Mister, impossibile non provare a fare un consuntivo della stagione e dell'annata 2018. Prima la salvezza ottenuta con largo anticipo, ora il terzo posto alle spalle di Cesena e Matelica. Cosa ne pensa?
Penso sia meglio non farlo il consuntivo, altrimenti si rischia di perdere la concentrazione sugli obiettivi futuri, che poi rimangono sempre i più difficili da raggiungere. Quello che c’è stato di buono ce lo teniamo, rimane nel cassetto e lo dobbiamo mettere da parte perché adesso si ricomincia e bisogna farlo senza pensare a quello che ci ha dato soddisfazione fino ad adesso.
Si torna in campo il 6 gennaio: che tipo di programma ha studiato per i suoi ragazzi in questi giorni, considerando anche che a gennaio ci saranno subito 4 gare in 14 giorni?
Le quattro gare condizionano molto il programma. C’è poco da fare e da studiare, bisogna mantenere gli stessi principi che regolano il micro-ciclo settimanale. Ovviamente questa settimana ci sarà qualcosa in più perché poi 31 dicembre e 01 gennaio saranno due giorni di festa in cui avremo la possibilità di recuperare.
Cosa si aspetta dal girone di ritorno? O meglio si è posto degli step riguardante i punti o la crescita che questa squadra può secondo lei ancora avere?
Mi pongo gli stessi obiettivi dell’inizio della preparazione. La paura, la consapevolezza della difficoltà, la tensione, il rispetto degli avversari e la non certezza di riuscire a raggiungere gli obiettivi sono i sentimenti che ci hanno animato e ci hanno portato a toglierci queste grande soddisfazioni. Vorrei ritrovarmi tra qualche mese a rispondere alla stessa domanda. Solo attraverso il lavoro, l’impegno, la dedizione e il senso di appartenenza si potrà proseguire bene questo cammino.
Quando arrivò sulla panchina della neopromossa Sangiustese, si aspettava di passare il secondo Natale da terzo in classifica e con questo percorso di crescita del collettivo?
No, anche perché non sono un allenatore che vive di risultati, ma costantemente alla ricerca della verità. Io amo allenare e i risultati non sono lo specchio della qualità di un allenatore. Non mi sono mai posto questo obiettivo. Ci sono tanti allenatori bravissimi che non hanno avuto la mia stessa fortuna di allenare giocatori così forti. Non mi interessano i risultati, ma lavorare per i ragazzi, sapere che migliorano e apprezzano quello che faccio per il loro bene. La Società mi ha dato subito la sensazione di essere nel posto giusto per far questo perché ho al mio fianco delle persone di grande competenza.
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