerne l’uso alle migliori condizioni offerte al Demanio-proprietario? La concessione goduta per lunghissimo tempo è, all’opposto di ciò che viene urlato, l’inequivocabile segnale che il termine è stato abbondantemente superato! E si tratta delle stesse persone che sostengono che la concessione richiesta da noi è eccessivamente lunga!
Lo Stato e chi lo rappresenta, in questo caso il Comune, ha un solo dovere quando amministra un bene pubblico come una spiaggia o un porto (così come fa per le concessioni dei canali televisivi o degli slot delle linee aeree): quello di affidarli a chi, di volta in volta, attraverso il loro uso offre un servizio più utile alla comunità, al suo benessere, alla sua economia, al suo equilibrato sviluppo.
Considerato che, da una parte, esiste un ristretto gruppo di persone timorose di perdere la loro posizione di privilegio e, dall’altra, c’è un imprenditore che - sotto il controllo della pubblica amministrazione - intende offrire opportune garanzie per limitare i danni a chiunque (o meglio per non farne a nessuno), sono certo che il novantanove per cento dei cittadini civitanovesi, superato lo “choc” creato da una informazione tendenziosa, capirà che il nostro progetto di riqualificazione rappresenta il miglior uso di quel bene pubblico che si chiama porto. E mi chiedo perché i media non facciano nulla per stimolare un dibattito fra i tanti che potrebbero aiutare la pubblica amministrazione ad esprimere un giudizio ponderato sulle proposte che vengono legittimamente avanzate da nuovi soggetti ed operatori economici.
Non basta. Non ho mai sentito in questi giorni una valutazione corretta della nostra proposta: ho sentito solo numeri inventati, valutazioni economico-finanziarie senza capo né coda, totale ignoranza delle procedure di evidenza pubblica (persino da parte di avvocati o sedicenti esperti) e una quantità di spropositi inenarrabili (e, se me lo consenti, anche irriverenti nei confronti tuoi, miei e della straordinaria équipe che ha lavorato per mesi e mesi pensando a questa città, innamorandosene, e facendo tutto il possibile per individuare la strada più appropriata per il suo ineluttabile divenire). Sogniamo i soldi europei destinati all’innovazione e poi, ogni volta che si vuole innovare qualcosa, c’è sempre qualcuno che organizza i “comitati contro”.
Per questo vorrei aiutarti a portare a Civitanova quel metodo del “débat public” che vige in tanti paesi europei, a compiere il rito del confronto civile e della trasparenza. Potremmo organizzare ai primi di settembre un convegno aperto a tutta la cittadinanza in cui mostrare, illustrare e discutere il progetto tra esperti indipendenti, che potranno rispondere anche alle domande e alle obiezioni dei cittadini.
Sono sicuro che emergerebbero la minorità degli interessi particolari e la prevalenza degli interessi della città nella sua interezza. Nei confronti dei primi, del resto, il progetto ha previsto le soluzioni più che equilibrate da te richieste a seguito degli incontri che nei mesi scorsi hai avuto con una gran parte degli interessati (altro che ignari e tenuti all’oscuro!) e che stai trattando o tratterai nelle sedi opportune, evitando che si intorbidino le acque che vorremmo restassero cristalline.
Buon lavoro, dunque, per questa torrida estate e infiniti auguri per il progetto cui - tu da una parte e noi dall’altra - abbiamo dedicato un pezzo importante della nostra vita professionale ed emotiva, con sacrifici e risorse economiche al limite delle nostre possibilità".
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