L'ho detto e ripetuto ad abundantiam. Destra e sinistra oggi sono le due ali dell'aquila neoliberale. Rappresentano la finta alternativa, che fa apparire democratico e pluralistico l'ordine monocratico del capitale. Due recenti dichiarazioni di Tajani, esponente di punta della destra bluette neoliberale e filobancaria, atlantista e filoisraeliana, meritano davvero un commento critico.
La prima dichiarazione riguarda la questione bellica e militare. Tajani ha dichiarato che l'Europa senza Stati Uniti non è in grado di difendersi. L'affermazione tocca in qualche modo un nodo problematico reale, ma lo fa naturalmente nel modo sbagliato, senza fare emergere la questione dirimente. L'Europa non è in grado di difendersi, ma non per le ragioni evocate da Tajani: la vera causa sta nel fatto che l'Europa è attualmente costellata da centinaia di basi militari statunitensi, che impediscono ogni sovranità reale dell'Europa stessa, rendendola de facto e de jure una colonia dell'impero a stelle e strisce.
Con la conseguenza paradossale per cui gli stessi che invocano goffamente la difesa comune europea non dicono che il primo gesto per rendere l'Europa autonoma e sovrana deve essere quello di liberazione dalla occupazione militare americana. Tutto questo non compare nemmeno per errore nei claudicanti ragionamenti in materia di Tajani. La cui seconda dichiarazione può facilmente comprendersi anche in questa luce.
Tajani ha detto che "ci vuole più Europa". Una frase non particolarmente originale, invero, se si considera che è ormai da anni il cavallo di battaglia del discorso unico europeisticamente corretto diffuso urbi et orbi dal coro virtuoso degli euroinomani delle brume di Bruxelles. Il paradosso è lampante, se si considera che quando si fa notare che l'Unione Europea sta producendo tutta una serie di contraddizioni macroscopiche, il buon euroinomane di Bruxelles, il militonto europeista, risponde che ci vuole più Europa: che è un po' come se il drogato che soffre dicesse che per superare la propria sofferenza ci vuole più eroina, in questo caso più "euroina".
Il trionfo del non sequitur, in effetti: è come dire che per risolvere gli effetti contraddittori bisogna potenziare le cause che li hanno prodotti. Una prova di più del fatto che viviamo nel tempo del cogito interrotto, come sempre mi piace dire variando Cartesio. Per quel che riguarda la sinistra, nei giorni scorsi, è uscita su "La Repubblica", rotocalco turbomondialista e voce del padronato cosmopolitico, una imperdibile intervista a Lorenzo Guerini, già ministro della difesa.
Il quale ha detto - e il rotocalco turbomondialista lo enfatizza con lirica approvazione fin dal titolo - quanto segue: "Pd dalla parte giusta: con Israele come già con l’Ucraina". Credo che in questa frase sia racchiusa per intero la catastrofe della sinistra sul piano delle relazioni internazionali. Come abbiamo provato a mostrare nel nostro studio "Sinistrash", il comunismo si è contraddistinto sul piano politico per la lotta dalla parte del lavoro contro il capitale e per il sostegno alle lotte patriottiche di liberazione dall'imperialismo.
Ebbene, la sinistra metamorfica kafkiana ormai divenuta un fenomeno trash - da cui il lemma sinistrash - non soltanto ha abbandonato le classi lavoratrici al loro destino, schierandosi in toto dalla parte del capitale contro il lavoro: ha anche messo in congedo il supporto alle lotte di liberazione nazionale contro l'imperialismo, di fatto schierandosi dalla parte di quest'ultimo, nobilitato naturalmente come esportazione della democrazia, lotta al terrorismo, estensione dei diritti umani.
Si tratta con tutta evidenza di foglie di fico con cui la barbarie dell'imperialismo prova a mascherarsi e a giustificarsi agli occhi dell'opinione pubblica. Rovesciando l'asserto di Guerini, il Pd ha scelto di schierarsi - proprio come la destra liberale, ma questa non è una novità - dalla parte sbagliata della storia, quella dei rapporti di forza dominanti della globalizzazione americanocentrica macchiata col sangue dell'imperialismo più brutale.
Per quel che riguarda Israele, le sue politiche sono quelle dell'imperialismo genocidario di Netanyahu: la vecchia sinistra rossa avrebbe difeso indubbiamente le ragioni del popolo palestinese e della sua lotta di liberazione, ma la new left fucsia e arcobaleno sta invece dalla parte di Israele e dei suoi massacri disumani. Per quel che riguarda l'Ucraina, ormai lo sanno anche i sassi: questa non è la guerra della Russia contro l'Ucraina, è invece il conflitto che l'occidente, anzi l'uccidente liberal-atlantista ha scatenato contro la Russia utilizzando l'Ucraina del guitto di Kiev come semplice instrumentum belli.
Anche in questo caso, la vecchia sinistra rossa si sarebbe schierata strenuamente contro l'imperialismo americano e in difesa dei paesi resistenti, e invece la neosinistra dell'arcobaleno si pone dalla parte dell'imperialismo occidentale presentato come esportatore di civiltà e diritti. Non mi stanco di ripeterlo da anni e voglio sottolinearlo anche ora: se la sinistra smette di interessarsi a Marx e a Gramsci, dobbiamo smettere di interessarci alla sinistra per continuare sulle orme di Marx e di Gramsci e della loro lotta dalla parte del lavoro e contro l'imperialismo. La situazione è tragica, ma non seria.
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