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I settori economici più forti a livello globale e la rivincita dell'Italia

I settori economici più forti a livello globale e la rivincita dell'Italia

Nel 2017 la crescita dell’economia mondiale ha visto un’accelerazione, come si legge nel rapporto ICE-Prometeia dal titolo “Evoluzione del commercio con l’estero per aree e settori”, in cui si stima una crescita solo degli scambi di manufatti del 4,6%. Anche le previsioni relative al biennio 2018-19 confermano questa tendenza molto favorevole e indicano che la crescita del Pil globale si stabilizzerà fino ad assestarsi al 5,3% entro due anni. La ripresa degli investimenti da parte della Cina e il ritorno alla crescita di Paesi emergenti come Russia, Emirati, Brasile, Arabia Saudita oltre al rafforzamento della ripresa nelle economie più radicate, soprattutto degli Stati Uniti, hanno permesso di raggiungere un nuovo equilibrio tra i mercati e un rilancio importante degli emergenti. Ma quali sono i settori più forti nell'economia mondiale e gli scenari previsti nel biennio 2018/2019?

Settori in continua crescita

Tra i settori, l’Automotive è quello che è riuscito generare valore attraverso importanti investimenti nella tecnologia e nell'innovazione, prima fra tutte il prolificare di auto elettriche. Il trend economico in questo comparto risulta abbastanza chiaro secondo l'osservatorio Business Monitor International: tra due anni la dinamica della produzione mondiale potrebbe oltrepassare i 112 milioni di autoveicoli, 17 milioni in più rispetto al 2016 con un +17,4%, quando la produzione mondiale aveva superato i 95 milioni quasi il doppio dei volumi rispetto al 2001. Questo salto in avanti è da collegare alla crescita stessa del Brics, formato da Brasile, Russia, India e Cina e Sudafrica, che dal 2000 al 2018 è riuscito a quadruplicare la quota mondiale di produzione, con la Cina che ha fatto un balzo dagli otto milioni di autoveicoli prodotti nel 2007 agli oltre ventotto milioni dello scorso anno, aggiudicandosi il primato di paese produttore e leader di mercato con marchi come Ssangyong e la cinese Great Wall. Questo scenario viene ben rappresentato nell'infografica di Betway, che partendo dalla lista dei 100 uomini più ricchi del mondo approfondisce l'argomento evidenziando anche il netto distacco del settore Costruzioni, Logistica e Real Estate rispetto agli altri comparti economici e della supremazia incontrastata della Cina, seguita solo da Giappone, Russia e Stati Uniti, che si deve accontentare del quarto posto.

Fonte infografica: Betway

Meccanica ma non solo...

 

La meccanica viene individuata come chiave della crescita italiana sopra la media nei prossimi anni, accompagnata dal settore automotive, elettrotecnico e farmaceutico, dove il nostro Paese fa da base produttiva, sempre che la guerra commerciale e dei dazi, cominciata dagli Stati Uniti di Donald Trump non provochi contraccolpi troppo massicci sul nostro sistema industriale, che oggi risulta essere più competitivo e con un capitale umano più qualificato. Le dimensioni medie delle imprese aumentano acquistando una migliore capacità di radicarsi sui mercati esteri, grazie all’aggiornamento tecnologico degli impianti. Nel biennio 2018-19 secondo secondo le ultime analisi e proiezioni della Banca Intesa SanPaolo e della Direzione Studi e Ricerche di Prometeia, l’industria manifatturiera italiana dovrebbe registrare un rafforzamento della tendenza positiva in atto, con una crescita produttiva pari al 2,4% per quest’anno e del 2,1% l'anno prossimo, per ritornare ai fatturati della pre-crisi del 2007. Secondo un approfondimento reso noto da Markit Economics in collaborazione con JPMorgan, l’Italia è stata nel gennaio di quest’anno l’economia che ha registrato il più alto indice relativo all’output manifatturiero a livello europeo ma anche a livello mondiale, davanti alle potenze economiche asiatiche, come Cina, Taiwan, Corea del sud, Thailandia, Filippine e Indonesia.

Vince il settore manifatturiero

 

La percentuale delle aziende manifatturiere americane con l’output manifatturiero in fase crescente è stata a gennaio poco più del 55%. È una vera rivincita dell’Europa e soprattutto dell’Italia che ha sfruttato la domanda privata interna e la capacità competitiva della sua industria sui mercati internazionali. L'altro settore dove il nostro Paese sembra essere maggiormente avvantaggiato è quello inerente agli scambi dell'agroalimentare: tra i beni di consumo e la domanda di importazioni l’Italia riesce ad abbinare una quota crescente nel tempo con una struttura di domanda mondiale tagliata su misura per la sua specializzazione, grazie anche ad una maggiore attenzione e sensibilità riposta dal nostro Paese verso i consumi legati al benessere e alla salute. Parallelamente il made in Italy continua la sua corsa con la Moda e l'Arredo che vedranno entro due anni crescere tra il 6,5% e il 7% grazie ad una filiera nazionale competitiva in ogni sua fase, dove farà la differenza la valorizzazione dell’e-commerce e di tutti gli strumenti digitali collegati. Lo scenario mondiale che si prospetta sembra essere una situazione totalmente diversa rispetto a quella degli ultimi anni. L’incremento del fatturato coinvolge tutti i principali settori, con una spinta ulteriore proveniente, come abbiamo visto, dal comparto manifatturiero che registra un +1,5%, restando stabile nell'ultimo trimestre.

 

Se in passato la tendenza delle imprese italiane è stata quella di orientarsi verso i mercati esteri in primis per non rimanere schiacciate dalla debolezza del mercato di casa, nel prossimo futuro potrebbero prendere forma nuove motivazioni strettamente legate ad un commercio internazionale, che dai dati disponibili, sembra mostrare una nuova linfa vitale e segnali positivi di una crescita nel medio periodo.

 

 

 

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