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Danimarca, Germania e Italia: tre diverse normative sul gioco d'azzardo

Danimarca, Germania e Italia: tre diverse normative sul gioco d'azzardo

Il gioco d'azzardo negli ultimi anni sta godendo di una popolarità crescente in Europa. Di pari passo chiaramente vanno anche i fatturati che provengono dalle puntate, e in alcuni Paesi più di altri, le cifre raggiunte sono davvero notevoli. Parliamo di un mercato in grado di generare posti di lavoro e gettito fiscale per le casse dello stato. Nonostante questo, si fa ancora fatica a normare il settore in maniera efficiente e soprattutto comune a tutto il territorio, a causa dell'Unione Europea che ad oggi ha fornito solamente delle linee guida "indicative". Facciamo insieme una breve panoramica su tre Nazioni: Danimarca, Germania e Italia.

La normativa danese

Abbiamo detto come in Europa manchi un regolamento comune per quanto concerne il gioco d'azzardo. Questa situazione ha prodotto leggi che variano da Paese a Paese, alcune valide, efficaci e soprattutto eque per le parti in gioco. Altre invece appaiono piuttosto inique, o quantomeno obsolete perché non tengono conto delle naturali evoluzioni che internet ha portato nel settore. Nella prima categoria troviamo sicuramente il modello danese, che si propone a tutti gli effetti come fonte di ispirazione per altre Nazioni. La normativa della Danimarca parte da una considerazione tanto semplice quanto fondamentale: il consumatore deve essere posto al centro e tutelato, perché è l'anima del gioco d'azzardo.

Con questi presupposti, una delle principali misure del Paese si è concretizzata con la realizzazione del Registro di Autoesclusione. Parliamo di un sistema che permette all'utente di precludersi, definitivamente o anche solo temporaneamente, la possibilità di giocare. Questo accorgimento consente a quelle fasce della popolazione più deboli, di proteggersi dalla trappola della ludopatia. Per comprendere meglio l'efficacia del Registro, basti pensare che in pochissimi anni oltre 16.000 persone si sono iscritte, e di queste circa 11.000 si sono negate definitivamente la possibilità di giocare.

La situazione tedesca del gioco d'azzardo

Dall'efficiente Danimarca, alla "carente" Germania in merito alla gestione del gioco d'azzardo. La legislazione tedesca per il gaming e il betting, appare quantomeno contraddittoria, soprattutto nella seconda categoria: il settore delle scommesse. Da una parte infatti, le puntate di questa natura sono ad oggi ancora considerate illegali. Dall'altra però vengono tollerate dal Governo, che non fa nulla per intervenire.

Quando si verificano situazioni così ambigue, purtroppo la conseguenza è sempre una: l'infiltrazione della criminalità organizzata.

Nel caso della Germania l'illegalità ha conquistato la considerevole quota di mercato del 40%, con una rinuncia notevole da parte dello Stato stesso su due fronti: gettito fiscale e posti di lavoro. Nel corso degli ultimi anni, il Governo ha provato a fare qualcosa per risolvere il problema, ma gli interventi prodotti si sono rivelati insufficienti e inefficaci. In altre parole parliamo di cambiamenti che si possono definire minimamente invasivi.

Il gioco d'azzardo in Italia

Il nostro Paese in questo momento si pone nel mezzo dei due estremi, tra Nazioni efficienti e non, sulla normativa del gioco d'azzardo. Ciò che va riconosciuto al Governo è comunque la volontà di normare un settore che genera un volume di affari prossimo ai 100 miliardi di euro. Alcune misure prodotte dal recente Decreto Dignità si sono infatti rivelate efficaci, una su tutte l'aver assegnato ad AAMS (Monopoli di Stato) il compito di vigilare sul settore, anche sulla sua declinazione online. Per intenderci, le piattaforme legali hanno un logo tra le loro pagine rilasciato da AAMS stessa. In questa situazione di chiarezza, il consumatore ha la possibilità di giocare tranquillamente e provare i casino bonus senza deposito senza correre alcun rischio.

In altri frangenti invece, il Governo si è dimostrato poco chiaro. Fra questi sicuramente le metodologie con cui è permesso sponsorizzare agli operatori del settore i loro servizi di video-poker, piuttosto che di slot machine o scommesse. Dopo il varo del Decreto Dignità infatti, era stato posto un divieto totale per ogni forma di pubblicità. Tale divieto è stato successivamente ridimensionato dopo le lamentele pervenute da più parti, a causa delle eccessive restrizioni.

 

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