Conte dà il via libera a Ricci: d’altronde parliamo di bazzecole, quisquilie e pinzillacchere
Conte rifila una scoppola amichevole a Ricci e mette una pietra tombale al purismo dei Cinquestelle. "Non ci sono ragioni per chiedere al candidato alla presidenza della Regione Marche un passo indietro", ha dichiarato l’avvocato del popolo, per un giorno giudice della sinistra. Tutto previsto.
Ricci ha parlato ai giudici, Conte ha parlato ai suoi e ha detto "go on". Come si poteva pensare che colui che ha messo in ginocchio le casse dello Stato con il 110 – della serie: "tu ristrutturi casa io ti do quello che hai speso più un mancia del 10%" –, dopo aver massacrato l’Italia sotto Covid con il duo Speranza-Arcuri, dei quali si sono (per fortuna) perse le tracce, potesse stoppare Ricci in piena campagna elettorale, l'antesignano del campo largo in quel di Pesaro, città passata in poco tempo da Capitale della Cultura a Capitale degli Affidamenti.
Il giudice Conte oggi ha detto sì. Si vada avanti con Ricci ma ha fatto notare che, se la situazione dovesse precipitare con altre novità giudiziarie a carico dell’esponente del PD, si è sempre in tempo - quelli del movimento multitasking 5 Stelle - a sfilarsi per sbandierare l’orgoglio duro e puro della legalità (sempre a macchia di leopardo, però, vedi i casi Todde in Sardegna, e così via).
Un’occasione mancata per smarcarsi dal partito di una Segretaria ostaggio di Giani (in Toscana), De Luca (Campania) e di Emiliano più Vendola (Puglia), contando i pochi punti percentuali di distanza da quello che ancora si arroga il diritto di essere il partito guida di una sinistra sempre più allo sbando.
Giuseppi non se l’è sentita di far saltare il tavolo, con buona pace dei mal di pancia di molti suoi “duri e puri”, ed ha scelto di passare per il buon alleato che chiude un occhio, senza però essere disposto a chiuderne due.
La sua fiducia in Ricci infatti non è totale: "Se dovessero emergere fatti nuovi – ha detto il foggiano pentastellato - ne trarremmo le dovute conseguenze". Una mossa machiavellica, quella di Conte, a cui si aggiunge un'altra postilla non di poco conto: l'invito a Ricci di adottare misure più rigorose, quali "un protocollo sulla legalità e un codice etico che possa prevenire i conflitti di interesse".
Siamo al limite del ridicolo. Il giurista Conte, sull'onda mediatica di Affidopoli, riscrive la nuova legislazione degli appalti, come se non bastasse l'Anac – Autorità Nazionale Anticorruzione -, il Codice Appalti da pochi mesi in vigore, il Mepa – Mercato della Pubblica Amministrazione - e l’attività di tutte le società che registrano il rating reputazionale delle imprese e dei fornitori della Pubblica Amministrazione.
La legalità parallela dell’avatar Conte sembra più un avvertimento al suo alleato del Pd piuttosto che una cosa seria, tipo “questione morale”. D’altronde, quando sono in ballo “cose di sinistra”, parliamo di bazzecole, quisquilie e pinzillacchere.
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