Miss Italia irredentista e gli imbe(ci)lli
Grande scalpore intorno alle parole della nuova miss. In una sola frase incrinati i due tabù della postmodernità : la guerra e la differenza tra i sessi. "Vorrei aver vissuto durante la guerra, tanto la fanno gli uomini" e d'un tratto ecco cadere i castelli di carta tanto a fatica costruiti dal buonismo e dall'altraguancismo. In un soffio spazzati via gli asterischi neutri in fin di parola. Docenti, sindacalisti, maitre a penser, faziani e lettizzettiani... tanti "re nudi" insomma, davanti al fanciullo. Ma, detto perché va detto che la guerra è male e che è sporca e bla e bla e bla, possibile che mai nessuno abbia l'onestà intellettuale e morale di ammetterne il fascino? E non vale a nulla dire che senza lei non avremmo gli eroi, i tamburini sardi, l'Iliade e i fratelli digrignanti i denti di Ungaretti, la terza di Beethoven, Salvate il soldato Ryan, le Scogliere di Junger, Rambo e il partigiano Johnny, il futurismo, Giovanna D'Arco, Guglielmo Tell e via dicendo senza sosta fino a mercoledì sera. Ma allora la guerra intesa come belligeranza, agone, sprezzo antiborghese della comoda sopravvivenza, ha o no un suo fascino? Perché scandalizzarsi se una ragazza avrebbe voluto vivere quei tempi? La nostra epoca ha sublimato la valenza etica ed estetica della guerra consegnandone il precipitato allo sport: qui esistono ancora, al riparo dal buonismo, attacchi e difese , schieramenti e capitani e ancora campanilismo bandiere e identificazione... perfino nel gioco del Bridge si parla di attacchi da Nord o da Est! Ma nella vita, per carità. Invadeteci, sfruttateci, schiavizzateci, colonizzateci, spremeteci di tasse... saremo passivi fino all'autodissoluzione. Visto mai ci attaccassero su Facebook.
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