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Unicam: partite a Napoli le Giornate dei giovani geomorfologi promosse dal professore Pambianchi

Unicam: partite a Napoli le Giornate dei giovani geomorfologi promosse dal professore Pambianchi

I giovani ricercatori geomorfologi si sono ritrovati questa mattina, 15 giugno, a Napoli per le Giornate Nazionali che vedono loro protagonisti, promosse dall’Associazione Italiana di Geografia Fisica e Geomorfologia (AIgeo), presieduta dal professore Gilberto Pambianchi, docente della Scuola di Scienze e Tecnologie di Unicam, nel corso delle quali saranno illustrate le nuove ricerche condotte su frane, cambiamenti climatici in Italia, mutamenti sull’arco Alpino, erosione delle coste. 

“Nelle aree terremotate dell’Italia Centrale - ha dichiarato Pambianchi – aumenti preoccupanti di portata dei fiumi, ma abbiamo anche un rischio di aumento frane in regioni vulcaniche come la Campania. Per dare l’idea di cosa parliamo basterebbe dire che per l’Italia il cambiamento climatico rischia di causare anche un aumento di frane soprattutto in zone con terreni facilmente disgregabili, come quelli collinari e vulcanici e in aree alpine dove si assiste ad un degrado del permafrost (terreno ghiacciato), mettendo soprattutto a rischio gli ecosistemi delle aree mediterranee e limitrofe. Per non parlare degli enormi squilibri creati nelle aree terremotate dell'Italia centrale, con le numerose e grandi frane che si sono riattivate e altre che si attiveranno, e le risorse idriche messe in crisi con scomparse di sorgenti e aumenti preoccupanti di portata dei fiumi".

Pambianchi è uno dei massimi ricercatori internazionali nel campo della geomorfologia, Presidente Nazionale dell’Associazione Italiana di Geografia Fisica e Geomorfologia che rappresenta la comunità scientifica ed il mondo accademico, docente dell’Università di Camerino, membro del Centro Europeo sui Rischi Geomorfologici che ha sede presso il Parlamento Europeo. 

“I cambiamenti climatici colpiranno soprattutto le zone del Mediterraneo e del Sud Europa con duro attacco alla biodiversità.  Il problema comunque sarà di tutti. Negli Stati Uniti - ha proseguito Pambianchi - ben 25 milioni di persone vivono in aree vulnerabili ed in Europa un terzo della popolazione abita appena a 50 Km dalle coste. E’ chiaro che sull’aumento del livello dei mari incidono le emissioni di gas serra ed i mari potranno salire anche di 97 cm, qualora non dovessero essere ridotte le emissioni. A partire dal 1980, gli eventi estremi legati ai cambiamenti climatici nei Paesi membri dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, hanno generato perdite economiche superiori ai 400 miliardi di euro. Si prevede che i costi dovuti ai danni legati al cambiamento climatico saranno più elevati nella regione del Mediterraneo con duro attacco alla biodiversità e conseguenze importanti sul mutamento della geomorfologia del territorio”. 

L’Italia si sta riscaldando più velocemente rispetto alla media globale; rischio per le aree collinari, alpine e per le regioni vulcaniche. I rischi sono forti per tutte le nazioni. I Cambiamenti climatici potrebbero condurre ad una forte pressione sulle risorse idriche: riduzione qualità dell’acqua; riduzione disponibilità dell’acqua in regioni meridionali ed isole, ma potrebbero causare un’alterazione del regime idro-geologico con aumento del rischio di alluvioni frequenti nella valle del Po; aumento del rischio di alluvioni lampo nelle aree alpine e appenniniche; aumento del rischio di frane, flussi di fango e crolli di roccia. I cambiamenti climatici potrebbero incidere sul degrado del suolo: rischio di erosione del terreno; rischio desertificazione del terreno in particolare nelle zone del sud del Paese ed in alcune regioni del nord. Gli stessi cambiamenti causerebbero un aumento del rischio di incendi boschivi e siccità che potrebbero interessare la zona alpina e le regioni Sicilia e Sardegna.

Inondazione ed erosione della zona costiera: aumento di eventi meteorologici estremi; innalzamento del livello del mare; subsidenza naturale o antropica.  Sempre i cambiamenti climatici potrebbero portare ad una riduzione della produttività agricola ed alla costrizione ad adattarsi alle mutevoli condizioni meteorologiche.

 

 

 

 

 

 

 

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